BEMBO, Pietro (Giampietro)
Figlio di Gianmatteo, della nobile famiglia di Marco Bembo del sestiere di S. Marco, nacque l'8 sett. 1536. Entrò nella vita religiosa e fu ordinato sacerdote. Non compì studi teologici regolari, ma ciò non gli impedì, dopo aver ottenuto un attestato di idoneità dell'università di Roma, di essere nominato nell'ottobre del 1564 vescovo di Veglia in Dalmazia : Non risiedette nella propria diocesi; vi si recò due volte soltanto per effettuare visite di controllo. Tuttavia ne diresse ugualmente bene il funzionamento da lontano; anzi, forse proprio perché risiedeva a Venezia, riuscì a difenderne i diritti nei confronti del potere civile. L'unico documento interessante che egli ci abbia lasciato è il regolamento interno della diocesi (Farlati, V, pp. 310 ss.), redatto in ventidue articoli che, conformemente ai nuovi orientamenti della Chiesa post-tridentina, rispondeva alla necessità di reprirnere i molti abusi e le molte negligenze del clero.
Esso, se da una parte sembra riallacciarsi alle antiche "Regole" degli Ordini monastici, dall'altra si presenta anche come l'espressione di quel senso dell'ordine e della legalità nell'interesse generale che il B. aveva ereditato dalla sua famiglia e che gli veniva ispirato dalla struttura stessa dello Stato veneto. Sono vere e proprie istruzioni che il vescovo dà al suo clero e, se si prescinde dal contenuto religioso, osservandole soltanto sul piano formale e tecnico, sembrano uscite da un registro del Senato o del Consiglio dei Dieci. Non solo, per esempio, si danno prescrizioni minuziose sulla partecipazione del clero alle cerimonie dei culto, ma si regola la disciplina sia degli ecclesiastici singolarmente presi, sia dei consigli da essi formati, si stabilisce la periodicità delle riunioni dei canonici e si decretano pene per gli inadempienti; drastiche le disposizioni riguardanti l'uso dei beni ecclesiastici, il loro accrescimento, la loro conservazione; precise le norme nella delicata materia delle locazioni, delle decime e delle donazioni. Per quanto riguarda la giurisdizione e i privilegi ecclesiastici, rigidissima l'imposizione fatta al clero di difendere i diritti della diocesi senza far alcuna concessione agli estranei, fra i quali andava compreso anche il potere civile.
Con questo regolamento, approvato e confermato nel 1579 dal visitatore apostolico Agostino Valier, vescovo di Verona, il B. riuscì a controllare da lontano il funzionamento della sua diocesi. Morì il 23 luglio 1589 (e non 1581 come affermato nel Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés.) nella sua casa di S. Maria Nova in Venezia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, I, p. 327; D. Farlati, Illyricum sacrum, V, Venezia 1775, pp. 310-312; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, V, Venezia 1842, p. 536; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia, VIII, Venezia 1851, pp. 826 s.; P. B. Gams, Series episcoporum..., Ratisbonae 1873, p. 424; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica…, III, Monasterii 1910, p. 348; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VII, col. 982.