BESOZZI, Pietro (de Besutio) de Bexutio, de Besuzio, nei docc. coevi; de Besuntio, nel Diplovataccio oliveriano; la lettura "de Posutio" d'un ms. è dubbia)
Figlio d'Antonio, nacque a Milano, nell'ultimo quarto del sec. XIV. S'incontra per la prima volta in un atto del 4 apr. 1405, rogato a Pavia: era ancora "licentiatus in iure civili" (Cod. dipl.,138, p. 83). Ottenne in quella città il dottorato in legibus l'anno seguente (Cod.,dipl.,144, p. 86), certamente dopo il 1°dicembre, se ancora a questa data figurava con la stessa qualifica del 1405 in un documento utilizzato da G. Romano (ibid.). Con lettera comitale del 29 apr. 1407 veniva "deputatus" quale "concurrens" di Cristoforo de Maletis nella lectura ordinaria civilistica a decorrere dal 1° maggio, con salario annuo di 120 fiorini: era il posto lasciato vacante da Cristoforo Castiglioni e già offerto a Signorino Omodei (Cod. dipl., 159, pp. 93 s.): di fatto figura nel registro comunale delle provisiones,che raccoglie gli ordini di pagamento per il 1407, con un credito mensile di 10 fiorini (Cod. dipl., 160,p. 94), ma come titolare di una lectura extraordinaria.
La lectura tenuta in Pavia dal maggio 1407a tutto l'anno scolastico 1407-o8non era, dunque, propriamente quella offerta a Signorino: le autorità dello Studio, di fronte al tacito rifiuto opposto dall'Omodei, erano ricorse ad una soluzione di ripiego. Nel Liber bullettarum per l'anno 1407-1408si trova un'annotazione in cui si fa riferimento alla lettera comitale citata e s'introduce una variazione nel salario del B.: costui già prima del 1407figurava tra i salariati dello Studio per 8 fiorini mensili, quando gli ufficiali del Comune provvidero a raddoppiare quella somma, a partire dal principio di maggio (Cod. dipl., 166, p. 98). Ma a qual titolo già godesse d'un salario non è dato sapere.
è noto che il Visconti perseguiva in quegli anni una politica d'espansione dello Studio pavese, già travagliato dopo i primi lustri d'attività; ed è comprensibile che il bilancio del Comune di Pavia, gravato delle spese per il personale universitario, lo costringesse a cercare per tentativi un equilibrio tra quel movimento d'espansione e le ristrettezze in cui versava l'econornia cittadina: ragioni appunto economiche son quelle che vengono allegate in un ordine cornitale dei 19 ott. 1408,per giustificare una drastica riduzione dei personale insegnante: ad alcuni professori vien dimezzato il salario, ad altri addirittura tolto; fra questi è il Besozzi. Il provvedimento è retroattivo, avendo vigore dal quindici settembre (Cod. dipl.,174, pp. 104 s.).e conferma l'entità del salario già percepito mensilmente dal Besozzi. Non intervennero nuove decisioni e il B. restò dunque licenziato (come risulta dalla nota di variazione inserita nel liber bullettarum del Comune per l'anno 1408: Cod. dipl., 177, pp. 106 a.).
Sarà da connettere con la riduzione del numero dei professori decisa per Pavia sul finire del 1408il trasferimento del B. a Torino. Le esitazioni di Signorino Omodei, che aveva tergiversato dinanzi all'offerta di sostituire il Castiglioni nello Studio pavese, potrebbero vedersi nel quadro della crisi in cui versava l'università, crisi che è poi tutt'una con quella situazione generale della Lombardia che aveva dato occasione all'apertura d'uno Studio a Torino nel 1404. Non per caso vi troviamo, intorno al 1412-1413, insieme con Signorino, anche il Besozzi (Buraggi, p. s, n. 2).
Negli anni dal 1412-1413 al 107 il B. ebbe cattedra a Torino, dove lo Studio era stato riaperto da Ludovico d'Acaia nel febbraio 1412. Di Ludovico egli fu anche avvocato fiscale in quegli anni. Intorno al 1415 sottoscriveva un consilium reso dal collega Omodei a favore del principe nella lite contro privati che esigevano abusivamente pedaggi (Buraggi, pp. 8 s.). Da un documento utilizzato dal Buraggi (p. 7 n. 2)s'apprende che il B. riceveva nel 1417 uno stipendio di 32 solidi "viennenses", identico a quello dell'Omodei. Che poi alla delibera comunale sia seguito un regolare pagamento potrà dubitarsi, quando si pensi che non affatto estranea al ritorno del B. a Pavia dovette essere la poca diligenza con la quale il Comune torinese teneva fede ai suoi impegni finanziari verso i due professori (già Vallauri, pp. 50 s., ed ora, per l'intera questione, Buraggi).
Prima della morte di Ludovico (6 dic. 1418) il B. torna a Pavia, dove s'acconcia ad insegnare diritto canonico (doveva esser, dunque, doctor in utroque):nei Rotuli del 1418-1419 figura tra i dottori "legere debentes" dal 18 ott. 1418: tiene l'ordinaria Decretalium per un. salario di 200 fiorini (Cod. dipl.,254, p. 166.Signorino per l'extraordinaria civilistica ne riceveva 600).L'anno seguente. passava all'extraordinaria iuris civilis colsalario di 250 fiorini (Cod. dipl.,272, p. 184).
II suo lavoro a Pavia incontrava ancora qualche difficoltà, stavolta facilmente superabile: al principio del 1421il B., Guarnieri Castiglione ed altri colleghi dovettero rivolgere al duca una petizione scritta per ottenere aule sufficienti alle necessità della loro scolaresca: si conserva la lettera ducale del 28marzo, datata da Milano, in cui viene impartito agli ufficiali del Comune l'ordine di provvedere alle spese (Cod. dipl.,294, p. 195.Il Parodi conosceva un capitulum del 25 aprile relativo alle pratiche svolte dal Comune per eseguire l'ordine ducale: Franchi, p. 7).L'episodio era segno d'una crisi di espansione: per l'anno 1421-1422 i salari dei docenti aumentavano, e il B. riceveva 400 fiorini per il medesimo corso (Cod. dipl., 296, p. 1197). Dal 1425-1426: il suo stipendio saliva a 500 fiorini (Cod. dipl., 338, p. 221) e restava identico negli anni seguenti.
Non si sa per quali ragioni un tal Bartolomeo da Predalino, provisionatus del duca, uccideva il B. a Milano il 15 luglio 1433; 10 stesso giorno il duca emetteva un ordine di cattura contro l'omicida, trasmettendolo anche al podestà ed al capitano di Pavia (Cod. dipl.,462, p. 312).
Dalla lettera spedita a Pavia si ricava, dunque, non soltanto la data della morte dei B. (almeno dal Morigia in poi si ripite ch'egli morì nel 1443), ma anche il luogo (il Diplovatazzi scriveva: "obiit papie", ma già il Ghilini scriveva che la morte avvenne a Milano); ed a Milano lo dicono sepolto, in S. Francesco, anche le fonti del Mazzuchelli (p. 1085). Il Diplovatazzi, che però non sembra in tutto bene informato su di lui, dicendo che "sibi successit uxor" lascia credere che non avesse discendenti; e non risulta che fosse suo figlio I'"Abbertus de Bexutio" che gli venne sostituito immediatamente nella lectura Novi et Infortiati col salario di 60 fiorini (il rotulo pel 1433-1434, trasmesso con lettera ducale da Milano il 24 nov. 1433, lo mette "loco quondam domini Petri": Cod. dipl,466, p. 316. Questa testimonianza esclude qualsiasi errore di datazione nel citato documento 462) e fu in seguito professore d'Institutiones (per gli anni 1435-1436 e 1439-1440 si conservano i Rotuli: Cod. dipl.,497, p. 354; 522, p. 394).
Gli eruditi milanesi scrivono del B. grandi cose: il Morigia, in particolare, s'inserisce per conto suo nella lunga vicenda dei bartolismo, quando attesta: "è voce publica, che Bartolo habbia rubato parte dell'opere del Besozzi, atribuendole à se stesso, si come fece Afistotele, delle fatiche di Platone. Bartolo città il Besozzi, come fa anco il Decio". Se da tale fantasia non si può cavar altro che pietruzze per una storia del bartolismo rovesciato, sta di fatto però che il B. va posto tra le fonti d'un prontuario ch'ebbe larga fortuna in Italia e fuori, il Vocabularius utriusque iuris diIodoco (se n'era accorto già lo Stintzing; un esame puntuale della questione in Seckel). Del resto, gli era accaduto d'allevar bravi scolari in vita (il Diplovatazzi ricordava Lanfranco da Oriano) e gli capiterà, morto, d'aver la stima d'uomini emunctae naris come Giason del Maino.
Il Diplovatazzi scrive che il B. "nonnulla in iure civili edidit et precipue pulchras lecturas super ff. Veteri et Novo" (ma non se n'è trovata ancora traccia); C. Gesner, oltre ad un'opera Super Secunda ff. Novi, conosceva già la repetitio della I.re coniuncti ff. de legatis 3° D. 32, 89, pubblicata nelle Repetitiones in verias iuris civilis leges,a cura di P. Limpio, IV, Venetiis 1608, pp. 404-408; G. B. Ziletti ricorda, oltre quella repetitio,uno scritto De appellationibus (così il Fontana; il Ghilini attesta che delle "molte opere" del B. soltanto queste due "vanno attorno stampate"). Oggi, grazie a ricerche del Legendre, si può aggiungere una repetitio alla l. admonendi ff. de iureiurando D. 12, 2, 31, che si trova nei ff. 398-416 del cod. 1036 della Bibl. Munic. di Strasburgo (il ms. reca l'attribuzione ad un "Petrus de Posutio", naturalmente ignoto allo studioso che ha segnalato il codice).
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti cit. nel testo, vedi: Codice Diplomatico dell'Univ. di Pavia,II,1 (1401-1440), Pavia 1913, docc. 332, p. 216; 337, p. 219; 347, p. 227; 351, p. 228; 353, p. 230; 367, p. 238; 378, p. 246; 396, p. 265; 397, p. 268; 415, p. 280; 431, p. 291; 451, p. 302; 455, p. 307; II, 2 (1441-1450), ibid. 1915, doc. 700, p. 553. Vedi inoltre C. Cottae, Tractatio de Iurisperitis,in G. Panziroli, De claris legum interpretibus,Lipsiae 1721, p. 528; Th. Diplovatati Opus de praestantia doctorum (Pesaro, Bibl. Oliveriana, ms. 203, f. 78 v; e cfr. l'Indice,pubbl. da G. Pescatore nella sua ediz. parziale, Berlin 1890, p. 45); M. Mantuae Epitome virorum illustrium,194, in G. Panziroli, De claris legum interpretibus,cit., p. 483; G. Panziroli De claris legum interpretibus,Lips1ae 1721 p. 150 a.; C. Gesner, Bibliotheca universalis,I, Tiguri 1545, ff. 147 r, 546 r; I. B. Zileti Index librorum iuris pontificii et civilis,1, ff. 6r, 21v; P. Morigia, Historia dell'antichità di Milano,Venetia 1592, lib. III, cap. 5, p. 435; G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati,II,Venetia 1647, pp. 213 s., A. Fontana, Amphitheatrum legale…,Parmae 1688, I, col. 103; IV, col. 106; Ph. Argelati, Biblioth. scriptorum Mediolanemium,Mediolani 1745, I, 2, pp. 153 a.; II, 2, p. 1951; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II,2, Brescia 1760, p. 1085; T. Vallauri, Storia delle univ. degli studi del Piemonte,I,Torino 1845, pp. 50 s., 84; R. Stintzing, Gesch. d. populär Liter. d. römisch-kanonisch. Rechts in Deutsch.,Leipzig 1867, p. 137; F. Schulte, Die Gesch. d. Quellen u. Liter. d. canonisch. Rechts,II, Stuttgart 1877, p. 392; A. Corradi, Mem. edocum. per la storia dell'Univ. di Pavia,I,Pavia 1878, pp. 35, 44; E. Seckel, Beiträge zur Gesch. beid. Rechte im Mittelalter,Tübingen 1898, pp. 36 n. 135, 45, 55; A. Lattes, Due giurecons. milanesi.estr. da Rendic. dei R. Ist. Lomb. disc. e lettere,serie 2, XXXII (1899), pp. 7, 16 s.; G. C. Buraggi, Igiureconsulti dell'Univ. di Torino nel Quattrocento.I. Signorino Omodei, estr. da Atti d. R. Accad. delle Scienze di Torino,XLIX (1913) pp. 5, 6 s., 8 s.; L. Franchi, L'edificio dell'Univ.,in Contributi alla st. dell'univ. di Pavia,Pavia 1925, p. 7; E. Beata, Fonti…, in Storia del diritto ital.,a cura di P. Del Giudice, I, Milano 1925, p. 868; A. Giuliani, in Encicl. stor-nobil. ital.,II,Milano 1929, p. 62; G. Salvioli, St. dei dir. it.,Torino 1930, p. 108; G. Vinay, L'umanesimo subalpino nel secolo XV,Torino 1935, pp. 34, 84; M. - Ch. Duparc - P. Legendre, Droit romain médiéval…,in Rev. hist. de droit français et étr.,XLII (1964), p. 323.