BISI (Bigi), Pietro
Nacque a Correggio il 9 febbr. 1504 da Giovanni. Si adottorò in utroque a Ferrara, dove lo si vuole allievo, oltre che del concittadino Ubertino Zuccari, di Andrea Alciato.
La notizia è certamente inesatta. L'insegnamento dell'Alciato nello Studio estense si svolse oltre due decenni più tardi rispetto all'anno della dissertazione di laurea del B., che è del 1524. Questa avrebbe portato il titolo di Paradossi dell'Alciato: non essendoci pervenuto il manoscritto non può dirsi che genere di giudizio in essa si desse circa il metodo esegetico del milanese. Tenendo conto tuttavia dell'attività giuridica del B., interamente legata alla pratica forense e alla giurisprudenza rotale, non è difficile arguire che egli fu più legato ai moduli interpretativi tradizionali della scuola del commento, quali si propongono ad esempio nell'opera dello Zuccari. D'altra parte l'interesse per l'esperienza alciatea era in quegli anni viva ovunque in Italia dopo la pubblicazione dei Paradoxa e delle Annotationes, e tanto più a Ferrara ove nel 1516 l'Alciato si era laureato ed era stato iscritto al Collegio dei giureconsulti, prima della partenza per Avignone.
Nel 1534 il B. fu nominato auditore di Rota a Siena. Con la medesima carica fu a Bologna dal 1540 al 1545 e a Firenze dal 1546 al 1550, ove il duca Cosimo I lo nominò cavaliere aurato. Pare passasse poi alle Rote di Genova e Ferrara. Nel 1555 il B. era a Correggio, dove prendeva posizione per il partito farnesiano contro la fazione imperiale capeggiata dal cardinale principe Girolamo da Correggio, opponendosi alla iniziativa presa da quest'ultimo, in esecuzione dei piani concordati col governatore di Milano, d'eseguire importanti opere di fortificazione nella città. Per questo suo atteggiamento il B. fu processato e condannato alla multa di 1000 scudi d'oro e alla relegazione nella contrada di Caneto. Di qui egli si rifugiò presso il duca di Mantova, e per i buoni uffici di questo ottenne la revisione del processo dal Senato milanese, che in prima istanza lo assolse con sentenza del 7 genn. 1556, qualche mese più tardi revocata su ricorso del cardinale Girolamo con conferma della condanna.
A Mantova ricoprì la carica di podestà che tenne fino al 1563, anno in cui fu chiamato alla Rota romana come capo delle Appellazioni. Nominato senatore l'anno seguente, nel 1567 era chiamato a ricoprire la carica di governatore di Rieti. Nel 1572, alla morte del cardinale Girolamo, poté tornare a Correggio, dove morì il 4 nov. 1574.
Bibl.: Q. Bigi,Sulla vita e sulle opere di R. Corso e P. B. da Correggio, in Atti e mem. della Deputaz. di storia patria dell'Emilia, n.s., IV (1879), pp. 259-69, 271-77.