Borsieri, Pietro
Letterato e patriota (Milano 1788 - Belgirate 1852). La grande stima di B. per M. traluce sia dagli articoli per «Il Conciliatore» sia dalla sua opera Avventure letterarie di un giorno, uscita nel 1816. I lavori machiavelliani sono certo per B. dei livres de chevet: nell’opinione di B., M. è superiore a Tito Livio, la fonte latina dei Discorsi, storico di «mediocrità rimarcabile», vuoto di ispirazione e di sentimenti civili («per ogni pagina del suo libro», scrive B., «si sente la fatica del retore che non è che retore»: cfr. Notizia letteraria - Cenni su varj storici, 1819, poi in Il Conciliatore, 3° vol., 1954, p. 243); al contrario, M. è il portatore di una storiografia densa di significazioni decisive, tali da effondere nel lettore spiriti nutritivi, vitali. M., assieme ad altri autori suoi conterranei, ha fatto dell’Italia «la patria della storia moderna», una storia che, nascendo sul nostro suolo «insieme alle città sorgenti delle Repubbliche del Medioevo, le quali furono il centro più attivo della seconda civiltà dell’Europa», ha scritto – per così dire – «le sue prime memorie sulle tombe de’ romani, e tra i monumenti rovinosi dell’antichità», cioè ha proseguito, idealmente, la tradizione etica della romanitas. Ciò che ha fatto svettare su tutti gli altri gli storici italiani come M. è stato l’aver messo in opera un metodo nuovo, basato interamente sull’esperienza e sulla sintesi di dati da essa provenienti:
Villani, Macchiavelli, Guicciardini, perché riscossi dalla potente esperienza delle cose, scrutarono i primi la struttura e la vita de’ nuovi corpi politici per poterne riferire gli avvenimenti; e furono i precursori d’ogni alto istorico moderno (Notizie sullo Storico Giovanni Müller, 1819, poi in Il Conciliatore, 2° vol., 1953, p. 519).
Ma, per B., M. è molto più che un grande storico: è l’ispiratore di un fervente patriottismo. Nella Notizia letteraria - Cenni su varj storici B. afferma che lo studio della storia alimenta, in generale, l’orgoglio nazionale, l’amor di patria, sollevando nella mente entusiasmi politici che invitano all’azione (1819, poi in Il Conciliatore, 3° vol., 1954, pp. 243-44), come già aveva proclamato Ugo Foscolo nella sua Orazione inaugurale alla cattedra di Pavia; e, subito dopo, precisa che è soprattutto la lettura di M. ad accendere questi moti interiori (p. 244). È certo questo il risvolto più importante della riflessione machiavelliana di B., che nel 1822 viene arrestato per attività cospirative: la rappresentazione del pensatore fiorentino quale padre spirituale del Risorgimento ormai prossimo.
M. – lo rileva B., citando da Arte della guerra VII – ha saputo tenere sull’Italia del suo tempo uno sguardo ‘aperto’, europeo, non asfitticamente provinciale, solo toscano o italiano: per lui il limite maggiore dei politici italiani della sua epoca era proprio la ristrettezza di vedute, che li rendeva vulnerabili di fronte a quelli stranieri (Prospetto generale della Storia Politica d’Europa nel medio evo di G. Müller, 1819, poi in Il Conciliatore, 3° vol., 1954, p. 453). Come è detto nelle Avventure, M., al pari di altri geniali storiografi, aveva una teoria complessiva sull’uomo e sui meccanismi universali dei fatti umani che lo rendeva più incisivo nelle sue analisi e più utile al progresso civile di qualunque secco cronista:
per essere grande ed immortale istorico (due bagattelle) bisogna come i Taciti, i Machiavelli, i Gibbon, i Robertson, gli Hume avere tal filosofia nella mente, che superi quella de’ tempi di cui s’imprende la storia; perché allora lo scrittore non s’arresta alla prima fronte, ma va nel midollo delle cose; e padroneggia col suo giudizio gli uomini, gli eventi, e le opinioni di cui serba memoria per lume de’ contemporanei o dei posteri, e per affrettare i progressi dell’umanità (Avventure letterarie di un giorno o consigli di un galantuomo a vari scrittori, a cura di W. Spaggiari, 1986, p. 32).
La storia è dunque per B., sulla scorta di M., magistra vitae nel senso più pieno e profondo. Tuttavia, B. sa bene che la storiografia di M. non basta alle esigenze di una moderna educazione borghese, che richiede invece strumenti diversi, e meno ‘alti’, così come nell’educazione letteraria della borghesia non basta la prosa d’arte italiana, ma occorrono anche i nuovi romanzi: tanto puntualizza infatti, sempre nelle Avventure, e per bocca del «sig. P.» (p. 86), il B. più propriamente romantico.
Bibliografia: Notizie sullo Storico Giovanni Müller, «Il Conciliatore», 2 maggio 1819, 70; Notizia letteraria - Cenni su varj storici, «Il Conciliatore», 26 agosto 1819, 103; Prospetto generale della storia politica d’Europa nel medio evo di G. Müller, «Il Conciliatore», 17 ottobre 1819, 118. Tutti gli articoli sono ora in Il Conciliatore: foglio scientifico-letterario, a cura di V. Branca, rispettiv. 2° vol., Firenze 1953, pp. 519-30, e 3° vol., Firenze 1954, pp. 240-44 e pp. 448-57. Si veda inoltre: Avventure letterarie di un giorno o consigli di un galantuomo a vari scrittori, a cura di W. Spaggiari, Modena 1986.
Per gli studi critici si vedano: M. Scotti, Borsieri Pietro, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 13° vol., Roma 1971, ad vocem.