BOSIO, Pietro
Architetto e scultore, nacque a Cremona, nella parrocchia di S. Cecilia, nella seconda metà del sec. XVIII, da Feliciano "eccellente meccanico" (Grasselli), custode e direttore dei lavori nella villa Picenardi.
Per il mecenatismo di Giuseppe Picenardi, poté studiare all'Accademia di Brera di Milano: vinta quindi una borsa di studio, si trasferì a Roma ove fu allievo di Raffaelle Stern "che gli fe' copia del corretto gusto nell'arte ch'egli seguia" (Missirini). La sua formazione fu quindi classica e accademica: a questo indirizzo appartengono due opere (perdute) preparate durante il soggiorno romano per l'esposizione di Brera: i disegni di un bassorilievo diviso in otto tavole, con l'Arco di Costantino (1813) e un progetto di Lazzaretto marittimo (1817). Il B. ebbe rinomanza come disegnatore di edifici in stile: "alla molta usanza di drizzare con accuratezza e nettezza mappe architettoniche unisce la dottrina dei veri e grandi principii dell'arte", per cui fu chiamato da Canova con tale Giovanni Zardo, detto Fantolin, a collaborare al progetto del tempio di Possagno: stabilito l'accoppiamento dei due "archetipi" (il Pantheon e il Partenone), al B. toccò di sviluppare i disegni di pianta, fronti e sezioni (1817), probabilmente sottoposti all'esame del Selva, mentre allo Zardo fu affidata la direzione dei lavori (cfr.: L'Ape ital., I [1835], p. 9).
La sua attività successiva ci è ignota e "ci sfugge fra quella degli ordinari amministratori della architettura a Roma" (Lavagnino): nel necrologio è detto che dal 1818 "servì il governo della S. Sede nelle principali fabbriche che per munificenza dei pontefici furono innalzate sotto la direzione dei valenti architetti Stern, Valadier e Belli... Fu quindi nominato architetto di prima classe della Reverenda Camera Apostolica...". Sarebbe quindi da cercare negli archivi traccia della sua attività romana che è conosciuta finora solo per la partecipazione alla ricostruzione della basilica di S. Paolo, incarico da cui fu sollevato il Valadier, a favore (1830) del B., di P. Belli e di P. Camporese il Giovane, più rispettosi del gusto eclettico contemporaneo. Ma alla morte del Belli, nel 1833, l'incarico passò a Luigi Poletti di Modena.
Nel 1827 il B. è segnalato a Roma, vivente con un "pubblico assegnamento" (Grasselli). Morì a Roma il 19 genn. 1855 e i funerali avvennero a S. Giacomo in Augusta.
Fonti e Bibl.: Necr., in Giornale di Roma, 23 genn. 1855; V. Lancetti, Biografia cremonese, II, Milano 1820, p. 511; G. Grasselli, Abecedario biografico..., Milano 1827, pp. 62 s.; M. Missirini, Del tempio eretto in Possagno da Antonio Canova, Venezia 1833, p. 19; E. Lavagnino, L'Arte moderna, Torino 1956, pp. 102, 266, 267; E. Bassi-S. Calonego, Il tempio canoviano a Possagno, in L'Architettura, III (1957), 2, pp. 484-489; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 397.