BOSSO, Pietro
Nacque a Vercelli l'11 agosto 1799 da Carlo. Partecipò ai moti del 1821, subendo in conseguenza un arresto per qualche tempo. Dopo la liberazione si laureò in ingegneria e cominciò una nutrita e brillante attività professionale, continuando tuttavia a intessere nelle province di Alessandria e Vercelli trame cospirative che attirarono ancora su lui l'attenzione della polizia piemontese. Il 19 giugno 1833, durante la repressione dei moti promossi dalla Giovine Italia, il B. fu arrestato a Voghera, rinchiuso nella cittadella di Alessandria e imputato in quella istruttoria che portò alla fucilazione di Andrea Vochieri e di altri undici militari. Denunciato da un antico compagno di fede, dovette la sua salvezza alla fermezza e all'abilità di cui seppe dare prova durante gli interrogatori, senza compromettere alcun altro e senza lasciarsi andare ad ammissioni. Dopo otto mesi di detenzione fu costretto a prendere la via dell'esilio, valendosi in un primo tempo di un'offerta di lavoro pervenutagli da parte del governo brasiliano.
Una volta all'estero, il B., dopo brevi soggiorni a Parigi e a Londra, si stabilì dall'autunno 1834 a Bruxelles, dove insegnò nel collegio fondato nel giugno 1829 dall'esule bresciano Pietro Gaggia, che affiancò poi come condirettore insieme col vercellese Pietro Olivero. Nel dicembre 1834 fu proprio il B. a convincere, con affettuose insistenze, il Gioberti a trasferirsi da Parigi a Bruxelles, offrendogli un posto di insegnante. L'anno successivo divenne unico proprietario, ebbe "il governo principale" e fu "veramente il capo con molto frutto del collegio medesimo" (lettera del Gioberti a P. D. Pinelli, 15 aprile 1835).
Rientrato in patria nel 1838, il B. - che mantenne sempre legami di amicizia e reciproca stima col Gioberti - riprese la sua attività professionale, dedicando speciale attenzione ai problemi tecnici delle strade ferrate piemontesi.
Nel 1842 il B. fu membro della commissione tecnica incaricata di esaminare il progetto della ferrovia Torino-Genova, giudicando negativamente il tracciato - che prevedeva dopo il superamento dell'Appennino ligure la divisione in due rami, l'uno verso Alessandria-Torino, l'altra oltre il Po verso Pavia -, poiché avrebbe deviato sensibili correnti di traffico dalle regioni interne del Piemonte verso la Lombardia. Quindi fu autore nel 1847 del progetto della linea Novara-Arona, con diramazione da Momo a Pallanza attraverso Gozzano, Omegna e Gravellona; ma subito dopo l'appalto del primo tronco Novara-Momo, lo scoppio della guerra provocò la sospensione dei lavori, che furono ripresi su un tracciato sostanzialmente diverso (attraverso Oleggio con navigazione sul Verbano), ritenuto dal governo più breve, meno costoso e di più rapida attuazione, nonostante lo sfavorevole parere della commissione tecnica (la nuova linea fu aperta al traffico il 14 giugno 1855).
Nel 1849, all'avvicinarsi della ripresa della guerra, il B. da Casale, ove aveva sposato Vittoria Savio dei marchesi di San Giorgio, offrì, due volte, il 19 febbraio e il 19 marzo, al ministro della Guerra i "suoi servigi" per la difesa della città. Il ministro rispose accettando soltanto il 26 marzo ad avvenimenti già conclusi. Frattanto però il B., al quale era stato affidato dall'intendente generale della provincia il comando della guardia nazionale, diresse effettivamente le opere di difesa di Casale nei giorni 24 e 25 marzo dall'assalto della divisione Wimpffen, inviata dal Radetzky che annetteva molta importanza all'occupazione della piazzaforte. Il B. non si limitò ad apprestare opere di difesa, ma partecipò personalmente ai combattimenti e alla sortita al di là del ponte sul Po, allora unica via d'accesso alla città dalla riva sinistra.
Nel dicembre 1849 il B. fu eletto deputato del collegio di Torriglia per la IV legislatura; l'elezione fu invalidata per irregolarità, ma egli poté entrare alla Camera subalpina dopo nuove elezioni convocate nel maggio 1850.
Stimato per le sue eccellenti cognizioni tecniche, fu membro della commissione permanente di agricoltura e commercio e della commissione generale del bilancio, partecipando con autorità alle discussioni sulle linee ferroviarie Torino-Susa, Torino-Novara, Mortara-Vigevano, Torino-Cuneo-Savigliano, Bra-Cavallermaggiore, Genova-Voltri; sul progetto di linea da Genova al lago Maggiore per Valenza; sullo scalo ferroviario di Torino; sul bilancio delle strade ferrate; sulla rete stradale sarda; sull'arginamento dell'Isère.Scaduto il mandato, non si ripresentò candidato. Si stabilì a Torino prima come ispettore del Genio civile, poi come direttore dei lavori d'arte e dell'ufficio d'arte studio provvedendo tra l'altro alla costruzione degli acquedotti.
Morì a Torino il 17 maggio 1857.
Fonti eBibl.: Per un cenno biografico: R. Artuffo, Un grande patriota vercellese: P. B., in Vercelli nobilissima, II (1925), pp. 289-304, 358-369; Diz. del Risorg. naz., II, p. 383. Non c'è sinora bibliografia per il primo arresto del B. nel 1821, né si conoscono fonti. Per l'arresto e il processo del 1833, si vedano anche cenni in: G. Faldella, I fratelli Ruffini. Storia della Giovane Italia, Torino 1895-97, pp. 503-505; A. Luzio, Carlo Alberto e Mazzini, Torino 1923, p. 154. Più abbondante è la letteratura sull'esilio del B. a Bruxelles e sui rapporti con il Gioberti: G. Massari, Ricordi biogr. e carteggio di V. Gioberti, I, Torino 1860, pp. 359, 361; V. Cian, Lettere di V. Gioberti al Pinelli, Torino 1912, p. 65; E. Solmi, L'egemonia italica di V. Gioberti, in Riv. d'Italia, XV (1912), pp. 144-171; V. Cian, V. Gioberti nel Belgio 1834-45, in Il Risorg. italiano, XXIII (1903), pp. 183-295; M. Battistini, Gioberti in Belgio, in Quaderni di cultura e storia sociale, I (1952), pp. 392-414. Per la difesa di Casale: F. Pinelli, Storia milit. del Piemonte, III, Torino 1855, pp. 912-918; A. La Marmora, Un episodio del Risorg. italiano, Firenze 1875, p. 169 (vi è però ignorata l'opera del Bosso. Il volume contiene anche la relazione ufficiale del maresciallo Radetzky); L. Torre, La difesa di Casale Monferrato contro gli Austriaci nelle giornate 24 e 25 maggio 1849, Casale 1888; E. Morozzo della Rocca, Autobiografia di un veterano, I, Bologna 1897, p. 288; G. Sforza, La difesa di Casale nel 1849, Torino 1912 (vi è pubblicata una delle relazioni del B. sulla difesa di Casale); A. Colombo, P. B. e la difesa di Casale..., in Alexandria, III (1935), pp. 1-3, n.n.; V. Prunas Tola, P. B. e Casale eroica del 1849, Chieri 1935; P. Pieri, Storia milit. del Risorg., Torino 1962, p. 312. Per l'attività parlam. nella IV legislatura 1849-53, cfr. i numerosissimi interventi del B., soprattutto su questioni tecniche, nei relativi Atti parlamentari. Per i rapporti con il Gioberti cfr. Epistolario, ed. naz., a cura di G. Gentile e G. Balsamo-Crivelli; vi sono dieci lettere del Gioberti al B., che è varie volte citato in lettere ad altri indirizzate dal 1834 al 1851. Le lettere originali del Gioberti al B. sono al Museo del Risorgimento di Torino, busta 157, nn. 124-133. Nella stessa busta, nn. 110-134 e nn. 270-286 sono altre carte del B., alcune ancora inedite, quasi tutte relative alla difesa di Casale. Presso la Biblioteca Civica di Torino tra i Manoscritti giobertiani sono conservate nove lettere del B. al Gioberti, dal 1834 al 1851. All'Archivio di Stato di Torino la pratica relativa all'arresto del B. del 1833 ed all'esilio è tutta riunita nella cartella Anno 1842 - Gabinetto di Polizia - Novara - cart. 1.a. Sul B. esperto di problemi ferroviari, G. Binello, Le ferrovie piemontesi del Risorgimento, Torino 1940, pp. 90, 98.