CANETOLI, Pietro (Petrus da Canitulo, de Chanitulo, de Canedulo, de Cannetulo)
Figlio di Marco, apparteneva ad una antichissima e ricca famiglia bolognese di parte guelfa dei Geremei, avversa ai Bentivoglio. Non conosciamo l'anno della sua nascita. La prima data sicura è il 1356, anno in cui il C. è ricordato come "legum doctor". Sposò Margherita di Bonfigliolo Zambeccari, da cui ebbe tre figli: Lambertino, Giovanni eMatteo; pure i primi due tennero cattedra nello Studio bolognese, ma in verità con maggior fama del padre. Nell'anno 1357 tra i mandati di pagamento a favore dei lettori dello Studio ne compare uno per la somma di lire 50 intestato al C. per lettura straordinaria del codice; nell'anno successivo gli viene corrisposto ancora il medesimo salario (Sighinolfi, pp. 180 n. 3, 329 n. 1). La presenza del C. tra i professori di diritto civile risale, dunque, a questa data, mentre in qualità di membro del "collegium doctorum" figura per la prima volta il 13 maggio 1367 in occasione della laurea in diritto civile di Baldassarre Calderini, che fu subito cooptato nel Collegio. Nel 1377 il C. si trovava ancora registrato tra i salariati dello Studio: infatti, nei libri di entrata e spesa del Comune di Bologna si legge: "Petrus de Canitulo ad lecturam Inforz. lib. 50" (Fantuzzi, III, p. 74).
Nel giugno del 1378 il C., insieme con Biagio Magnavacca e con Niccolò di Ligo Lodovisi al comando di duecento lance e cinquecento fanti, per ordine del Senato di Bologna, conquistò definitivamente la torre dei Cavalli, posta tra Cento e Ferrara, da tempo in mano ai Centani. In verità, il Senato di Bologna, prima di ricorrere alle armi, aveva tentato di convincere gli abitanti di Cento ad abbandonare spontaneamente la torre. Ma i Centani non solo avevano respinto ogni tentativo di pacifico accordo, ma con superba ostinazione avevano anche dichiarato di non dipendere né dal Senato né dal vescovo di Bologna, al quale Cento e la Pieve erano state consegnate in sostituzione delle decime dovute dalla città di Bologna. Il felice esito della spedizione meritò al C. e al Lodovisi il titolo di cavalieri aurati, titolo che fu loro conferito solennemente dal pretore della città dinnanzi a tutto il popolo riunito nella pubblica piazza; da quel momento furono chiamati cavalieri del Comune.
Il C. morì certo a Bologna, ma non conosciamo con sicurezza la data della sua morte. Molti autori la collocano tra il 1402 e il 1403, ma neppure questa data sembra accettabile perché nel testamento fatto da Margherita Zambeccari a favore dei suoi tre figli e datato 4 nov. 1382, il C. risulta già defunto (Chartularium, VI, p. 194). A questo dato di fatto si deve aggiungere la considerazione che il C. compare per l'ultima volta tra i dottori del Collegio nella matricola dell'anno 1380. Fu sepolto nella chiesa di S. Francesco, nella cappella fatta costruire dai figli Lambertino e Matteo, dove si legge la seguente iscrizione: "Questa cappella hanno fatto construere li nobili et egregi huomini M. Lambertino caval. e dott. di legge, M. Giovanni dott. di legge et Matteo cambiatore fratelli e figliuoli dell'egregio et esimio caval. e dottore di legge M. Pietro de Canetolo cittad. di Bologna MCCCCXIX".
Non si conosce alcuna opera del C., né si trova traccia nelle fonti di una sua eventuale produzione giuridica; ci manca pertanto ogni elemento per tentare di formulare un'ipotesi sulla sua attività di giurista.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 9265: G. M. Mazzuchelli, Not. intorno alle vite ed agli scritti degli scritt. d'Italia, f. 42r; Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum, in Rerum Ital. Script., 2 ed., XVIII, 2, a cura di L. Frati-A. Sorbelli, pp. 76, 85, 88; Hyeronimi de Bursellis Cronica gestorum,ibid., XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, pp. 59, 69; Chartularium Studii Bononiensis, IV, Bologna 1919, ad Ind.; VI, ibid. 1921, ad Indicem; Il "Liber secretus iuris caesarei", a cura di A. Sorbelli, I, Bologna 1938, pp. CV, 4, 7; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori bolognesi…, Bologna 1620, p. 191; A. Masini, Bologna perlustrata, Bologna 1650, p. 661; C. Ghirardacci, Della hist. di Bologna, Bologna 1657, II, p. 371; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, Bologna 1783, III, p. 74; S. Muzzi, Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796, Bologna 1841, III, pp. 448-50; S. Mazzetti, Mem. stor. sopra l'Univ. e l'Ist. delle scienze di Bologna, Bologna 1840, p. 357; Id., Repert. di tutti i professori antichi e mod. della famosa Univ. di Bologna, Bologna 1848, p. 81 n. 728; L. Sighinolfi, La signoria di Giovanni da Oleggio in Bologna (1355-1360), Bologna 1905, pp. 180 n. 3, 329 n. 1; L. Frati, La vita privata in Bologna dal sec. XIII al XVII, Bologna 1928, p. 176; A. Sorbelli, Storia dell'Università di Bologna, Bologna 1944, I, p. 95; C. Piana, Nuove ricerche su le Univers. di Bologna e di Parma, Quaracchi 1966, pp. 92, 94, 106.