CAPPARONI, Pietro
Nacque il 25 apr. 1868 a Roma, da Silverio, pittore dei palazzi apostolici, e da Luisa Aloisi, e qui si laureò nel '92 in medicina e chirurgia a pieni voti. Scelta dapprima la carriera chirurgica negli Ospedali riuniti, superò il concorso relativo, e si classificò idoneo in quello per assistente alla cattedra di clinica chirurgica tenuta da F. Durante. Di agiata condizione, poté compiere viaggi di studio in Asia, Africa e America: trovatosi nel '97 a Bombay durante un'epidemia di peste di particolare gravità, lavorò - secondo quanto riferisce una delle fonti - nel laboratorio di W. Haffkine, pioniere della vaccinoterapia della peste e del colera. Il matrimonio con l'inglese Lilian Mitchell - da cui ebbe nel 1906 l'unico figlio, Silverio Henry - rafforzò la sua posizione economica, e gli permise di estraniarsi gradatamente dalla pratica professionale. Auspice G. Baccelli, nasceva nel 1907 la Società italiana di storia della medicina e delle scienze naturali, che tenne i primi convegni a Perugia (1907), Faenza (1908) e Venezia (1909), mentre si ridestava nell'ambito medico certo interesse storiografico, sopito dopo la scomparsa di A. C. De Meis, ultimo studioso della generazione dei De Renzi, Puccinotti, Cervetto, Freschi e di altri minori.
L'insegnamento della storia della medicina in Italia non era stato previsto né dalla legge del 13 novembre '59 - "compilata", riferisce R. Bonghi (Lafacoltà di medicina e il suo insegnamento, Firenze 1876, p. 4), "da una Commissione speciale durante i pieni poteri dati al ministero dal conte di Cavour, prima che la guerra scoppiasse, ed usufruiti, a guerra chiusa, dal ministero di Urbano Rattazzi" -, né dai regolamenti ed ordinanze successivi ('62, '66, '75).Uniche eccezioni le cattedre di Bologna, del De Meis, e di Napoli, di S. De Renzi, istituite con leggi apposite. In alcune università la materia fu insegnata per incarico - il Bonghi riteneva che essa, al pari di altre discipline, "senza essere strettamente necessaria allo studente, pure giovi allo splendore dell'insegnamento e al progresso della scienza" (ibid., p. 243). Roma ne affidò l'incarico nel '98 a V. Pensuti - mentre era ministro della Pubblica Istruzione il Baccelli -, che lo tenne fino al 1910, allorché il Consiglio superiore decise di abolirlo, suscitando rimostranze anche all'estero, ad esempio da parte di K. Sudhoff. Tornata la materia nelle università - a Siena, nel '13, con D. Barduzzi, ordinario di dermosifilopatia, e nel '24a Bari con il C. -, anche Roma avrebbe ripristinato l'incarico, ma solo nel '36-'37, dopo i regi decreti 2044 del 28 nov. 1935 e 822 del 7maggio 1936, che avevano inserito la storia della medicina fra le materie complementari del corso di laurea.
Il C. aderì al sodalizio; fondata (1910)la Rivista di storia critica delle scienze mediche e naturali, organo ufficiale della società, entrò nella redazione ed amministrazione del periodico, incaricato - come si desume dalla copertina - "per l'amministrazione, le inserzioni a pagamento ecc.". Nel '13 diventava direttore ed amministratore, e tale rimase fino al '19, supplito peraltro da D. Barduzzi negli anni di guerra. Nel 1911l'Esposizione celebrativa del cinquantenario del Regno d'Italia, a castel Sant'Angelo, lo aveva avuto commissario ordinatore del reparto dedicato alla medicina e alla farmacia, nucleo del futuro Museo storico nazionale dell'arte sanitaria, alla cui costituzione si sarebbe giunti dopo varie traversie: parte del materiale esposto - quadri, libri e strumenti chirurgici, - apparteneva allo stesso Capparoni. Nel '12 era morta la moglie; nel '29 si sarebbe unito in seconde nozze con Erna Lessler. Consigliere (1912) della Società di storia delle scienze mediche, nel '14 presentava al re gli atti dei convegni di Perugia, Faenza, Venezia e del congresso di Roma (11-14 ott. 1912) - primo congresso italiano di storia della medicina. La guerra lo richiamò alla professione, che aveva ormai abbandonato: come capitano medico prestò servizio in reparti chirurgici prima a Roma, poi a Salerno. Lo studio di un manoscritto custodito nel tesoro della cattedrale normanna di S. Matteo dette origine al primo, impegnativo lavoro del C.: i Magistri Salernitani nondum cogniti.
Scrive nell'introduzione: "Nell'anno 1916, essendo in servizio militare a Salerno, ebbi agio ... di poter esaminare un manoscritto rarissimo...; il Liber confratrum ed un obituario della Confraternita dei Cruciati, istituita fin da antico tempo nella cappella di S. Michele di detta cattedrale. Sfogliando il manoscritto, le cui più antiche scritture risalgono alla seconda metà del secolo XI e delle quali alcune ricopiano Chartulae confraternitatum ora scomparse, mi imbattei con una certa frequenza in nomi di medici. Questo fatto e l'essere il ms. sfuggito all'esame di Salvatore De Renzi, il primo e più accurato scrittore della storia medica della scuola di Salerno, mi fecero nascere il dubbio che non tutti i nomi dei medici in esso contenuti fossero noti al grande scrittore napoletano, storico impareggiabile della medicina italiana. Ed infatti essi non lo erano. Mi occupai allora a farne l'estratto che mi avrebbe fornito il materiale per un futuro studio" (p. 7). Nel '23, l'anno in cui i Magistri salernitani del C. uscirono nei Research studies in medical history del Wellcome Historical "Medical Museum di Londra, G. A. Garufi, paleografo dell'università di Palermo, pubblicò il Necrologio del Liber confratrum di S. Matteo di Salerno nelle Fonti della storia d'Italia dell'Istituto storico italiano. Il C. si era dichiarato debitore di "aiuti"verso il Garufi - il cui lavoro non aveva ancora visto la luce -, senza peraltro chiarire né se egli dovesse al Garufi anche la segnalazione dell'esistenza del manoscritto, né se la difficile lettura del testo fosse stata compiuta autonomamente o con l'affito dello specialista. Queste ombre, e certa gracilità dell'intelaiatura storiografica, furono notate da K. Sudhoff in una recensione apparsa in Mitteilungen zur Geschichte der Medizin... (XX[1924], pp. 210-215), alla quale il C. replicò con un opuscolo (Noch ein Wort über die alten Problemen), rivendicando la propria diretta conoscenza delle fonti salernitane, citando un lavoro del 1916, relativo ad altri documenti dell'archivio capitolare di S. Matteo (Diplomi di laurea dello Studio salernitano nell'ultimo periodo della sua storia, in Riv. di st. crit. ..., VII[1916], pp. 65-74). Meno convincente appare la risposta alle altre osservazioni del Sudhoff, che in particolare aveva ribadito il proprio convincimento di un'origine laica della scuola salernitana. In realtà, dopo la pubblicazione della Collectio salernitana del De Renzi, il problema della Hippocratica civitas di Salerno era rifluito nella medievalistica (H. Denifle, Die Universitäten des Mittelalters bis 1400, Berlin 1885; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, I, New York 1923) e nell'orientalistica: qui, dopo i lavori di L. Leclerc (Histoire de la médecine arabe, Paria 1876), di E. Bronne (Arabian medicine, Cambridge 1921) e di F. Wünstenfeld (Die arabischen übersetzungen ins Lateinische, in Abhandl. d. Akad. d. Wiss. zu Gattingen, XXII[1877], pp. 10-20) si era alla vigilia delle memorie di R. Creutz su Costantino l'Africano (in Stud. u. Mitt. zur Gesch. des Benediktinerordens, XVI-XIX, 1929-32). Una visione d'insieme di questi studi si desume da F. Gabrieli, La cultura araba e la Scuola medica salernitana (in Riv. di studi salernitani, 1 [1968], pp. 7-21). Ma il C. neppure tentò di tenere il passo con siffatte ricerche.
I Magistri salernitani si erano prefissi uno scopo limitato: individuare medici non elencati dal De Renzi, ampliare la conoscenza dei personaggi da lui studiati. Suggestiva l'ipotesi per cui la mulier salernitana autrice del De mulierum passionibus si sarebbe chiamata Trocta e non Trotula, quest'ultimo nome designando invece l'opera su mentovata, come Rugierina era chiamato il testo chirurgico di Ruggero da Parma. È peraltro difficile pronunciarsi sull'argomento, perché la tradizione sulla prima e più famosa delle mulieres salernitanae risale al secolo XIII (K. Campbell Burd-Mead, Trotula, in Isis, XIV [1930] pp. 349, 367; H. P. Bayon, Trotula and the Ladies of Salerno, in Proceed. of the Royal Soc. of Medicine, XXXIII[1930-40], pp. 417-475).
I Magistri salernitani del C. si trovano citati nella vasta ed efficace sintesi della problematica salernitana, dovuta a P. O. Kristeller (La scuola di Salerno... ):ma in tale cornice ne appariscono netti i limiti. Anzitutto, il riferimento del C. al De Renzi non avvertiva nell'opera di quest'ultimo la "mancanza di critica" e le "ovvie manchevolezze", bilanciate peraltro dalla "ricchezza del materiale, ... base di ogni successivo studio sulla Scuola salernitana" - i giudizi sul De Renzi sono del Kristeller. Dopo lo studioso napoletano, la ricerca aveva in particolare seguito due strade: edizione di testi e studio delle istituzioni. Per merito di K. Sudhoff e della sua scuola erano affiorate grandi personalità della Salerno "hippocratica" alla fine del XII secolo: Mauro e Ursone di Calabria (R. Buerschaper, Ein bisher unbekannter Aderlasstraktat des salernitaner Arztes Maurus, Leipzig 1919; W. L. H. Ploss, Anatomia Mauri, Leipzig 1921; C. Matthaes, Der salernitaner Arzt Urso aus der 2.Hälfte des 12. Jahrhunderts und seine beiden Schriften "De effectibus qualitatum" und "De effectibus medicinarum", Diss., Borna-Leipzig 1919).
Questi autori avevano fissato il curriculum degli studi medici, individuando un gruppo di testi che formeranno l'Articella degli statuti universitari del secolo successivo:l'Isagoge di Johannitius, gli Aforismi e i Pronostici di Ippocrate, il De urinis di Teofilo, il De pulsibus attribuito a Filarete, l'Ars parva di Galeno. Proprio a Salerno, il "medicus" si trasformò in "physicus", diventando cioè, da praticante empirico, filosofo della natura. Tra i testi significativi, editi dopo la Collectio del De Renzi, il Kristeller pone il De quattuor humoribus di Alfano, pubblicato dal C. - se ne riferirà in seguito -, poiché "tra tutte le cognizioni mediche trasmesse alla scuola di Salerno dal primo periodo della tarda antichità, questa teoria dei quattro umori conteneva implicite conseguenze filosofiche, e fu, infatti, sviluppata sempre più dagli autori salernitani" (p. 19). Nell'ambito istituzionale, intanto, vacillava uno dei fondamenti della ricostruzione storica della scuola salernitana, fatta dal De Renzi nella seconda edizione della sua Storia documentata: cioèil presunto trattato tra la città di Salerno e il normanno conte Ruggero, che all'art. X avrebbe riconosciuto al Collegio medico facoltà di conferire lauree, e ai laureati il diritto di praticare la medicina senza esserne impediti "ullo modo per principalem Curiam eiusque officiales et ministros". Ignorato dalla storiografia più autorevole (Sudhoff, Denifle, Raahdall, Chalandon), il documento rappresenta - come dimostra il Kristeller - una falsificazione del secolo XV. Altra affermazione del De Renzi - per cui il Nicolaus Prepositus, autore dell'Antidotarium, sarebbe stato il "preside del Collegio medico in determinati anni del sec. XII" - era caduta per la dimostrazione dell'equivoco tra il Nicolaus salernitano e il medico francese del secolo XV Nicolas Prévost (E. Wickersheimer, Nicolaus Prepositi,médecin tourangeau de la fin du XVè siècle, in Bull.de la Soc. franç. d'hist. de la médecine, X[1911], pp. 388-397). Insostanza, la fisionomia della Salerno medica emergeva da ricerche specialistiche, con punti nodali diversi dalla tradizione - ad esempio, il curriculum degli studi medici stabilito, a Salerno prima che a Parigi, da Mauro e Ursone di Calabria -, mentre il C. lavorava alla sua opera e le dava, come riferimento ormai anacronistico, la Storia del De Renzi o gli scritti, più recenti ma più modesti, di P. Giacosa (Magistri salernitaninondum editi, Torino 1900) e di M. Del Gaizo (La Scuolamedica di Salerno studiata nella storia e nelle leggende, Napoli 1896).
Nel '19 il C. aveva lasciato, per motivi che non risultano chiari, la direzione della Rivista di storia critica - che fu assunta dal Barduzzi -, e interrotto la propria collaborazione al periodico; l'anno successivo aveva fondato con M. Borgatti e G. Carbonelli un istituto per un museo storico dell'arte sanitaria, divenuto nel '21 Istituto storico italiano dell'arte sanitaria, con lo scopo di arrivare alla costituzione di un museo di storia della medicina. Ne fu segretario generale fino al '31, vicepresidente dal '31 al '34, e poté vedere coronati da successo i suoi sforzi nel maggio '33, allorché sorse presso l'ospedale di S. Spirito, a Roma, il Museo storico nazionale dell'arte sanitaria. Tanto il C. che il Carbonelli cedettero al museo numerosi pezzi e cimeli di loro proprietà. Nel '21 aveva iniziato le pubblicazioni il Bollettino dell'Istitutostorico italiano dell'arte sanitaria, di cui il C. fu redattore capo assieme al Carbonelli, divenendone direttore nel '32; al posto di redattore capo passò A. Pazzini. Nel '34 l'Istituto divenne Accademia di storia dell'arte sanitaria, sotto la presidenza del C., mentre il Bollettino si trasformò negli Atti e memorie dell'Accademia, restandone il C. direttore. In tal modo venne a determinarsi una polarità, non priva di contrapposizioni personali e spunti polemici, nell'ambiente degli storici italiani della medicina, tra Accademia e Società, la prima impersonata dal C., la seconda dal Barduzzi. Con A. Pazzini, allievo del C., la Società avrebbe preso il sopravvento sull'Accademia.
Nel '24 il C. aveva ottenuto l'incarico dell'insegnamento della storia della medicina a Bari, nell'università da poco fondata: con l'incarico del Barduzzi a Siena, erano gli unici insegnamenti ufficiali della materia in Italia. Nel '28 era passato a Pisa, nel '31 a Bologna, dove rimase fino al pensionamento avvenuto nel '38, avendo avuto come allievi alcuni dei futuri docenti (V. Busacchi, A. Pazzini: quest'ultimo chiamato nel '36 alla cattedra di Roma, e per lunghi anni unico professore ordinario della disciplina), talché la sua persona e la sua opera vennero ad assumere rilievo per ragioni di carattere pratico oltre che scientifico. Nel '30 presiedette all'VIII congresso internazionale di storia della medicina, tenutosi a Roma. Nel '39 riceveva un encomio dalla classe di scienze fisiche, matematiche e naturali dell'Accademia d'Italia "per l'attività veramente pregevole svolta in lunghi anni nel campo della storia della medicina ... rivendicando numerosi primati italiani".
Morì a Roma il 14 maggio 1947.
Nel '28 e nel '36 era tornato alla tematica salernitana pubblicando da un codice della Vallicellianadi Roma (F 86) un manoscritto De quattuorhumoribus corporis humani, attribuito dall'incipit ad Alfano arcivescovo di Salerno, e da un codice della Mazariniana di Parigi (1024)un Tractatus archiepiscopi Alphanide pulsibus, collazionandolo con analogo codice della Vaticana.
Il C. rivendicava il merito del ritrovamento del De quattuorhumoribus, ma il De Renzi aveva pubblicato un testo affine in Collectio, II, pp. 411 talché s., il nuovo testo sarebbe stato sicuramente significativo se si fosse trattato dell'originale e non d'una compilazione. Ma lo stesso C. sostenne essere il testo una revisione posteriore dell'originale, perduto, mentre R. Creutz ripubblicava il frammento De quattuor humoribusex quibus constathumanum corpus del De Renzi, attribuendolo ad Alfano perché la tradizione voleva che questi avesse scritto un trattato su tale materia (Erzbischof Alfanus I., einfrühsalernitanischer Arzt, in Studien und Mitteilungen zurGeschichte des Benediktinerordens und seiner Zweige, n. s., XVI [1929], pp. 413-432).Dopo il lavoro del C., il Creutz corresse le proprie affermazioni, tenendo conto del fatto che il manoscritto edito dallo studioso italiano attribuisce la sua paternità ad Alfano (ciò che il C. negò, come abbiamo detto). Quanto al De pulsibus, il C. riconosceva d'aver appreso l'esistenza del codice della Mazariniana da E. Wickersheimer (Note sur les oeuvresmédicales d'Alphane,archevêque de Salerne, in Atti dell'VIIIcongresso internazionale di storia della medicina,Roma,settembre 1930, Pisa 1931, pp. 108-111). Il Kristeller sostiene (p. 19) con R. Creutz (Der frühsalernitaner Alfanus und sein bis lang unbekannter Liber de pulsibus, in Sudhoff's Arch., XXIX [1937], pp. 57-83) che trattasi non dell'originale, ma di opera più recente basata su di esso. Come nei Magistri salernitani, anche qui nessun accenno a collaborazioni specialistiche, se non ai consigli del Sudhoff e del Singer, di cui si parla nella premessa al De quattuor humoribus, e il corredo fotografico del codice posposto al volume. Lavori ardui e rischiosi rimanevano pertanto sotto l'ipoteca del dubbio di piena attendibilità.
Nel '25 e nel '28 due volumi di Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVIII raccolsero brevi biografie del C. inserite, all'origine, nella Rassegna di clinica,terapia e scienze affini. La prefazione riportava un asserto di E. Plater: "Idearum notionumque vicissitudines potius quam hominum vitas exigit historia medica": quasi che si fosse formata nel C. la consapevolezza del confronto razionale tra passato e presente come culmine dell'attività storiografica. Di fatto, i profili si coordinarono al concetto dell'"ingegno italiano di epoche più o meno lontane da noi", con le sue misconosciute benemerenze. Non privi, i volumi del C., di notizie e reminiscenze interessanti, soprattutto sui minori; quasi sempre sfocato, invece, il giudizio culturale. Ma l'esigenza colta nel detto del Plater dovette davvero fungere da segreto richiamo al C. adulto, perché qualche anno dopo la ritroviamo, felicemente espressa, nella prefazione al primo volume, litografato, delle Lezioni di storia della medicina: "La scienza ha una vita e questa vita è nella storia. Essa ci mostra che, come non può sempre errare l'idea anteposta al fatto, così il fatto premesso all'idea non fu sempre verità" (p. 6). Principio enunciato e subito smarrito, in una narrazione troppo ampia e quasi sempre vaga, che non riusciva mai a individuare il passato e a farne oggetto di paragone per il pensiero scientifico. Ad assolvere lo storiografo provvedevano le glorie patrie, da lui generosamente messe in luce. Ristretto il campo di indagine in Lazzaro Spallanzani, apparve in modo molto netto il vizio d'origine d'un modo di far la storia della scienza, che credeva di ravvivare l'arido dato cronistico, non occupandosi di idee e della loro dialettica con l'esperimento, bensì stabilendo accostamenti tra storia scientifica e storia civile o politica, come nel passo seguente: "...l'accrescersi del potere politico della Russia, che avvenne nell'ultimo terzo del secolo, i movimenti politici e psicologici che condussero a quel grande uragano che fu la rivoluzione francese, allo stabilirsi del Direttorio e dell'Impero napoleonico ed anche allo scoppio della rivoluzione ed alla consecutiva indipendenza nord-americana furono avvenimenti tali, che contribuirono sia direttamente che indirettamente ad un vero proficuo risveglio della esatta osservazione scientifica e dello studio di forze fisiche ancora per la maggior parte incognite" (pp. 7 s.).
Le facoltà di medicina non avrebbero tardato a mostrarsi di nuovo ostili verso siffatto concetto della storicità delle discipline in esse insegnate; e la storiografia italiana del pensiero scientifico dové ricominciare daccapo, in anni recenti, da una metodologia, da una filologia, da un'analisi testuale completamente rinnovate, e ambite per vocazione profonda.
Opere: Magistri salernitani nondum cogniti,Contributo alla storia ed alla diplomatica della scuola medica di Salerno, con prefazione di sir D'Arcy Power, in Research studies in medical history, n. 2, London 1923 (l'edizione italiana della stessa opera fu pubblicata con lo stesso titolo a Terni nel 1924 e in Boll. d. Ist. stor. it. dell'arte sanit., IV[1924], pp. 1-19, 70-89); Noch ein Wort über die alten Problemen der Schola salernitana. Erwiderung auf die Recension von Herrn Prof. Karl Sudhoff, Terni 1925; Profilibio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVIII, I, Roma 1925; II, ibid. 1928; Il "De quattuor humoribus corporis humani" di Alfano I arcivescovo di Salerno (sec. XI), Roma 1928; Lezioni di storia della medicina (Bologna, anni accademici 1931-'32, '32-'33, '33-'34, '34-'35); Il "Tractatus de pulsibus" di Alfano, Roma 1936; L. Spallanzani, Torino 1941.
Un elenco completo dei lavori del C. trovasi tanto nel Curriculum vitae (Terni 1938) che in Atti e memorie dell'Accademia di storia dell'arte sanitaria, s. 2, XV (1949), pp. 76-83.
Fonti e Bibl.: A. Pazzini, La storia della medicina in Italia nell'ultimocinquantennio, Siena 1938, passim; Scritti in onore di P. C. in occasione del XXX anno di laurea, Torino 1941; A. Bottero, P. C. nella storia della medicina, in Castalia, I(1945), 2, pp. 129 s.; G. Bizzarrini, Un grave lutto all'Accad. di storia dell'arte sanitaria: P. C., in Minerva medica, XXII (1947), pp. 516 s.; A. Corsini, P.C., in Rivista di storia delle scienze mediche, XXXVIII(1947), pp. 1 s.; G. Ovio, C. P. Necrologio, in Rass. clinica di terapia e scienze affini, IV (1947), pp. 124 s.; P. O. Kristeller, La scuola di Salerno. Il suo sviluppo e il suo contr. alla storia della scienza, in Rass. stor. salernitana, XVI(1955), appendice al n. 1-4 (in inglese nel Bull.of the Hist. of Med., XVII[1945], pp. 139-194, e in P. O. Kristeller, Studies in Renaissance thought and letters, Roma 1956).