CARAFA, Pietro
Figlio di Antonio, marchese di Montebello, e pronipote di Paolo IV, il C., come il più noto fratello Alfonso, fu coinvolto giovanissimo in importanti vicende politiche: il padre infatti, dispotico ed autoritario, non ebbe scrupolo a servirsi di lui per realizzare gli ambiziosi sogni di potenza della famiglia e nel giugno del 1556 lo pose al seguito del fratello cardinale Carlo, legato pontificio presso Enrico II. Fine della missione era di stringere un'alleanza con i Francesi in funzione antispagnola, dalla quale gli avidi congiunti di Paolo IV si attendevano vantaggi territoriali. Terminata la legazione il C. rimase a corte per ordine del padre, che voleva rinsaldare attraverso la sua presenza i rapporti con il sovrano. Tuttavia quando, nel maggio 1557, le relazioni tra la Francia e la S. Sede si deteriorarono, la sua permanenza si trasformò in soggiorno coatto ed egli da cortigiano divenne ostaggio nelle mani del re, raggiunto a breve distanza dal cugino Diomede.
La dorata prigionia continuò anche dopo che l'accordo di Cave mise termine alla guerra tra il papa e Filippo II (settembre 1557): nonostante le accese proteste della famiglia e dello stesso pontefice, Enrico trattenne i due giovani fino al gennaio 1558, quando le sue truppe riuscirono a strappare Calais dalle mani degli Inglesi, alleati del re cattolico.
Il fallimento dell'alleanza con i Francesi spinse i Carafa a riavvicinarsi agli Spagnoli ed il C., dopo il suo rientro a Roma, venne inviato dal padre alla corte di Madrid come paggio d'onore, per cercare di attirare la benevolenza del sovrano sulla sua casata.
Nelleistruzioni ricevute prima della partenza gli fu caldamente raccomandato di essere discreto, di contare più su se stesso che sul prozio papa, di appoggiarsi e consigliarsi solo con amici fidati, come il legato Canobio ed il confessore del re Vargas. Ma tali esortazioni poco poterono "sugli appetiti dell'animo et li frutti della gioventù" (De Maio, p. 102) ed il giovane condusse una vita sconsiderata ed irresponsabile, rimanendo perfino storpiato ad un braccio in seguito a un attentato.
Un certo interesse parve accendersi intorno alla figura del C. dopo la morte di Paolo IV, quando i candidati - al soglio pontificio vollero ottenere in conclave il voto del fratello, il cardinale Alfonso, colmando il C. di attenzioni; il duca di Urbino giunse ad offrirgli la mano della propria figlia in cambio dell'appoggio al cardinale Gonzaga. L'elezione di Pio IV mise termine bruscamente ad ogni progetto: invano il marchese di Montebello perorò presso Filippo II per far nominare il figlio "gentilhuomo della bocca": senza aver ottenuto nulla il C. ritornò a Napoli nel giugno 1561 ed il mese successivo, a causa della sua cagionevole salute, morì.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apostolica Vat., Barb. lat. 4960, cc. 17r ss.; Barb. lat. 5708, cc. 237r, 239r, 241r, 243rv, 245rv, 247r, 249r; Calendar of State papers and manuscripts…, a cura di R. Brown, VI, 2-3, London 1881-1884, ad Indices; Nonciatures de France. Nonciatures de Paul IV, I, 2, a cura di R. Ancel, Paris 1911, pp. 529, 533; R. De Maio, Alfonso Carafa... cardinale di Napoli, Città del Vaticano 1961, ad Indicem.