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CARTA MOLINO, Pietro

di Salvatore Candido - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)
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CARTA MOLINO, Pietro

Salvatore Candido

Nacque a Croce Mosso nel Biellese l'11 ott. 1797. Nulla risulta della sua vita fino al 1821, quando sarebbe stato ripetitore nel Collegio delle province di Torino svolgendovi opera di proselitismo liberale; sembra però che nel marzo 1821, quando gruppi di giovani del Collegio accorsero a fianco dei costituzionalisti, il C. avesse già conseguito il titolo medico e, lasciato il Collegio, fosse dedito alla professione. Scoppiato, nella notte tra il 9 e il 10 marzo, il moto rivoluzionario ad Alessandria, come vari federati furono inviati nella notte del 9 nei centri del Piemonte dove si era manifestata la rivolta perché fosse affrettata la marcia dei ribelli su Torino, così anche il C. fu inviato a Vercelli nell'erronea credenza che il reggimento dei dragoni della regina si fosse unito ai costituzionalisti. Rientrato subito a Torino, dove l'11 nella piazza della chiesa di San Salvario il capitano Vittorio Ferrero, con soli ottanta uomini, sfidando la guarnigione e la polizia rimaste fedeli al sovrano proclamava la costituzione, il C. con altri federati si adoperò per far radunare nuclei di insorti fra cui i giovani del Collegio delle province. Quando il colonnello Raimondi, comandante della legione reale leggera, tentando di ricondurre all'obbedienza il Ferrero e gli ammutinati, suoi subordinati, restò ferito da una pistolettata di uno studente insorto, fu il C. a medicarlo. Nella marcia da Torino verso Alessandria dei rivoluzionari militari e civili torinesi per unirsi al grosso delle truppe ribelli, il C. figura fra i capi; ad Alessandria, con il Ferrero ed altri pochi, a nome del "Consiglio di S. Salvario" sottoscrisse un proclama ai Piemontesi. Gli insorti, accresciuti di numero, mossero su Torino il 12, dove la rivolta si propagava. Ma l'abdicazione di Vittorio Emanuele I sconvolse i piani dei costituzionalisti. La proclamazione della costituzione e l'editto di amnistia alle truppe, fatti da Carlo Alberto il 14, erano subito seguiti dalla netta opposizione di Carlo Felice.

Dopo la sconfitta dei costituzionali, il C., per sfuggire all'arresto, si imbarcò il 13 aprile 1821, con il Ferrero ed altri 58 esuli, a Genova per Barcellona sul brigantino "La Speranza" (Bornate, p. 462) che, per motivi a noi ignoti, fece scalo nel porto di Antibes, come risulta da due elenchi di quelle autorità di polizia che registravano gli esuli giunti dall'Italia a seguito degli avvenimenti rivoluzionari del Piemonte (Carbone, pp. 26, 11) è interessante constatare che in un elenco risulta che il C. era diretto a Barcellona e nell'altro, senza dubbio successivo, che era diretto a Boulogne-sur-Mer. Non risulta da alcun documento né da alcuna testimonianza che il C. raggiunse, infatti, la Spagna ove il Ferrero e gli altri compagni di esilio, partiti con lui da Genova, avrebbero combattuto nelle forze costituzionali di quel paese e sarebbero, poi, ritornati, nel 1821, in Francia prigionieri delle truppe del duca di Angoulême che avevano debellato il regime costituzionale.

Il 13 settembre veniva spiccato contro il C. e altri ventitré congiurati un mandato di cattura dall'uditore generale di guerra in Torino e, il 28 successivo, l'esule fu condannato a morte in contumacia. Il C., che risultava essere in Francia nel 1824, nell'anno successivo, sembra tramite vincoli massonici, prese contatto con un illustre uomo di Stato argentino, Bernardino Rivadavia, che svolgeva in Europa opera intelligente ed oculata per avviare in Argentina professionisti necessari alle esigenze dell'organizzazione tecnica ed amministrativa e docenti per l'università di Buenos Aires che avrebbe (agosto 1825) iniziato la propria attività. Il C. ebbe un contratto per l'insegnamento della fisica sperimentale nella facoltà di medicina, ed eventualmente di altre materie connesse con la scienza medica. Come leggiamo in sue lettere al Rivadavia (cfr. Piccirilli) si preparò ai suoi compiti, frequentando a Parigi, sia al Collège de France sia alla Sorbona ed alla Ecole polytechnique, i corsi di chimica e di fisica tenuti da insegnanti quali A. M. Ampère, L. J. Thenard e J. L. Gay-Lussac; provvedeva anche all'acquisto di materiale scientifico, e segnalava tecnici ed esperti che avrebbero potuto proficuamente prestare la loro opera in Buenos Aires, quali ad esempio Carlo Ferraris, farmacista, a cui si deve con il C. la fondazione del Museo di scienze naturali, ed il savoiardo ingegner Carlo Pellegrini che contribuì notevolmente allo sviluppo urbanistico di Buenos Aires, entrambi esuli del 1821.

Il C. comunicò al Rivadavia, con lettera del 5 sett. 1825, di essere pronto a partire. Con decreto del 1º apr. 1826 venne nominato professore di fisica sperimentale, e diede inizio all'insegnamento il 17 luglio 1827. La prolusione fu pubblicata sul quotidiano Crónica politica y literaria di Buenos Aires dal 19 al 21 luglio con il titolo Discursopronunciado por el Dr. Carta en la inauguración de la Cátedra de Fisica Experimental:ilC.vi faceva l'elogio del Rivadavia che, eletto nel 1826 primo presidente delle Province argentine, e dimessosi l'anno dopo, era poi stato costretto a prendere la via dell'esilio.

Il C. svolse l'insegnamento di fisica sperimentale e di materia medica e farmacia per poco più di un anno: nel marzo 1827 si dimetteva per non piegarsi alla politica del dittatore Juan Manuel de Rosas. Continuò a prestare la sua opera nell'ospedale principale di Buenos Aires, e fu per parecchi anni uno dei medici più apprezzati del paese. La lontananza dalla patria e l'ostilità dell'ambiente politico accentuarono la sua tendenza alla misantropia, poi la pazzia lo estraniò del tutto. Trascorse gli ultimi anni di vita nell'ospedale francese di Buenos Aires, ove morì il 13 maggio 1849.

Fonti e Bibl.: C. Beolchi, L'11 marzo 1821. Il fatto di S. Salvario colla biogr. del cap. Vittorio Ferrero, Torino 1873, pp. 11-21; S. Carbone, Fonti per la storia del Ris. ital. negli archivi di Parigi. I rifugiati ital. 1815-30, Roma 1962, ad Indicem;C.Bornate, L'insurrez. in Genova nel marzo 1821, in La rivoluz. piemontese dell'anno 1821, I, Nuovi docum., Torino 1923, p. 462; P.Egidi, Imoti studenteschi in Torino nel gennaio 1821,ibid., pp. 160-62; A. Segre, L'epis. di S. Salvario (11 marzo 1821),ibid., pp.257-59, 273, 280, 296, 298-300, 304-07, 309, 312; Gli Italiani nella Repubbl. argentina all'Esposizione di Milano, I, Buenos Aires 1906, p. 36; G. Parisi, Storia degli Ital. nell'Argentina, Roma 1907, pp. 24-26; E. Zuccarini, Illavoro degli Ital. nella Repubbl. argentina dal 1816 al 1910, Buenos Aires 1910, pp. 72-74; N. Cuneo, Storia dell'emigraz. ital. in Argentina, 1810-1870, Milano 1914, pp. 47-49, 55-58, 71, 75; F. Ravignani, Notas para la historia de las ideas en la Universidad de Buenos Aires. El doctor C. y la enseñanza de la fisica experimental, in Rev. de la Universidad de Buenos Aires, XXIV(1916), pp. 70-96; R. Piccirilli, Rivadavia y los estudios universit., in La Nación (Buenos Aires), 10 apr. 1938; I. Weiss, Voci d'esuli dal Rio della Plata, in Rass. stor. del Risorg., XLI(1954), p. 635; R. F. Giusti, Letteratura ital. e letter. argentina, in Il Veltro, V (1961), 1-2, p. 47; G. Marone, La cultura ital. in Argentina, ibidem, pp. 2, 32; S. Candido, Los italianos en la América del Sur y el "Resurgimiento", in Dialogo (Montevideo), IV (1962), 15-18, p. 26.

Vedi anche
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