CASILLI, Pietro
Nacque a Napoli, in una agiata famiglia, da Ferdinando e Angela D'Anna, il 23 febbr. 1848. Sin da giovanissimo professò idee democratiche e, appena diciottenne, partecipò tra le file garibaldine alla guerra italo-austriaca del 1866. Intraprese all'università di Napoli studi di diritto, ma non li portò mai a termine; in effetti sia la milizia politica sia la sua attività professionale - fu appaltatore di opere pubbliche - lo spinsero, durante tutto il corso della sua vita., più all'azione che allo studio. Nel 1873 e nel 1874 entrò in contatto con circoli anarchici e fu in questo periodo che conobbe Andrea Costa al quale rimase sempre particolarmente legato.
Nel rione Mercato, il quartiere nel quale era nato, godette di una grandissima influenza legata soprattutto alla generosità che sempre mostrò nei confronti dei ceti più umili; questa sua attitudine, alimentata per altro da una cospicua fortuna personale, ebbe modo di manifestarsi anche in occasione dell'epidemia di colera che colpì Napoli nel 1884. Proprio in quegli anni il C. dava vita a diverse associazioni operaie nelle quali raccolse calzolai, guantai, incisori d'oro, cappellai, lavoranti di tabacco e commessi di parrucchieria.
Nel 1883, forte di questa base popolare, si presentò alle elezioni amministrative della sua città, non riuscendo però ad essere eletto. Il successo gli arrise invece nell'anno 1890 quando fece il suo ingresso in Parlamento in rappresentanza degli elettori della III circoscrizione elettorale di Napoli. La sua candidatura, oltre che dai numerosi circoli operai a cui era legato, fu sostenuta anche da raggruppamenti di ispirazione democratica e radicale.
Negli anni successivi si andavano precisando i suoi rapporti con il movimento socialista; nel gennaio del 1891 partecipava con Costa, Prampolini, Maffei e Giuseppe Veraldi alla commissione organizzativa.del congresso operaio che si tenne a Milano nell'agosto di quello stesso anno. Le elezioni generali del 6 nov. 1892 lo confermarono nel suo mandato parlamentare. Nel 1893, dopo aver aderito al Fascio dei lavoratori fondato da Gino Alfani, se ne distaccò per creare un nuovo sodalizio che prese il nome di Associazione collettivista; l'organismo, pur mantenendo nelle sue formulazioni programmafiche un'impostazione genericamente radicale, aderì al Partito socialista dei lavoratori italiani. Nel giro di pochi mesi l'Associazione collettivista, che nel frattempo andava abbandonando la sua primitiva matrice radicale e accentuava gli elementi socialisti del suo programma, riusciva ad assorbire altri settori del movimento socialista napoletano, tra cui il Fascio dei lavoratori.
L'associazione si proponeva, tra l'altro, di unificare i numerosi circoli socialisti che esistevano nel Meridione d'Italia e, a sottolineare la centralità di questo obiettivo, assunse nel dicembre del '93 la denominazione di Federazione socialista del Mezzogiorno; ad un mese circa della sua costituzione la Federazione veniva sciolta dal Crispi e molti dei suoi componenti vennero processati. Il C. evitava l'arresto grazie al suo mandato parlamentare, avendo la Camera nella seduta dei 19 maggio 1894 respinto la richiesta di autorizzazione a procedere.
Nelle elezioni politiche dei 26 maggio del 1895 il C. fu superato per un lieve scarto di voti dal Crispichesi era presentato come candidato nella sua stessa circoscrizione elettorale; avendo però il presidente del Consiglio optato per un altro collegio nel quale era risultato vincitore, il C. poté ritornare in Parlamento.
La sconfitta elettorale del 1897, invece, segnò la fine della sua attività parlamentare; si trattava di un momento particolarmente difficile per il movimento socialista napoletano, indebolito dalle divisioni esistenti al suo interno e dai contrasti personali tra il C. e l'Alfani. Ciò nondimeno il '97 fu un anno di attività molto intensa per il C. che fondò e diresse il settimanale La Terra e diede un contributo importante alla creazione della "Nuova Camera del lavoro".
In conseguenza dei moti popolari verificatisi a Napoli il 9 maggio 1898 il C., pur non avendovi avuto parte attiva e per il sol fatto d'essere una delle figure di maggior rilievo del socialismo napoletano, veniva arrestato; circa un mese dopo veniva trasferito in domicilio coatto a Capri dove restava sino al settembre di quello stesso anno.
Il 14 genn. 1900 si teneva a Napoli il primo congresso regionale socialista campano; il C. vi aveva un ruolo di primo piano, essendo tra i relatori ufficiali. Ma, pochi mesi dopo, la sconfitta subita nelle elezioni generali doveva segnare l'inizio del suo progressivo allontanarsi dalla politica attiva. Nel 1908, dopo il congresso del P.S.I. tenutosi a Firenze, a Napoli si staccava dal partito buona parte del gruppo dirigente che ormai da tempo era orientato su posizioni sindacaliste. Nello stesso anno la Sezione socialista napoletana veniva ricostituita; il C., pur non risultando tra i membri della sezione, doveva in qualche modo essere legato ad essa, se è vero che ne ebbe l'appoggio in occasione delle elezioni del 1909 che lo videro ancora una volta sconfitto.
Il C. moriva pochi anni dopo, a Napoli, il 28 marzo 1913.
Fonti e Bibl.: G. Arfé, Per la storia del socialismo napoletano. Atti della sezione del P.S.L di Napoli dal 1908 al 1911, in Movimento Operaio, V (1953), 2, p. 211;K. Marx-F. Engels, Corrispond. con italiani, 1848-1895, a cura di G. Del Bo, Milano 1964, pp. 436, 438 (si tratta di due lettere di Antonio Labriola a Engels del 21 maggio e del 17 giugno 1892);Ente per la storia del social. e del movim. operaio ital., Attività parlamentare dei social. ital., I (1882-1900), Roma 1967, pp. 186 s., 204, 226, 410;G. Gallo, P. C. ed i social. napol. dell'ultimo Ottocento, Napoli 1967, ad Ind.;G. Volpe, Il movim. social. a Napoli ed i moti del maggio 1898, in Clio, III (1967), pp. 416-24, 428 s., 441 ss.;Id., La riorganizz. del movim. socialista a Napoli dopo i moti del maggio '98, ibid., pp. 389, 395, 397;A. Scirocco, Dall'Unità alla prima guerra mondiale, in Storia di Napoli, X, Napoli 1971, pp. 62, 64-67;G. Manacorda, Il movim. operaio ital., Roma 1971, p. 315;A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, I, Milano 1940, p. 220.