CASTELLINO, Pietro
Nacque a Montevideo (Uruguay) da Nicola e da Isabella Morice, oriundi di Pietra Ligure (Savona), il 20 nov. 1864. Aveva otto anni quando la famiglia tornò a Genova, e qui il C. compi i primi studi e si laureò poi in medicina e chirurgia. Nell’università ligure fu dapprima assistente dell’istituto di clinica medica propedeutica diretto da G. B. Queirolo, quindi dal 1889 assistente ordinario di E. Maragliano nella cattedra di clinica medica. Assistente nel 1893 nella clinica medica di Padova diretta da A. De Giovanni, nel 1894 fu chiamato come aiuto dal Queirolo che aveva vinto il concorso per la cattedra di clinica medica di Pisa. Chiamato alla cattedra di patologia speciale medica dimostrativa dell’università di Padova nel 1895, nel 1899 vinse il concorso per la cattedra di patologia medica di Napoli, e due anni dopo quello per la cattedra di clinica medica della stessa università, che tenne fino alla morte.
Il C. condusse interessanti ricerche in vari settori della patologia, della semeiotica e della clinica medica; pubblicò oltre duecento lavori scientifici sulla fisiopatologia del cuore e dei vasi, sulla patologia del sangue, su quella epatica, e consegui brillanti risultati specialmente nel campo dell’endocrinologia.
Per lungo tempo si dedicò allo studio della funzione epatica, convinto dell’esistenza di correlazioni tra fegato e altri organi, soprattutto quelli emopoietici. Già nel 1892, al congresso medico di Lipsia, aveva richiamato l’attenzione su ciò illustrando i risultati delle sue ricerche sull’azione del fegato sul midollo osseo. In seguito diresse una serie di esperimenti che consentirono di mostrare come in conigli anemizzati a mezzo di ripetuti salassi la somministrazione di fegato determinasse una intensa attività emopoietica midollare, mentre in animali con fegato leso da iniezioni intraparenchimali di alcool non si verificasse una analoga spontanea emopoiesi riparatrice. La storia e i risultati di tali esperienze furono accuratamente descritti da un suo allievo, A. Pirera, nel lavoro Intorno ad alcuni problemi recenti di patologia epatica (in Il Tommasi, VII [1912], pp. 601-617, 625-636].
Il C. ritenne che il fegato sintetizzasse e riversasse nel circolo ematico una sostanza in grado di stimolare elettivamente tutte le funzioni del midollo osseo, dotata quindi di caratteristiche simili a quelle di un ormone; così che, proponendo l’impiego del fegato crudo nella terapia delle anemie, ritenne di poter attuare una vera terapia ormonica di tali malattie. più tardi l’argomento fu ripreso da altri autori, i quali misero in luce l’importanza della somministrazione del fegato crudo nella terapia dell’anemia perniciosa come fattore in grado di stimolare la rigenerazione del sangue (E S. Robscheit-G. H. Whipple, Blood regeneration in severe anemia, II, Favourable influence of liver, heart and skeletal muscle in diet, in American Journal of Physiology, LXXII [1925], pp. 408-418; G. R. Minot-W. P. Murphy, Treatment of pernicious anemia by special diet, in Journal of the American medical Association, LXXXVII [1926], pp. 470-476). Per tali studi, nel 1934 a G. H. Whipple, G. R. Minot e W. P. Murphy fu attribuito il premio Nobel per la medicina. Per rivendicare al C. la priorità della scoperta, il Consiglio nazionale delle ricerche nel 1933 nominò una commissione, presieduta da G. Viola e formata da P. Rondoni e L. Zoia, incaricandola di esaminare i lavori suoi e della sua scuola, eseguiti negli anni precedenti le pubblicazioni degli autori americani. La commissione riconobbe al C. il merito di aver per primo ideato e applicato alla cura dell’anemia perniciosa l’opoterapia epatica, e di aver enunciato su base clinica e sperimentale le nozioni della funzione stimolante l’emopoiesi esercitata dal fegato e della possibilità dell’insorgenza di anemie dipendenti dalla menomazione di tale funzione; tuttavia pose in rilievo come il C. avesse dato scarsa diffusione alle sue ricerche, che anzi interruppe successivamente per deficienza di materiale clinico.
In realtà, l’ipotesi sostenuta dal C., e poi da Whipple, Minot e Murphy che il fegato sintetizzasse una sostanza antianemica, si rivelò errata: spetta infatti a W. B. Castle il merito di aver dimostrato che il principio antianemico si forma dall’unione di un fattore intrinseco, contenuto nel succo gastrico, con un fattore estrinseco, presente nella carne ingerita con gli alimenti, e viene poi immagazzinato nel fegato (Observations on the etiologic relationship of achylia gastrica to pernicious anemia, I, The effect of administration to patients with pernicious anemia of the contents of the normal human stomach after the ingestion of beef muscle, in American Journal of medical sciences, CLVIII [1929], pp. 748-764).
In campo endocrinologico il C. si segnalò per l’originalità degli studi e l’elaborazione di una dottrina della costituzione; al suo orientamento non fu estraneo il contatto col De Giovanni, le cui idee sulla morfologia clinica esercitarono su di lui una profonda influenza. Muovendo dai concetti fondamentali di questo, che metteva in relazione una determinata forma interna a una esterna definibile mediante lo studio delle proporzioni somatiche, il C. includeva nei criteri di definizione dei tipi umani la valutazione degli attributi neurovegetativi ed endocrinologici. La sua teoria si basava infatti sulla convinzione che per lo sviluppo dell’intero organismo, al cui grado di compiutezza sono in diretta relazione l’equilibrio fisiologico e la resistenza alle cause di malattia, risultano di primaria importanza la perfetta correlazione ormonale e la regolare evoluzione del sistema nervoso vegetativo. In base a questo principio unitario il C. distinse gli individui in relazione non soltanto all’abito e al temperamento, cioè alla forma esterna e alla nota predominante comune delle attività funzionali vegetative e di relazione, ma anche alla esistenza di varie diatesi, cioè di costituzioni anomale così gravi che gli stessi stimoli esogeni normali sono sufficienti a suscitare una malattia. Le principali diatesi individuate e illustrate dal C. furono la artritica, la neuroendocrinopatica, la eredotubercolare, la eredoluetica, la eredoneoplastica (La dottrina delle costituzioni e delle malattie diatesiche, in Trattato italiano di medicina interna, a c. dell’Istituto biochimico italiano, III, Milano 1931, pp. 791-832). Tra le varie anomalie endocrinologiche e temperamentali osservate, in collaborazione con N. Pende descrisse la sindrome di iposurrenalismo cronico latente, che fu poi denominata sindrome di Castellino-Pende.
Del C. va ricordata l’opera prestata nell’eruzione vesuviana del 1906, nel terremoto di Messina del 1908, nell’epidemia colerica della Puglia dei 1911, in quella influenzale in Capitanata nel 1918. Fondò importanti periodici medici: Il Tommasi, Il Giornale della malaria, Folia medica, Rivista italiana di terapia.
Tra le sue opere più significative si ricordano: Dell’eredità in patologia, Milano 1890; Lezioni di semeiotica e patologia speciale medica del cuore e dei grossi vasi, 2 voll., ibid. 1897; Patologia del simpatico (con N. Pende), ibid. 1915; Dello sviluppo delle correlazioni interglandolari endocrine, in Conferenze cliniche..., III, Firenze 1928, pp. 155-178; Le grandi sindromi cliniche, 2 voll., Napoli 1933; Patologia del sangue (con E. Germano), in Trattato italiano di patologia e terapia medica, a cura di A. Cantani - E. Maragliano, IV, Milano s.d., pp. 3-325.
Morì a Napoli il 30 sett. 1933.
La formazione del C. fu segnata dalla vigorosa personalità del padre, emigrato intorno al 1850 da Pietra Ligure a Montevideo dove aveva fatto fortuna prima come direttore poi come proprietario di un grande gallettificio (A. Alfani, Battaglie e vittorie, Firenze 1890, pp. 590-596), seguendo intanto con simpatia le vicende risorgimentali e aiutando gli esuli italiani in Uruguay (G. Tropeano, P. C., in Folia medica, XIX [1933], p. 1292). Dal padre il C. ereditò, oltre un consistente patrimonio, un certo orientamento democratico, l’attitudine imprenditoriale e, molto probabilmente, l’esempio dell’affiliazione alla massoneria, nella quale raggiunse il grado massimo di 33.
Nelle elezioni politiche del 1904, benché risiedesse a Napoli, si candidò nel collegio di Foggia, sollecitato da elementi giolittiani del luogo che si opponevano alla amministrazione comunale, legata a Salandra, e cercavano di metterla in difficoltà togliendole il sostegno del deputato uscente E. Maury. Su di lui il C. prevalse grazie al voto della provincia, ostile al capoluogo per il suo fiscalismo. Alla Camera si collocò tra i radicali, manifestando atteggiamenti filogovernativi fin dal suo primo intervento, in occasione del dibattito sui gravi incidenti accaduti a Foggia il 18 apr. 1905 tra braccianti e forza pubblica (Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislatura XXII, 1ª sessione, tornata del 19 apr. 1905, pp. 2615 s.). Ma sia in questa legislatura sia nelle tre successive, nelle quali continuò a rappresentare Foggia alla Camera, battendo ogni volta il salandrino E. Valentini, la sua attività parlamentare, poco significativa sul piano dei grandi temi nazionali del tempo, apparve modesta anche nella tutela degli interessi del collegio. Contro il C. vennero ripetutamente formulate dalla stampa locale violente accuse di incuria e di assenteismo (cfr., per esempio, nella competizione elettorale del 1913, il settimanale socialista foggiano Il Randello, 7 e 14 settembre, e passim).
Dopo la guerra, alla quale, acceso interventista, partecipò volontario col grado di generale medico e con l’incarico di ispettore della zona di operazioni, il liberalismo del C. cominciò a subire una involuzione che lo condusse nel giro di un paio di anni su posizioni nazionalistiche e nel gerinaio del 1925 alla tessera ad honorem del partito fascista. Uno dei primi sintomi di questa conversione a destra può essere additato nel tentativo di accordo con i tradizionali avversari del partito salandrino nell’imminenza delle elezioni politiche del novembre 1919. Non si arrivò alla presentazione di una lista comune per il contrasto che insorse sulla candidatura, sostenuta dal C. e avversata da Salandra, di N. Delli Muti, un geometra della marina militare accusato di essersi arricchito illecitamente mentre sopraintendeva ai lavori del lago di Varano.
Lo scontro che seguì alla mancata alleanza elettorale ebbe una risonanza nazionale perché alcuni grandi quotidiani filosalandrini attaccarono il C. per la presenza nella sua lista di un personaggio così discusso come il Delli Muti (L’Epoca, 21, 23, 27, 31 ottobre, 4 e 5 novembre; Il Giornale d’Italia, 26 e 27 ottobre; L’Idea nazionale, 28 e 20 ottobre). Per lo stesso motivo il C. subì anche alla Camera gli attacchi dei deputati socialisti della circoscrizione di Foggia, D. Majolo, M. Maitilasso e L. Mucci (Atti parlam., Cam., Discuss., legislatura XXV, 1 sessione, tornata del 30 luglio 1920, pp. 4362 s.; tornata del 2 ag. 1920, pp. 4618 ss.).
L’intesa con Salandra fu raggiunta nelle elezioni politiche del 1921, alle quali il C. non si presentò per favorire il successo del blocco dei partiti d’ordine contro socialisti e comunisti, permettendo l’ingresso alla Camera del suo antico rivale, E. Valentini. La rinuncia al mandato parlamentare consentì al C. di intensificare il suo impegno di amministratore di società, operanti a Roma e nel Mezzogiorno, specialmente nel settore edilizio e immobiliare, nelle quali vantava una forte presenza azionaria. Già nel 1905, nell’assumere la direzione delle Terme di Castellammare di Stabia, egli aveva manifestato una spiccata mentalità di uomo d’affari, delineando un progetto più imprenditoriale che sanitario della riorganizzazione degli stabilimenti (P.C., L’avvenire di Castellammare di Stabia, s.l. né d. [ma Castellammare di Stabia 1905]). Vicepresidente della Edile Meridionale fin da quando, nel 1912, era stata costituita, divenne pochi anni dopo vicepresidente della Cassa di sovvenzione per imprese, la quale promosse nel novembre 1919 la costituzione della Società ligure napoletana per imprese fondiarie (Min. per l’Industria, il Comm. ed il Lavoro, Boll. uff. delle società per azioni, XXXVIII [1920], 4 marzo, parte I, pp. 109-115). Di quest’ultima il C. fece lo strumento più efficace d’intervento nella speculazione immobiliare, assumendone la presidenza nel 1926. Nella seconda metà degli anni Venti i suoi investimenti azionari e la sua attività di amministratore si indirizzarono anche verso l’editoria (Società anonima del Giornale d’Italia), gli acquedotti (Acquedotto del Serino), l’industria tessile (Canapificio Carmine Pezzullo & Figli).
Negli ultimi anni di vita il C. sollecitò, anche mediante pressioni dell’amico E. Corradini e del proprio figlio Nicolò su Mussolini, la nomina a senatore per la terza categoria, ma morì poco prima che la sua ambizione fosse soddisfatta.
Fonti e Bibl.: Per il C. medico, oltre il numero unico di Folia medica, XIX (1933), 19-20, dedicato soprattutto alla personalità medica e scientifica del C. ma contenente anche notizie sulla sua attività politica, si vedano: F. Galdi, P.C., in Policlinico, sez. pratica, XI, (1933), pp. 1727-1731; E. Maragliano, Rivendicaz. di una priorità scientifica italiana a P.C., in Riv. medica sociale della tubercolosi, X (1933), pp. 389-394; G. P. Arcieri, P. C., in Alcmeone, I (1939), pp. 14-16: Id., P. C., in Figure della medicina ital. contemporanea, Milano 1952, pp. 73-81; B. De Camillis, Profili di grandi maestri. P. C., in Federazione medica, XX (1967), 9, pp. 42 ss.; I. Fischer, Biograph. Lex. der hervorragenden Arzte..., I, p. 227. Per la sua attività politica e imprenditoriale, cfr. Roma, Arch. centr. dello Stato, Segreteria particolare del Duce, Carteggio riservato, busta 35, fasc. 242R, Castellino Nicolò, sottofasc. s, genitore; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislature XXII, XXIII, XXIV, XXV, ad Indices; Credito Italiano, Società ital. per azioni. Notizie statistiche... 1914, s.l. né d. (ma Milano 1914); 1916, Roma s. d. (ma 1917), ad Indices; ... 1918, Roma s. d. (ma 1919), II, pp. 1478, 1480; ... 1920, s.l. né d. (ma Milano 1921), 111, pp. 2086, 2088; ... 1922, s.l. né d. (ma Roma 1923), pp. 1245, 1248; ... 1925, s.l. né d. (ma 1926), p. 1532; Associazione fra le Società italiane per azioni, Società ital. per azioni. Notizie statistiche... 1928, Roma 1928, p. 1791; ... 1930, ibid. 1930, p. 2425; ... 1932, ibid. 1932, pp. 673, 1780, 2248; G. Giolitti. Quarant’anni di Politica ital., II, a c. di G. Carocci, Milano 1962, ad Indicem e pp. 359 s.; R. Colapietra, Napoli tra dopoguerra e fascismo, Milano 1962, ad Indicem; B. Vigezzi, L’Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, L’Italia neutrale, Milano-Napoli 1966, ad Indicem; S. Colarizi, Dopoguerra e fascismo in Puglia (1919-1926), Bari 1971, ad Indicem; M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli (1911-1915), Firenze 1971, ad Indicem; A. A. Mola, Storia della Massoneria ital. dall’Unità alla Repubblica, Milano 1976, ad Indicem; F. Barbagallo, Stato, Parlamento e lotte politico-sociali nel Mezzogiorno, 1900-1914, Napoli 1976, ad Indicem; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori..., Milano 1940, sub voce.