CHANOUX, Pietro
Nato a Champorcher (Aosta) nel 1828 da Andrea e Maria Maddalena Savin, appartenne a famiglia di contadini e fu, fino ai diciassette anni, pastore nella Val d'Aosta. Entrò nel 1845 in collegio ad Aosta per passare poi al seminario della medesima città. Ordinato sacerdote nel 1855, fu ammesso nell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e inviato quale vicario a Valguiranche dove rimase fino a tutto il 1859. Dall'agosto 1860 fu rettore dell'ospizio del Piccolo San Bernardo che con bolla del 19 ag. 1752 era stato trasferito dall'Ordine dei monaci del Gran San Bernardo a quello mauriziano.
Nel 1865, per decisione degli organi direttivi, ne assumeva anche la direzione amministrativa portandola in attivo con una serie di fortunati interventi dettati da una concreta, ma al tempo stesso umanitaria, valutazione della funzione dell'ospizio. Eliminò l'obbligatorietà delle tariffe di soggiorno, rese più confortevoli i locali e valorizzò in vario modo le bellezze naturali e storiche della zona: organizzò e diresse i lavori di accesso alle cascate del Rutor, fece costruire un ponte sulle stesse, eresse una cappella sul lago Miserin, creò una biblioteca interessante la botanica, la geologia e l'ecologia delle zone alpine che alla fine della sua vita era ricca di quattromila volumi, mise in luce, nel 1870, le fondamenta di antiche mansiones romane, monete e utensili romani e celtici (J. L. Rullier, Le Pays des Centrones, Moutier 1891, p. 72). Nello stesso anno curò che fosse installato presso l'ospizio un osservatorio meteorologico del quale assunse la direzione.
Autodidatta dai vasti, anche se non profondi, interessi scientifici, come testimoniano i numerosi progetti manoscritti di opere poi non realizzate, fu in contatto con scienziati italiani e francesi, in particolare botanici e geologi. Il suo nome è soprattutto legato a "Chanousia", uno dei primi giardini alpini, anche se non il primo in senso assoluto (fu infatti preceduto da H. Correvoli, fondatore nel 1884 di giardini alpini in vari punti della Svizzera, e dal Club alpino italiano [C.A.I.] di Milano promotore di una analoga iniziativa sul monte Baro) da lui fondato nei pressi dell'ospizio a quota 2.200 m.
Lo Ch. aveva iniziato i primi esperimenti di cultura alpina già nel 1868 ottenendo ben scarsi risultati; solo dopo il 1891, grazie ai contatti avuti col botanico L. Vaccari, al quale soprattutto si deve l'impostazione dell'iniziativa su basi scientifiche, e ai preziosi consigli del Correvon, cominciò a delinearsi nella mente dell'abate l'idea di "accumulare materiale prezioso e altrimenti introvabile per gli studiosi delle nostre università", come egli si espresse in una lettera al Vaccari (in Vaccari, 1909, p. 60).
Lo Ch. progettava dunque di raccogliere e coltivare specie alpine, tentare esperimenti di acclimatazione e ibridazione, anche in vista del miglioramento della flora agricola locale. Ma solo dopo sei anni di insistenti richieste riuscì ad ottenere parte dall'Ordine, parte dal C.A.I. e parte dal ministero dell'Agricoltura i fondi necessari per la realizzazione dell'impresa. "Chanousia", come in suo onore fu chiamato il giardino, fu inaugurato il 29 luglio 1897; contava allora trecento specie sistemate in rozze scogliere di sassi atte e frenare il drenaggio. Solo quando, alla morte dello Ch., Vaccari assunse la direzione del giardino, fu creato un sistema di aiuole, grotticelle per le piante umbrofile e profonde buche coperte da reti dove furono fatte allignare le conifere. Ampliato nel 1914 con l'aiuto di profughi francesi e fornito nel 1918, con i fondi offerti dalla famiglia De Marchi, di un attrezzato laboratorio botanico, il giardino godé di una fama scientifica internazionale finché gli eventi bellici, la successiva revisione dei confini e il disinteresse dell'Ordine mauriziano ne decretarono il progressivo abbandono. Oggi la Société de la flore valdôtaine ne sta tentando la ricostruzione per mezzo di una sottoscrizione internazionale.
Uomo dai sentimenti delicati e più incline alla poesia e alla teologia che non alle scienze, lo Ch. non pubblicò che un breve poemetto (Un souhait de bonheur à deux fiancés nés aux sommets des Alpes, Aosta s. d.) e una Epître à Mons. Jeans, Aosta 1867, indirizzata a colui che lo aveva proposto quale rettore del Piccolo San Bernardo; lasciò non solo inedite ma addirittura irrealizzate numerose opere di carattere scientifico, filosofico e religioso, i cui progetti manoscritti sono elencati da L. Vaccari (1913, pp. 55-69).
Non si allontanò mai dall'ospizio se non nel 1906 quando visitò alcune delle maggiori città italiane. Amareggiato negli ultimi anni per una ingiusta accusa di contrabbando, morì al Piccolo San Bernardo il 9 febb. 1909.
Fonti e Bibl.: Necr. in Corriere della Sera, 13 febbr. 1909; in Bull. della Soc. botanica ital., II (1909), pp. 35 s.; P. Boselli, In memoria dell'abate P. Ch., Torino 1909; L. Vaccari-G. Pavarino, Catal. delle piante coltivato nell'anno 1897 nella Chanousia, Aosta 1897; L. Vaccari, Il giardino di Chanousia, in Bull. della Soc. agricola ital., I (1906), p. 4; Id., L'abate P. Ch., Torino 1909; Id., La Chanousia, in Natura, I (1910), 4, pp. 113-131; Id., L'abate P. Ch., Perugia 1913; Id., Un'istituzione invidiata all'Italia: Chanousia, in Le Vie d'Italia, luglio 1922, pp. 1-7.