CONFIGLIACHI, Pietro
Nacque a Milano il 7 novembre 1777 da Felice e da Francesca Borsieri. Studiò prima privatamente, poi nelle scuole arcimboldiche di S. Alessandro in Milano, dirette dai padri barnabiti. Sebbene dimostrasse buone attitudini per le belle arti ed una naturale disposizione per la ginnastica, fu indirizzato dai barnabiti agli studi filosofici e teologici che seguì con convinzione e con impegno tali da vestire a Monza, nel 1794, l'abito della Congregazione dei chierici regolari di S. Paolo. Dopo aver sostenuto la pubblica disputa in filosofia teoretica e morale ed in fisica, venne nominato nel 1796 professore supplente di lettere e filosofia nei collegi di S. Barnaba e S. Alessandro in Milano, dove continuò a studiare teologia ancora per tre.anni sotto la guida dei padri Carnevali e Dagno. Sempre a Milano, fu allievo per la matematica e la fisica dei padri Ranagni, Fumei e Re, per la storia naturale del p. E. Pini e per le lettere del p. F. Fontana, divenuto poi cardinale.
Nel 1799, essendo la città di Crema passata sotto la dominazione austriaca ed avendo il governo affidato ai barnabiti le scuole filosofiche pubbliche, il C. fu inviato dai superiori in quella città ad insegnare filosofia, fisica e matematica. L'ordinazione sacerdotale avvenne a Crema, avendo il C. da poco compiuto i ventidue anni, dopodiché lasciò l'insegnamento della filosofia per insegnare nelle scuole di Cremona la fisica ed i rudimenti delle altre scienze naturali. L'insegnamento delle materie scientifiche gli consentì di mettere in luce la sua solida preparazione, la sua abilità di sperimentatore e, soprattutto, la sua intima vocazione per la ricerca, tanto da essere preso in grande considerazione dal Volta che lo onorò di particolare benevolenza, sebbene non fosse stato suo allievo.
Avendo chiesto il Volta di essere sollevato dalle cure dell'insegnamento, nel 1804 il C. fu chiamato, con decreto del governo, alla prestigiosa cattedra di fisica sperimentale dell'università di Pavia, assumendo anche la direzione del gabinetto fisico e dell'osservatorio meteorologico. Iscritto nel 1812 fra i membri onorari dell'Istituto lombardo di scienze e lettere di Milano, nel 1816 conseguì la laurea in filosofia e l'anno dopo fu dichiarato professore anziano della facoltà filosofica e prodirettore della facoltà matematica.
La vastità di cultura, l'ottima fama di scienziato e, soprattutto, la sua intraprendenza ed il suo impegno nella risoluzione di problemi di carattere organizzativo, gli valsero nel 1811 la nomina a rettore magnifico dell'università di Pavia, carica che tenne fino al 1814 e successivamente nell'anno accademico 1818-19. Durante il suo rettorato furono potenziate le varie facoltà, crebbe il numero degli studenti iscritti ed il prestigio dell'università per la serietà degli studi che in essa si compivano. Nell'ultimo anno di rettorato, il C. presentò all'imperatore Francesco I il progetto di rifacimento e di completamento della sede universitaria che per suo merito fu poi portato a compimento, assumendo l'attuale assetto.
Confermato nel 1817 nella cattedra di fisica, la tenne fino al 1841, anno in cui fu giubilato col titolo di professore emerito, conservando tuttavia fino al 1843 l'incarico di direttore degli studi filosofici e matematici.
Il titolo della cattedra che tenne a Pavia fu di fisica sperimentale (1804-1817), di fisica sperimentale e generale (1817-1818), di fisica ordinaria (1818-1820) e di fisica particolare congiunta con le matematiche e di fisica sperimentale (1820-1841). Offrì ininterrottamente, dal 1808 al 1825, la sua ampia disponibilità scientifica e tutto il suo appoggio al Giornale di fisica, chimica e storia naturale ossia Raccolta di memorie sulle scienze, arti e manifatture ad esse relative di Luigi Brugnatelli, professore di chimica generale, periodico in cui comparvero alcuni scritti di A. Volta, V. Brunacci e G. Mainardi e che consentì una preziosa divulgazione delle esperienze compiute e delle congetture teoriche che venivano elaborate all'epoca nei vari campi scientifici. Alla morte del Brugnatelli, il C. divenne condirettore del Giornale con Gaspare Brugnatelli, suo allievo e figlio di Luigi. Fu ammesso, oltre che nell'Istituto lombardo di scienze e lettere già ricordato, nella R. Accademia delle scienze di Torino, in quella di Cracovia, in quella di Napoli ed in quella di Berlino. Nel settembre del 1838 fu insignito dall'imperatore Ferdinando I del titolo di cavaliere della Corona ferrea. Fu presidente della sezione di fisica nella prima riunione degli scienziati italiani, tenuta in Pisa nell'ottobre 1839 (Atti..., Pisa 1840, p. 118), e nel 1840 vice presidente della sezione di fisica e matematica nel congresso di Torino (Atti della II riunione degli scienziati italiani tenuta in Torino nel settembre 1840, Torino 1841). Il C. compì molti viaggi di studio in Svizzera (1801), in Francia (1804) e nel 1805 fu associato, per ordine del governo, al fisiologo Iacopi per raccogliere lungo le coste del Mediterraneo reperti di storia naturale per il gabinetto di anatomia comparata dell'università di Pavia. Nel 1806, per prendere visione dell'ordinamento e del funzionamento di varie università europee, fu in Germania, Polonia e Ungheria, dove ebbe altresì proficui incontri con numerosi scienziati stranieri.
Godette anche della fiducia di alti prelati, oltre che del cardinale F. Fontana, già suo professore di lettere, nonché di Pio VIII F. S. Castiglioni, con cui ebbe stretti rapporti per più di due anni, allorché questi era stato relegato dal governo francese nel collegio dei barnabiti di Pavia col titolo di vescovo di Montalto. Anche il Volta dimostrò la sua amicizia al C. con incoraggiamenti e consigli, collaborando con lui in alcune esperienze e stimandolo tanto da indirizzargli la lettera sulle esperienze da intraprendersi sulle torpedini (Como, 15 luglio 1805), e da permettere che pubblicasse la sua memoria sull'identità del fluido elettrico col fluido galvanico.
Gli ideali di umanità e di fratellanza da lui professati, i contatti avuti durante i suoi frequenti viaggi all'estero con esponenti dell'illuminismo europeo, sembrano suffragare l'informazione poliziesca del 1831 inerente alla sua appartenenza alla massoneria e alla sua vita privata.
L'informazione, pubblicata da Alessandro Luzio in La massoneria sotto il Regno italico e la restaurazione austriaca (Milano 1918, p. 29) e riportata da G. Boffito in Scrittori barnabiti (Firenze 1933, I, p. 494), dice testualmente: "Configliachi abbate Pietro, professore di fisica e vice-direttore della facoltà filosofica dell'università di Pavia. Fu della loggia massonica pavese. Ricco, gode di bella fama come scienziato, ma le sue scappate galanti e lo spirito intrigante gli attirarono critiche violente. Ora non dà più occasioni di scandalo. Quanto a politica non s'è mai impicciato di maneggi riprovevoli e sembra aver preferito i principi monarchici. Mostrò grande attaccamento pel Governo austriaco, nei difficili momenti della rivoluzione piemontese". Aggiunge in nota il Luzio che nel 1825 il C. per il suo zelo poliziesco corse il pericolo di essere defenestrato dagli studenti. Tuttavia resta il fatto che il governo austriaco lo tenne sempre in grande considerazione tanto da manifestargli, con una lettera del 15 genn. 1844, "la superiore soddisfazione pei lunghi ed utili suoi servigi, e massime per la valente cooperazione prestata nella sistemazione degli studi alle cure di lui principalmente raccomandati" (Giornaledell'I. R. Ist. lomb. e Biblioteca italiana, X [1845], p. 41; v. ora, su tutta la questione, il saggio di T. Abbiati).
Morì nella sua villa Zuccota presso Cemobbio (Como), il 24 giugno 1844.
Dell'attività scientifica del C. sono testimonianza numerose memorie: Sul freddo prodotto dall'evaporazione dell'acqua e di molti altri fluidi più evaporabili della medesima nel vuoto (tradotta anche in francese), in Giornale di fis. chim. e stor. nat. (Pavia), IV (1811), pp. 208-31 e 237-74, e Doppio soffietto o mantice respiratorio per soccorrere gli asfittici e per intraprendere con facilità alcuni esperimenti e ricerche di fisica e fisiologia, ibid., IX (1816), pp. 57-71, nella quale viene presentato un perfezionamento del soffietto per. soccorrere gli asfittici già inventato da G. Hunter. Entrambe le pubblicazioni furono premiate.
Il primo lavoro a stampa del C., in collaborazione col Volta, Sopra i conduttori elettrici, applicati alla pila voltiana, detti galvanici (ibid., I [1808], pp. 147-63), è di particolare interesse: le considerazioni che vengono tratte, sul comportamento dei conduttori al passaggio della corrente elettrica, sembrano preludere a quella che poi sarà la legge di Ohm.
La memoria prende in esame le esperienze condotte da Erman intorno alle due classi di conduttori galvanici, esperienze che furono ripetute in collaborazione col Volta (p. 147), usando oltre alla pila un condensatore. Non avendo una pila a coppie così numerose come quella usata da Erman, adoperarono una pila di sole dodici coppie di zinco e rame con un collettore capace di condensare duecentocinquanta volte l'effetto. La semplicità dell'apparecchiatura si dimostrò utilissima perché li mise in grado di rilevare le più piccole differenze non colte da Erman, il quale non aveva usato il condensatore. Infatti è noto che una tensione elettrica debolissima, non rilevabile con l'elettrometro di Bennet, come era quello usato da Erman, non armato col condensatore, è invece marcatissima con l'aiuto di quest'ultimo. La pila era disposta in due colonne di uguale altezza, a poca distanza fra di loro, in modo che un corpo posto sulle due estremità superiori poteva formare l'arco di comunicazione. Usando il condensatore, non erano applicati ai due estremi dell'apparato a colonne due elettrometri ma vi era posto un solo elettrometro al quale successivamente si doveva comunicare l'elettricità che veniva raccolta dal piatto collettore, stando a contatto dell'uno o dell'altro polo della pila.
Erman aveva definito unipolari quei conduttori che, formando una catena tra l'uno e l'altro polo della catena voltiana, toccati da un altro corpo conduttore oppure posti in comunicazione con il suolo, distruggevano l'una o l'altra tensione, esaltandone l'opposta. Sempre secondo Erman, i conduttori unipolari negativi erano quelli che, posti a contatto con i due poli, isolavano ed esaltavano la tensione positiva, spegnendo la tensione opposta e conducendo l'elettricità da questo polo (positivo): al primo posto dell'elenco di questi conduttori, Erman poneva i saponi alcalini. Unipolari positivi erano invece quei conduttori che esaltavano la tensione negativa, togliendo la positiva, come, ad esempio, la fiamma dell'alcol o altre fiamme risultanti dalla combustione di sostanze che contengono del flogogene (idrogeno) o del carbonio. Per prima cosa il C. e il Volta sperimentarono la proprietà conduttrice sia del sapone alcalino sia della fiamma d'alcol; i risultati furono che la tensione del polo toccato si spense e venne distrutta all'istante mentre salì al massimo quella del polo opposto. L'effetto è lo stesso sia che il sapone o la fiamma d'alcol tocchi l'uno o l'altro polo della pila, quindi sapone ed alcol propagano indifferentemente l'elettricità da un polo all'altro, e così tutti gli altri conduttori imperfetti. Secondo il C. la classificazione dei conduttori imperfetti in unipolari e bipolari non è propria. Egli li distingue invece in conduttori di "preferenza" per il polo positivo ovvero per il polo negativo allorché, trovandosi nell'opportunità di propagare l'elettricità dall'uno all'altro polo, preferiscono propagarla da un polo piuttosto che dall'altro. I corpi che possono presentare questi fenomeni di preferenza o predilezione per la tensione di un polo o di un altro della pila, sono sei conduttori imperfetti, cioè canali non abbastanza capaci per la corrente elettrica che vi si muove. Ne trasportano una maggiore o minore quantità secondo che maggiore o minore è la loro conducibilità, lasciandone dietro una porzione, che il C. chiama "residuo", e che determina la residua tensione dei poli della pila stessa. I soli conduttori perfetti trasportano tutta l'elettricità da una parte all'altra, senza lasciare alcun residuo o residua tensione ai capi della pila stessa. Tali sono i metalli. Da questi conduttori perfetti, per gradi, si discende alla classe degli imperfetti ed anche al più imperfetto di questi.
Le conclusioni cui il C. pervenne furono inoltre: a)risulta impropria o per lo meno poco esatta la distinzione dei conduttori imperfetti in unipolari e bipolari e di questi in positivi e negativi, b)i conduttori imperfetti dall'apparente unipolarità hanno l'attitudine ad elevare la residua tensione elettrica della pila su di un polo, distruggendone l'opposta nell'altro, c) questa attitudine in alcuni casi è più forte e sensibilmente inalterabile, in altri appare meno forte e variabile al punto che in alcuni conduttori arriva talvolta ad invertirsi.
A questa memoria seguirono: Risultati sopra la reciproca azione elettrico-galvanica de' conduttori sì umidi che secchi; sulle vegetazioni metalliche; sopra le nuove sostanze metalliformi degli alcali; sopra l'ossisoverico ecc. Lettera del sig. Gehlen al prof. Brugnatelli, Monaco, 18 marzo 1808, traduzione dal tedesco con note del C. (in Giorn. di fis. chimica e stor. nat., I [1808], pp. 201-216); Sull'analisi dell'aria contenuta nella vescica natatoria dei pesci (ibid., II [1809], pp. 347-76, 381-409); Estratto di una memoria del sig. prof. Configliachi sopra la teoria delle meteore elettriche del sig. Preehtel (ibid., III [1810], pp. 477-89) tradotto in tedesco e inserito in Schweigger Journal für Chemic u. Physik (II[1811], pp. 69-79); Saggio di esperienze dirette a sparger lume sull'importante natura del calorico (in Giorn. di fis. chimica..., V[1812], pp. 59-71).
Il 10 sett. 1812 D. Morichini, professore di chimica nell'Archiginnasio della Sapienza, presentò all'Accademia dei Lincei una sua memoria Sopra la forza magnetizzante dellembo estremo del raggio violetto. La memoria fu pubblicata nel Giornale di chimica fisica estoria nat. (VI[1813], pp. 274-83) con un anno di, ritardo per farvi seguire, come è scritto nella postilla al titolo, "le interessanti osservazioni ed esperienze intraprese sullo stesso argomento dal nostro collega prof. Configliachi". Lo Herschel, facendo passare i raggi solari attraverso un prisma, aveva separato i raggi calorifici da quelli luminosi; W. H. Wollaston e J. W. Ritter avevano, con lo stesso mezzo, scoperto altri raggi che, senza essere calorifici o luminosi, affrettavano le combinazioni chimiche dell'ossigeno e che perciò chiamarono chimici. Il Morichini, riflettendo sul fatto che i raggi solari contenevano due dei quattro fluidi imponderabili, la luce e il calorico, aveva intrapreso una serie di esperienze sui raggi chimici per vedere se contenessero gli altri due fluidi, il magnetico e l'elettrico.
Immergendo degli aghi nel lembo del raggio violetto per un certo tempo, effettivamente era riuscito a magnetizzarli. Analogamente, portando per mezzo di una lente convergente il fuoco dei raggi violetti sopra il piattello di un elettroscopio condensatore, aveva ottenuto una divergenza delle pagliuzze. Il C. dedicò all'argomento una lunga memoria Sopra la forza magnetizzante del lembo estremo del raggio violetto dello spettro solare (in Giorn. di fis. chimica, VI [1813], pp. 291-315, 341-71).La memoria mette in evidenza le qualità di sperimentatore del C., la sua osservazione attenta e la sottile analisi dei fenomeni osservati oltre che la ricerca continua di esperimenti adatti a rendere semprc più probanti le sue affermazioni. La sua serietà scientifica affiora nella conclusione della prima serie di esperienze laddove (p. 314) il C. raccomanda a quelli che si interessano di magnetismo "a porsi bene in guardia nel riconoscere i fatti che crederanno di aver osservato, prima di annunziarli e molto più nel trarne generali conseguenze, se non vogliono correre il pericolo d'esser facilmente in errore". Il C. non trae conclusioni da questa lunghissima serie di minuziose esperienze perché, come egli scrive, "molto più conscio della mia insufficienza mi sono limitato alla nuda esposizione dei tentativi da me intrapresi e dei fatti da me osservati, né mi son fatto lecito di aggiungervi parola alcuna sull'origine della causa dei fenomeni".
Particolarmente interessante è la memoria L'identità del fluido elettrico col così detto fluido galvanico vittoriosamente dimostrata con nuove esperienze ed osservazioni. Memoria comunicata al sign. Pietro Configliachi professore difisica sperimentale nella università di Pavia e da lui pubblicata con alcune note (Pavia 1814), il cui titolo viene riportato dal C. nell'elenco delle sue opere nell'autobiografia (cfr. D. Diamilla Müller, Biogr. autogr. ed inedite, p. 120), e della quale, ad opera dello stesso C., esiste un'ampia recensione (Sopra l'identità del fluido elettrico col fluido galvanico, in Giorn. di fis. chimica ..., VII [1814], pp. 472 s.), la qual cosa indusse alcuni a ritenere che la memoria fosse opera del Configliachi. La scoperta effettuata da A. Ratti, bibliotecario dell'Ambrosiana, il futuro Pio XI, ha fugato ogni dubbio circa l'identità dell'autore (Memorie d. R. Ist. lomb. di scienze..., s. 2, XXXIV [1901], pp. 450-56).
Il Ratti, infatti, rinvenne un codice ms. di 404 pagine, con l'indice a p. 435, essendo rimaste in bianco le pp. 405-30, dal titolo Compendio degli articoli e memorie sull'elettricità pubblicate dal sig. Alessandro Volta redatte da Raffaele Tosoni Sanese, Pavia 1808. La parte più importante è costituita dalla memoria del Volta che venne poi stampata nel 1814 col titolo sopra riportato. La memoria, affidata dal Volta stesso al Baronio, uno dei suoi discepoli prediletti, era stata da questo comunicata al C., successo al Volta nell'insegnamento, il quale la pubblicava coi tipi del Cappelli in Pavia, ma con un titolo ed una prefazione da lasciar credere che sue fossero le numerose note, alcune molto lunghe ed importanti, e che al testo stesso egli avesse apportato un lungo lavoro di riordinamento, pur non celando la vera paternità dell'opera. Si disse che la pubblicazione dell'opera avvenne col tacito consenso del Volta, ma in realtà non esistono prove né del consenso né di successivi reclami.
La memoria si trova conservata nel succitato manoscritto ambrosiano ed è stata copiata dall'autografo del Volta da Raffaello Tosoni, professore in Milano della R. Scuola speciale di chimica applicata alle arti; comincia a p. 293 del codice con il titolo: Ristretto della dottrina e dei principali fenomeni del così detto galvanismo con alcune più necessarie notizie circa la sua origine e progressi. Memoria in cui, confutata ogni altra spiegazione o teoria, si conferma quella del pr. Volta e si risolvono le difficoltà e obbiezioni mosse alla medesima, coll'aggiunta anche di nuove osservazioni. Ed in calce vi è scritto per mano del Tosoni: "Questa memoria è stata scritta e composta propriamente dall'illustre Volta per il concorso all'Accademia italiana, quantunque passi sotto il nome di un suo scolaro. Il vero legittimo autore si è degnato di trasmettermene i fogli scritti di suo proprio carattere affinché mi servisse di norma per ben apprendere il corso dell'esperienze che avrebbe in seguito intrapprese nell'università di Pavia".
In sostanza il C. aggiunse di suo i Preliminari, la bibliografia essenziale e intuì qualche espressione; poté perciò crederla sua e come sua enumerarla nell'elenco bibliografico della citata autobiografia, forse secondo l'intenzione del Volta stesso.
Altre memorie del C. sono: Memoire sur la force magnetisante du bord reculé du tayon violet du spectre solaire, in Journal de phis., LXXVII (1813), pp. 212-35; Ricerche sopra uno di quegli strumenti chinesi noti sotto il nome di goung-goung o di tam-tam, in Mem. d. Ist. lomb. di scienze, lettere e arti, s. 2, I (1812-13), p. 33; la traduzione dall'inglese degli Elementi di filosofia chimica del sig. cav. Humprhy Davy dottore in legge..., Napoli 1816; Sopra diverso specie di vipere, in Mem. d. Ist. lomb. ..., s. 1, II (1814-5), p. 18; Sulla pila elettrica detta a secco (dello Zamboni) e sulla batteria portatile da caricarsi colla medesima, in Giorn. di chimica fis., VIII (1815), pp. 69 s.; Ricerche fisiche sull'iodio, ibid., IX (1816), pp. 215-23; Osservazioni sugli apparatielettromotori, ibid., X (1817), pp. 8 s.; Del Proteo Anguino di Laurenti; Pavia 1819 (in collabor. con M. Rusconi, autore di quasi tutta l'opera); Relazione sulle ricerche intraprese dalla Scuola di fisica dell'I. R. Univer. intorno alla reciproca azione elettrica e magnetica, in Giornale di fisica chimica, dec. 2, III (1820), pp. 447-57; IV (1821), pp. 16-36; Sulla caduta del fulmine nella torre detta la Lanterna di Genova, ibid., X (1827), pp. 61-67; Intorno alla costruzione dei parafulmini, in Memorie di mat. e fis. della Soc. ital., s. 2, XX (1829), pp. 34-24; Elogio scientifico di Alessandro Volta, Como 1834; Su di una grandine formatasi nelle basse regioni dell'atmosfera, in Atti d. II Riun. d. scienziatiital., Torino 1841, p. 3; Evangelista Torricelli, in Vite e ritratti di illustri italiani, Bologna 1844.
Sue lettere del 1820-1821si conservano nel carteggio Amici nella Biblioteca Estense e nella Biblioteca universitaria di Bologna; nelle Mem. dell'I. R. Istituto del Regno Lombardo-Veneto, IV, Milano 1833, pp. 7-8, troviamo citati i seguenti titoli: Ulteriori ricerche sull'elettromagnetismo (24 maggio 1821); Esperienze elettromagnetiche (4 genn. 1821); Di una meteora luminosa (27 giugno 1822); Sull'azione elettromagnetica dei metalli (7ag. 1823); Analisi di un pezzo minerale spedito dalla Valcamonica (3 giugno 1824).
Bibl.: Necrologio, in Giorn. dell'I. R. Ist. lomb. e Biblioteca italiana, X (1845), pp. 41 s.; D. Diamilla Müller, Biografie autografe ed inedite di illustri italiani di questo secolo, Torino 1853, pp. 115-20; P. G. Boffito, Scrittori barnabiti, I, Firenze 1933, pp. 495-503; Scientific Papers - Royal Society - of London, II, London 1868, pp. 50 s.; F.Scolari, Il fisico P. C. successore delVolta a Pavia, in Periodico della Società storicacomense, XXIX (1932), pp. 63-68; T. Abbiati, Notizie per la biografia del prof. P. Configliachi, in Archivio stor. lombardo, LXIII (1936), pp. 463-485 (vedi ivi discusse tutte le polemiche ed accuse cui fu fatto oggetto il C., da Defendente Sacchi a R. Barbiere, morali, politiche, ecc., oltre che scientifiche, ampie citaz. da doc. della polizia austriaca che dovrebbero discolpare il Configliachi).