PIETRO contestabile di Portogallo
Figlio dell'infante don Pedro duca di Coimbra, nacque nel 1429. Quando il padre nel 1449 fu assassinato, per le vicende politiche che ne seguirono, il contestabile fu spogliato dei beni e degli onori e cacciato in esilio. Visse in Castiglia fino al 1457, nel quale anno, riconciliatosi col cognato Alfonso V di Portogallo, lo accompagnò nelle sue spedizioni in Africa. Alla fine del 1463, trovandosi a Ceuta, gli fu offerta dai Catalani, ribellatisi a Giovanni II, la corona di Aragona, che accettò. Ma il suo regno durò poco. Don Pedro, combattuto e sconfitto da Giovanni II, il 28 febbraio 1465, a Calaf, si trascinò di qua e di là, invano cercando alleanze e tentando la riscossa. Morì a Granollers il 29 giugno 1466.
Fu molto dotto e curioso raccoglitore di monete e di manoscritti (ne aveva di latini, francesi, castigliani, portoghesi, italiani); a lui il marchese di Santillana indirizzò una famosa lettera, che è il primo saggio critico di una storia letteraria spagnola. Come scrittore ha lasciato poche poesie liriche in portoghese (nel Canzoniere di Resende, per cui cfr. J. Ruggeri, Il C. d. R., Ginevra 1931, p. 186), e in lingua spagnola una serie di Coplas del contempto del mundo, specie di poema didattico ispirato dai moralisti antichi, senza novità di pensieri, ma con un nobile ideale di vita e di giustizia; la Satyra de felice e infelice vida (a cura di A. Paz y Mélia, Madrid 1892), mista di prose e di versi, in cui rievoca i suoi amori giovanili; e la Tragedia de la insigne Reyna Doña Isabel (a cura di C. Michaëlis de Vasconcellos in Homenaje a Menéndez y Pelayo, Madrid 1899, I, 263), anch'essa composta di prose e versi, in cui esprime i suoi sentimenti per la prematura morte della sorella, moglie di Alfonso V.
Bibl.: A. Balaguer y Merino, D. P. el C. de P. considerado como escritor erudito y anticuario, in Revista de ciencias históricas de Barcelona, II (1881); A. Morel-Fatio, in Romania, XI, p. 153; M. Menéndez y Pelayo, Antología de poetas líricos, ecc., VII, Madrid 1898, pp. cx-cxxxii; id., Origenes de la novela, I, ivi 1905, pp. cccxii-xv.