CORIO, Pietro
Nato a Milano il 19 apr. 1860 da Alessandro e da Bice Perelli, a otto anni era contralto nella cappella musicale del duomo e a dieci studiava il pianoforte non trascurando, tuttavia, anche l'inclinazione per la pittura. Scelta definitivamente la musica, entrò al conservatorio di Milano, dove si diplomò sotto la guida del maestro C. Dominiceti e di A. Ponchielli, che lo stimarono grandemente, ed ebbe quali condiscepoli G. Puccini e P. Mascagni.
Nel 1878 il C. venne proposto per l'istruzione elementare degli orfani cantori, tanto più che a causa del periodo transitorio del cambiamento di voce, gli era impossibile continuare a cantare nel coro. Di temperamento esuberante e deciso, ebbe spesso contrasti per questioni organizzative e nel 1883 chiese che la sua carica di maestro precario venisse resa stabile. Questa gli venne, in effetti, confermata nel 1884 quando, per la cessazione del contratto con l'orfanotrofio di Canzo per i pueri cantores la scuola di canto della Fabbrica del duomo dovette ristrutturarsi totalmente sotto la guida del maestro e direttore G. Gallignani.
Verso la metà del 1884 si procedette quindi alla nomina del personale insegnante della nuova cappella che si configurò come segue: maestro degli adulti fu G. Cairati con l'assistenza di P. Maggi; maestro dei ragazzi, S. Gallotti con l'assistenza per l'appunto, del Corio. Nel 1893, in seguito alla morte del maestro Gallignani, sostituito nelle sue funzioni di direttore dal maestro Gallotti, e con le dimissioni del maestro Maggi rimasero in servizio soltanto il Cairati e il Corio. Ciò rese necessaria la definizione di una nuova struttura che vide il C. confermato nella sua carica di maestro per la scuola dei ragazzi.
Con la direzione del Gallignani, coadiuvato dal C., dal Cairati e dal maestro E. Codazzi, ebbe inizio il quarantennio di ascesa prima e di decadenza poi della cappella del duomo, che vide le sue ultime affermazioni artistiche per i funerali di G. Puccini, il 3 dic. 1924, durante i quali venne eseguita l'In Paradisum del maestro Gallotti.
Il C., tuttavia, non ebbe modo di assistere fino infondo alla decadenza della scuola alla quale aveva dedicato buona parte della sua vita di musicista e compositore in quanto, minato da lunga malattia, morì a Lecco il 7 ott. 1918.
Con la morte del C. il Gallotti manifestò il suo rammarico per aver perduto il suo più valido collaboratore; in occasione delle onoranze funebri la Fabbrica del duomo concesse ai figli un sussidio di lire cinquecento, portato poi a lire mille in considerazione delle loro miserevoli condizioni economiche.
Le attività musicali e artistiche del C. non si limitarono, tuttavia, alla sua pur lunghissima appartenenza alla cappella musicale del duomo. Di fatto egli insegnò anche alla civica scuola popolare di musica e diresse per parecchi anni le società corali "Bellini" e "Donizetti" di Milano. Fu, inoltre, istruttore dei cori nei teatri di Milano e della regione per alcune stagioni d'opera.
Grande interesse hanno anche le attività del C. come teorico e compositore. Scrisse, infatti, un Metodo teorico-pratico di elementi musicali e canto collettivo con esercizi progressivi di solfeggio a due voci uguali ad uso degli Istituti, scuole normali e popolari di musica delle Scholae Cantorum (Milano, Ricordi, s. d.).
Si distinse anche come compositore di musica sacra, parecchi esempi della quale si trovano tuttora manoscritti nell'Archivio musicale della cappella del duomo di Milano, quali: Alma Redemptoris Mater, antifona a 4 voci, dicembre 1900 (A. D., b. 132, n. 1); Civitas non eget, ingressa a 4 voci, 1904 (A. D., b. 79, n. 11); Illuminatio mea a 4 voci (A. D., b. 132, n. 3); In te eripiar a 4 voci (A. D., b. 131, n. 7); Missa pro defunctis a 3 voci, 1899 (A. D., b. 132, n. 4).
Di grandissimo pregio, fra la produzione di musica sacra del C., resta il Requiem, considerato un vero gioiello di classicismo e scritto appositamente per la Società corale varesina che per molti anni lo eseguì, nella ricorrenza del 2 novembre.
Per il teatro educativo compose e dedicò all'Istituto della provvidenza: tre bozzetti lirici: L'abbandonato, Perduto! e Salvato! su libretto di Lino Pieri (Milano 1896); due cantate bibliche: Sinite parvulos e Natalia con parole della Sacra Scrittura.
Scrisse, inoltre, parecchie canzoni di musica profana in dialetto milanese, premiate nei concorsi di Milano e, Intra fra le quali: Brianzoeul e Montagner, coro a due voci; Filanda, coro a tre voci; Maledetta la filanda, con accompagnamento di zampogna o pianoforte, in Canzoniere lombardo, ed. Ricordi, Milano s. d. Presso l'editore Ricordi sono state pubblicate anche le seguenti opere, menzionate nell'Universal Hartdbuch der Musikliteratur aller Zeiten und Völker di F. Pazdirek: Missa pro defunctis ritu Ambrosiano ad tres voces aequales concidenda per soprano e contralto; Ah, i donnett!, canzone monologo; Magnificar a 4 voci, concertato con orchestra e riduzione per organo; Requiem aeternam adue voci.
Compositore fu Edgardo, figlio del C. e di Italia Biraghi, nato a Milano il 16 maggio 1890. Allievo di G. Orefice e M. Saladino al conservatorio di Milano, si diplomò in composizione nel 1915. Interrotta l'attività durante il primo conflitto mondiale, al quale partecipò come ufficiale di complemento, si dedicò in seguito soprattutto all'insegnamento e, attivo sempre nella sua città, fu dapprima insegnante di canto nelle civiche scuole di musica (1912), poi di composizione nell'accademia di musica dell'Istituto d'arte e di cultura, di cui divenne anche direttore; diresse poi il coro del gruppo universitario musicale di Milano-Pavia e concluse l'attività didattica quale maestro di canto nell'Istituto internazionale di Milano. Collaborò con vari scritti d'argomento musicale a riviste e periodici, tra cui dal 1920 a Musicisti d'Italia.
Compose la commedia musicale in tre atti Liuba (non rappresentata), la cantata La morte di Ofelia per solo, coro e orchestra, il poema sinfonico Il Pellegrino di S. Just (1915), la suite Scene classiche e altra musica orchestrale (tutte senza indicazione di luogo di pubblicazione e data); fu inoltre autore di varia musica da camera (anch'essa senza indicazione di luogo e di data, salvo diversa indicazione), tra cui: Preludio per quartetto d'archi; Sonata, Allegro di concerto, Improvviso per violino e pianoforte; Fantasia in re minore e Notturno a Lesbo per pianoforte (ambedue premiati al concorso "Anelli" di Cremona nel 1922 e pubblicati a Milano da Ricordi, probabilmente nello stesso anno). Compose inoltre varie liriche per voce e pianoforte, tra cui un Inno a Cesare Battisti e musicò il Carmen saeculare di Orazio (1936).
Morì a Milano il 2 marzo 1948.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. della Fabbrica del duomo, anni 1884-1918, cari. 8, fasc. 7, pp. non numerate; cart. 4, fasc. 9, pp. non numerate; Annali della Fabbrica del duomo, 1884-1918, rif. 279, 673; C. Sartori, Catal. delle musiche d'arch. della cappella musicale del duomo di Milano, Milano 1957, p. 147; B. F. Pazdirek, Universal Handbuch d. Musikliteratur aller Zeiten und Völker,III, Wien 1967, p. 239; F. Monpellio, La musica a Milano nell'età moderna, in Storia di Milano, XVI, Milano 1962, pp. 574 s.; A. De Gani, I maestri cantori e la cappella musicale del duomo (1395-1930), Milano 1930, pp. 26, 55; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 372 e Supplemento, p. 215 (per Edgardo); A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, pp. 149 s.; La Musica. Diz., I, p. 432 (anche per Edgardo); Enc. della musica Ricordi, I, p. 553; Catalogo generale delle Ediz. Ricordi, III, Milano s. d., p. 1228.