Pietro d'Abano (lat. Petrus de Abano o Petrus Patavinus)
(lat. Petrus de Abano o Petrus Patavinus) Filosofo e scienziato (n. Abano, od. prov. Padova, 1250 - m. prima del 1318). Incerte le linee della sua biografia; sappiamo che, tra vari viaggi, fu a Costantinopoli, si trattenne a lungo a Parigi e fu poi (dal 1310) a Padova, celebrato maestro di medicina. Tra i suoi scritti l’opera maggiore è il Conciliator differentiarum philosophorum et precipue medicorum (1303; varie edizioni a stampa); altri scritti: Liber physionomiae (1295), Lucidator dubitabilium astronomiae (1310); un trattato sull’astrolabio, uno sul moto dell’ottava sfera e uno sui veleni; varie le traduzioni: i Problemi d’Alessandro d’Afrodisiade, i Problemi di Aristotele (con commento), versioni di scritti medici (di Galeno e Dioscuride), e la revisione della versione latina di scritti astrologici di Abrāhām ibn ̔Ezrā. Il Conciliator, l’opera principale di P., è un grande manuale scientifico nel quale, attorno alla centrale tematica medica, si discutono molte questioni di ordine generale come i rapporti della medicina con le altre discipline e quindi particolari dottrine fisiche (dalla costituzione degli elementi all’influenza dei corpi celesti). Aristotelico per la generale concezione del mondo (sottolineando la distinzione tra discorso filosofico e discorso teologico), P. svolge ampiamente i rapporti tra medicina e astrologia: posta l’influenza diretta delle stelle su tutti i processi di generazione e corruzione (ove i corpi celesti divengono gli intermediari tra Dio e il mondo sublunare), l’astrologia si afferma come una scienza fondamentale anche per il medico; dalle influenze celesti derivano le qualità occulte di molti esseri naturali (non vi è quindi necessità di ricorrere ai demoni), come pure dalle grandi congiunzioni è accompagnato e determinato il divenire storico soprattutto nei suoi principali eventi (per es., la nascita e il tramonto delle religioni e dei regni). Di qui la fama di P. come astrologo e mago (ma quest’ultima qualifica fu contestata da Pico della Mirandola, che trovava non congruo parlare di magia a proposito di P. che negava i demoni): per questo ebbe a che fare con l’Inquisizione e sembra – secondo testimonianze più tarde – che dopo la morte il suo corpo fosse bruciato come eretico.