D'ACHIARDI, Pietro
Figlio di Antonio, insigne mineralista, e di Marianna Camici, nacque a Pisa il 28 ottobre del 1879. Nella città natale egli si applicò al disegno e alla pittura studiando contemporaneamente lettere presso la facoltà di magistero. Nel 1901, conseguita la laurea, si trasferì a Roma per frequentare il corso di perfezionamento in storia dell'arte medievale e moderna, interesse che non lo distolse dall'attività artistica, rappresentata in questo primo periodo soprattutto da paesaggi e marine eseguiti a tempera. Le sue capacità gli assicurarono una borsa di studio triennale, da utilizzare per due anni a Roma e per un anno all'estero. Pertanto tra il 1905 e il 1906 poté visitare i principali paesi europei e completare la sua formazione con lo studio dal vivo delle opere dei grandi maestri conservate nei musei. Rientrato dal soggiorno all'estero, di cui tracciò una Relazione (Roma 1906), stringata ma esauriente, ottenne il diploma di perfezionamento, discutendo una tesi su Sebastiano dei Piombo. Il materiale raccolto in tale occasione, ampliato e approfondito, gli consentì di. pubblicare, soltanto due anni dopo, un'ampia monografia sull'artista con una prefazione di A. Venturi (Sebastiano del Piombo: monografia storico-artistica, Roma 1908). Nello stesso anno il D., e ciò testimonia della stima di cui già godeva, ricevette l'incarico da Pio X di riorganizzare in luogo del defunto Ludovico Seitz la Pinacoteca Vaticana nella nuova sede, nell'ala del fabbricato posto sul lato ovest del cortile del Belvedere, al di sotto della Biblioteca Vaticana.
In precedenza, dal 1857 circa, la Pinacoteca Vaticana si trovava nell'appartamento di Gregorio XIII, situato al livello del terzo piano delle Logge e a nord delle stesse. La sistemazione promossa da Pio X scaturiva dalla volontà di rendere più agevole ai visitatori l'accesso alle opere e di accrescerne nel contempo il numero, riunendo quadri conservati in raccolte diverse dei Sacri Palazzi o in luoghi inaccessibili.
Il D. assolse il prestigioso impegno curando il reperimento e la classificazione delle opere nonché la loro disposizione. I lavori procedettero alacremente e il pontefice poteva così inaugurare la nuova raccolta il 28 marzo 1909. Qualche anno più tardi, il D. stesso pubblicava una ponderosa opera dal titolo La Nuova Pinacoteca Vaticana (Bergamo 1914): con essa suggellava l'impegno assolto, con un testo esauriente e completo per quanto riguarda la provenienza delle opere (Francia, 1960). In sintesi la raccolta pontificia si presentava al pubblico con ben 277 opere contro le 56 del nucleo originario. Il D. aveva scelto per la disposizione dei dipinti una classificazione per regioni, che però non fu confermata quando nel 1932 la Pinacoteca fu nuovamente trasferita, questa volta nella sede appositamente costruita dove attualmente si trova. In tale occasione si preferì disporre i dipinti secondo una divisione cronologica.
Nell'anno stesso in cui si conclusero i lavori per la Pinacoteca Vaticana, il D. fu nominato ispettore della Galleria Borghese e occupò tale carica fino al 1913, anno in cui iniziò l'attività didattica come professore di storia dell'arte, prima presso l'Accademia di belle arti di Roma, poi presso la facoltà di architettura della stessa città. Gli anni che dedicò all'insegnamento e alla ricerca scientifica sono rappresentati da numerosi scritti; la varietà degli argomenti trattati rivela la molteplicità dei suoi interessi e il suo vasto campo di conoscenze. Sia nei lavori di carattere monografico, sia nelle trattazioni comprensive di più argomenti il D. si distingue per la concretezza dei contenuti e la chiarezza espositiva. Tra i numerosi scritti, meritano un particolare risalto, oltre alle due opere già menzionate, Les dessins de D. Fr. Goya y Lucientes au Musée du Prado à Madrid (Rome 1908) e La collection Messinger (Rome 1910).
Con assiduità e con vero spirito religioso il D. si occupò d'arte sacra, sia come studioso, dedicando all'argomento numerosi saggi e lezioni, sia come artista, eseguendo opere per chiese, soprattutto in Terrasanta. Il suo lavoro di pittore è documentato dalla partecipazione a diverse mostre di pittura e avvalorato da commissioni pubbliche di prestigio. Nella pittura da cavalletto preferì trattare soprattutto il paesaggio, tema che sentiva con intensa partecipazione emotiva e che trattò di preferenza con l'acquarello pur non trascurando altre tecniche, compresa l'incisione. Al Museo di Roma sono conservati quattro acquerelli e un'acquatinta del D., eseguiti tra il 1917 e il 1926, aventi come soggetto vedute di Roma, di Toscanella, di Gerusalemme: tutte queste opere si distinguono per la felice resa di una natura serena e la trasparenza luminosa dell'aria.
Tra il 1922 e il 1924, sorse a Gerusalemme il nuovo santuario del Getsemani, detto dell'Agonia o delle Nazioni; per la sua decorazione musiva furono incaricati della stesura dei cartoni il D. e i pittori M. Barberis e G. Bargellini. Gli ultimi due si occuparono rispettivamente dei cartoni per le due absidi laterali e per il timpano della facciata. Il D. eseguì invece quelli per il pavimento, per le cupole e per l'abside centrale. Traendo spunto da alcuni frammenti di mosaico appartenenti alla basilica del IV secolo, rinvenuti durante i lavori di sterro per la nuova costruzione, il D. disegnò ornati geometrici per i pavimenti delle navate laterali e, per quello della navata centrale segui uno schema rettangolare a sviluppo longitudinale, includente il monogramma costantiniano circondato da motivi geometrici e incorniciato da volute d'acanto con fiori e uccelli su fondo nero. Mentre per gli ornati del pavimento e delle cupole il D. preferì attingere al repertorio iconografico paleocristiano, per l'abside centrale ideò una sua composizione con Gesù nell'Orto degli ulivi, realizzando un Cristo sofferente in un paesaggio arido ed essenziale.
Tra il 1926 e il 1927, a Roma, curò la decorazione in mosaico della "Domus Iucundiana" sulla via Appia, proprietà della famiglia Barluzzi, elaborando per il.pavimento della sala centrale al pianterreno il tema delle Quattro stagioni e per la, galleria di ingresso una complessa ornamentazione geometrica. Probabilmente la conoscenza tra il D. e, i Barluzzi, presto trasformatasi in una duratura e profonda amicizia, si deve far risalire all'epoca della costruzione della basilica dell'Agonia a Gerusalemme, opera dell'ingegnere Antonio Barluzzi. La seconda opera romana del D., datata al 1929, rientra nell'ambito dei restauri e della parziale ristrutturazione di cui era oggetto in quegli anni il palazzo Venezia. Il D. disegnò i cartoni per il mosaico pavimentale della sala del Mappamondo, attenendosi agli esempi forniti dai mosaici delle terme romane. Al centro della composizione campeggia il mitico Ratto d'Europa, inserito in una cornice rettangolare attorne alla quale si sviluppa un vasto Campo marino percorso da Tritoni e Nereidi.
Nell'ultimo decennio di vita, il D. lavorò soprattutto per committenze religiose. Ancora per la Terrasanta eseguì la Via Crucis del santuario delle Beatitudini, prospiciente il lago di Tiberiade presso Cafarnao; indi i cartoni per i mosaici della cappella del Calvario nel Santo Sepolcro, con simboli della Passione di Cristo, e quelli per la lunetta sopra l'altare nella cripta della basilica della Visitazione ad Ain-Karen (Ein Karem) presso Gerusalemme, con un Incontro della Vergine e s. Elisabetta, di sapore quattrocentesco.
A Roma, invece, ideò i cartoni per i mosaici del sepolcro di Pio XI, nelle Grotte Vaticane. Il sarcofago è incassato entro un basso nicchione, che ricorda gli arcosoli catacombali, completamente rivestito di mosaici esemplati, per lo stile, su quelli paleocristiani.
Fu questo l'ultimo rilevante impegno svolto dal D. prima della morte avvenuta a Roma il 18 dic. 1940.
Oltre alle opere ricordate che testimoniano la sua attività più significativa, il D. esegui complessi decorativi per le sedi romane dei padri mercedari, delle suore francescane missionarie di Maria, delle suore del Buon Pastore, oltre che una Via Crucis per la chiesa di S. Filippo Neri a Chicago (Barluzzi, 1941). Per i suoi meriti fu insignito del titolo di accademico di S. Luca e. di quello dei Virtuosi del Pantheon. L'attività di studioso, cultore d'arte ed educatore che il D., condusse parallelamente a quella artistica è ampiamente documentata dai suoi scritti.
Si veda un elenco degli scritti, oltre quell li citati all'interno della voce, in Samek Ludovici (1942), al quale si aggiunga: Nuovi acquisti della R. Galleria Borghese, in Boll. d'arte, VI (1912), pp. 81-93; Guida della. Pinacoteca Vaticana, Roma 1913; La Nuova Pinacoteca, Vaticana (prospetto dell'opera), Bergamo s. d.; Raffaello e l'opera sua nella posterità, in Raffaello nel IV centenario della morte, Roma 1920, pp. 15-30; Espos. romane, in Rass. d'arte, VII (1920), pp. 29 s.; G. A. Sartorio, in L'Illustr. vaticana, III (1932), 20, pp. 1016-19; Proposte di restauro dell'arco trionfale... della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, in Atti del III Congresso di studi romani, II, Roma 1933, pp. 39 ss.; Accordi e dissidi fra Oriente e Occidente nell'arte ital., in Atti del IV Congresso di studi romani, I, Roma 1935, pp. 455-60; Caratteri e valori dell'arte italiana, in Ist. Beato Angelico di studi per l'arte sacra, VI (1935), pp. 121-53; Le tendenze artistiche degli ultimi cento anni e loro ripercussione nel campo dell'arte sacra, in Atti della IV Settimana d'arte sacra per il clero, Città del Vaticano 1936, pp. 134-52; Valori artistici e orientamenti critici, in Istit. Beato Angelico di studi..., VII (1936), pp. 62-78; Caratteri e valori della pittura sacra in Italia, in atti della V Settimana d'arte sacra per il clero, Città del Vaticano 1937, pp. 134 ss.; C. Fracassini, in L'Urbe, III (1938), 12, pp. 15-26. Collaborò all'Enciclopedia Italiana redigendo le voci: Arredamento; Goya y Lucientes, F. J.; Liberty, stile.
Fonti e Bibl.: Necrologi, in Il Messaggero, 21 dic. 1940; G. Barluzzi, Ricordo di P. D., in L'Urbe, VI (1941), 1, pp. 17 s. P. D'Ancona, P. D. Gli affreschi di S. Piero a Grado presso Pisa... Basilica vaticana, in Arch. stor. ital., XXXVII (1906), pp. 232 ss.; La Nuova Pinacoteca Vaticana, Roma 1909, p. 7; R. Papini, L'incisione moderna alla I Esposizione di Bianco e Nero, a Firenze, in Emporium, XI, (1914), p. 278; La basilica del Getsemani, Roma s. d. [ma 1924], pp. 46, 49, fig. 18; Catal. d. II Esposiz. internaz. d. incisione moderna, Firenze 1927, p. 26; F. Hermanin, Cenni sui lavori del palazzo di Venezia, Roma 1929, pp. 22 s.; Terza mostra del Sindacato reg. fascista belle arti del Lazio, Roma 1932, p. 22; C. Mezzana, Un duplice dono del pontefice. La Nuova Pinacoteca Vat. Il discorso sull'arte sacra, in Arte cristiana, XX (1932), 12, pp. 322-36; M. Tardini, La tomba di Pio XI, ibid., XXIX (1941), 3, pp. 33-39; S. Lodovici [S. Samek Ludovici], Storici, teorici e critici d. arti figurative (1800-1940), Roma 1942, p. 120; F. Hermanin, Il Palazzo di Venezia, Roma 1948, p. 120; V. Corbo, Arte sacra nei luoghi santi, Verona 1950, pp. 8, 22, 27 n. 7, 29, figg. 10, 22; O. A. Sbrissa, La basilica del Getsemani, in Arte cristiana, XLII (1954), 78, pp. 171 ss.; E. Francia, Pinacoteca Vaticana, Milano 1960, pp. 63 ss.; A. Storme, Getsemani, Jerusalem 1970, pp. 66-69, fig. 21; G. F. Lomonaco-P. E. Trastulli, Tra 800 e 900. P. D. Un toscano a Roma (catal. della mostra), Roma s. d. [1984]; H. Vollmer, Künstlerlexikon..., I, p. 7; L. Servolini, Dizionario ill. di incisori ital. moderni e contemporanei, p. 231.