PIETRO d'Anzola
PIETRO d’Anzola. – Nacque probabilmente a Bologna da Giovanni di Lorenzo da Unçola (oggi Anzola dell’Emilia) notaio, intorno al 1258. Ignoto è il nome della madre. Ebbe due fratelli, Michele e Biagio e una sorella, Francesca.
La famiglia, residente in cappella di S. Maria della Carità, conservava forti legami con la località d’origine. Il padre vi possedeva vari appezzamenti, per circa 32 ettari, e alla loro gestione univa l’esercizio dell’attività notarile. Anche Pietro scelse la professione notarile e il 24 dicembre 1275, superato l’esame previsto dagli statuti del Comune, fu accolto nella societas notariorum cittadina. Nel 1283, dopo che gli Ordinamenti sacrati avevano imposto un regime a esclusiva guida di Popolo, la societas notariorum fece redigere una nuova matricola dei soci escludendone quanti sospettati di opposizione al regime. Giovanni e Pietro furono registrati: l’adesione della famiglia al regime popolare era dunque sicura.
Giovanni morì nel 1285 e i suoi beni, comprendenti oltre alle terre ad Anzola due case di un certo valore in città, furono gestiti in comunione da Pietro e dai fratelli. Nel 1304 addivennero a una prima suddivisione, attestata dalla dichiarazione d’estimo di Pietro, presentata in questo anno e da quelle dei fratelli di poco successive. I loro rapporti restarono comunque sempre molto stretti, anche se la scelta di vita di Pietro lo aveva allontanato dalla casa paterna.
Atti giudiziari della curia podestarile del 1301 riportano che Pietro d’Anzola aveva la disponibilità di una domus et hospicium in cappella di S. Marino di Porta Nova, un edificio atto a ospitare studenti e a svolgere lezioni e in cui con tutta probabilità egli abitava. Di questo edificio Pietro acquisì poi la proprietà, ma per le necessità della sua scuola prese in affitto anche un altro hospicium in cappella di S. Martino dei Caccianemici Piccoli, di proprietà di Fraysenda, nuora di Gugliemo d’Accursio.
Pietro deve essersi dedicato soprattutto allo studio del diritto civile seguendo le lezioni di Francesco d’Accursio che, tornato dall’Inghilterra nel 1282, aveva ripreso l’insegnamento nello Studio bolognese. È probabile che quella di Pietro sia stata una frequenza ‘libera’ delle lezioni, non in vista dell’acquisizione del titolo di doctor legum. Ma fu un vero rapporto di allievo a maestro e Pietro d’Anzola lo citerà sempre come «doctor meus dominus Franciscus» (Morelli, 2014, pp. 29-33).
Quando Pietro abbia a sua volta iniziato a insegnare non è noto, ma deve averlo fatto almeno dal 1290 e con successo, a quanto pare. La circostanza che nel dicembre 1295 il preconsole della societas notariorum abbia chiesto il consilium di Pietro e del doctor legum Francesco Sassolini in una causa sulla competenza dello stesso preconsole ne attesta il prestigio di cui godeva tra i notai, suoi concittadini. Testimonianze raccolte negli atti dell’Inquisizione del 1299, che rivelano la sua aperta opposizione alla politica di Bonifacio VIII e l’interesse per la predicazione di Fra Dolcino, lo ricordano come «magister Petrus de Unçola, qui docet Summam notarie».
Nonostante il successo, Pietro non fu tra i docenti dello Studio retribuiti dal Comune. La sua scuola seguì le modalità dell’insegnamento privato: in una domus et hospicium in cui ospitare a dozzina gli studenti, ammettendo anche studenti esterni. Lo chiariscono le mansioni dei due collaboratori, destinatari dei legati testamentari. L’uno, Giovan Battista di Hodonito, era uno studente esperto che integrava l’insegnamento della Summa notarie da parte del maestro e teneva il corso di ars dictaminis. L’altro, Diotisalve detto Ave, era preposto alla domus et hospicium. La stretta vicinanza agli studenti, facilitata da questo insegnamento, ha lasciato tracce nelle opere di Pietro: vi ricorda le sollecitazioni a scrivere, da loro ricevute, ma anche i diversi gradi di interesse manifestati verso la materia che egli insegnava e le sue conseguenti indicazioni circa i libri da possedere e studiare.
Nell’hospicium di proprietà di Fraysenda il 30 aprile 1312, sentendo avvicinarsi la fine, Pietro dettò al notaio Alberto da Muglo il suo testamento. Nominò esecutore Ugolino de Guecis lasciandogli tutti i suoi libri di diritto civile e canonico e una casa in cappella di S. Marino di Porta Nova, con tutta probabilità la domus et hospicium. Chiese di essere sepolto presso la chiesa di S. Francesco e dispose pochi legati, a favore di conventi, dei suoi due collaboratori e della sorella Francesca. Istituì eredi dei rimanenti beni i fratelli Michele e Biagio. Il testamento non citava né moglie né figli: Pietro non ebbe evidentemente una famiglia propria. Non vi erano legati pro male ablatis, idonei a riscattare il peccato d’usura, pratica diffusa tra i maestri dello Studio, specie verso i propri studenti, di cui Pietro non pare, dunque, si fosse macchiato.
La disposizione circa i libri e la casa in S. Marino di Porta Nova, le personalità dei due collaboratori, ricordati nel testamento, indicano che la vera attività di Pietro era stata quella di docente. Non sembra vi abbia affiancato la professione notarile. Non restano infatti tracce di suoi atti per privati o quale addetto a un ufficio pubblico, nonostante il 7 agosto 1285 il Consiglio degli Ottocento avesse affidato a Pietro le imbreviature del padre, autorizzandolo a trarne i documenti definitivi.
Le opere di Pietro d’Anzola, tutte a corredo delle singole parti della Summa di Rolandino, sono: l’Apparato al Tractatus notularum, la cui edizione può attribuirsi all’anno 1297; Additiones all’Aurora di Rolandino (nei manoscritti e nelle edizioni a stampa l’Aurora e le Additiones di Pietro sono unificate sotto il titolo Meridiana); Aurora novissima, commento alla Summa artis notarie, in continuazione dell’Aurora, dalla locatio et conventio ad serviendum del capitolo V a tutto il capitolo VII; Glosse al Flos testamentorum; Opus iudiciorum, commento al capitolo IX. Prive di un’edizione critica, le opere di Pietro sono consultabili, con le inevitabili attenzioni, nelle edizioni a stampa della Summa di Rolandino, tra cui quella giuntina del 1546, oggi diffusa anche nella ristampa del 1977 (Sinisi, 2014, p. 47).
Il periodo di attività, i temi trattati e il metodo didattico iscrivono Pietro nella «nutrita schiera di giuristi che una storiografia ormai superata ha classificato ‘post-accursiani’» (Sarti, 2014, p. 7), un protagonista di quel «delicato ma potente momento di transizione tra due scuole metodologiche della scienza giuridica medievale» (Morelli, 2014, p. 23). Nelle sue opere Pietro mostra di conoscere a fondo e di usare benissimo la Glossa d’Accursio; ma cita spesso anche Odofredo e, tra i contemporanei, oltre a Francesco d’Accursio, Cino da Pistoia, Dino del Mugello, Guglielmo Durante; conosce e cita il diritto canonico, compreso il Liber sextus di Bonifacio VIII, e i primi scritti di Giovanni d’Andrea (p. 25). Nell’esposizione «interpreta tutte le fasi didattico-letterarie della scuola giuridica del secondo Duecento» (p. 27), con ampio ricorso «alla quaestio, ai casus esemplificativi e alla divisione dell’argomento in capitula» (Sinisi, 2014, p. 59). «Docente e studioso di notariato ‘a tempo pieno’» (Sarti, 2014, p. 2), Pietro «commenta e integra quasi nel suo complesso» (Sinisi, 2014, p. 46) l’opera di Rolandino. Il profondo rispetto – ripetutamente e convincentemente dichiarato – per questa opera e il suo autore non gli impedisce un atteggiamento liberamente critico. Pietro è consapevole che la sua opera è «uno sviluppo naturale dell’opera del maestro» (Giansante, 2104, p. 102). Nella dialettica tra ‘antichi’ e ‘moderni’, di grande attualità nello Studio, «Pietro si schiera tra i ‘moderni’ che i vecchi maestri hanno già superato». In realtà, Pietro «ha già voltato le spalle a Rolandino», dando all’ars notariae una «impostazione giuridica, diversa da quella prevalentemente dettattorio-retorica di Rolandino» (pp. 119-121). È questo il contributo fondamentale di Pietro all’ars notariae, creata nello Studio bolognese all’inizio del XIII secolo; un contributo che le consentirà di rispondere pienamente alle esigenze della società civile, in rapida evoluzione già nel corso del secolo seguente.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Comune-Governo, Riformagioni del Consiglio del popolo, reg. 166, c. 140; Curia del podestà, Carte di corredo, b. 2 (anno 1311); Ufficio dei memoriali, vol. 124, cc. 243-244; Società dei notai, Atti, reg. 34, cc. 37-39.
Rolandino, Summa totius artis notarie Rolandini Rodulphini…, Venetiis, apud Iuntas, 1546 (rist. anast., Bologna 1977); M. Sarti - M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis Professoribus a saeculo XI usque ad saeculum XIV, I, Bologna 1769 (ed. a cura di C. Albicini - C. Malagola, Bologna 1882), p. 515; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, pp. 265 s.; F.K. von Savigny, Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter, V, Heidelberg 1829 (rist. anast., Darmstadt 1956), pp. 482 s.; Il notariato nella civiltà italiana. Biografie notarili dall’VIII al XX secolo, a cura del Consiglio nazionale del notariato, Milano 1961, pp. 458 s.; L. Paolini - R. Orioli, L’eresia a Bologna fra XIII e XIV secolo, Roma 1975, I, pp. 149-155, 170, II, pp. 20, 41; Liber sive matricula notariorum comunis Bononie (1219-1299), a cura di R. Ferrara - V. Valentini, Roma 1980, p. 328; G. Tamba, P. d’A., il ‘commentatore’ di Rolandino (1257/59 - 1312). Appunti per una biografia, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le province di Romagna, n.s., LXI (2010-11), pp. 161-201; Id., P. d’A., in Dizionario biografico dei giuristi italiani, II, Bologna 2012, pp. 1580 s.; M. Giansante, Pietro e i suoi maestri: antichi e moderni nella storia del notariato bolognese, in L’opera di P. d’A. per il notariato di diritto latino. Atti del Convegno di studi storici (Bologna - Anzola dell’Emilia, 6 ottobre 2012), a cura di G. Tamba, Bologna 2014, pp. 101-121; G. Morelli, «Doctor meus d. Franciscus tradebat». P. d’ A. e un maestro autorevole, ibid., pp. 11-43; N. Sarti, La città e lo Studio nell’età di P. d’A., ibid., pp. 1-9; L. Sinisi, Nel solco di Rolandino. L’opera di P. d’A. fra ‘theorica’ e ‘practica’, ibid., pp. 45-62.