ARAGONA, Pietro d'
Nato in Aragona ai primi del XV secolo, era figlio cadetto di Ferdinando il Giusto re d'Aragona e di Leonora Albuquerque, e fratello di Alfonso V il Magnanimo, di Giovanni II re di Navarra e di Enrico, il famoso e irrequieto infante. Le vicende della sua vita pubblica e privata sono strettamente legate a quella dei maggiori fratelli, alle imprese dei quali, in Spagna e fuori, l'A. prese sempre attiva parte.
Abile uomo d'armi e condottiero, l'A. fu di prezioso ausilio per Alfonso il Magnanimo, che si servì a più riprese di lui per le sue ripetute azioni sul continente italiano. Già nel giugno del 1423 egli giunse a Napoli, insieme col fratefio, alla testa di una flotta catalana di soccorso e contribuì decisamente, con un impetuoso assalto condotto personalmente, alla conquista della città. Nel novembre dello stesso anno Alfonso, costretto a tornare in patria, lasciò all'A. il governo di Napoli e delle altre località del Regno, occupate dagli Aragonesi. Il giovane principe, sottoposto, con le poche truppe che aveva a disposizione, a una sempre più decisa pressione da parte delle forze angioine propose, ai primi del 1424, la distruzione totale di Napoli; ma il suo temerario progetto fu accantonato in seguito all'opposizione espressa da Iacopo Caldora. Migliorata in seguito la situazione aragonese, l'A. nel 1425 guidò una spedizione navale lungo le coste liguri, diretta contro il Visconti, allora signore di Genova. L'azione dell'A. fu talmente positiva (egli conquistò Rapallo, Recco, Sesto, Castiglione, Chiavari) da costringere Filippo Maria ad aprire trattative con Alfonso.
Tornato quindi in Spagna, l'A. si trovò coinvolto nei contrasti che opponevano i due suoi fratelli Giovanni, re di Navarra, ed Enrico. In un primo momento egli fu dalla parte di Giovanni. Più tardi, dopo essersi rifiutato, nel 1429, di scendere in campo a fianco del re di Navarra, si schierò decisamente dalla parte del ribelle Enrico, insieme con il quale condusse nel 1430 una decisa guerra in Estremadura contro Giovanni II, valendosi anche degli aiuti fornitigli dal re del Portogallo. Assediato in Alcantara, dopo aver respinto le esortazioni di Alfonso, che lo incitava a smettere dalla ribellione ed a raggiungerlo in Italia, fu fatto prigioniero, costringendo così anche il fratello Enrico a venire a patti. Consegnato nel 1432 al re del Portogallo, decise di ritornare in Italia a fianco del fratello. Nel maggio del 1435 era in Sicilia, con il compito di organizzare le forze militari di riserva. Il mese successivo raggiunse sul continente Alfonso che assediava Gaeta, e guidò un violento, ma vano assalto alla piazza. Il 5 agosto, durante la famosa battaglia di Ponza, vinta dalla flotta genovese su quella catalana, l'A., contrariamente al fratello, caduto nelle mani del nemico, riuscì a porsi in salvo e si preoccupò di munire a difesa i castelli di Napoli. Nel dicembre riuscì ad impossessarsi con un ardito e felice colpo di mano di Gaeta e, più tardi, di Terracina.
Nel 1436 guerreggiò in Calabria contro Micheletto Attendolo. Due anni dopo, invece, era di nuovo accanto ad Alfonso, all'assedio di Napoli. Ivi, il 17 ott. 1438, mentre puntava la sua artiglieria contro i nemici asserragliati nella chiesa del Carmine, fu colpito da una palla di bombarda e ucciso.
Guerriero accorto ed audace, pronto a cogliere ogni occasione favorevole, abile a combattere sia in mare, sia in terra, Pietro d'Aragona fu assai pianto dal fratello Alfonso, che in lui aveva perduto uno dei migliori condottieri, e senz'altro il più fidato.
Bibl.: N. F. Faraglia, Storia della regina Giovanna II d'Angìò, Lanciano 1904, pp. 177, 241, 242, 243, 260, 292, 318; Id., Storia della lotta tra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò, Lanciano 1908, passim; E. B.Ruano, Los Infantes de Aragón, Pamplona 1952, passim, spec. pp. 99-101.