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Pietro d'Aragona

di Pietro Palumbo - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Pietro d'Aragona

Pietro Palumbo

Figlio minore di Pietro III re d'Aragona e di Costanza figlia di Manfredi, fu l'unico dei sei figli legittimi del re che non diventò sovrano.

P. è ricordato nel testamento del padre del 1282; nel 1285 sposa Guglielmina di Moncada, figlia di Gastone visconte di Béarn; è nominato terzo erede, dopo i fratelli, nel testamento di re Alfonso del 1288. Nel 1296, al riaccendersi della guerra contro la Castiglia, fu messo a capo di un grosso esercito che invase i territori avversari. Morì di malattia lo stesso anno durante l'assedio di Mayorga, a Tordehumos, senza lasciar figli. È ricordato come principe pio e casto (Muntaner).

Alcuni commentatori e studiosi (fra cui Torraca, Del Lungo, Porena, Sapegno, Arrivabene, Amari, Giunta) vedono in P. il giovanetto dell'episodio di Pietro III: e se re dopo lui fosse rimaso / lo giovanetto che retro a lui siede, / ben andava il valor di vaso in vaso, / che non si puote dir de l'altre rede; / Iacomo e Federigo hanno i reami; / del retaggio miglior nessun possiede (Pg VII 115-120 e cfr. anche i vv. 121-129). Altri (e fra essi Scartazzini, Toynbee, Casini, Steiner, Seroni, Sobrequés, Soldevila, Palumbo), seguendo cronisti e storici spagnoli (Tomic, Zurita, Mariana), pensano piuttosto al primogenito Alfonso, che divenne re nel 1285, e morì a venticinque anni nel 1291, lasciando ottima fama di sé (fu soprannominato " El Franc ", " El Liberal "); a lui successero i fratelli Giacomo e Federico (l'altre rede). Se così fosse, sarebbero qui menzionati tutti e tre i successori di Pietro III, e nel giusto ordine. L'espressione fosse rimaso può indurre a pensare a un principe che re fu effettivamente (e la sua morte prematura avrebbe lasciato il trono ai fratelli degeneri), piuttosto che all'ultimogenito, che re sarebbe potuto divenire solo come quarto nella successione. Il termine giovanetto potrebbe convenire anche a un venticinquenne; qualche difficoltà c'è tuttavia per giustificare una simpatia di D. per Alfonso, che in politica estera cercò l'accordo con il Papato (v. ALFONSO III d'ARAGONA e relativa bibliografia).

Bibl. - R. Muntaner, Crònica, a c. di J. Coroleu, Barcellona 1880, capp. 183, 187, 189 (e traduz. ital. di F. Moisè, Cronache catalane del sec. XIII e XIV, Firenze 1844); H. Finke, Acta Aragonensia, III, Berlino e Lipsia 1922, 102; F. Soldevila, Història de Catalunya, I, Barcellona 1962²; P. Palumbo, Il " novissimo " Federico nel giudizio dantesco, in Atti del Convegno di Studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 226-235 (spec. p. 228 e n. 10).

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