PIETRO da Miso
PIETRO da Miso (de Mizo). – Anteriormente al concistoro del 1158, le notizie su Pietro sono pressoché inesistenti. Delle ipotesi formulate sulle sue origini può considerarsi accettabile quella che lo vuole romano e consanguineo di Alessio, nobilis civis romanus, suddiacono papale e futuro cardinale prete del titolo di S. Susanna (1188-89; Tillmann, 1975, p. 365); desta invece notevoli perplessità una sua possibile attribuzione al casato dei Capocci, soprattutto alla luce delle più recenti ricostruzioni genealogiche di tale lignaggio.
Pietro studiò in Francia e a tale periodo fanno riferimento anche talune lettere che testimoniano le sue relazioni con alcune grandi abbazie della regione parigina (St-Denis, Compiègne, Lagny). Nulla è dato sapere di una sua possibile carriera all’interno della curia pontificia fino a quando fu creato cardinale diacono del titolo di S. Eustachio appunto nel marzo 1158 dal pontefice Adriano IV. Alla morte di quest’ultimo (1° settembre 1159), Pietro si schierò con quella parte del collegio cardinalizio che per l’elezione del nuovo papa sosteneva la candidatura del senese Rolando Bandinelli, che fu eletto il 7 settembre. Contemporaneamente, la restante parte dei cardinali elesse il candidato imperiale Ottaviano, che prese il nome di Vittore IV.
Alessandro III nel corso del suo lungo pontificato (1159-1181) dovette difendere la propria legittimità nei confronti degli antipapi voluti e sostenuti dall’imperatore Federico I Barbarossa, e per questo mantenne un’intensa attività diplomatica in tutta Europa.
Poco dopo l’elezione, inviò pertanto in Ungheria Pietro e il cardinale vescovo di Preneste, Giulio, per convincere il re ungherese Geza II a riconoscere la sua autorità e non quella dell’antipapa Vittore IV, che a sua volta aveva inviato al sovrano propri legati. Pietro arrivò in Dalmazia probabilmente alla fine del 1159 e incontrò da solo Geza; giunto anche Giulio, i due cardinali cercarono di convincere il sovrano a schierarsi a favore di Alessandro III, ma senza poter raggiungere lo scopo e dunque lasciarono la Dalmazia nel corso del 1160. L’anno seguente i due legati papali furono incaricati di condurre un nuovo tentativo, che questa volta, a seguito di complesse trattative, fu coronato da un pieno successo.
Durante il primo dei due viaggi Pietro si occupò anche della difficile situazione delle istituzioni ecclesiastiche del Regno di Ungheria e in particolare della complicata elezione dell’arcivescovo di Spalato Absalon. Con il cardinale Giulio si recò poi dal neoletto arcivescovo di Esztergom, Luca, per la consegna del pallio.
Accadde in tale circostanza un episodio degno di nota. Il fratello del presule offrì in dono a Pietro un cavallo; la circostanza, in sé abbastanza consueta, divenne invece spunto per una riflessione sulla simonia e la corruzione degli ecclesiastici, sulla quale intervenne anche lo stesso pontefice, che si pronunciò sulla legittimità del dono e tale pronunciamento confluì nella raccolta delle decretali di Gregorio IX.
Nel 1163 Pietro partecipò ai lavori del concilio di Tours. L’anno successivo compì una missione in Sardegna, dove presenziò alla solenne donazione di tre chiese situate nell’isola da parte di Attone vescovo di Castro a favore dei camaldolesi. Certamente in tale occasione Pietro dovette operare nel tentativo di guadagnare quell’Ordine monastico alla causa di Alessandro III. Di lì a poco il pontefice premiò la fedeltà e lo zelo di Pietro promuovendolo cardinale prete del titolo di S. Lorenzo in Damaso; nel 1168 fu inviato nuovamente in Dalmazia per occuparsi del dibattito sorto intorno all’operato del nuovo arcivescovo di Spalato Gerardo.
Di Pietro sono note anche le positive relazioni che intrattenne con il Regno e la corte inglesi. Enrico II lo considerava un suo fedelissimo sostenitore ed ebbe modo di affidargli importanti incarichi presso la curia papale (1171). Ebbe anche rapporti epistolari con l’arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, verso il quale mostrava un’amichevole cordialità.
In una lettera inviata al presule inglese tra il 1162 e il 1163, Pietro esprimeva forte preoccupazione per lo stato in cui versava la Chiesa romana di S. Maria in Saxia, deputata all’accoglienza dei pellegrini inglesi, e della assoluta necessità di risollevarne le condizioni perché potesse continuare a svolgere le sue antiche funzioni, aggiungendo che in merito anche lo stesso pontefice aveva adottato i provvedimenti che gli venivano trasmessi.
Pietro morì nel 1174; il giorno della sua morte, 14 settembre, è ricordato in un nota obituaria del necrologio del monastero romano dei Ss. Ciriaco e Nicola in Via Lata: «XVIII kalendas octubris. Obiit Petrus de Mizo cardinalis Sancti Laurentii in Damaso» (Necrologi, 1908, p. 61).
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