PIETRO da Mogliano, beato
PIETRO da Mogliano, beato. – Nato a Mogliano (Macerata) nel 1435, figlio di un Mactiotus de Mogliano che, in base al locale catasto quattrocentesco, può essere riconosciuto come Mactiutius ser Iohannis.
Il patronimico di Petrus Mactiotii de Mogliano è attestato in un documento del 7 marzo 1469: è il giuramento dei cittadini di Fabriano, incaricati della conservazione della pace in città, al quale egli risulta testimone assieme al confratello Francesco di Annibale, entrambi de heromita ordinis minorum, vale a dire residenti nell’insediamento dell’Eremita di Valdisasso a Fabriano (Brandozzi, 1968, p. 18). L’anno di nascita è fissato in base al fatto che lo stesso Pietro collocò il proprio ingresso in religione all’età di 25 anni, vincolando la scelta alla predicazione perugina di Domenico da Leonessa che data al 1460 (Varano, 2007, p. LXXXIX). Una tradizione erudita risalente al XVII secolo (ora smentita dai rilievi critici di Brandozzi, pp. 16-18) lo vuole discendente del condottiero Gentile da Mogliano, o membro della famiglia Corradini.
Il personaggio faceva parte del gruppo di frati marchigiani dell’Osservanza minoritica della generazione immediatamente successiva a Bernardino da Siena, che intraprese la vita religiosa e il relativo apostolato entro le linee tracciate per la famiglia osservante da Giovanni da Capestrano e che agì quindi tra gli anni Quaranta e Ottanta del XV secolo. Questa generazione di frati marchigiani trovò un prestigioso fulcro attorno a Giacomo da Monteprandone (s. Giacomo della Marca) e presenta esponenti di rilievo ancorché non studiati in modo esaustivo quali Niccolò da Osimo, Gabriele Ferretti da Ancona, Domenico da Leonessa. Fra essi Pietro da Mogliano è noto soprattutto per il rapporto di direzione spirituale con la principessa Camilla da Varano (figlia del duca di Camerino Giulio Cesare) la quale, divenuta clarissa con il nome di suor Battista, alla morte del frate redasse un singolare opuscolo intitolato Il felice transito del beato Pietro, diretto alla duchessa di Urbino, Elisabetta Gonzaga Montefeltro.
Quanto alla sua formazione, il primo biografo Filippo Camerini (la cui agiografia risale alla prima metà del XVIII secolo, nell’ambito dell’avvio del processo di beatificazione) attesta i primi studi di Pietro – in grammatica e filosofia – a Mogliano e a Fermo, poi il trasferimento, per il triennio 1457-1460, allo Studium di Perugia dove studiò diritto civile e canonico (Camerini, 1737, p. 6) avendo presumibilmente come maestri rispettivamente Pier Filippo della Corgna e Benedetto de Benedetti (Brandozzi, 1968, pp. 26 s.). Si noti che dello stesso Studium erano stati allievi i celebri confratelli Giovanni da Capestrano e Giacomo della Marca, secondo una consuetudine ampiamente attestata di prossimità tra l’Osservanza minoritica e lo Studium perugino, attorno al locale convento di Monteripido.
Alla fine del triennio di studi – e a seguito della predicazione a Perugia del frate osservante Domenico da Leonessa, nella quaresima del 1460 – risale l’ingresso in religione, entro la famiglia osservante che faceva capo alla riforma avviata nel 1368 da Paolucci di Vagnozzo Trinci a Brogliano (tra Foligno e Camerino). Frate Francesco di Monteprandone, nipote di Giacomo della Marca e direttore spirituale di Pietro da Mogliano, postillando il Felice transito, all’altezza della notizia relativa all’ingresso in religione precisa come lo stesso Pietro lo datasse al suo venticinquesimo anno di età (Brandozzi, 1968, pp. 13 s.). L’unica fonte a indicare una sede per l’anno di noviziato di Pietro è Camerini, che lo colloca presso l’eremo delle Carceri sul Monte Subasio (Assisi), facente parte egli insediamenti occupati dai frati dell’Osservanza, presso il quale aveva speso il suo noviziato anche Giacomo della Marca.
Camilla Battista Varano, nell’opuscolo del Felice transito, riferisce un racconto di Pietro secondo il quale avrebbe avuto, all’età di 13 anni, una visione che lo esortava all’ingresso in religione nell’Ordine dei frati minori, e che però Pietro posticipò tale decisione ai suoi 25 anni di età (Varano, 2007, p. 16).
Dopo l’anno di noviziato, fatta la professione, le fonti tacciono sulla sua destinazione conventuale, almeno fino al 1469, quando è attestato come lettore al Convento dell’Eremita di Fabriano (Brandozzi, 1968, p. 33), presso il quale era stato istituito uno studio provinciale per i frati dell’Osservanza in applicazione del dettato delle Costituzioni stilate da Giovanni da Capestrano nel 1443. Inoltre, risultando egli amanuense di alcuni dei codici della prestigiosa libreria allestita da Giacomo della Marca nel convento di S. Maria delle Grazie a Monteprandone, e sulla scia di una insistita tradizione della cronachistica minoritica, è ragionevole ipotizzare che Pietro da Mogliano sia stato uno dei frati deputati alla cura e all’incremento della libreria stessa, in appoggio a una richiesta di Giacomo della Marca, con cui il pontefice Pio II corrispose nel dicembre del 1462 (Brandozzi, 1968, pp. 34 s.; Bistoni Grilli Cicilioni, 1993, pp. 304-330).
Come per tutti i frati osservanti italiani, l’attività di predicazione non è scindibile da una pastorale di notevole impatto sociale e da relazioni di prossimità con le autorità cittadine. A partire dagli Sessanta Pietro da Mogliano è ampiamente documentato come predicatore in diverse cittadine marchigiane: nel 1464 una sua lettera, datata da Sarnano il 19 maggio, lo attesta predicatore della crociata contro i Turchi come subdelegato da Bartolomeo del Colle, a sua volta nunzio apostolico e delegato da Pio II per la predicazione della crociata nella Marca d’Ancona e nella Massa Trabaria (Brandozzi, 1968, pp. 49-51); nel 1466 predicò la crociata ad Amandola (bando del potestà del 3 maggio 1466, pp. 46 s.), dove ottenne che il Comune stipendiasse il maestro per gli scolari indigenti; nel 1469 intervenne a Fabriano con una campagna di pacificazione tra le due fazioni cittadine: il Comune accettò la sua proposta di eleggere 200 cittadini. Fu anche nominato (assieme all’abate di San Biagio di Fabriano) ambasciatore del Comune per notificare l’avvenuta pacificazione al governatore di Fabriano, allora arcivescovo di Spoleto (il relativo dossier documentario, conservato nell’Archivio comunale di Fabriano, è ricostruito – con ampi stralci di edizione – in Brandozzi, 1968, pp. 52-54, e Paoli, 1993).
Una nota del Regestum observantiae Cismontanae, datata giugno 1472, lo documenta plausibilmente in Sardegna assieme a Giacomo da Monteprandone dal momento che si ingiunge ai frati «Iacobo et Petro de Marchia» di tornare dall’isola nella loro provincia (Brandozzi, 1968, p. 54, Regestum, p.168): la presenza in Sardegna è coerente con l’assenza di Pietro al Capitolo dell’Aquila dove fu nominato provinciale della Marca.
A dicembre del 1476 il vicario dell’osservanza cismontana gli ingiunse di predicare a Penne la Quaresima del 1477 (Regestum, 1983, p. 219), ma non v’è documentazione dell’avvenuta predicazione. Nel marzo del 1480 predicò a Fermo, in particolare il 17 marzo al Consiglio di Cernita, che adottò provvedimenti esplicitamente ispirati ai contenuti della sua predicazione, eleggendo cittadini in rappresentanza delle diverse contrade per raggiungere la pace tra fazioni, e per vigilare sulla celebrazione dei matrimoni. Inoltre a Fermo sono documentate anche prese di posizione rispetto alla presenza ebraica, con annullamento delle condotte vigenti e la redazione di nuove rubriche statutarie in proposito, che gli atti del Consiglio cittadino riferiscono esplicitamente dovute alle indicazioni del predicatore (Brandozzi, 1968, pp. 54-56).
A settembre del 1483 il vicario dell’Osservanza cismontana gli ingiunse di predicare la Quaresima del 1484 a Roma, nella basilica dell’Aracoeli, ma di rientrare, subito dopo il triduo di Pasqua, nella sua provincia della Marca «et ad locum ubi est de familia», in modo da poter partecipare al Capitolo provinciale (Regestum, 1983, p. 494).
A livello degli impegni istituzionali, le notizie sull’attività di Pietro da Mogliano entro l’Ordine si fanno più documentate e circoscritte a partire dagli anni Settanta, in particolare a proposito degli incarichi da lui ricoperti entro il vicariato cismontano dell’Osservanza. Il vaglio critico (Brandozzi, 1968, pp. 38-42) delle asserzioni in proposito da parte di cronisti e biografi, incrociato con i dati desunti da fonti ufficiali ha portato a un chiarimento della sequenza dei suoi incarichi come vicario provinciale. Nel triennio 1472 (15 maggio) - 1475 (21 maggio) fu nominato dal Capitolo dell’Aquila vicario nell’isola di Creta (Provincia di Candia) con una lettera di nomina recapitatagli dal confratello Tommaso da Mogliano (Wadding, 1933, p. 5; Regestum, 1983, p. 166); per due mandati vicario della provincia della Marca, nei trienni 1477-1480 e 1484-1487 (nel triennio intermedio era stato vicario Domenico da Leonessa). Nominato una terza volta nel 1490, morì poco dopo, a luglio dello stesso anno. Non trova invece riscontro documentario la notizia – tramandata dagli Annales Minorum (Wadding, 1933, p. 549) – che lo voleva vicario della Provincia romana in un anno imprecisato.
Nell’ultimo periodo della sua militanza, in coincidenza con l’incarico di provinciale e nell’ambito dello sviluppo dell’osservanza cismontana, Pietro da Mogliano si distinse per l’acquisizione alla sua famiglia religiosa di nuovi insediamenti. Trattò infatti con il Comune di Fabriano l’erezione in città di un nuovo convento per gli osservanti: il 30 giugno del 1490 il Comune deliberò l’erezione del convento nominando gli ufficiali deputati alla fabbrica «de voluntate etiam et consensu fratris Petri de Mogliano» (Brandozzi, 1968, p. 46). Negli anni del suo vicariato la provincia della Marca acquisì nuovi conventi a Fano nel 1479 e a Iesi nel 1490, ma per questi casi non è documentato un intervento diretto di Pietro da Mogliano (pp. 45 s.)
Dal 1484 fino alla morte fu direttore spirituale di Camilla Battista Varano, succedendo in questo ruolo a Domenico da Leonessa.
Morì il 25 luglio del 1490 a Camerino, nel convento di S. Pietro in Muralto, dopo tre settimane di malattia, nelle quali – come riferisce in più passi Battista Varano – fu assistito dal medico Battista Pucci ed ebbe costantemente vicino il confratello e confessore Francesco di Monteprandone.
Undici mesi dopo la morte, nel 1491, il suo cadavere fu riesumato e traslato su uno dei muri laterali; lì rimase fino al 1503, quando i Borgia trasferirono gli Osservanti nella chiesa di S. Francesco in città e il cadavere incorrotto venne colà traslato. Una seconda traslazione, interna alla chiesa in una cappella dedicata, risale al 1705 (Pulcinelli, pp. 191-207). Il culto locale ininterrotto, che ha dato luogo a una produzione iconografica tarda e stereotipata, ha avuto riconoscimento giuridico con il processo per l’accertamento del culto ab immemorabili, avviato su petizione del Comune di Mogliano nel 1736, conclusosi nel 1760 con la conferma da parte di Clemente XII (Pulcinelli, 1993, pp. 211-216).
Opere. Le opere di Pietro da Mogliano si limitano a tre trattati ascetici (Ammaestramenti spirituali, I gradi dell’amore, Avvertimenti all’anima devota), a una antologia dei Commentari di Girolamo sui profeti, che un colophon afferma compiuta a Rodi, a gennaio del 1474, «dum eram in visita, cum essem Vicarius Provintie, gravi tunc infirmitate gravatus, post convalescentiam otiosus» (Brandozzi, 1968, p. 40) e ai sermoni raccolti in due codici autografi (e in gran parte inediti) provenienti dal convento moglianese di S. Colomba, dove erano conservati entro una cassetta lignea assieme a una copia del Felice transito, attualmente conservati presso la Biblioteca comunale di Mogliano: sono i due manoscritti segnati con 2 e 3, studiati rispettivamente da Adriano Gattucci (1993) e Giuseppe Avarucci (1993, 2006).
Fonti e Bibl.: F. Camerini, La vita del b. P. da M. de’ pp. Minori osservanti di San Francesco il cui corpo riposa nella città di Camerino scritta compendiosamente da Filippo Camerini sacerdote della congregazione di San Carlo della suddetta città, Camerino 1737; L. Wadding, Annales Minorum (…), XIV, Ad Claras Aquas prope Florentiam 1933; F.A. Ferretti, Corradini, P. da M., in Bibliotheca Sanctorum, IV, Roma 1964, coll. 197 s.; I. Brandozzi, Il beato P. da M., minore osservante (1435c.-1490), Roma 1968; Regestum Observantiae Cismontanae, Grottaferrata 1983; P. Péano, Pierre Corradini de Mogliano (bienheureux), frère mineur, vers 1442-1490, in Dictionnaire de Spiritualité, XII, 3, Paris 1986, col. 1548; Il beato P. da M. (1435-1490) e l’osservanza francescana. Atti del convegno... Mogliano... 1990, a cura di G. Avarucci, Roma 1993; G. Avarucci, Il sermonario del beato P. da M., ibid., pp. 137-174; M.G. Bistoni Grilli Cicilioni, L’intervento del beato Pietro nella costituzione della biblioteca di S. Giacomo della Marca, ibid., pp. 304-330; A. Gattucci, Per uno studio del manoscritto 2 della biblioteca comunale di Mogliano, ibid., pp. 95-136; D. Pacini, Il culto del beato P. da M., ibid., pp. 189-242; U. Paoli, Presenza del beato Pietro a Fabriano, ibid., pp. 175-188; B. Pulcinelli, Iconografia del beato P. da M., ibid., pp. 243-261; G. Avarucci, Tra latino e volgare nei Sermoni del beato P. da M., in Verum, pulchrum et bonum. Miscellanea di studi offerti a Servus Gieben in occasione del suo 80o compleanno, a cura di Y. Teklemariam, Roma 2006, pp. 439-486; B. Varano, Il felice transito del b. P, da M., a cura di Adriano Gattucci, Firenze 2007; M. Paraventi, Arte e committenza francescana nel territorio tra XVI e prima metà del XVII secolo, in Presenze francescane nel Camerinese (secoli XIII-XVII) a cura di F. Bartolacci - R. Lambertini, Camerino 2008, pp. 301-322.