PIETRO da Siena, santo
PIETRO da Siena, santo. – La sua data di nascita è ignota. Secondo il cronista senese sei-settecentesco Girolamo Gigli, appartenne alla nobile famiglia Martinozzi: «De’ Martinozzi truovansi tre beati in questo mese [aprile] tutti tre Francescani, tutti tre Martiri: Cioè il B. Pietro al giorno 9, che patì nel 1321. Il B. Giovanni a’ 15, che patì nel 1345, ed il B. Bartolomeo, che patì in questo giorno [30] nel 1370» (Gigli, 1722, p. 90). Se si eccettua questa informazione – della cui attendibilità non si hanno altri riscontri – le notizie sul frate minore si concentrano tutte intorno alla sua morte.
Pietro partì insieme a tre confratelli (Tommaso da Tolentino, Giacomo da Padova, Demetrio da Tifliz) e al frate domenicano Giordano da Sévérac verso la fine del 1320 per raggiungere la Cina, dove era attiva una missione animata dai frati minori, già strutturata in Provincia ecclesiastica con a capo l’arcivescovo Giovanni da Montecorvino.
Le notizie su questo viaggio, dall’esito tragico, riguardano collettivamente tutto il gruppo dei missionari, guidato da Tommaso da Tolentino, sul quale si hanno molte più informazioni. Questi aveva già operato in Oriente, in Armenia, insieme ad altri minori del gruppo degli spirituali, quali Angelo Clareno e Pietro da Macerata (fra Liberato), dopo essere stato incarcerato due volte dalle autorità dell’Ordine a causa delle sue posizioni sulla povertà. Ciò ovviamente non può automaticamente portare ad ascrivere anche Pietro al campo degli spirituali. Tommaso, venuto a conoscenza dell’attività di Giovanni da Montecorvino e avendone parlato con papa Clemente V, pensò più tardi di estendere il suo impegno evangelizzatore alla Cina.
Presumibilmente i cinque frati si trovavano già in Oriente, in Persia; si imbarcarono a Ormuz, sul Golfo Persico, e attraverso il Mare Arabico raggiunsero l’India, volendosi recare nella parte sudorientale al sepolcro dell’apostolo Tommaso. Come racconta Odorico di Pordenone (Itinerarium, prima metà del XIV secolo), a causa di venti contrari dovettero sbarcare nell’isola di Salsetta (Salsette, a nord dell’attuale città di Mumbay), dove a Tana (Thane) trovarono quindici famiglie di cristiani nestoriani, «et hospitati fuerunt in domo cuiusdam illorum».
Benché Odorico affermi che gli abitanti erano idolatri, la città era governata dai musulmani. Convocati davanti al cadì, Tommaso, Giacomo e Demetrio difesero la fede cristiana e quando questi rivolse loro una domanda relativa a Maometto, attaccarono il profeta come figlio di perdizione, posto nell’inferno con il diavolo. Vennero martirizzati il 9 aprile 1321. Pietro non era con loro, perché era stato lasciato in casa a custodire i bagagli. Fu catturato due giorni dopo e martirizzato a sua volta.
Odorico raccolse le reliquie dei primi tre martiri e le portò in Cina, ma non trovò quelle di Pietro. Della sua morte racconta: «iniziarono a tormentarlo dalla mattina fino a mezzogiorno con diversi generi di tormenti. Poi lo appesero ad un albero sul quale rimase dalle tre del pomeriggio fino a sera. Quando si giunse a sera, lo tirarono giù dall’albero senza alcuna lesione. Vedendo ciò, lo tagliarono a metà; fattasi sera, non si trovò assolutamente nulla di lui. Tuttavia ad una persona degna di fede fu rivelato che Dio aveva nascosto il suo corpo fino ad un certo tempo, nel quale, quando gli fosse piaciuto, egli stesso lo avrebbe manifestato».
Girolamo Golubovich pubblicò alcune lettere, una del frate minore Bartolomeo, custode di Tabriz, e due del frate predicatore Giordano di Sévérac ai confratelli di Tabriz, nelle quali si racconta il martirio dei quattro frati minori. Ma la fonte di queste notizie per i cronisti successivi è fondamentalmente sempre l’Itinerarium di Odorico da Pordenone. Il frate narra dettagliatamente la storia dell’arrivo a Tana, del martirio e delle reliquie che portò con sé e che avrebbero operato vari miracoli. Gli autori che ne trattano successivamente, dal XIV al XVIII secolo, riportano il medesimo racconto, spesso compendiandolo, raramente aggiungendo particolari di minima importanza, quando non ampliamenti agiografici. Solo Bartolomeo da Pisa (1390 circa), in un racconto molto breve, indica un tipo di uccisione diverso: «tandem decollatus est pro Christi nomine».
Dalle cronache del XIV secolo alle pubblicazioni dei nostri giorni Pietro non ha una trattazione particolare, ma è sempre presentato insieme ai compagni martirizzati; se gli si dedica un paragrafo, è perché nella narrazione il suo martirio segue due giorni dopo quello dei tre confratelli. Lucas Wadding (Annales Minorum, editio tertia, pp. 403 s.) scrive che non solo non si trovò il suo corpo, ma che «ullum apparuit in terra sanguinis vestigium»: infatti al «vir pius» fu rivelato che il corpo di Pietro era stato preso e sepolto dagli angeli, che per riverenza avevano raccolto anche il suo sangue. Nei racconti del XIV secolo Pietro non è detto sacerdote, come Tommaso da Tolentino e Giovanni da Padova, viene quindi definito laico da Marco da Lisbona e da altri cronisti francescani, ma dalle lettere pubblicate da Golubovich risulta che era «clericus sine ordine sacro».
La mancanza di reliquie ha reso difficile per Pietro un culto personale, come è invece in parte accaduto per Giacomo da Padova, di cui si conserva un osso lungo al convento di S. Pancrazio a Ponte di Barbarano presso Vicenza (P. Sella, Francesco, l’Islam e l’Oriente, in Credere oggi, 2009, n. 170, pp. 150-165) e soprattutto per Tommaso da Tolentino. Nel Museum Catharijneconvent di Utrecht si trova una tavola attribuita a Giovanni di Paolo (XV secolo), di 51,5×17 cm, raffigurante Pietro da Siena martire.
Negli ultimi anni vari studi sono stati dedicati ai martiri francescani dei secoli XIII e XIV, ma poco o nulla si trova su Pietro da Siena. In essi si analizza prevalentemente il significato del martirio e la memoria dei martiri, ma non ci si sofferma sulle singole vicende biografiche.
Fonti e Bibl.: Le fonti sui martiri di Tana del XIV secolo sono indicate nell’ordine cronologico di composizione, non in quello delle edizioni moderne; i volumi a stampa secondo la data della prima edizione, anche se citati in successive edizioni: G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa e dell’Oriente francescano, II, Firenze 1913, pp. 69-71, 110-113, III, Firenze 1919, pp. 211-213. Odorico da Pordenone, Itinerarium (Relatio), in Sinica franciscana, I, Itinera et relationes fratrum minorum saeculi XIII et XIV, a cura di A. van den Wyngaert, Firenze 1929, pp. 413-495 (su Pietro alle pp. 424-439); Anonimo (sec. XIV), La prova del fuoco. Il martirio del b. Tommaso da Tolentino e compagni (Tana, 1321) secondo le fonti originali, tradotte e presentate da A. Ghinato ofm, Roma 1962; Chronica XXIV generalium Ordinis Minorum, in Analecta franciscana, III, Quaracchi 1897, pp. 476-477; Bartolomeo da Pisa, De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu, in Analecta franciscana, IV, Quaracchi 1906, fructus VIII, pars secunda, pp. 332-333; Marco da Lisbona, Chronicas da Ordem dos fradres menores e das outras ordés seguenda e terceira, Lisboa 1562 (rist. anast. Porto 2001), parte 2, capp. XXXV-XLII, ff. 194r-197r; L. Wadding, Annales Minorum seu trium Ordinum a S. Francisco institutorum, Lugduni 1625-1654, Editio tertia a cura di G.M. Fonseca, Ad Claras Aquas 1931, VI, (1301-1322), pp. 399-406 (su Pietro alle pp. 403-404); Acta sanctorum, IV, Aprilis, I, Antwerpiae 1675, pp. 50-55 (rist. anast. Bruxelles 1968); G. Gigli, Diario sanese in cui si veggono alla giornata tutte le cose importanti…, Siena 1722, p. 90; G. Venni, Elogio storico alle gesta del B. Odorico dell’Ordine de’ Minori conventuali con la storia da lui dettata de’ suoi viaggi asiatici, Venezia 1761, p. 109, n. 31 (con errori nei nomi); C. Mariotti, Breve istoria del B. Tommaso da Tolentino martire dell’Ordine dei Minori e de’ suoi compagni, Roma 1894, p. 107; A. Matanić, Tommaso da Tolentino e III compagni, beati, martiri in India, in Bibliotheca sanctorum, XII, Roma 1969, coll. 587-589. Poche le notizie su P. da S. negli studi di I. Heullant-Donat, che cita genericamente i martiri di Tana soltanto in Martyrdom and identity in the Franciscan Order (thirteenth and fourteenth centuries), in Franciscan Studies, 2012, vol. 70, pp. 129-453.