PIETRO da Treia, beato
PIETRO da Treia (Montecchio, Treja), beato. – Nacque a Treia (Macerata). Non si hanno notizie sulla sua famiglia di origine né della data precisa di nascita.
Molti eventi della sua biografia sono inquinati di congetture erudite formulate soprattutto verso la fine del XVIII secolo, quando ne fu riconosciuto da Pio VI il culto con la conclusione del processo di beatificazione (11 settembre 1793). La data di nascita viene collocata tradizionalmente tra il 1225 e il 1230 e si ritiene che, come il suo amico e confratello Corrado da Offida, sia fiorito sotto il generalato di Giovanni da Parma (1247-57), mentre è certamente da escludere la notizia agiografizzante che abbia ricevuto l’abito dalle mani di s. Francesco. Anche il luogo del noviziato è incerto; c’è chi parla di Forano e chi della Porziuncola di Assisi, ancora una volta per assimilazione con il beato Corrado da Offida.
Infatti, gli Actus beati Francisci, e poi la loro versione vulgata dei Fioretti, presentano i due confratelli come due stelle del firmamento di frati santi della regione marchigiana, uniti in un rapporto affettivo privilegiato, come «se avessero un cuor solo e un’anima sola» (§ 49). La notizia del loro legame è in seguito ripresa ripetutamente: intorno al 1365, dalla Chronica XXIV Generalium Ordinis Minorum; intorno al 1385, dal De conformitate di Bartolomeo da Pisa; nella seconda metà del XV secolo, dalla Franceschina di Giacomo Oddi.
La sua attività principale fu la predicazione, che lo vide itinerante tra vari conventi della Marca Anconitana al punto che Bartolomeo da Pisa nel suo De conformitate vitae beati Francisci lo definì «fama sanctitatis et praedicatione excellens» (fructus XI, p. 513). Tra i vari conventi in cui egli effettivamente dimorò si ha notizia, anzitutto, del suo soggiorno nel convento della sua città natale. Pare che il frate, servendosi delle sue doti omiletiche, non sia stato estraneo a favorire tregue che la città stabilì con comunità vicine tra il 1265 e il 1300. Dopo il 1270, fu ad Ancona nel convento di S. Francesco ad Alto, primo insediamento minoritico nella città. Si ricava la notizia dall’episodio narrato dagli Actus beati Francisci (§ 48), in cui si parla di «antico luogo» per distinguerlo dalla nuova costruzione trecentesca di S. Francesco alle Scale. La fonte riporta la descrizione dell’estasi e della levitazione di Pietro davanti al Crocifisso, di cui fu testimone il guardiano di S. Francesco ad Alto, frate Servadio da Urbino. Ad Ancona probabilmente fu nuovamente socio di Corrado da Offida, che era stato inviato nel 1274 dai superiori al convento della Verna per terminare gli studi da lui interrotti, propedeutici alla sua ordinazione sacerdotale (Manselli, 1983, pp. 404-407). In quella circostanza, anche Pietro fu trasferito presso il convento di Forano, che dall’Actus beati Francisci è definito «humile ordinis tuguriolum in oppido Forani» (§ 42). Qui si narra di un’altra apparizione al frate della Vergine, accompagnata a s. Giovanni evangelista e s. Francesco, probabilmente risalente al 1289 (Actus 63). Nello stesso luogo il beato avrebbe assistito personalmente alla visione della Vergine con il Bambino avuta da frate Corrado da Offida.
L’ultimo convento dove abitò fu quello di S. Francesco di Sirolo, della custodia di Ancona, demolito all’inizio del XX secolo. In questo luogo si narra del colloquio con s. Michele arcangelo (Actus 48) e, forse, si trovava in questo convento già nel 1275, dopo aver lasciato quello di Ancona.
Pare che l’indole spirituale di Pietro in seno all’Ordine dei minori, come il suo socio Corrado, lo abbia portato ad aderire alla congregazione celestina, ossia a quel gruppo dei frati minori, che il neoeletto papa costituì in un Ordine autonomo, i cosiddetti poveri eremiti di papa Celestino. È Angelo Clareno a testimoniare che fra Pietro fosse tra quei frati «che aspiravano ad osservare la pura regola» (Liber chronicarum..., a cura di G. Boccali, 1999, V, 382), ma non lo menziona tra coloro che si recarono da Pietro di Morrone per chiedere di poter osservare la regola di Francesco senza impedimenti. Dunque Pietro, benché annoverabile tra gli spirituali, non può indicarsi strictu senso tra i fautori della Congregazione. Non vi è, dunque, neppure motivo per ritenere che Pietro da Treia subisse la persecuzione e il carcere sotto il generalato di Matteo di Acquasparta (1287-90) o fosse mandato in Armenia come avvenne ad Angelo Clareno. Né tanto meno, dopo lo scioglimento dei celestini, con l’avvento di Bonifacio VIII (1294-1303), si può ritenere che Pietro si separasse mai dall’obbedienza dell’Ordine o se ne andasse in Grecia al seguito dei celestini, che rientrarono in Italia solo nel 1305.
Fu nel convento di Sirolo che Pietro da Treia morì il 19 febbraio 1304, due anni prima della morte dell’amico e compagno Corrado. Qui fu sepolto, si diffuse il suo culto e ancora vi riposano le sue spoglie. La conferma canonica del culto «ab immemorabili» avvenne l’11 settembre 1793 con decreto di Pio VI.
Fonti e Bibl.: Macerata, Archivio dell’Accademia Georgica di Treia, Mss., Ermenegildo d’Ancona, Raccolta de’ Monumenti con i quali si può dimostrare il culto del B. P. da T. detto comunemente di Montecchio, Ancona 1791; ibid., Alla Sacra Congregazione de’ Riti l’E.mo e Rev.mo Sig. Card. Archinto Prefetto Ponente Camerinens(is), seu Trejens(is) Concessionis Officii et Missae de Comm(une) Conf(essoris) non Pontif(ici) ritu duplicis minorum B. Petri de Monticulo, seu Treja sacerdotis Ordinis Minoris (!) S. Francisci per l’E.mi e Rev.mi Vescovi di Ancona ed Osimo Archivesc(ovo), di Camerino, Sacr. Gener. di tutto l’Ordine de’ Minori e Magistrati di Ancona, Treja e Sirolo, Roma 1793; ibid., G.F. Mattioli, Memoria alla S. Congregazione dei Riti, Roma 1793; ibid., G.F. Mattioli, Sommario della scrittura per la S. Congregazione dei Riti, Roma 1793; ibid., G.A. Donati, Panegirico del B. Pietro da Treja…; Ermenegildo d’Ancona, Ristretto della vita del b. P. da T. sacerdote dell’Ordine de’ Minori…, Ancona 1794; Memorie ecclesiastiche appartenenti alla vita, miracoli, e culto del B. P. da T. dell’Ordine de’ Minori di S. Francesco, a cura di A. Grimaldi, Roma 1794; Acta Sanctorum Februarii, III, Parigi-Roma 1865, p. 124; Chronica XXIV Generalium, in Analecta Franciscana, III, Quaracchi 1897, p. 128; Fragmenta minora. Catalogus sanctorum fratrum Minorum, a cura di L. Lemmens, Roma 1903, p. 18; Bartholomaeus de Pisa, De conformitate vitae beati Francisci ad vitam Domini Iesu, in Analecta Franciscana, IV, Quaracchi 1906, fructus XI, p. 513, V, Quaracchi 1912, fructus VIII, pp. 276 s.; G. Oddi, La Franceschina. Testo volgare umbro del secolo XV, a cura di N. Cavanna, Firenze 1931, I, p. 351, n. 201, II, pp. 30 s., n. 71; L. Wadding, Annales Minorum, V, Quaracchi 1931, pp. 343, 364 s.; Actus beati Francisci et sociorum eius, a cura di M. Bigaroni - G. Boccali, Santa Maria degli Angeli 1988, pp. 446-455, 554-559 (ed. J. Cambell, con testo dei Fioretti a fronte); Angelo Clareno, Liber chronicarum sive tribulationum Ordinis minorum, a cura di G. Boccali, introduzione di F. Accrocca e trad. italiana di M. Bigaroni, Santa Maria degli Angeli-Assisi 1999, pp. 556-558.
A. Canaletti Gaudenti, Introduzione ad uno studio biografico sul Beato P. da T., in Miscellanea Francescana, XXXIV (1934), pp. 265-272; Id., Il beato P. da T. nella storia e nella leggenda, ibid., XXXVI (1936), pp. 166-193, XXXVII (1937), pp. 77-87; F. Fazi, Sulla data di nascita del beato Corrado da Offida, ibid., XXXVIII (1938), pp. 211-213; A. Canaletti Gaudenti, P. da T., beato, in Bibliotheca Sanctorum, X, Roma 1968, coll. 733-735; R. Manselli, Corrado da Offida, in Dizionario biografico degli Italiani, XXIX, Roma 1983, pp. 404-407; R. Paciocco, Da Francesco ai ‘catalogi sanctorum’: livelli istituzionali e immagini agiografiche nell’Ordine francescano (secoli XIII-XIV), Assisi 1990, p. 141 n. 3.