DE ANGELIS, Pietro
Di flamiglia medio borghese, nacque a Napoli il 20 giugno 1784. Ci è noto il nome del padre, Francesco, ignoriamo quello della madre e quello di una sorella alla quale il D. allude in alcune sue lettere. Crebbe e si formò nel clima dei tentativi di rinnovamento, sperimentando giovanissimo,.le contrastanti realtà dell'assolutismo, della Repubblica partenopea e della prima restaurazione. Avviato a Napoli alla carriera militare, preferì la letteraria. Non poco gli giovò ad introdurlo a corte il fratello Andrea (1782-1843), responsabile delle relazioni politiche della segreteria degli Affari esteri, che "conferiva tutti i giorni con la moglie di Murat, ciò che gli valse i favori dell'una e dell'altro". Proposto quale "soggetto degnissimo" per meriti "letterario e morale" da F. Avellino, segretario dell'Accademia Pontaniana e aio di casa Murat, dal 22 marzo 1811 insegnò grammatica italiana alle principesse Letizia e Luisa. Quest'ultima lo ricorda nei Souvenirs d'enfance "uomo di molto talento".
L'8 novembre il D. fu nominato professore di geografia locale e di storia presso la Reale Scuola politecnica e militare napoletana, di cui fu anche consigliere d'istruzione e vicebibliotecario. Dal 10 apr. 1813 fu consigliere dell'Intendenza di Napoli, dal 24 dicembre aio dei principi Achille e Luciano Murat, conservando contemporaneamente la carica di consigliere d'Intendenza ma perdendo quella di docente presso la Scuola politecnica. Durante il congresso- di Vienna collaborò con il fratello Andrea alla segreteria degli Affari esteri del Regno di Napoli; scrisse con lui alcuni documenti "ad uso del principe di Cariati pel congresso di Vienna in difesa del Murat".
Con la seconda restaurazione ritornò in servizio presso l'esercito rimanendovi sino a quando decise di espatriare: il 16 genn. 1817 fu promosso ufficiale di prima classe e destinato al terzo dipartimento; il 9 aprile assegnato quale correttore alla tipografia dello Stato Maggiore; il 14 marzo 1818 trasferito al comando generale dei domini oltre il Faro. Alla data del trasferimento alla segreteria dell'Alta Corte militare, 4 giugno 1819, il D. si trovava all'estero. Come risulta da una sua lettera dell'11 febbr. 1819 a C. Troya, era a Ginevra, d ove "attendeva liberamente" a comporre "liberali scritti". Passò poi a Parigi, sollecitato dal principe G. Orloff.
A Napoli, alcune settimane dopo la proclamazione della costituzione del 1820, per interessamento degli amici murattiani, gli fu ratificata la carica di consigliere d'Intendenza.
Nominato segretario della legazione napoletana a Pietroburgo, secondo le istruzioni inviategli, avrebbe dovuto deviare "dal suo viaggio" per "recarsi come semplice viaggiatore presso il conte di Capodistria" a Troppau, per "distogliere la Russia dall'entrare nelle mire ostili dell'Austria" alla costituzione napoletana. Nel caso che non gli fosse stato possibile realizzare quell'incontro, avrebbe dovuto impegnare a Pietroburgo il capo della legazione napoletana, il duca di Serracapriola, molto vacillante nei riguardi della realtà costituzionale del suo paese, ad intervenire presso il conte di Capodistria e presso lo zar Alessandro I, perché sostenessero la causa napoletana. La missione non ebbe luogo. Il D. rimase a Parigi. Fu incaricato di prendere parte ai lavori della legazione napoletana, col compito d'interessarsi anche degli affari di quella capitale, in caso di assenza del titolare, il principe di Cariati e del segretario, il cav. Brancia, condizione che non si verificò. Intanto aveva chiesto a G. C. Sismondi di scrivere l'opuscolo dal titolo Des projets, de l'Autriche sur l'Italie, da lui pubblicato a Parigi nei primi di gennaio del 1821. Fornì all'Orloff materiale per i Mémoires historiques, politiques e littéraires sur le Royaume de Naples.
In seguito all'ingresso degli Austriaci a Napoli e all'abolizione della costituzione, il D. rimase a Parigi nella condizione di emigrato. Bloccato anche dal provvedimento di re Francesco I del 16 ag. 1825, che vietava il rilascio dei passaporti per il Regno e per Malta ai sudditi napoletani residenti all'estero, trascorse colà sei anni come "condannato". Collaborò alla Revue européenne: il suo saggio Les italiennes (1826) fu poi ristampato a Montevideo nel 1855.
Acquistò fama di letterato innanzitutto per i suoi numerosi contributi - sono circa duecento - alla Biographie universelle ancienne et moderne, trattandovi per la maggior parte, con ricco apparato critico, personaggi italiani, "allo scopo", egli dichiara, "di rivelare o di far meglio conoscere i nostri titoli di gloria agli stranieri, che, quando non ci disprezzano ci compatiscono". Da lui il Michelet prese lumi per i suoi lavori sul Vico; come egli stesso precisa nell'avvertenza premessa alla traduzione francese della Scienza nova, il D. gli comunicò la maggior parte delle opere italiane. Durante l'esili "o in Europa fu in rapporti anche con A. L. C. Destutt de Tracy, V. Cousin, F. Guizot, P. Colletta, N. Basti, C. Ugoni, C. Troya, C. Poerio, P. Rossi. Sposò la svizzera Melaine Dayette, cameriera della contessa Orloff.
Proposto quale "prezioso acquisto" dal francese Varaigne a B. Rivadavia, presidente della Confederazione argentina, che in Europa cercava letterati capaci di sostenerlo con la stampa ed iniziative culturali, il D., imbarcatosi i primi di dicembre del 1826, giunse a Buenos Aires il 29 genn. 1827. Il giovanissimo Stato, impegnato nella risoluzione di vecchi e nuovi problemi di ordine interno ed internazionale, sui quali pesava il retaggio dell'epoca coloniale, era duramente provato dai conflitti per il potere conteso dagli unitari e dai federalisti. L'unitario Rivadavia, eletto presidente senza la consultazione delle province, avendo annullato l'autonomia di queste, che in un certo senso era prevista dalla costituzione del 1826, aveva aggravato la tensione fra le fazioni politiche. In questo clima il D. si mise all'opera. Nell'intento di formare un'opinione pubblica con fogli d'istruzione ed educarla con gusto europeo alla comprensione delle riforme sociali, sostituì ElMensajero degli unitari, di sapore locale, insufficiente a svolgere la polemica con El Tribuno dei federalisti, con la Crónica politica y literaria de Buenos Aires, che fondò con J. J. de Mora. La caratterizzò con articoli riguardanti l'econornia politica, la finanza, la filosofia, il diritto. Fondò inoltre ElConciliador, a carattere prevalentemente politico. I due giornali ebbero vita breve a causa delle dimissioni dei presidente Rivadavia. La Crónica, il cui primo numero uscì il 3 marzo 1827, finì il 6 ottobre, al centoventesimo numero; di El Conciliador furono pubblicati 82 numeri.
Il D. rivolse quindi l'attenzione all'educazione dei giovani. L'8 giugno 1828 aprì l'Ateneo argentino, un istituto di tipo europeo; vi erano ammessi alunni forniti della licenza di scuola primaria. Dato però che la preparazione degli iscritti si rivelò carente, annetté all'Ateneo una scuola di tipo inglese, la Escuela Lancasteriana, per l'adozione dell'omonimo metodo. Pure questa iniziativa subì le avverse conseguenze delle vicende politiche, anche perché il D., avendo preso la cittadinanza argentina, aveva usato dei diritto che gli competeva sottoscrivendo una protesta contro le elezioni. Per mancanza di alunni, l'Ateneo argentino chiuse i battenti nel mese di dicembre del 1829. La stessa sorte toccò al Colegio Argentino per signorine, fondato nel 1827 dalla moglie dei D. e da quella di de Mora, Fanny. Come egli stesso dichiara, aveva sacrificato "salute e alcuni residui" della sua "fortuna", che era riuscito a "salvare attraverso tante tempeste". Intanto contribuì alla stesura della relazione di un progetto di statuto riguardante la ristrutturazione della università di Buenos Aires, anticipando contenuti della riforma del 1918. Costretto da necessità di sussistenza, disgustato dallo stato di smarrimento degli unitari, preoccupato dei progressi dei federalisti, si comportò di conseguenza: cessò di sostenere la politica riformista per impegnarsi in quella autoritaria di J. M. de Rosas. Collaborò alla Gaceta mercantil, fondò nel 1829 il Lucero, che visse sino al 1833 in 1121 numeri, e vi polemizzò con i giornali del generale Paz di Cordoba e la stampa di Montevideo, diretta da emigrati antirosisti. Nel 1830 Rosas gli affidò l'incarico di raccogliere e pubblicare i documenti per tutelare i diritti territoriali della nazione argentina.
Nello stesso anno il D. volle testimoniare il suo atteggiamento filorosista pubblicando a Buenos Aires lo Ensayo histórico sobre lavida dell'excmo. sr. don Juan Manuel de Rosas, gobernador y capitán general de la proviticia de Buenos Aires. E continuò a dare alla stampa a Buenos Aires: nel 1830le Noticias biograficas del excmo. sr. gobernador y capitán general de la provincia de Santa Fe, brigadier d. Estanislao López, caudillo di una certa notorietà; nel 1831 e 1832, in lingua francese, dodici numeri del settimanale Flaneur ambigu et littéraire; ancora nel 1832 la Biografia del sr. general Arenales y juicio sobre la memoria histórica de su segunda campana a la sierra del Perù 1821. Nel 1833fondò El Restaurador de las Leyes, giornale di Rosas: ne furono pubblicati 87numeri; Los Muchachos, per ragazzi, sull'uffico numero del 28 giugno; Et Monitor, politico e letterario, che visse dall'11 dicembre al 13 ottobre dell'anno successivo, in 246 numeri.
Professò in terra d'America "il suo napoletano culto pel Vico"; dal 17 Ottobre al 2 nov. 1833 tradusse in francese Della discoverta del vero Omero, che non riuscì a pubblicare. A ragione, molto significativamente, J. B. Alberdi dichiarò nel Fragmento preliminar al estudio del derecho: "Sabemos que el seflor de Angelis trata de hacernos conocer a Vico. Haria un gran servicio a nuestra patria". L'iniziativa non "fu sterile", e contrariamente a quanto con infondatezza dichiara l'Ingenieros, che "ningun escritor argentino de esa época hemos visto mencionado el nombre del famoso filósofò de la historia", una positiva risposta danno con il sopracitato Alberdi, E. Echevèrria, B. Mitre, V. F. López, M. Cané, B. Croce e F. Nicolini.
Intanto si faceva sempre più attiva la sua operosità di studioso e di pubblicista. A Buenos Aires il D. pubblicò: nel 1834 la Memoria sobre el estado de la Hacienda pública, destinata a sollevare il credito dello Stato all'interno e all'estero; nel 1835una prima parte della Recopilación de Leyes y Decretos promulgados en Buenos Aires desde el 25 de mayo de 1810 hasta el 14 de octubre de 1858, di cui l'ultimo dei cinque volumi uscì nel 1858; nel 1836 la Fundación de la ciudad de Montevideo por... Bruno Mauricio de Zavala, con otros documentos relativos al Estado Oriental, rist. a Montevideo nel 1845; la Fundación de la ciudad de Buenos Aires por Juan de Garay con otros documentos de aquella época; nel 1836-1837, in 6 voll., la Colección de obras y documentos relativos a la historia antigua y moderna de las provincias del Rio de la Plata, dove raccolse una vasta documentazione riguardante il periodo che va dalla scoperta del Rio de la Plata alla guerra d'indipendenza. Definito il "famulo di Rosas" dagli antirosisti, il D. condannava nel segreto dell'animo la dittatura che serviva per paura della fame, dominato, come dichiara in una lettera del 2 apr. 1836 a N. Basti, dalla preoccupazione di completare la bibliografia e la documentazione per scrivere la storia dei paesi rioplatensi. Nel 1838 si rivolse al cavaliere Wallenstein, console generale di Russia a Rio de janeiro, per trasferirsi nel Brasile.
Continuò nella sua attività e pubblicò a Buenos Aires: nel 1839 la Colección de obras impresas y manuscritas: documentos relativos al Chaco, dimostrando ampiamente e validamente il diritto dell'Argentina su quel territorio, e De la conducta de los agentes franceses durante el bloqueo del Rio de la Plata, di sapore antifrancese; nel 1840 la Explicación de un monetario del Rio de la Plata; nel 1846 un Regolamento para el ejercito y manobrias de los regimentos de infanteria de la Confederación Argentina, anonimo, attribuitogli da E. Morales. Dopo aver fondato nel 1840, sempre a Buenos Aires, lo Espiritu de los mejores diarios que se publican en Europa y América, di cui furono pubblicati due numeri, di 36 e di 108 pagine, dal 1843 "al 1851 diresse lo Archivo Americano y Espiritu de la Prensa del Mundo, periodico importante nelle lingue spagnola, francese ed inglese, "miniera inesauribile di notizie storiche", "la prima pubblicazione tecnica di politica internazionale" dell'America latina. Nel 1852, pure a Buenos Aires, pubblicò la Memoria histórica de los derechos de soberania de la Confederación Argentina a la parte austral del continente americatto comprendida entre las costas del Oceano Atlantico y la gran cordillera de los Andes, desde la boca del Rio de la Plata hasta el Cabo de Hornas, incluso las islas de los Estados de la Tierra del Fuego y el Estrecho de Magallanes en toda su extensión.
Finita la dittatura di Rosas in seguito alla disfatta militare di Monte Caseros (3 febbr. 1852), il D. non mancò di tentare opportuni approcci ai vincitori: scrisse nel mese di giugno un Projecto de constitución para la Republica Argentina, che pubblicò nello stesso 1852 a Buenos Aires. Ma le persecuzioni lo indussero a decidere per un nuovo esilio.
Unico suo bene alienabile, da salvare per poter far fronte alla situazione, era la biblioteca. Pubblicò a Buenos Aires nel. 1853 la Colección de obras impresas y manuscriptas que tratan principalmente del Rio de la Plata, vi catalogò 4076 pezzi, di cui 2785 stampati, 1291 manoscritti e mappe.
Del primo gruppo facevano parte, fra l'altro, opere riguardanti le regioni riopiatensi dalla scoperta al 1852, la legislazione, il diritto pubblico, l'economia politica, la filosofia, la letteratura; del secondo gruppo facevano parte documenti riguardanti le missioni, i territori costieri della Patagonia, la Terra del Fuoco, lo stretto di Magellano, le Malvine. Molti di questi documenti, buona parte dei quali appartennero agli archivi delle missioni della Compagnia di Gesù nel Paraguay, erano di sommo interesse anche per il Brasile, in quanto, fra l'altro, erano titoli di fondazione della maggior parte dei villaggi delle province di Rio Grande do Sul e di San Paolo, "magnifico conjunto de pecas de extraordinario valor para a nossa historia", dichiara lo storico brasiliano H. Rodrigues.
L'interesse del D. all'americanistica si presenta ancor più completo quando si consideri che alla Colección seguì nel 1854 una appendice di opere sia in lingue guarany, aymarà, quechua, cilena, chachense, sia sulle lingue del Brasile e del Messico. Gran parte di queste erano state acquistate da B. Mitre e da R. Treles. Il D., partito da Buones Aires, dopo una sosta a Montevideo, dove pubblicò nel 1853 la Notice biographique sur Mr. Bomplandi e le Observaciones sobre la sesión de la Cdmara de Representantes del 3 de mayo 1853 passò per un breve soggiorno nel Brasile, al cui governo vendette il suddetto fondo, ricavando 8.000 pesos. Ospite gradito, partecipò ad una seduta presso il famoso Instituto historico e geografico di Rio de janeiro, di cui sin dal 1839 era socio corrispondente, e fu ricevuto in visita a San Cristoforo dalla famiglia imperiale. Nell'aprile del 1854 ritornò a Montevideo. Informò il ministro degli Affari esteri del Brasile della condotta di uomini politici e della politica dell'Uruguay, in particolar modo dei complicati affari rioplatensi. Forte della sua esperienza di studioso di temi riguardanti le vie fluviali sudamericane nella politica internazionale, difese i sovrani diritti del Brasile sul Rio delle Amazzoni, messi in discussione in uno scritto, The Amazon and Atlantic of South America, del tenente di vascello statunitense M. F. Maury, pubblicando a Montevideo nel 1854 De la navigation de l'Amazone. Réponse àune mémoire de Mr. Maury officier de la marine des Etats-Unis e la rispettiva traduzione spagnola. Per tale lavoro il governo del Brasile gli regalò 50 once di oro, altre 50 ne ricavava dalla vendita della sua collezione di monete a doni Pedro II.
Il D. si era in passato interessato presso Rosas della richiesta di Ferdinando II di Borbone di deportare condannati politici in Argentina, non accolta dal presidente per timore che la presenza di persone indesiderate dal regime borbonico fosse di nocumento al suo. Caduto Rosas, il re di Napoli sollecitò la ripresa dei sondaggi e il D. s'impegnò ancora, Redasse la Base per l'introduzione di seimila emigranti dal Regno delle Due Sicilie nella Confederazione argentina, di cui si valse il governo di Ferdinando II per stendere la convenzione del 13 genn. 1857. che non ebbe esecuzione perché respinta dai destinatari reclusi nelle carceri del Regno e perché attaccata dal Parlamento argentino, che per la ratifica imponeva sostanziali modifiche. In quelle trattative il D., non mancando di cadere in contraddizioni., operò da console generale del Regno delle Due Sicilie nella. Confederazione argentina, con nomina del 14 luglio 1855. A Buenos Aires fu di aiuto alla diplomazia brasiliana: durante le trattative della convenzione del 20 nov. 1857 tra Brasile e Argentina sulla navigazione del Rio de la Plata, fornì al ministro plenipotenziario brasiliano J. M. da Silva Paranhos importanti documenti; al medesimo offrì i suoi servigi per la risoluzione, in Asunción, di vecchie questioni tra Brasile e Paraguay, fra le quali quella di aprire al Brasile la navigazione del Rio de la Plata-Paraguay con il Mato Grosso.
Nel 1858, pentito del suo contributo diplomatico al re di Napoli, chiese aiuto agli amici brasiliani per traferirsi nel loro paese. Ma il governo di Rio non poté accogliere la richiesta per non deteriorare ulteriormente le relazioni tra le corti di Napoli e di Rio de Janeiro, già tese per la condotta politica di Luigi di Borbone, fratello del re Ferdinando II e marito della principessa brasiliana D. januaria, avversa al cognato imperatore dom Pedro IL Venutagli meno la speranza nel rifugio brasiliano, puntò sul Paraguay, con l'appoggio del generale Tomas Guido, suo vecchio amico. Ad Asunción avrebbe dovuto fondare un giornale per sostenere i diritti del Paraguay nella questione territoriale dei confini e contro le richieste statunitensi circa la navigazione fluviale. Il presidente del Paraguay C. A. López, autorizzò la chiamata, ma il D. era morto a Buenos Aires da tre giorni, il 10 febbr. 1859. Anche dom Pedro II gli aveva concesso alcuni giorni prima la decorazione dell'Ordem imperial da Rosa, che gli giunse sul letto di morte.
Attaccato per le sue "strane mutazioni politiche" che, strettamente legate a vicende biografiche dal fondo "drammatico e sovente... romanzesco e talvolta... ironico", sedussero l'immaginazione di Croce, serenamente giustificato da altri, il D. fu comunque stimato per l'ingegno. L'antirosista D. F. Sarmiento definisce la Colección de obras y documentos relativos a la historia... de las Provincias del Rio de la Plata "el monumento nacional más glorioso que pueda honrar a un Estado americano". E. Arana dice che "el supo, el primero en América, dar a esta faz de la historia la impòrtancia que tiene, extructurando su técnica y preseritáridola en perspectiva". T. Becu lo dichiara "el primero y el más importante bibliografo que haya tenido nuestro pais" e aggiunge: "el primero que reunio matérial para el estudio de las lenguas americanas en nuestro pais ... probablemente el hombre más versado que ha tenido el pais en la materia". E. Gandia, malgrado il rigore di alcuni giudizi sul D., scrive: "Es inolvidable en nuestros estudios y aunque conozcamos los cambios de suas ideas politicas, debemos ofrecerle nuestro más alto homenaje". I. Weiss lo presenta come "il Muratori dell'Argentina'", R. Moscati lo dichiara oil primo a dare basi scientifico-documentarie agli studi di storia sudamericana".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Esteri, fasci 179, 2475, 3447, 4570, 4754; Ibid., Protocollo del Consiglio ordinario di Stato, Affari esteri, anni 1853, 1856, 1858; Napoli, Bibl. naz., mss. X. AA.25: Lettere di Carlo Troya; Ibid., Biblioteca della Società di storia patria, mss. XXVI, B.s: Lettere a N. Basti; Rio de Janeiro, Arch. stor. dello Itamaraty, lata 222, maço 3: Lettera di De Angelis a Paolino Vosé de Sousa, visconte d'Uruguay; Ibid., lata 2-56, maco 1, Corrispondenza: Lettere di P. De Angelis a José Maria da Silva Paranhos, visconte di Rio Branco; Rio de Janeiro, Biblioteca nacional, Manuscritos de Colepáo Pedro de Angelis. La Collezione De Angelis è stata particolarmente utilizzata nei seguenti studi: P. Astrain, História de la Compaffia de Jésus de la Asistencia de España, Madrid 1912; C. Leonhardt, Noticias sobre alcunos documentos en los Archivos del Brasil, in Bol. del Inst. de investig. histór. (1929), pp. 81-100; Id., Cartas anuas de la Provincia del Paraguay, Chile y Tucuman, de la Compaffia de Jesús (1609-1637), nei due tomi Iglesias che sono XIX e XX dei Documentos Para la historia argentina, editi dallo Instituto de investigaciones históricas de la faculdad de filosofia y létras de la Universidad de Buenos Aires; R. Monteiro, A Colonia do Sacramento, Porto Alegre 1937; A. Porto, História das missóes Orientais do Urugucky, Riode janeiro 1949. Una parte dei documenti della stessa collez. è stata raggruppata in volumi, secondo gli episodi dell'espansione portoghese e brasiliana in contrasto con quella spagnola, dalla Bibl. naz. di Rio de Janciro, a cura di Jaime Cortesáo. La Minerva napolitana, I (1820), pp. 281 s.; J. Michelet, Principes de la Philosophie de l'histoire traduit de La Scienza Nuova, Paris 1827, pp. VII s.; Lista dos sócios correspondentes, in Revista do Instituto historico e geographico brasileiro, I (1839), 4; E. Echeverria, Cartas a don P. D., editor del Archivo americano, Montevideo 1847, riprod. in E. Echeverria, Dogma socialista, La Plata 1940; A. Zinny, Bibl. periodistica de Buenos Aires, hasta la caida del gobierno de Rosas, in La Rev. de Buenos Aires. X (1862), pp. 632 ss.; XII (1864), pp. 150 ss.; G. Parisi, Storia degli ital. nell'Argentina, Roma 1907, p. 28; E. Zuccarini, Illavoro degli italiani nella Repubblica Argentina dal 1516 al1910, Buenos Aires 1910, pp. 94, 97; A. Sacchetti-Sassetti, P. D. a Parigi, in Per le nozze Manzoni Ansidei, Perugia 1913, pp. 17-26; L. Rangoni Machiavelli, P. D. in difesa di re Murar, in Rass. contemporanea, s. 2, VII (1914), 5, pp. 764-789; J. Ingenieros, El contenido filosofico de la cultura argentina, in Revista de filosofia, (Buenos Aires), I (1915), 1, p. 125; C. Bistoni, La vita e le opere di un grande italiano ignoto, P. D., in Italia del Popolo (Buenos Aires) 27 e 28 dic. 1917, 3 genn. 1918; B. Croce, "Voci di esuli". 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