PIETRO de BONITATE
– Nacque nella prima metà del XV secolo ed è definito «lombardus» in un documento del 31 ottobre 1468 (Di Marzo, 1909, pp. 363 s.). Risulta attivo in Sicilia dal 1466, come si ricava da un documento del 17 ottobre 1488 relativo alla controversa esecuzione di un monumento funebre a lui commissionato ventidue anni prima da Florencia de Ferro (Mauceri, 1903a; Gulisano, 1982, p. 77, Appendice). Di là da questi sparuti dati, non si sa nulla della sua formazione e degli anni precedenti all'arrivo in Sicilia; a lungo controversa è stata anche la trascrizione del nome, variamente documentata nelle fonti e nella letteratura come 'da Bonate', 'di Bonate', 'di Bontade' o 'di Bontate' (Gulisano, 1981, p. 92, note 12, 14).
Alla luce della prima notizia certa della sua attività nell'isola – la commissione dell'intero arredo marmoreo della cappella Mastrantonio nella chiesa di S. Francesco d'Assisi a Palermo in collaborazione con Francesco Laurana, quale maestro di pari grado, come da documento del 2 giugno 1468 (Di Marzo, II, 1883, pp. 7s., doc. 5) – sono state avanzate ipotesi di precedenti collaborazioni fra i due artisti, a Genova (Burger, 1907), in Francia (Kruft, 1972, p. 224) e in Sicilia (Patera, 1980a, p. 173): in maniera del tutto astratta nei primi due casi e nell'ultimo, invece, con riferimento al progetto e alla decorazione del portale settentrionale della chiesa di S. Margherita a Sciacca, dove Laurana è effettivamente documentato, per la prima volta in Sicilia, nel maggio del 1468 (p. 167 nota 4). A non essere documentata è però la commissione del portale a Laurana o a Pietro de Bonitate né, nel documento che attesta la presenza del primo nella cittadina siciliana, la correzione del nome «Francisco» a discapito di quello di «Petro», cancellato e sovrascritto due volte, può bastare a dimostrare che quest'ultimo fosse Pietro de Bonitate e che sussistesse una qualche relazione fra i due a quella data.
L'ipotesi di Patera muoveva probabilmente da una precedente attribuzione dell'intero portale a Pietro da parte di Accascina, (1959a, p. 282) – attribuzione in realtà subito rivista (Accascina, 1959b, p. 326) – e si spingeva oltre, isolando le figure di mano di Laurana da quelle da riferire a Pietro, fino a comprendere il S. Calogero del pilastro destro, l'Angelo annunciante nel capitello di sinistra, gli altri angeli all'interno della lunetta e ai lati del pinnacolo e, con aiuti, anche l'Eterno e i cherubini, dai «modi più rigidi», propri di una cultura «ancora ritardata» (Patera, 2008, pp. 55 s.).
Sempre a Sciacca è stata attribuita a Pietro la decorazione di una finestra laterale della Torre del Pardo (Patera, 1980a, p. 176 nota 45). Anche sulle figure da attribuire ora a Laurana ora a Pietro de Bonitate nella decorazione dell'arco della cappella Mastrantonio (già manomesso nel corso dell'Ottocento, gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943, quindi smontato e rimontato in una cappella adiacente) si è largamente esercitata la connoisseurship novecentesca con esiti piuttosto controversi: dalla netta ripartizione proposta da Bernini (1966, p. 156), che assegnava il pilastro di destra interamente a Pietro de Bonitate e quello di sinistra interamente a Laurana, alla dispersione delle mani dei due maestri e di aiuti di bottega fra le diverse formelle proposta da Kruft (1972; 1995, pp. 379 s., scheda 23), quindi alla compresenza dei due scultori all'interno di una medesima formella suggerita inizialmente da Patera (1980b, pp. 218-220) e accolta da Gulisano (1981), con un'ulteriore parcellizzazione di dettagli isolati esclusivamente sul presunto carattere più 'rozzo' della scultura di Pietro. Alla sua mano, in particolare, sono più o meno concordemente riconosciuti, per contrasto allo stile di Laurana, il Putto con cornucopia della formella in basso sul pilastro di destra, le tre formelle con gli Evangelisti Luca, a sinistra, Marco, a destra, e Giovanni, in alto a sinistra e, in collaborazione con Laurana, il Profeta Isaia in alto a destra, il Profeta Geremia, in alto a sinistra, in collaborazione con Laurana, e la figura dell'Eterno al centro in alto (Novak Klemenčič, 2005, pp. 58 s.; Patera, 2008, pp. 59 s.).
Ancora oggi discussa è la paternità della statua della Madonna con bambino, all'interno della stessa cappella, alternativamente attribuita a entrambi (Patera, 2008, p. 68). Nella stessa basilica sono stati attribuiti a Pietro de Bonitate: il rilievo frammentario di una Madonna con bambino e angeli conservata nell'originaria cappella Mastrantonio (Accascina, 1959a, p. 278; Kruft, 1972; ma attribuito a Domenico Gagini da Nergi Arnoldi, 1974, p. 22); un gruppo di quattro statuette raffiguranti la Temperanza, la Giustizia, la Fortezza e la Prudenza, attribuite in prima istanza a Laurana e poi a Domenico Gagini (Bernini, 1966, p. 157; Id., 1981, p. 251) analoghe alle Virtù dello scomposto monumento funebre di Jaime Valguarnera nella chiesa madre di Assoro, in provincia di Enna, ugualmente attribuite a Pietro (Patera, 1980b, p. 230); la Madonna in trono nella cappella Alliata, proveniente dalla cappella Chirco (Kruft, 1972); l'Edicola con angeli reggicortina nella cappella di S. Giovanni evangelista (Mauceri - Agati, 1906; Venturi, 1908, p. 1038); lo smembrato Monumento funebre di Giacomo de Chirco, di cui facevano parte verisimilmente anche le quattro cariatidi-reggisarcofago oggi finite nella cappella Riggio (Gulisano, 2006), nonché gli angeli reggistemma sul portale d'ingresso al giardino del chiostro (Venturi, 1908).
Ancora alla collaborazione fra Laurana e Pietro de Bonitate nei tardi anni Sessanta sono riferite tre 'Madonne con Bambino' nella provincia di Trapani – nell'istituto Renda di Partanna (già nella locale chiesa del Carmine nuovo), nella chiesa dell'Annunziata di Castelvetrano e nel museo civico di Salemi (già nella locale chiesa del Carmine) – sempre in via del tutto ipotetica (e variamente discussa nella letteratura lauranesca), sulla base di presunte 'cadute' dalla più alta tenuta di stile di Laurana (Patera, 1992, pp. 23-30; Id., 2008, p. 56).
Contemporaneamente all'esecuzione dei lavori nella cappella Mastrantonio è documentata al 31 ottobre 1468 la commissione a Pietro del completamento della decorazione scultorea del portale del Duomo di Messina, condotta inizialmente da Baboccio da Piperno e interrotta all'altezza dell'arco ogivale (La Corte Cailler, 1903). In realtà, quella che sarebbe stata l'unica esecuzione affidata interamente all'intervento di Pietro, per espressa volontà dei 'marammieri', non solo doveva adeguarsi allo stile gotico del lavoro di Baboccio, ma si protrasse per nove anni fino alla liquidazione del saldo, nel 1477 (Di Marzo, 1909) in assenza, a più riprese, dello scultore e verisimilmente con larghi interventi di aiuti, peraltro non tutti portati a termine se ancora il 24 ottobre 1524 venivano commissionate altre statue per il portale (Di Marzo, II, 1883, pp. 425 s. doc. 341).
I documentati contatti con Messina hanno spinto a riferire allo scultore la Madonna con bambino proveniente dalla locale chiesa di S. Agostino e oggi nel museo regionale della città (Accascina, 1959a, p. 280): un'attribuzione che ha visto concorde pressoché all'unanimità la critica successiva (Kruft, 1995, pp. 113 s.; Patera, 2008, pp. 74 s.), con la sola eccezione di D'Elia (1959, p. 3) e di Campagna Cicala (1992), che la riferiscono a Laurana, e di Bottari (1954) e Bernini (1966, p. 162), che la riferiscono a un suo seguace.
Al 1472 è documentata la commissione da parte del viceré di Sicilia, Lope III Ximénez de Urrea, di un Soglio reale per la cattedrale di Palermo, demolito nei lavori di ammodernamento degli interni a opera di Ferdinando Fuga nel 1781 (Perricone, 1928).
Nella Galleria regionale della Sicilia di palazzo Abatellis sono conservate almeno tre opere, attribuite a Pietro in prima battuta da Accascina, sulle quali però la critica è sempre stata divisa: il Busto di giovinetto (Accascina, 1969-1970, p. 294), riferito ora a Laurana (Hersey, 1973; Patera, 1992, pp. 56 s.), ora a Domenico Gagini (Kruft, 1972, p. 253); la Lastra tombale di Cecilia Aprile (Accascina 1959a, pp. 281-282), da riferire secondo Patera (2008, pp. 70-71) a una collaborazione in subordine a Laurana (per le riserve su questa presunta produzione tarda di Laurana in Sicilia cfr. Novak Klemenčič, 2005); la Madonna con bambino a mezza figura (Accascina, 1969-1970, p. 280), riferita ora ad anonimo lombardo della stretta cerchia di Domenico Gagini (Delogu, 1962), ora alla scuola di Pietro (Kruft, 1972, p. 232), ora a una collaborazione fra quest'ultimo e Gagini (Patera, 2008, p. 50). Ancora con una dubitativa attribuzione, ora all'uno ora all'altro (il riferimento ad Antonello e non a Domenico Gagini è da intendersi come un errore di schedatura in sede di digitalizzazione), è un bassorilievo con la Fuga in Egitto conservato nel Museo diocesano di Palermo (l'attribuzione, di H.-W. Kruft, è riportata nella scheda relativa alla fotografia dell'opera, conservata nella fototeca della Bibliotheca Hertziana di Roma, U.Fi. D 355 f 29/bhfd355f29).
In maniera dubitativa sono state ascritte a Pietro alcune collaborazioni: con Gagini e altri nell'acquasantiera della cattedrale di Palermo, in cui spetterebbe a Pietro il solo angelo sul cupolino (Gulisano, 1982, pp. 75 s.), e con Gabriele di Battista e Antonio Prone nell'acquasantiera proveniente dalla cappella dei pescatori nella chiesa dell'Annunziata a Trapani e oggi nel museo regionale della città. In realtà, lo scultore è documentato nel cantiere della cappella insieme agli altri due artisti soltanto nel 1481 (Meli, 1958), mentre l'acquasantiera reca iscritta la data del 1486. Ancora a Trapani, nel 1492, Pietro è documentato ad ammattonare la chiesa di S. Iacopo (Mauceri, 1903b, p. 129).
Del 1483 è la commissione della statua del Genio di Palermo di piazza Garraffello e della sistemazione della fontana nella stessa piazza (Gulisano, 2003). Alla tarda sua attività è stato riferito ancora il Sepolcro di Laura Rosso nella chiesa di S. Domenico a Militello Rosmarino, nel Messinese, datato 1484 (Accascina, 1969-1970, p. 294).
Due ultime notizie chiudono l'attività di Pietro alle soglie del XVI secolo: nel 1500 venne chiamato a «rinettare» le decorazioni marmoree dell'ingresso della cappella di S. Cristina nella cattedrale di Palermo (Patera, 1984, p. 222, doc. 2) e nel 1501 fu interpellato per la stima delle decorazioni realizzate da Gabriele di Battista nella stessa cappella (Di Marzo, 1889). Ignoti a oggi luogo e data di morte dello scultore, da collocare verisimilmente a Palermo entro il primo decennio del XVI secolo.
L'affermazione secondo cui «nel panorama della scultura siciliana della seconda metà del Quattrocento il posto di maggior rilievo, subito dopo Domenico Gagini e Francesco Laurana, spetta a Pietro De Bonitate» (Gulisano, 1994), impone qualche cautela, dal momento che, allo stato attuale degli studi, quella di Pietro rimane una personalità priva di una precisa fisionomia. È però vero che il suo nome compare al secondo posto, dopo quello di Gagini, nel Privilegium pro marmorariis et fabricatoribus della città di Palermo del 1487 (Di Marzo, I, 1880, p. 27; II, 1883, pp. 4-7, doc. 4): una posizione che è stata più volte interpretata quale prova del prestigio di cui Pietro de Bonitate dovette godere all'epoca. Tuttavia, a oggi non rimane alcuna opera da lui firmata né interamente a lui riferibile su base documentale (eccezion fatta per la statua, gravemente mutilata, del Genio di Palermo di piazza Garraffello, di recente acquisizione) che consenta il riconoscimento di un carattere peculiare e la ricostruzione verosimile di un catalogo (se non per contrasto allo stile di Laurana), al riparo dalle oscillanti attribuzioni che lungo tutto il corso del Novecento sono state formulate a suo favore.
Fonti e Bibl.: G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI, I-II, Palermo 1880-1883; Id., La pittura in Palermo nel Rinascimento, Palermo 1899, p. 217 nota 2; G. La Corte Cailler, Per la decorazione della porta del duomo, in Archivio storico messinese, IV (1903), pp. 219-222; E. Mauceri, Nuovi documenti intorno a Domenico Gagini e ad altri scultori del suo tempo, in Rassegna bibliografica dell'arte italiana, VI (1903a), 1-3, pp. 170-174; Id., La cappella Mastrantonio in San Francesco, in L'arte, VI (1903b), pp. 129 s.; E. Mauceri - S. Agati, Francesco Laurana in Sicilia, in Rassegna d'arte, VI (1906), pp. 1-8; F. Burger, Francesco Laurana. Eine Studie zur italienischen Quattrocentoskulptur, Strassburg 1907, p. 95; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VI, La scultura del Quattrocento, Milano 1908, pp. 1035 s.; G. Di Marzo, Nuovi documenti di Pietro da Bonate, in Miscellanea di archeologia, storia e filologia dedicata al prof. Antonino Salinas Palermo, 1909, pp. 363-372; E. Perricone, Gli stalli corali della cattedrale di Palermo, Palermo, 1928, pp. 12 s.; S. Bottari, Un'opera poco nota di Francesco Laurana, in Arte veneta, VIII (1954), pp. 142-144; G. Meli, Matteo Carnilivari e l'architettura del quattro e cinquecento in Palermo, Roma 1958, p. 273, doc. 93; M. Accascina, Sculptores habitatores Panormi. Contributo alla conoscenza della scultura in Sicilia nella seconda metà del Quattrocento, in Rivista dell'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, n.s., VIII (1959a), pp. 269-313; Ead., Di Giuliano Mancino e di altri cararresi a Palermo, in Bollettino d'arte, s. 4, XLIV (1959b), pp. 324-336; M. D'Elia, Appunti per la ricostruzione dell'attività di Francesco Laurana, in Annali della facoltà di lettere e filosofia dell'università di Bari, V (1959), pp. 3-23; R. Delogu, La galleria nazionale della Sicilia, Roma, 1962, p. 8, fig. 13; D. Bernini, Francesco Laurana: 1467-1471, in Bollettino d'arte, s. 5, LI (1966), pp. 155-163; M. Accascina, Inediti di scultura del Rinascimento in Sicilia, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, XIV (1969-1970), pp. 251-296; H.-W. Kruft, Pietro da Bonate und der Frühstil Francesco Lauranas, in Storia dell'arte, 1972, n. 15-16, pp. 223-235; G.L. Hersey, The Aragonese arch at Naples 1443-1475, New Haven-London, 1973, pp. 76 s.; F. Negri Arnoldi, Revisione di Domenico Gagini, in Bollettino d'arte, s. 5, LIX (1974), pp. 18-29; B. Patera, Scultura del Rinascimento in Sicilia, in Storia dell'arte, 1975, n. 24-25, pp. 151-158; Id., Francesco Laurana a Sciacca, in Storia dell'arte, 1980a, n. 38-40, pp. 167-184; Id., Francesco Laurana e la cultura lauranesca in Sicilia, in I Congresso nazionale di Storia dell'arte… 11-14 settembre 1978, a cura di C. Maltese, Roma 1980b, pp. 211-230; D. Bernini, Architettura e scultura del Quattrocento, in Storia della Sicilia, V, Napoli, 1981, pp. 233-271; M.C. Gulisano, Note su P. d. B., in BCA - Beni Culturali e Ambientali Sicilia, II (1981), 1-2, pp. 79-92; Ead., ibid., III (1982), 1-4, pp. 69-78; B. Patera, «Marmorari» e «muraturi» nel Privilegium del 1487, in I mestieri. Organizzazione tecniche linguaggi, Palermo 1984, pp. 199-222; F. Campagna Cicala, Il museo, l'itinerario, le opere, in F. Zeri - F. Campagna Cicala, Messina. Museo regionale, Palermo 1992, pp. 71-72; B. Patera, Francesco Laurana in Sicilia, Palermo 1992; M.C. Gulisano, in Dizionario degli artisti siciliani, III, Scultura, a cura di B. Patera, Palermo 1994, pp. 84-86; H.-W. Kruft, Francesco Laurana. Ein Bildhauser der Frührenaissance, München 1995; M.C. Gulisano, Il Genio del Garraffo, un'opera documentata di P. d. B., in Per Salvare Palermo, 2003, n. 5, pp. 30-31; R. Novak Klemenčič, Laurana, Francesco, in Dizionario biografico degli Italiani, LXIV, Roma 2005, pp. 55-63; M.C. Gulisano, L'arco della cappella de Chirco restaurato, in Per Salvare Palermo, 2006, n. 16, pp. 36-38; B. Patera, Il Rinascimento in Sicilia. Da Antonello da Messina ad Antonello Gagini, Palermo 2008.