DE FOSSIS, Pietro (Pietro de Cà Fossis, Fossa, de la Fossa, Pierre de Fossis)
Ignoti sono il luogo e la data di nascita di questo compositore, attivo in Italia dopo il 1480; si ritiene comunque che sia nato intorno alla metà del secolo XV, sulla base delle prime testimonianze della sua attività ufficiale. È comunemente ritenuto di origine fiamminga ma questa ipotesi non e avvalorata dalle fonti, nelle quali compare con il solo nome senza l'indicazione di nazionalità, generalmente segnalata se straniera. Un poeta contemporaneo, Pietro Contarini (in Argoa voluptas: cfr. Caffi), lo cita usando la locuzione "de progenie Gallo" indicante probabilmente una provenienza franco-fiamminga; non è da escludere quindi che, il nome da considerare possa essere Pierre de Fossis. L'ipotesi formulata dal Fétis, secondo cui il D. sarebbe lo stesso autore che compare in una antologia di O. Petrucci del 1507con due frottole, e cioè tale Pietro da Lodi, è categoricamente smentita da R. Eitner.
Della vita del D. non si sa nulla fino al 19 sett. 1485, quando fu assunto come cantore nella cappella ducale di S. Marco in Venezia con uno stipendio di 50 ducati mensili. Seguendo la prassi tradizionale, da cantore fu eletto maestro di cappella il 31 ag. 1491, ottenendo per questo un aumento di 20 ducati al mese e, per la prima volta nella consuetudine della cappella, una "domus in canonica". Nel 1502 si mise particolarmente in luce presso le magistrature veneziane come compositore musicando i versi che Giovanni Armonio (organista in S. Marco dal 1516 al 1552 e rimatore) scrisse in occasione della visita di Anna di Foix regina di Boemia e d'Ungheria. Nel 1525 si ammalò gravemente ed i suoi compiti furono assunti da Pietro Lupato, che fra i cantori era più qualificato per sostituirlo. La figura di vicemaestro fu inserita nell'organico musicale marciano soltanto dopo il 1603. Alla morte del D., nel 1527, il titolo di maestro di cappella passò al "fiamengo" Adriano Willaert tramite una forte raccomandazione; infatti, solo coloro che avevano già prestato servizio nella cappella come cantori potevano essere nominati maestri.
Il D. è considerato il primo maestro di cappella a tutti gli effetti: con lui ebbe modo di realizzarsi la politica culturale (e nella fattispecie musicale) che la classe dirigente veneziana aveva voluto impostare sin dai primi anni del '400. La cappella musicale del doge doveva diventare motivo di lustro e di vanto per Venezia a livello europeo; il modello da tener presente era costituito dalla cappella pontificia di Roma che in quel periodo era in uno stato di particolare fortuna. Si doveva anzitutto assicurare alla cappella marciana qualità professionale e continuità interna alla cappella stessa. Così, anche se già un decreto del 18 giugno 1403 annetteva alla cappella ducale "otto putti veneti diaconi", compensati con un ducato ciascuno, fu solo col D. che queste direttive cominciarono ad essere pienamente esecutive, affidando al maestro, oltre alla direzione del coro, anche la preparazione della "Schola puerorum".
Per avere idea della grande importanza che i Procuratori di S. Marco attribuivano ai compiti del D., si consideri la straordinaria concessione al maestro della casa adiacente alla canonica, che sottolinea la completa dedizione del musicista nonché la sua più totale disponibilità alla causa culturale della Serenissima. Nella "Schola puerorum" il D. non insegnava solo il canto fermo e figurato, ma anche il contrappunto teorico e quello pratico, al fine di formare i musicisti che sarebbero poi entrati a far parte della cappella musicale di S. Marco.
La qualifica di cantore in S. Marco diveniva dunque, proprio in ragione di questo duro tirocinio, un motivo di grandissimo prestigio per coloro che ne facevano parte ed il primo gradino di una carriera musicale dedicata interamente al servizio della Repubblica veneta. Col D. si consolida la figura del maestro di cappella anche in senso autoritario: un decreto del 20 apr. 1520 sospese infatti dall'ufficio e dal salario un cantore, Sebastiano Andrea, reo di intromissioni nel potere decisionale del maestro.
Il D. morì a Venezia nel 1527.
Della produzione musicale del D., nonostante sia molto probabile che nella qualità di maestro di cappella avesse composto della musica ad usum della liturgia marciana (sebbene questo non facesse esplicitamente parte dei suoi compiti), non rimane alcuna testimonianza; la causa principale è da ricercarsi probabilmente nei numerosi incendi che in piùepoche devastarono il gran patrimonio di documenti conservati dagli archivisti della cappella ducale.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Archivi della Procuratia de Supra per la chiesa di S. Marco, Anno 1603, Indice 285, busta 90, fasc. 1, Processo 204; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già cappella ducale di S. Marco dal 1318 al 1797, I, Venezia 1854, pp. 38 ss., 70; G. Masutto, St. della musica sacra in Italia, I, Venezia 1889, p. 51; G. F. Malipiero, Il filodi Arianna, Torino 1966, p. 77; F. Testi, Storia della musica ital. da s. Ambrogio a noi. La musica ital. nel Medioevo e nel Rinascimento, Milano 1969, pp. 341, 344, 505, 627, 628; N. Pirrotta, Li due Orfei, Torino 1975, p. 139; R. Eitner, Quellen-Lexicon der Musiker, IV, p. 39; VII, p. 445, s. v. Pietro da Lodi; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, III, p. 300; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 558; H. Riemanns, Musik-Lexikon, Sachteil, Mainz 1967, p. 1018; The New Grove Dict. of Music and Musicians, VI, p. 729.