DEL MONTE (Ciocchi Del Monte), Pietro
Nacque a Monte San Savino (prov. di Arezzo) nel 1495 o nel 1496, primogenito di Margherita Del Monte e di Checco di Cristofano Guidalotti. Il padre morì quando il D. e i suoi fratelli erano ancora in tenera età, cosicché essi furono accolti in casa ed educati da Antonio Del Monte, loro zio materno, di cui assunsero il cognome.
Fu Antonio, creato cardinale nel 1511, a volere che il D. entrasse nell'Ordine gerosolimitano, nel 1516. Il D. andò a Rodi, a quell'epoca sede dell'Ordine e, nei primi anni, fu paggio del gran maestro. Iniziò la sua carriera compiendo vari viaggi in Levante sulle galere dell'Ordine. A Rodi rimase fino al 1522, anno in cui l'isola fu conquistata dai Turchi; partecipò attivamente alla sua difesa, e dopo che questa fu costretta a capitolare (dicembre 1522), si trasferì, a Roma presso lo zio Antonio. Si trovava sicuramente a Roma nel 1527, quando, durante il sacce della città, adoperandosi abilmente con gli ufficiali spagnoli, riuscì a evitare che il palazzo dello zio fosse depredato.
Nel 1533 era commendatore dell'Ordine e, con la carica di commissario di galea, partecipò alla battaglia di Corone. Nel luglio del 1545 si trovava a Trento, al seguito del cugino Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, legato pontificio al concilio. Il 4 febbr. 1546 è anche attestata la sua presenza alla terza sessione del concilio.
A Trento il D. rimase fino all'estate del 1546, quando, invitato dal papa, accompagnò come luogotenente e consigliere il giovane Carlo Sforza, che, divenuto cavaliere gerosolimitano, si recava a Malta. Spostatosi il concilio a Bologna, il D. vi si recò, di nuovo al seguito del cugino. Era a Bologna a fine maggio 1549 e vi rimase, anche dopo che gli altri membri della famiglia se ne erano andati nel giugno, almeno fino all'agosto.L'8 febbr. 1550 suo cugino Giovanni Maria fu eletto papa, con il nome di Giulio III, e il D. fu incaricato di prestare il tradizionale atto di ubbidienza da parte dei cavalieri gerosolimitani. Uno dei primi atti del nuovo pontefice fu quello di nominare il D. governatore di Castel Sant'Angelo (17 febbraio), carica che egli mantenne fino al giugno 1554. Fu insignito di vari benefici ecclesiastici, tra cui la precettoria di S. Margherita d'Acqui dell'Ordine gerosolimitano. Il 3 luglio 1553 fu consacrato anche vescovo di Iesi, potestà cui rinunciò, a favore del nipote Gabriele, il 19 nov. 1554, riservandosi una pensione annua di 500 ducati.
Tornato a Malta, il 31 ag. 1555 il D. fu nominato ammiraglio delle galere. Tornò ben presto a Roma: era sicuramente assente dall'isola nel 1558, quando fu nominato generale delle galere. Trovandosi già a Roma all'epoca dell'elezione di Pio IV, ebbe l'incarico di esibire l'obbedienza al nuovo papa, il che fece il 5 maggio 1560, quando fu ricevuto in concistoro segreto come oratore dell'Ordine gerosolimitano.
Il 17 febbr. 1563 tornò a Malta, dove era a capo della lingua italiana, "tenendo corte da Gran Signore" (Bosio, p. 460). Nel 1565 ebbe l'incarico di curare le fortificazioni del forte di San Michele e dell'isola di Senglea, e in quello stesso anno fu impegnato nel grande scontro contro i Turchi che, dal 18 maggio al 7 settembre, posero l'assedio all'isola. Il D. ebbe il comando dei forte San Michele e lo mantenne fino al luglio, quando, in considerazione della sua età, si preferì richiamarlo. Continuò però a combattere nel Borgo, accanto al gran maestro J. P. La Valette.
Nel dicembre 1565 il D. fu eletto gran priore di Capua. All'inizio dell'anno successivo fu inviato ambasciatore a Roma per rendere obbedienza al nuovo pontefice Pio V. La sua missione, questa volta, comprendeva anche altri importanti questioni. L'Ordine e tutta l'isola erano usciti stremati dalla lotta contro l'assedio dei Turchi; bisognava riparare i danni e ricostruire, e si voleva anche iniziare ad edificare una nuova città; ma occorrevano assistenza ed aiuti. Il D. doveva appunto chiedere la conferma e l'ampliamento dei privilegi dell'Ordine, oltre ad aiuti concreti. Partì da Malta il 3 febbr. 1566 e giunse a Roma nel marzo, ottenendo accoglienze solenni.
Pio V lo ricevette in udienza privata, approvò i progetti di ricostruzione della città e delle fortezze e non mancò di assicurare gli aiuti richiesti. Il papa si mostrò anzi irritato per le voci secondo le quali il gran maestro La Valette aveva manifestato l'intenzione di trasferire la sede dell'Ordine in Sicilia nel caso non fossero giunti i soccorsi sperati. Il papa confermò tutti i privilegi dell'Ordine, decisione che dette luogo a violente proteste. Molti - e tra loro vari vescovi - protestarono contro questa conferma: costoro "anteponevano a Sua Santità molti scrupoli, dicendo, che detti Privilegij erano in molte cose contrarianti a Decreti del Sacro Concilio Tridentino". Si dovette perciò giungere a un compromesso, con la stipulazione di una clausola, secondo la quale era stabilito che almeno per quanto apparteneva alla "Cura dell'anima, e all'amministrazione de Sacramenti, i Decreti del Concilio di Trento s'osservino" (Bosio, p. 737).
Il D. prolungò la sua permanenza a Roma e tornò a Malta solo nel maggio 1568. Qui, essendo morto il La Valette, fu eletto gran maestro dell'Ordine il 23 ag. 1568 e, nel novembre 1569, riunì il capitolo generale. Subito il D. impegnò tutte le sue energie per portare a termine, nel minor tempo possibile, la costruzione della nuova città (La Valletta), iniziata nel 1566.
Si richiedevano però molti sacrifici da parte dei membri dell'Ordine; lo stesso D. dovette far ricorso ampiamente alla sua cassa privata per finanziare i lavori. Un certo malumore cominciò a serpeggiare tra i cavalieri; alcuni avrebbero voluto rinunciare al trasferimento nella nuova città e adattarsi in altro modo. Inoltre nuovi sforzi economici si resero necessari all'inizio del 1570, quando, essendosi mossa la flotta turca, si temette prossimo un nuovo attacco. Nell'inverno 1569-70 il D. dovette fronteggiare un notevole malumore che andava diffondendosi nell'Ordine. Forse anche per altri motivi, ci furono dissidi e contestazioni, fomentati in particolare da A. Maldonado. Il D. giunse a privare tre cavalieri dell'abito nel dicembre 1569. Molto probabilmente a causa di queste difficoltà il D. nel 1571 pensò di abbandonare la carica di gran maestro e di ritirarsi nel monastero di Montecassino. Fu Pio V, con una lettera autografa, che lo indusse a desistere da tale proposito.
Il 18 marzo 1571 era terminata la costruzione di La Valletta, e il D vi si trasferì con la sua corte. Nel 1569 egli stesso aveva emanato gli statuti e gli ordinamenti riguardanti la Divisione et assignatione del sito della nuova città Valletta, che prevedevano la divisione della citta "in due grandi settori, il Collachio, riservato al Palazzo Magistrale, agli Alberghi delle Lingue, alla Castellania ed a tutti gli edifizi in cui si svolgeva la vita dell'Ordine ed il "fuori Collachio", ove risiedeva la popolazione maltese" (Monterisi, p. 129). Nell'estate 1571 il D. curò la partecipazione dell'Ordine alla Lega di Lepanto inviando tre galere. Morì a Malta il 27 genn.1572.
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