DELLA SCALA, Pietro
Nacque, forse a Bergamo, tra il 1200 e il 1201.
Della sua lunga vita pochi sono i dati biografici che possono essere ricostruiti con certezza. Spesso confuso con altri due personaggi dallo stesso nome - un Pietro Della Scala abate benedettino di S. Zeno almeno dal 1273, e Pietro (II) Della Scala vescovo di Verona dal 1350 -appartenne, come i suoi omonimi, alla famiglia dei Della Scala; ma incerti rimangono il nome del padre - forse Mastino I di cui sarebbe figlio naturale (Litta), o un Bonifacio Scaligero, o un Aleardino o Bailardino (Verci, Maffei) - ed il luogo di nascita.
L'appellativo "Bergomensis" o "de Pergamo" che lo contraddistingue già nei più antichi documenti farebbe riferimento secondo alcuni biografi, al luogo di nascita (Quétif-Echard), mentre secondo altri indicherebbe il luogo dove il D. vestì l'abito domenicano per mano dello stesso s. Domenico nel 1218(Piò, Rovetta). Di questo episodio tuttavia, che talvolta viene ambientato a Bologna e spostato al 1219, e che si ritrova costantemente anche nell'agiografia del confratello e contemporaneo s. Pietro Martire (cfr. Acta sanctorum, Aprilis, III, Parisiis-Romae 1866, p. 686),non fa parola uno dei più antichi documenti in nostro possesso, la Cronaca maggiore di Galvano Fiamma, che si limita a segnalare l'ingresso del D. nell'Ordine nel 1219.Riguardo alla presunta origine bergamasca, recentemente lo Hagemann ha formulato l'ipotesi che l'appellativo "de Pergamo" faccia riferimento a un ramo bergamasco della famiglia scaligera. Della sua vita ed eventuale carriera nell'Ordine domenicano non rimane nelle fonti alcun dato preciso, se non l'accenno generico ad una intensa e fruttuosa attività didattica ed apostolica svolta in tutta Italia ed il giudizio di santità di vita congiunta ad una cultura e facondia non comune.
Ormai novantenne, il D. fu assunto al soglio vescovile di Verona alla morte del vescovo Bartolomeo Della Scala, figlio di Mastino [I] eletto il 22 genn. 1291, fu consacrato il 25 febbraio dello stesso anno.
Durante il suo breve ministero, nel 1292, il patriarca di Aquileia confermò i privilegi concessi ai canonici della cattedrale di Verona. Nello stesso anno il D. donò all'abate Perolino, priore dei domenicani, un pezzo di terra nella contrada di S. Maria della Chiavica, per consentire l'allargamento della via d'accesso alla chiesa di S. Anastasia che proprio in quegli anni i frati stavano edificando. Nel 1293 ebbe una contesa con l'abate Alberto di S. Maria in Organo per alcuni diritti di ripatico sull'Adige; la contesa ebbe momenti drammatici poiché il vescovo si rifiutò ripetutamente di presentarsi di fronte all'abate Donato di S. Felice di Vicenza, incaricato di dirimere la questione, ed il monaco Guidotto, messo dell'abate, fu duramente maltrattato dai suoi familiari.
Sotto il nome del D. e del suo successore Tebaldo si conserva una raccolta di Costituzioni del capitolo della cattedrale di Verona, ma la mancanza di riferimenti cronologici attendibili rende impossibile stabilire se le costituzioni siano opera del D. o, come sembrano più propensi a ritenere la maggior parte dei biografi, di Pietro [II].
Il D. morì il 12 sett. 1295 ed è sepolto nella chiesa di S. Anastasia di Verona, sotto l'altare di S. Martino.
Confuse sono le notizie relative alla produzione letteraria del D.: delle molte opere attribuitegli nelle biografie più antiche solo tre sono sicuramente identificabili come sue secondo il repertorio del Kaeppeli. Non se ne conosce la datazione precisa né il luogo in cui furono scritte, ma in alcune biografie la fioritura letteraria di questo autore viene approssimativamente fissata tra il 1262 e il 1266,inoltre, le opere esegetiche denunciano una stretta relazione con il metodo scolastico proprio del domenicanesimo parigino. Esse sono il Principium in Sacra Scriptura, conservato in un unico manoscritto (Parigi, Bibl. naz., Lat. 15596,ff. 1-7,dove precede la Postilla super Matthaeum di cui costituisce una sorta di prologo), trattatello in due parti di cui la prima tratta della dignità e delle funzioni del predicatore, al quale sono necessari tre requisiti, eloquenza, scienza e buona vita, paragonati rispettivamente all'argento, all'oro e al crogiolo dei metalli; la seconda propone una classificazione delle scienze sulla base di elementi tratti da Agostino, Aristotele e Ugo di S. Vittore e sviluppa un sistema di allegorie dei singoli libri della Bibbia in relazione alla figura di Cristo.
La Postilla super Matthaeum, ricordata come egregia già nella Cronaca di Alberto da Castello, era probabilmente posseduta dalla biblioteca di S. Anastasia a Verona nel 1700 assieme ad altre opere del Della Scala. Attualmente è conservata in otto manoscritti a Heidelberg, Lüneburg e Parigi (cfr. Kaeppeli, 1980). L'opera è stata a lungo confusa con il commento al Vangelo di Matteo di Tommaso d'Aquino, stampato per la prima volta da Bartolomeo Spina a Venezia nel 1527, fino a che il Quétif e l'Echard non ne hanno identificato con chiarezza il contenuto, grazie all'accurata descrizione di quattro dei manoscritti parigini. Presenta un ampio prologo, contenente la formula di Accessus secondo le quattro cause aristoteliche (efficiens, materialis, finalis, formalis) e un piano dell'opera che prevede quattro fasi nell'esegesi: l'esposizione letterale del testo (litterasanctorum), la sua interpretazione in chiave morale (aliqua moralia ad morum informationem), la posizione di quaestiones, la soluzione di contrarietates, contraddizioni con altri brani evangelici o con definizioni ed affermazioni esterne al testo.
Il commento del prologo di Matteo (anch'esso analizzato secondo lo schema delle quattro cause) fornisce l'occasione per suscitare una lunga quaestio sui quattro sensi della Scrittura, nella quale il D., dopo aver fatto una rassegna di tutte le possibili posizioni riguardo all'esegesi, si schiera decisamente a favore della posizione tomista, proponendo una soluzione molto vicina a quella della Summa Theologiae (I, 1,q. 1, art. X). La legittimità e l'opportunità di individuare quattro sensi nella Scrittura si fonda sulla distinzione agostiniana tra res e voces; peculiare della Scrittura è la possibilità di significare non solo attraverso le voces, ma anche attraverso le res. Così, mentre le voces esprimono il senso letterale, le res esprimono un triplice senso spirituale, nella misura in cui rappresentano il merito quanto alla fede (senso allegorico), il merito quanto ai costumi (senso tropologico) o il premio (senso anagogico). L'intero commento segue la divisione del testo evangelico in ventotto capitoli, ed èarticolato secondo lo schema enunciato nel prologo. Si avvale di citazioni continue dei Padri, soprattutto Agostino, Gerolamo, Beda, Ambrogio, Crisostomo, Origene e la Glossa, nonché, in misura minore, Ugo di S. Vittore, Rabano Mauro, Boezio, Isidoro e Gregorio; Ma utilizza anche ampiamente, pur senza citarne l'autore, formule e schemi aristotelici.
Infine, il Sermo ad clerum (Firenze, Bibl. naz., ms. G.7, 1464, f. 3;Erlangen, Univ. Bibl., ms. 322, f. 32) è l'unico sermone attribuibile con certezza al D. dei molti che pare avesse lasciato; il Lusitano parla infatti di alcuni volumi di sermones de sanctis e sermones de tempore et de festis conservati nella biblioteca dei minori di Genova, mentre il Piò asserisce di averne visti personalmente diversi nella biblioteca di S. Anastasia di Verona nel 1605. Nel ms. fiorentino il Sermo ad clerum è riportato, con l'indicazione del nome dell'autore, nel sermonario di Nicola da Milano (fine del XIII secolo) assieme ad altri sermoni di noti predicatori e a numerose prediche anonime, alcune delle quali, sempre rivolte ad clerum, potrebbero essere del Della Scala. Ha per tema la dignità del sacerdozio e la necessità che il sacerdote, specchio dei fedeli, sia santo, dotto e privo di vizi; l'ipocrisia in particolare, con la sua apparenza di santità, trasforma il sacerdote in una specie di mostro, simile alla chimera, che esiste di nome ma non di fatto.
Le altre opere ascritte al D., tutte di carattere esegetico, sono da attribuirsi ad altri autori - Pietro di Tarantasia, Giovanni del Galles - oppure sono da considerarsi perdute (cfr. Stegmuller).
Fonti e Bibl.: T. M. Mamachi, Annalium Ordinis praedicatorum, I, Romae 1756, Appendix, coll. 186 s.; C.Cipolla, Una lettera del 1297 in volgare veronese, in Arch. stor. ital., s. 4, IX (1882), pp. 290-93; Annales Veronenses de Romano, in Antiche cronache veronesi, a cura di C. Cipolla, Venezia 1890, pp. 438 s., 446; G. Odetto, La Cronaca maggiore dell'Ordine domenicano di Galvano Fiamma, in Archivum fatrum praedicatorum, X (1940), p. 346;Stephanus De Salaniaco-Bernardus Guidonis, De quatuor in quibus Deus Praedicatorum Ordinem insignivit, a cura di T. Kaeppeli, in Monum. Ordini fratrum praedicatorum historica,XXII, Roma 1949, p. 76; W.Hagemann, Unbekannte Dokumente zur Geschichte der Scaliger von Verona (1259-1304) aus dem Archivio Segreto Vaticano, in Mélanges E. Tisserant, IV,Città del Vaticano 1964, p. 375; Id., Documenti sconosciuti dell'Arch. capitolare di Verona per la storia degli Scaligeri, in Scritti in onore di mons. Turrini, Verona 1971 pp. 379, 383, 385-390;Antonius Senensis Lusitanus, Bibliotheca Ordinis fratrum praedicatorum, Parisiis 1585, p. 190;Sixtus Senensis, Bibliotheca sancta, I, Lugduni 1591, p. 288; G. M. Piò, Della nobile e generosa progenie del P. S. Domenico in Italia, Bologna 1615, I, pp. 87, 89 s.; O. Panvinii Antiquitatum Veronensium libri VIII, Patavii 1648, pp.154, 203, 205; V. M. Fontana, Sacrum theatrum dominicanum, Romae 1666, pp. 320 s.; A. De Altamura, Bibliothecae dominicanae, Romae 1677, p. 19;A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum provinciae Lombardiae sacri Ordinis praedicatorum, Bononiae 1691, pp. 13 s., 25;J. Quétif-Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum, Torino 1961, I, pp. 417 s.; F. Ughelli, Italia sacra, V,Venetiis 1720, coll. 847-855; S. Maffei, Verona illustrata, II,Verona 1731, coll. 45 s.; H. Vielmii De divi Thomae Aquinatis doctrina et scriptis, Brixiae 1748, p. 102; P. Zagata, Cronica della città di Verona, a cura di G. B. Biancolini, II, 2, Supplementi, Verona 1749, p. 144; G. B. Biancolini, Notizie storiche delle chiese di Verona, I,Verona 1749, pp. 205, 304, 555, 559; IV, Verona 1752, pp. 664 ss.; V, ibid. 1761, p. 265; Id., Dei vescovi e governatori di Verona, Verona 1757, p. 48; G. B. Verci, Storia della marca trivigiana e veronese, VII, Venezia 1787, pp. 21 ss.; C. Cipolla, Gli incunaboli dell'arte della seta in Verona (secc. VIII-XIV), Venezia 1886, pp. 14 s.; Id., Ricerche stor. intorno alla chiesa di S. Anastasia in Verona, in L'Arte, XVII(1914), pp. 955 s.; XVIII (1915), pp. 299 ss.; G. B. Pighi, Cenni stor. sulla Chiesa veronese, in Bollettino ecclesiastico ufficiale per gli atti vescovili nella diocesi di Verona, VII (1920), pp. 57, 182, 196 s.; J. F. B. M. De Rubeis, pref. a S. Thomae Aquinatis In Evangelia s. Matthaei et s. Iohannis Commentaria, I,Taurini 1925, pp. IV-VIII; L. Bellotti, Ricerche intorno alle costituzioni del capitolo della cattedrale di Verona nei secc. XIII-XIV, in Miscell. di studi e memorie della Deput. di storia patria per le Venezie, VI (1943), pp. 44-47, 57-64; G. Meersseman, La prédication dans les congregations mariales au XIIIe siècle, in Arch. fratr. Praed., XVIII(1948), p. 154; F. Stegmuller, Repertorium biblicum Medii Aevi, IV,Matriti 1954, nn. 6846r-6852, pp. 394 s.; R. Creytens, Les écrivains dominicains dans la chronique d'Albert de Castello (1516), in Arch. fratr. praed., XXX (1960), p. 266; T. Kaeppeli, Antiche biblioteche domenicane in Italia, ibid., XXXVI(1966), p. 73; J. B. Schneyer, Repetorium der lateinischen Sermones des Mittelalters, IV,Münster 1972, p. 802; G. Sancassani, Notizie geneal. degli Scaligeri di Verona, in Verona e il suo territorio, III, 1, Verona 1975, p. 332; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis praedicatorum Medii Aevi, III, Romae 1980, pp. 259 s.; L.-J. Bataillon, De la lectio à la praedicatio. Commentaire biblique et sermons au XIII siècle, in Revue des sciences philosophiques et theologiques, LXX (1986), pp. 570 s.; Gli Scaligeri, a cura di G. M. Varanini, Verona 1988, s. v. Scala (de) Pietro; P. Litta, Le famiglie celebri it., sub voce Scaligeri, tav. I; H. Hurter, Nomenclator literarius theologiae catholicae, II, col. 416; C. Eubel, Hierarchia catholica..., Monasterii 1913, p. 252.