AILLY, Pietro di (Petrus de Alliaco)
Teologo francese, nato a Compiègne nel 1350, morto ad Avignone fra il 1420 e il 1425. Ebbe un posto di studio nel celebre Collegio di Navarra, e si licenziò in teologia nell'Università di Parigi nel 1381. Già in quell'anno, affermava che solo un concilio avrebbe potuto rimediare allo scisma d'Occidente. Canonico a Noyon, rettore del collegio di Navarra, sostenne varie discussioni su argomenti teologici specialmeute con il domenicano Jean de Montson. Cancelliere nell'Università e confessore del re nel 1389, cancelliere in Notre-Dame a Parigi nel 1391, elemosiniere del re Carlo VI nel 1392, egli fece tutti gli sforzi possibili per attuare la sua idea di riunire un concilio generale alla morte del papa Clemente VI. Ma avendolo Benedetto XIII investito della diocesi del Puy (1395), e poi di quella di Cambrai (1397), Pietro d'Ailly rimise a più tardi l'esecuzione del suo disegno, e s'accinse a prendere possesso del seggio episcopale, contro la volontà del duca di Borgogna, avversario del re di Francia.
La riluttanza dei papi di Roma e d'Avignone l'incitò a riprendere energicamente la sua propaganda per il Concilio. Egli fu uno degl'ispiratori e oratori del concilio di Pisa e poi del concilio di Costanza, dove figurò come cardinale (era stato nominato da Giovanni XXIII nel 1411) e come legato per la Germania e i Paesi Bassi, e presiedette alla terza sessione. A Costanza Pietro d'Ailly, come il suo discepolo Giovanni Gerson, sostenne la superiorità del concilio sul papa, domandò la riforma della Chiesa nel suo capo e nelle sue membra, attaccò le dottrine eretiche di Giovanni Huss e propugnò la candidatura del futuro papa Martino V, la cui elezione fu un rimedio temporaneo al male.
Avendo rinunciato al vescovato di Cambrai, dove la guerra con gl'Inglesi rendeva difficile il suo soggiorno, egli fu nominato da Martino V legato pontificio ad Avignone, dove morì.
Se il momento più significativo della vita di Pietro d'Ailly è la sua partecipazione al concilio di Costanza, i suoi sforzi per la riunione della Chiesa, e la sua opera nel concilio stesso trovano la loro spiegazione nelle dottrine da lui sostenute, che a loro volta rappresentano bene il turbamento degli animi in quegli anni gravi, quando lo scisma e la guerra dei cento anni, l'umanesimo e la nuova scolastica venivano compiendo la liquidazione definitiva degli ideali del Medioevo. Come Gerson, suo discepolo, P. d'Ailly è, nel tempo stesso, un mistico e un teologo, come tale, seguace del nominalismo occamista. Egli concepisce la Chiesa come corputs mysticum, e in questa concezione sono contenute, in genere, le dottrine che P. d'Ailly espose in numerosi scritti, taluni dei quali inediti (celebre soprattutto il trattato Super reformatione Ecclesiae), e che si riassumono in quella della superiorità del concilio sul papa, ché il potere dei vescovi deriva da Cristo e non dal pontefice. È quindi lecito appellare al concilio contro il papa, che può errare e anche cadere nell'eresia, giacché infallibile è solo la Chiesa universale. Il nominalismo è ancora più evidente in materia di morale. Secondo lui, nullum est ex se peccatum, sed praecise quia lege prohibitum. Dottrine tutte contrarie all'insegnamento dommatico della Chiesa Cattolica.
Un posto importante spetta a P. d'Ailly anche nella storia delle scienze. Infatti cento anni prima di Copernico intuì la rotazione della terra intorno al suo asse.
Bibl.: P. Tschackert, Peter von Ailli, Gotha 1877; L. Salembier, Petrus de Alliaco, Lilla 1886; id., Bibliographie des oeuvres du cardinal Pierre d'Ailly, Besançon 1909, Dictionnaire de théologie catholique, I, s. v. - Cfr. anche N. Valoris, La France et le grand Schisme d'Occident, coll. 4, Parigi 1896-1902.