PIETRO di Moriana-Savoia
PIETRO di Moriana-Savoia. – Nato poco dopo il 1045, Pietro I di Moriana-Savoia fu figlio primogenito di Adelaide (figlia dell’arduinico Olderico Manfredi, marchese di Torino) e del suo terzo marito Oddone I di Moriana-Savoia, anch’egli marchese di Torino.
La Marca di Torino – che comprendeva i comitati di Torino, Asti, Alba, Auriate, Bredulo, Albenga e Ventimiglia – funzionò formalmente come una circoscrizione pubblica del Regno italico per quasi tutto il secolo XI, malgrado la politica degli Aleramici fosse orientata, già con Olderico, alla costruzione nell’area di un principato territoriale. Questa ambiguità caratterizzò anche l’età di Adelaide, che ereditò il patrimonio arduinico ed esercitò per un cinquantennio un’influenza sul governo della Marca, attribuito a membri della sua famiglia. Il matrimonio di Adelaide con Oddone (intorno al 1045) fu esito della politica dell’imperatore Enrico III, intesa a favorire una convergenza tra le due principali famiglie attive sui versanti italiano e borgognone delle Alpi occidentali, da poco riuniti sotto il controllo imperiale. A Oddone fu conferita la carica di marchese, già ricoperta dai due precedenti mariti di Adelaide. All’accensione di un legame dinastico con gli arduinici non corrispose la nascita di una dominazione sabauda unica sui territori italici e borgognoni: Oddone controllò i comitati transalpini soltanto nell’ultima parte della sua vita – dopo la morte del fratello maggiore Amedeo I, conte, i cui figli avevano intrapreso carriere ecclesiastiche – e non si servì mai del titolo comitale.
La separazione fra i due ambiti di governo si ripropose dopo la morte di Oddone, avvenuta entro il 1060. Pietro, ancora adolescente, esercitò la carica di marchese almeno dal 1064, anno in cui confermò, insieme con la madre, una donazione di terzi a S. Benigno di Fruttuaria (3 gennaio). Sempre intorno al 1064 Pietro sposò Agnese, figlia del duca di Aquitania Guglielmo VII e nipote dell’omonima imperatrice madre.
Una scelta in linea con la politica di Adelaide, intesa a sfruttare i rapporti matrimoniali per intrecciare legami politici di alto livello e di vasto raggio. Un altro esito di questa politica furono le nozze, di poco successive, fra la sorella di Pietro, Berta, ed Enrico IV.
Negli stessi anni si precisò la distinzione fra le competenze di Pietro – sempre limitate al governo della Marca torinese – e quelle del fratello minore Amedeo II, che ereditò le prerogative comitali degli umbertini in area borgognona e non ebbe accesso al titolo marchionale nemmeno dopo la morte di Pietro. Gli effetti politici di questa divisione furono stemperati dalla forte influenza che Adelaide esercitò su entrambi i settori a partire dagli anni della minore età di Pietro e Amedeo.
In ambito borgognone, Adelaide gestì personalmente (1066-67) gli accordi con il vescovo di Vienne relativi alla soppressione della Zecca abusiva di Aiguebelle e le trattative con Enrico IV in occasione della sua discesa in Italia attraverso il Moncenisio (1076-77). Amedeo si limitò in questi casi a garantire il proprio rispetto di quanto stabilito dalla madre; nella vertenza su Aiguebelle fu accompagnato, con la stessa funzione, da Pietro. La sola azione relativamente autonoma di Pietro in area borgognona fu la conferma – tramite una sottoscrizione non datata – di un privilegio dell’avo Umberto I per i canonici di S. Giovanni e S. Orso di Aosta (1040); il testo, peraltro, chiarisce che Pietro agì in quell’occasione come figlio di Oddone e di Adelaide.
Sul fronte italico la situazione era pressoché analoga a quella borgognona. In quasi tutti i documenti che lo riguardano, Pietro è accompagnato dalla madre. La preponderanza di Adelaide è netta negli atti riguardanti la gestione del patrimonio arduinico (la fondazione e la dotazione di S. Maria di Pinerolo nel 1064, le donazioni eseguite in favore di S. Pietro di Torino e della prevostura di Oulx nel 1068 e nel 1073). Pietro compare, talvolta di nuovo in compresenza con Amedeo, in un’esigua minoranza dei documenti che costituiscono il grande corpus delle donazioni adelaidine; documenti in cui agisce quale semplice testimone o dichiara il proprio consenso ai negozi.
Un rapporto più equilibrato fra Pietro e la madre è riscontrabile negli atti che si riferiscono specificamente all’esercizio delle funzioni pubbliche connesse con la carica di marchese. In un placito tenuto a Cambiano (nei pressi di Torino) nel 1064 Pietro e Adelaide sono presentati su un piano paritetico, intenti ad amministrare la giustizia ‘simul’; al 1072 risalgono un lodo e una iussio, formulati dal solo Pietro, riguardanti un breve prodotto per conto dell’abbazia di S. Maria di Cavour.
Pietro si mosse con maggiore autonomia nei rapporti con i vescovi della Marca, in particolare con quelli di Asti e di Torino. Nel caso astigiano le azioni di Pietro furono in linea con la politica della madre, intesa a ripristinare il controllo marchionale su una diocesi in cui era debole la presenza patrimoniale degli arduinici. Entro il 1066 Adelaide aveva promosso la candidatura a vescovo di Ingone, un personaggio dell’entourage marchionale inviso all’aristocrazia cittadina; candidatura imposta con la forza delle armi nel 1070. In un anno non distante, Pietro fu coinvolto con Ingone in una vertenza concernente «la Vicia» (probabilmente Vezza d’Alba, dove sono attestati possedimenti arduinici), citata in un documento tardo che non ne specifica il tenore.
Siamo meglio informati sui rapporti fra Pietro e il vescovo di Torino Cuniberto. Costui era in contrasto con i monaci di S. Michele della Chiusa, monastero su cui rivendicava il diritto di nomina dell’abate. Il conflitto aveva avuto origine negli anni Sessanta e si acuì intorno al 1078, quando Cuniberto tentò di espellere con un intervento armato l’abate eletto dai monaci (Bonifacio II); secondo la cronaca clusina di Guglielmo, Pietro prestò il suo aiuto militare a quell’azione di forza. La partecipazione di Pietro alla repressione vescovile contro S. Michele non può essere facilmente situata entro le linee della politica di Adelaide, ma probabilmente non si pose in antitesi con esse.
L’appoggio fornito in quella contingenza a Cuniberto – in rapporti non facili con Gregorio VII – deve essere messo in relazione con l’atteggiamento di equilibrio che Adelaide mantenne in quegli anni fra il Papato, del quale appoggiava la politica accentratrice, e l’Impero, a cui si era legata con alleanze matrimoniali.
L’ultima fonte datata riguardante Pietro è una carta per la prevostura di Oulx del 1073: una donazione eseguita da Adelaide, con il consenso di Pietro e Amedeo, al monastero di Novalesa – datata 1039 ma riferita da alcuni editori al 1078 – deve essere ritenuta pressoché integralmente falsa.
Pietro era ancora vivo nel 1078, anno a cui si riferirebbe la notizia della sua partecipazione alla spedizione a S. Michele della Chiusa guidata da Cuniberto di Torino. La sua morte, che il cronista clusino Guglielmo colloca tre mesi dopo quell’evento, avvenne probabilmente il 9 agosto, giorno in cui un necrologio di S. Salvatore di Torino ricorda un «Petrus malchio», che avrebbe donato ai canonici tre mansi, una vigna e la cappella di S. Giovanni di Coazze. Pietro era sicuramente già morto il 26 ottobre dello stesso anno, quando Agnese è designata come la sua vedova.
Dal matrimonio di Pietro nacque una figlia, Agnese, che avrebbe sposato entro il 1080 Federico di Montbéliard, a cui fu attribuito il governo della Marca.
Fonti e Bibl.: Willelmi monachi Vita Benedicti abbatis Clusensis, a cura di L. Bethmann, in MGH, Scriptores, XII, Hannover 1856, pp. 196-208; Lamperti monachi Hersfeldensis Annales, a cura di O. Holder-Egger, in MGH, Scriptores rerum germanicarum in usum scholarum, XXXVIII, Hannover-Leipzig 1894, p. 285; Monumenta Novaliciensia vetustiora, a cura di C. Cipolla, I, Roma 1898, pp. 168-177, doc. 70; D. Carutti, Supplemento ai «Regesta comitum Sabaudiae marchionum in Italia ab ultima stirpis origine ad an. MCCLIII», in Miscellanea di storia italiana, s. III, IX (1904), p. 12, doc. 9; C. Cipolla, Il gruppo dei diplomi adelaidini in favore dell’abbazia di Pinerolo, Pinerolo 1899, pp. 318-332, doc. 2; Cartario dell’abazia di Cavour, a cura di B. Baudi di Vesme - E. Durando - F. Gabotto, Pinerolo 1900, p. 32, doc. 14; G. Colombo, Documenti di Scarnafigi, in Cartario dell’abazia di Staffarda fino al 1313, a cura di F. Gabotto, G. Roberti, D. Chiattone, II, Pinerolo 1902, pp. 239-241, doc. 4; Il Libro verde della chiesa d’Asti, a cura di G. Assandria, II, Pinerolo 1907, p. 67 s., doc. 212; Le carte della prevostura d’Oulx raccolte e riordinate cronologicamente fino al 1300, a cura di G. Collino, Pinerolo 1908, pp. 31 s., doc. 25; F. Cognasso, Umberto Biancamano, Torino 1929, tav. fuori testo fra le pp. 80 e 81; I placiti del Regnum Italiae, a cura di C. Manaresi, III, 1, Roma 1960, pp. 270-275, doc. 416; F. Savio, I primi conti di Savoia. Ricerche storiche, in Miscellanea di storia italiana, s. 2, XXVI (1887), pp. 464 s.; C.W. Previté Orton, The early history of the House of Savoy, Cambridge 1912, pp. 223-251; G. Sergi, Potere e territorio lungo la strada di Francia. Da Chambéry a Torino fra X e XIII secolo, Napoli 1981, pp. 51-69; Id., I confini del potere. Marche e signorie fra due regni medievali, Torino 1995, pp. 27-41.