DI NEGRO, Pietro
Nacque agli inizi del sec. XIII a Genova da Ansaldo e Beatrice Lomellini. Suoi fratelli furono Enrico, Giacomo, Inghetto, Guido, Pastone, Nicolò, Bonifacio, Simonetto e Lanfranco (entrato nell'Ordine dei minori ed eletto vescovo di Albenga nel 1254). Il D. studiò legge, diventando uno dei giurisperiti più illustri della città, segnalandosi sia per l'intensa attività professionale privata sia per la costante partecipazione alla vita politica del suo Comune.
Il 13 ott. 1251 fu incaricato di intervenire presso il Comune di Alessandria per ottenere la liberazione di un suo cliente che era stato fatto prigioniero. Nello stesso anno. come rappresentante di Enrico "Baraterius", ricevette dagli ambasciatori di Marsiglia varie somme, dovute da quel Comune al suo cliente (9 novembre). Tre anni dopo partecipò ad un atto privato in cui Giacomo e Manfredo, marchesi di Gavi, riconoscevano la dote spettante alla loro madre Maria. Sempre nel 1254 gli uomini della parrocchia di S. Giorgio di Genova lo nominarono loro procuratore, perché li difendesse dall'accusa di aver ferito in una rissa un fiorentino. Nel 1280 Manuele Zaccaria, procuratore per il fratello Benedetto, il celebre ammiraglio (anche lui cliente del D.), delegò il D. ed i di lui fratelli Bonifacio e Guido a raccogliere le somme dovute da quanti avevano prestato cauzione per i marinai che avrebbero dovuto imbarcarsi sulle galee degli Zaccaria, ma che erano fuggiti.
Il D. investì oculatamente in continue operazioni finanziarie i guadagni provenienti dalla sua attività privata (che i documenti pubblicati testimoniano solo in parte), guadagni che si aggiunsero al cospicuo patrimonio ereditato dal padre: così, ad esempio, nel 1268, insieme col nipote Ottolino (un figlio di Giacomo), comprò l'introito della "callega" del vino nel distretto di Genova, rivendendo l'eguale diritto posseduto nella podesteria di Sestri Ponente; due anni dopo investì una parte del suo capitale liquido in "loca" delle Compere del sale. Nel 1280 finanziò con una commenda Leonino Di Negro, in procinto di partire per commerci verso l'Impero bizantino. Sempre nello stesso anno finanziò i fratelli Carlotto, Babilano, Andalò e Avundino Di Negro, anche loro diretti nell'Impero bizantino; alcuni mesi dopo consegnò una cospicua somma, investita in gioielli, ad un mercante, perché la trafficasse a Tunisi. Nel 1281 vendette a due uomini d'affari genovesi quattro "loca" nelle Compere del sale e finanziò con una forte somma la società dei "lanerii" fiorentini Aldobrandino e Conterio Donati, che stavano allora trasformando su basi più avanzate l'arte della lana genovese. Sappiamo, infine, che in città egli possedeva un palazzo con portico.
Continua ed intensa fu, altresì, la partecipazione del D. alla vita politica genovese. Nel 1239 divenne podestà di Carpena; nel 1242, entrato a far parte del Consiglio del Comune, assistette alla ratifica del giuramento di fedeltà a Genova pronunciato dai visconti di Savignone (7 maggio). Nel 1246 fu scelto dagli uomini della pieve di Rapallo come loro sindaco. Nel 1247, come procuratore del podestà, firmò i capitoli di pace con gli uomini di Beverino e, l'anno seguente, con quelli di Corniglia. Nello stesso anno, come consiliator del Comune, fu presente alla sottomissione degli uomini del castello di Groppo (7 marzo). Nel 1251, sempre in tal veste, ratificò la pace tra Genova e la Repubblica di S. Marco (26 giugno), l'accordo commerciale col Comune di Firenze (13 settembre), il trattato militare tra Genova, Firenze e Lucca contro Pisa (20 ottobre) ed il trattato commerciale col Comune di Pavia (30 ottobre).
Nel 1252 fu testimone all'atto con cui Genova accettò l'elezione di un curatore, proposto da alcuni membri della famiglia dei marchesi di Clavesana, che procedette alla cessione del castello e della "villa" di Arcola, assistendo poi alla vendita di questa località al Comune genovese, fatta dai fratelli Manuele e Francesco di Clavesana (7-8 giugno).
Nel 1253 (11 giugno) assistette alla sentenza pronunciata dal giudice del podestà circa il possesso di alcuni territori a Varazze. In questo anno, secondo il Federici, sarebbe stato anche sindaco degli uomini di Chiavari, Lavagna e Moneglia, venendo eletto podestà di Carpena per l'anno seguente. Nel 1256 fu tra i consiliarii che approvarono le trattative condotte dagli ambasciatori genovesi con Guglielmo, fratello del defunto Chiano, marchese di Massa e giudice di Cagliari, e con gli uomini di Santa Igia. Nel 1264 fece parte della commissione incaricata di sindacare il podestà dell'anno precedente.
In qualità di iudex assistette il Comune genovese in alcune trattative, la cui gestione richiese la consulenza di esperti in diritto. Nel 1276 affiancò Marchesino da Cassino, da tempo consigliere giuridico del Comune, per assistere i capitani del Popolo Oberto Doria ed Oberto Spinola e il loro procuratore Enrico Dardella nell'acquisto dei feudi posseduti da Nicolò Fieschi nella Riviera di Levante; egli prese parte anche agli atti che sancirono tale acquisto (24 novembre). Nel 1279 (25 marzo), come membro di una commissione formata da giudici, stese l'atto in cui il Fieschi si dichiarò soddisfatto della somma pattuita col Comune genovese. Nello stesso anno, sempre come iudex, fu testimone nella cerimonia in cui il marchese Corrado Malaspina, anche a nome del fratello Tommaso, dichiarò di aver ricevuto da Genova quanto promesso per la cessione di Arcola; egli fu anche presente alla stesura del documento in cui la vendita dei diritti su questa località fu confermata dai figli del defunto Federico Malaspina, per quel che concerneva la quota posseduta dal loro fratello Tommaso.
Non si hanno notizie sul D. dopo il 1281.
Aveva sposato Alda, di cui si ignora il casato, morta prima del 1269. Sue figlie furono Francolina e Margherita.
Fonti e Bibl.: Genova, Biblioteca Franzoniana, Mss. Urbani 129: F. Federici, Alberi genealogici delle famiglie di Genova [ms. sec. XVII], III, c. 8v; Ibid., Bibl. civica Berio, m.r. 111, 4, 7-12: Foliatio notariorum [ms. sec. XVIII], I, cc. 392r, 522r; III, cc. 11r, 22r, 23v; Liber iurium Reipublicae Genuensis, a cura di E. Ricotti, in Historiae patriae monumenta, VII, Augustae Taurinorum 1854, docc. DCCLXIII, col. 1005; DCCLXXVII, col. 1021; DCCLXXXIV, col. 1032; DCCCXVII, col. 1035; DCCCXXIII, col. 1113 DCCCXXIV, col. 1117; DCCCXXV, col. 1121; DCCCXXVI, coll. 1134-5; DCCCXXXIII, col. 1156; DCCCXXXIV, col. 1157; DCCCLI, col. 1178; DCCCXCII, col. 1247; DCCCXCIII, col. 1250; DCCCCLXVII, col. 1436; DCCCCLXIX, col. 1445; DCCCCIXX, col. 1449; DCCCCLXXXVIII, col. 1484; DCCCCXC, col. 1490; DCCCCXCI, col. 1491; DCCCCXCII, col. 1493; Annali di Sestri Ponente e delle sue famiglie, a cura di A. Ferretto, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXXIX (1904), ad Indicem; Documenti intorno alle relazioni tra Alba e Genova, a cura di A. Ferretto, I, Pinerolo 1906, docc. CCCLXXXIX, CCCXCI; II, ibid. 1910, doc. CCCXCII; Documenti sulle relazioni fra Voghera e Genova (960-1325), a cura di G. Gorrini, Pinerolo 1908, ad Indicem; Documenti genovesi di Novi e Valle Scrivia (946-1240), a cura di A. Ferretto, Pinerolo 1910, docc. DLXXXIX, DCCXV, DCCCLXXXIX quater; Annali genovesi di Caffaro e dei suoi continuatori, a cura di C. Roccatagliata Ceccardi - G. Monleone, VI, Genova 1929, p. 96; L.T. Belgrano, Documenti inediti riguardanti le due crociate di s. Ludovico IX re di Francia, Genova 1859, p. 18; V. Poggi, Series rectorum Reipublicae Genuensis, in Ristoriae patriae monumenta, XVIII, Augustae Taurinorum 1901, coll. 1028, 1032, 1044, 1054, 1057; Codice diplom. delle relazioni tra la Liguria la Toscana e la Lunigiana ai tempi di Dante, a cura di A. Ferretto, in Atti della Soc. ligure di storia patria, XXXI (1901-03), ad Indicem; R. S. Lopez, Familiari procuratori e dipendenti di Benedetto Zaccaria, in Miscell. di storia ligure in onore di G. Falco, Milano 1962, pp. 216 s.; M. Balard, La Romanie génoise (XIIe siècle: début du XVe siècle), in Atti della Soc. ligure di storia patria, n. s., XVIII (1978), ad Indicem.