Fanfani, Pietro
Scrittore e letterato (Collesalvetti, Pistoia, 1815-Firenze 1879), combatté a Curtatone e Montanara. Dapprima ispettore presso il ministero toscano della Pubblica Istruzione, fu dal 1860 bibliotecario della Marucelliana. Noto lessicografo, tentò anche il romanzo storico e la letteratura educativa. Purista intransigente, avversò le teorie del Manzoni e della Crusca (Osservazioni sopra il nuovo vocabolario della Crusca, Modena 1849; La lingua italiana c'è stata, c'è e si muove, Faenza 1868). Nel 1863 fondò " Il Borghini " con questo programma: " lingua e nazione sono una cosa medesima nel divino concetto della Bibbia e dell'Alighieri " (I 5). Accurato editore di testi antichi, pubblicò il Commento alla D.C. di Anonimo fiorentino del sec. XIV (Bologna 1866-1874, voll. 3); contrariamente alla notizia datane dal Batines, che riteneva il codice palatino del Paradiso continuazione dell'Anonimo, il F. lo attribuisce a Iacopo della Lana, sulle cui chiose alle ultime due cantiche è ricalcato il commento dell'Anonimo (III, p. V). I più interessanti scritti danteschi del F. si trovano raccolti in Studi ed osservazioni sopra il testo delle opere di D. (Firenze 1874) e nel volumetto, apparso postumo per cura del Castagna, Indagini dantesche (Città di Castello 1895).
Gl'interessi del F. sono eminentemente linguistici e filologici; di rado si coglie nei suoi studi attenzione alla dottrina e alle idee di Dante. Nascono nel clima di discussioni suscitato dalle insufficienze dell'edizione della Commedia del 1837 e poi dall'opera, in parte riparatrice, del Witte e del Mussafia; ma, nel fervore di quegli anni, risultano piuttosto dispersivi. Il F., puntigliosamente legato a certo metodo filologico dell'epoca, più compiaciuto, a volte, di vedere le difficoltà che sollecito di appianarle e superarle, crede poco nella possibilità di una cernita risolutiva del " diluvio " dei codici che si potrebbero raccogliere da tutta Europa (Studi, p.15), e si limita a dissentire, con osservazioni e riserve che sembrano derivare meno da atteggiamenti di cauta attesa che da pregiudiziali metodologiche (Sul testo della D.C. Studi di A. Mussafia, ibid 184). Questo scetticismo del F. costituisce il limite della coscienza filologica del primo Ottocento, non ancora divenuta scienza. Talune sue pregevoli enunciazioni sull'opportunità di un'edizione della Commedia, fondata " sopra buoni codici e sopra buone ragioni " (Come si potrebbe fare un'edizione veramente critica della D.C., ibid), non ritrovano poi sviluppi critici di suggerimenti e proposte costruttive. Tuttavia, nel discorso generale del F., non manca qualche motivo di rilievo: contro gli " indovinatori " che s'improvvisano editori, o restauratori, e sono " vergognosamente ignoranti della lingua "; o contro le smanie degli estetizzanti; o contro le aberrazioni dei " politici " di entrambe le sponde. Giusto credito, inoltre, sulla scia del Foscolo, il F. mostra di conferire alla " buona traccia ", segnata dagli antichi commentatori, che " così per essere, o coetanei, o di poco lontani all'età del poeta, o per aver veduto coi propri occhi i fatti di quei tempi, come per la cognizione pratica delle idee che allora avevano corso, ne parlarono con più certezza " (ibid XIV-XV); specie nell'interpretazione allegorico-dottrinaria del poema, particolarmente contrastata e spesso arbitraria nell'esegesi dell'Ottocento. Per la larga e profonda conoscenza che il F. ebbe della lingua delle origini, certi suoi interventi linguistici, su passi e luoghi controversi della Commedia, apparvero, a ragione, decisivi (in confronto all'ediz. degli Accademici: ibid 48, 58, 60, 71, 72, 78, 125, 179); come risultò illuminante il suo contributo erudito su personaggi e vicende della storia e della letteratura dantesca (Il Sordello e la Cunizza di D.; Bibliografia di Commenti a D.; Di alcune buone cose date fuori per il Centenario, ecc., in Indagini dantesche).
Bibl. -G. Carducci, Opere, XXV, Bologna 1945, 69 ss.; G. Pitré, Profili biografici, Palermo 1864; A. Cerquetti, P.F. e le sue opere, Firenze 1880; L. Baretti, Biografia di P.F., Milano 1880; B. Croce, Letteratura della nuova Italia, V, Bari 1957, 243 ss.; A. Vallone, La critica dantesca nell'Ottocento, Firenze 1958, 133, 183, 192, 194, 198.