FERRERIO, Pietro
Attivo a Roma nella prima metà del sec. XVII; non si hanno notizie precise sulla data della sua nascita, probabilmente avvenuta a Roma all'inizio del secolo (Thieme-Becker). Riguardo alla sua attività artistica le notizie sono scarse e in alcuni casi contraddittorie. Nel 1634 è registrato tra i pittori e architetti dell'Accademia di S. Luca, nel cui ambito ricopriva la carica di custode; risulta che la sua abitazione fosse situata in "Strada Felice presso Piazza di Sforza", nei pressi di S. Maria Maggiore. Il suo nome è presente nelle liste degli artisti dell'Accademia di S. Luca fino al 1653.
Il F. viene ricordato in particolare per il primo libro di una raccolta di incisioni con quarantaquattro tavole intitolata Palazzi di Roma de' più celebri architetti.
L'opera fu progettata e iniziata dal F. nel 1638 circa; il secondo libro, Nuovidisegni delle architetture e piante dei palazzi di Roma de' più celebri architetti..., fu realizzato da G. B. Falda, che ne fu anche l'intagliatore, e venne pubblicato nel 1655 da G. G. De Rossi. Riguardo al primo libro non si conosce il nome dell'incisore: il F. firma le tavole solo in qualità di disegnatore. Le più importanti tipologie edilizie romane sono illustrate dal F. sia in alzato sia in pianta, a partire dall'età d'oro di Bramante, Raffaello, Peruzzi e Michelangelo per poi passare a Vignola, Ammannati, Ligorio, Della Porta, dedicando infine un modesto spazio agli architetti del nuovo secolo, quali Bernini, Borromini o Domenico Fontana: segnale evidente, questo, di quanto l'orientamento della cultura e del gusto del Seicento maturo tendesse verso un recupero ed una preferenza nei riguardi del classicismo cinquecentesco o del tardo manierismo controriformato.
Le caratteristiche tecniche delle tavole del F., ossia la precisione del disegno, l'attenzione verso il particolare e la nitidezza dell'immagine, si prestano perfettamente a questo tipo di raffigurazione. È un genere di produzione artistica che acquista anche un valore storico documentario e costituisce una sorta di piccola storia dell'architettura romana fra il Cinquecento e il Seicento, quasi un taccuino di studio per architetti. Spesso, tuttavia, in queste vedute l'intento documentario e la tendenza a rendere oggettivo il dato architettonico vanno a scapito della godibilità e piacevolezza dell'immagine.
Presso la Biblioteca apostolica Vaticana si conserva un ritratto dell'Abate Galli, teologo urbinate: si tratta di un'acquaforte, firmata e datata 1634, che riprende lo stile del pittore e incisore romano Ottavio Leoni.
L'attività di pittore del F. è documentata unicamente da un'indicazione del catalogo della collezione di G. B. Soria, conservato alla Biblioteca di Montpellier (Piacentini, 1940, p. 32), dove risulta citata una tela del F. non meglio identificata, che era in vendita per 25 scudi, cifra piuttosto elevata in rapporto alle altre opere della stessa collezione.
Al F. in qualità di architetto è stato erroneamente attribuito in passato il disegno della scala a chiocciola, attualmente distrutta, nel palazzo Giraud-Torlonia a Roma. Del 13 febbr. 1650 è un documento che attesta un intervento del F. nei lavori di rifinitura del coro della chiesa di S. Nicola da Tolentino e dell'ambiente soprastante, incarico questo in cui subentrò per breve tempo a Martino Longhi il Giovane (Piacentini, 1940).
Il F. partecipò, inoltre, alle polemiche riguardanti il completamento di S. Pietro (Ragioni... intorno i motivi della faccia, e fianco del tempio vaticano, pubbl. da Piacentini, 1940, pp. 32 s.), prendendo le difese del Bernini; basando le sue argomentazioni su questioni tecniche rimproverò infatti al Maderno di essere "venuto troppo avanti con la costruzione", di aver fatto le fondamenta a secco là dove era necessario fossero particolarmente solide e lo criticò per aver abbandonato la pianta a croce greca di Bramante e di Michelangelo.
Il F. morì a Roma il 10 marzo 1654.
Fonti e Bibl.: Arch. storico dell'Acc. di S. Luca, vol. 43, pp. 6, 13, 23, 33, 47, 53, 60, 71, 90; vol. 69, f. 125; vol. 72, f. 32; vol. 166, n. 68; vol. 167, n. 74, p. 27; Bibl. apost. Vat., Urb. lat. 959, ff. cv.-av. (ritratto dell'Abate Galli); L. Passerini, Labibliografia di Michelangelo Buonarroti egli incisori delle sue opere, Firenze 1875, pp. 50, 280; S. Fraschetti, Il Bernini. La sua vita, la sua opera, il suo tempo, Milano 1900, pp. 82, 87; L. Callari, Ipalazzi di Roma e le case d'importanza storica e artistica, Roma 1932, p. 166; M. Piacentini, Architetti romani minori nel '600: Andrea Sacchi architetto - P. F. pittore, incisore e architetto, in Palladio, IV (1940), pp. 31-33; A. Pugliese-S. Rigano, Martino Longhi il Giovane architetto in Archit. barocca a Roma, Roma 1972, p. 85; ZAccademia nazionale di S. Luca, Roma 1974, p. 68; R. Krautheimer, Roma di Alessandro VII, Roma 1987, p. 152; G. Zandri, S. Nicola da Tolentino, Roma1987, p. 55; G. Morolli, Un saggio di editoria barocca: i rapporti Ferri-De Rossi-Specchi e la trattatistica architettonica del Seicento romano, in G. L. Bernini e le arti visive, a cura di M. Fagiolo, Roma 1987, pp. 212 s., 217, 225, 232; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 473 s.; Encicl. Bolaffi dei pittori e incisori ital., IV, Torino 1973, p. 407.