FERRETTI (Fretta), Pietro
Non si conoscono gli estremi anagrafici del F., che, originario di Reggio Emilia, fu attivo a Carpi all'incirca tra il 1740 e il 1760 come "lavoratore di scagliola e di stucchi" (Cabassi, XVIII sec.).
Fra i suoi primi interventi si annovera, probabilmente, quello nel palazzo Barbieri, già Grillenzoni, nell'odierno corso M. Fanti, costruito verso il 1740. In tale residenza patrizia il F. attese agli stucchi del piano nobile, in particolare nel salone d'onore, a doppia altezza nella consuetudine edilizia emiliana, compiendo le sovraporte e i riquadri sulle pareti, che accolsero le tempere dipinte da fra' Stefano da Carpi (al sec. G. B. Solieri). Il brillante gusto rocaille delle corniciature ben si confà al tono umoroso delle pitture del Solieri, tanto che ne deriva uno dei più felici episodi della cultura figurativa del Settecento nel Modenese. Al cantiere di palazzo Barbieri partecipò anche il prospettico carpigiano Alessandro Brusati, il cui nome ricorre in varie altre imprese accanto a quello del F., in una collaborazione fra quadraturista e stuccatore da cui derivano prodotti formali di esemplare armonia (Garyti, 1986, p. 205 n. 181).
Di rilevante interesse è il complesso decorativo che il F. realizzò verso il 1753 nella villa di C. F. Scacchetti, ora villa Carolina, in località Quartirolo di Carpi. Nell'edificio padronale rimangono gli stucchi nelle sale, in origine dipinte dal Brusati con vedute prospettiche, pressoché scomparse. Notevole è soprattutto l'apparato in stucco nella cappella, pertinente alla villa dedicata ai Ss. Vincenzo Ferreri ed Eurosia ed edificata nel 1753 su progetto del carpigiano C. Lugli, esponente di una informata tendenza rocaille.
Attribuiti al F. sono anche gli stucchi nell'antico casino Pozzuoli, poi Bellentani, ora caseificio La Vittoria, in frazione di Santa Croce di Carpi. Risalenti alla ricostruzione promossa da A. Bellentani a partire dal 1754, gli stucchi ornano le sovraporte, lo scalone, le pareti, includendo le prospettive dipintevi dal Brusati. Il Cabassi erroneamente riferiva al F. il "disegno" dell'annessa cappella, che invece, come evidenzia il Garuti (1986, p. 205 n. 180), è sobrio edificio di struttura seicentesca e dunque anteriore alla ristrutturazione del complesso di metà Settecento.
Sono quindi riferite al F. due ancone in stucco nella chiesa di S. Francesco in Carpi, la prima a destra, sull'altare di S. Giuseppe da Copertino, e la prima a sinistra, su quello del.Crocefisso, che il Cabassi descrisse "travagliati in basso rilievo a medaglione assai finemente". È una tipologia rocaille che si rinviene riproposta, con modalità esecutive analoghe, negli stucchi della chiesa carpigiana del Crocefisso, opportunamente ascritti da Garuti al F.: il commento plastico enfatizza, con garbata raffinatezza l'architettura di cifra rococò, edificata dal Lugli fra il 1761 e il 1763, in una sintonia d'ispirazione che rammenta l'alto esito della cappella Scacchetti. Lo stile del F. è ancora riconoscibile negli stucchi del prospetto della settecentesca parrocchiale di S. Lorenzo in Gargallo, frazione di Carpi, stucchi che coronano il portale e l'ampio finestrone al centro.
Perduto è invece l'altare di S. Girolamo nella cattedrale dell'Assunta, distrutto nel 1804, che il Cabassi riporta esser stato dal F. pure progettato, oltre che eseguito.
La presenza del F. nel contesto artistico carpigiano si rivela dunque di peculiare importanza, in quanto vi introdusse una componente d'estrazione rocaille che risulta piuttosto rara, in loco quanto in ambito modenese in generale, ove il diffuso gusto decorativo propende per una versione di barocchetto che appena semplifica e illeggiadrisce il repertorio tardoseicentesco. Tanto più aggiornata appare, così, la vena d'estrosa eleganza del F., che si presume derivatagli da una prima formazione in Reggio, centro più informato e vivace sul versante figurativo, specie nella decorazione e nella scenografia.
Fonti e Bibl.: E. Cabassi, Notizie degli artisti carpigiani con le aggiunte di tutto ciò che ritrovasi d'altri artisti dello Stato di Modena (sec. XVIII), a cura di A. Garuti, Modena 1986, pp. 86,205 nn. 177-181; A. Garuti, in La scagliola carpigiana e l'immaginario barocco, Modena 1990, p. 75; Id.-D. Colli, Carpi. Guida storico-artistica, Carpi 1990, pp. 156, 162, 175, 238, 276,315, 326; A.Garuti-E. Golinelli, Modena. Le chiese della provincia..., Modena 1993, p. 203.