GIANOLI, Pietro Francesco
Nacque a Campertogno, nel Vercellese, il 30 marzo 1624 da Giovanni, mercante di sete e di altri generi di lusso a Milano, e da Caterina Gallizia, di antica famiglia campertognese. Studiò a Milano presso il pittore C.A. Rosso (o Rossi), allievo di G.C. Procaccini, morto nel 1648. Successivamente si recò a Roma, dove "Francesco Giannoli" compare tra gli iscritti all'Accademia di S. Luca (Missirini). Nella città pontificia entrò forse nello studio di A. Sacchi, avendo come condiscepolo il quasi coetaneo C. Maratta. Il viaggio a Roma, secondo Romano (1988, p. 363), potrebbe essere stato determinato dal desiderio di aggiornarsi sul classicismo pittorico propagandato da A. Sacchi, dopo aver studiato la Madonna del Rosario di G. Gimignani nella chiesa parrocchiale di Prato Sesia. Importante per la cultura figurativa del G. fu anche l'opera di J. Miel, conosciuto forse a Roma, che divenne successivamente pittore di corte a Torino. Secondo G. Lana (1840, in Vesme, p. 527) il G. avrebbe derivato proprio dai modelli romani "la precisione del disegno, la grandiosità dei panneggiamenti, il disegno e convenienza del colorito[…] [la] maestà nelle teste senili".
Il G. lavorò soprattutto nelle chiese della Valsesia e nel Novarese, dove è conservata la maggior parte della sua vasta produzione. Alla sua prima attività appartengono, probabilmente, la tela con S. Giacomo a cavallo che scaccia i Saraceni dalla Spagna nella chiesa parrocchiale di Campertogno e la pala con i Ss. Pietro e Maurizio dell'oratorio di S. Pietro nella frazione Rusa di Campertogno. Databili intorno al 1650 sono la pala con i Ss. Gaudenzio e Carlo nella chiesa di S. Maria di Bovaglio a Grignasco e la Madonna col Bambino e i ss. Grato e Bartolomeo nella chiesa di S. Bartolomeo a Isolella di Borgosesia. Nel 1654 realizzò per la collegiata di Varallo il suo primo importante ciclo pittorico, formato da sei tele rappresentanti episodi della Vita di s. Gaudenzio. Successivamente dipinse il ciclo con i Dodiciapostoli per la collegiata di Borgosesia, replicato anche per la chiesa di Aranco. Presumibilmente tra il 1655 e il 1660 eseguì ad Arona un ciclo di tele nella chiesa della Madonna di Loreto e a Campertogno il notevole quadro con S. Rocco che cura gli appestati per l'oratorio della frazione Piana. All'incirca coeva è l'originale Sacra Famiglia della chiesa parrocchiale di Maggiora.
Nel 1656 il G. è ancora documentato a Milano, dove risulta possedere una casa propria e dove sposò la milanese Anna Commi; tuttavia l'atto di battesimo della primogenita Giulia Caterina, del 1663, lo mostra già residente a Varallo. L'artista lavorò presso il Sacro Monte di Varallo una prima volta nel 1665, affrescando la cappella trentaduesima con la Salita al Pretorio, notevole anche per la presenza del bell'Autoritratto, ora staccato e posto nella locale Pinacoteca, e del ritratto del pittore Bartolomeo Carelli. Di questi anni sono anche gli affreschi in tre cappelle del battistero di Novara, in parte perduti. Tra 1668 e 1671 dipinse cinque delle sette grandi tele scenografiche per la Confraternita di S. Marta di Varallo raffiguranti episodi della storia della Confraternita, conservate presso la Pinacoteca locale.
Nell'oratorio della Madonna della Neve in località Vocca presso Sassiglione, è conservata una tela con S. Gottardo in gloria eseguita probabilmente dopo il 1670. Al S. Gottardo si avvicina stilisticamente e cronologicamente la pala rappresentante S. Vincenzo martire, la beata Panacea ed altri santi della chiesa parrocchiale di Quarona Sesia. Di poco posteriore è la Natività dell'oratorio di S. Giuseppe a Case Pareti di Scopello.
Del 1674 è la pala con il Rinnegamento di Pietro per la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo di Borgosesia, attualmente nella casa parrocchiale. Per la collegiata di Borgosesia, successivamente al già menzionato ciclo degli Apostoli, il G. dipinse un Crocefisso con s. Rosa e altri santi, databile intorno agli anni 1675-80.
Nel 1679 il pittore firmò e datò ("Petrus Franciscus Zanolius Campertoniensis pingebat anno 1679") gli affreschi per la cappella ventinovesima del Sacro Monte di Varallo raffiguranti Gesù ricondotto a Pilato, in cui si accosta ai modi di Tanzio da Varallo specie nelle espressive teste dei vecchi. Altri affreschi del G. nelle cappelle di Varallo furono distrutti in questo secolo.
A Varallo si trovano anche la tela con la Presentazione di Gesù al tempio nella cappella della Madonna Incoronata della collegiata di S. Gaudenzio, dipinta intorno al 1670; le due tele con l'Assunta e la Morte di s. Giuseppe nella cappella degli esercizi al Sacro Monte; diverse tele nella chiesa di S. Marco e altre opere nella locale Pinacoteca, come la Crocefissione, databile agli anni Ottanta, un bell'Autoritratto su tela e la Trasfigurazione già nella cappella dell'Ospedale, forse una delle sue prime opere.
Nel 1680 affrescò la cappella della Addolorata al Sacro Monte di Orta raffigurando gli Apostoli e le Pie donne; a questi anni è databile un affresco con l'Assunta in casa Gallizia (ora Alagna Gianoli) nella frazione Piana di Campertogno dove, durante gli ultimi anni, affrescò in casa dei fratelli (ora casa Certano) l'Immacolata, in uno stile che per Debiaggi (1960, p. 100) preluderebbe già al secolo successivo. Datata 1692 è l'ultima opera firmata dal G. raffigurante i Ss. Pietro, Paolo e Bartolomeo nella chiesa parrocchiale di Piode.
La critica concorda con Romano (1988) nell'escludere la tradizionale attribuzione al G. degli affreschi del palazzo Ferrero Fieschi a Masserano, nel Biellese. Il suo influsso nel Biellese sarebbe stato piuttosto indiretto, attraverso l'attività del pittore C.A. Penna da Varallo.
Di particolare interesse nella produzione del pittore sono i ritratti e gli autoritratti, eseguiti a varie riprese sia a fresco sia a olio, come opere a sé stanti o all'interno di scene più vaste. Nei depositi dell'Amministrazione provinciale di Milano è conservato un Autoritratto con il torso del Belvedere, già a Brera, eseguito presumibilmente per testimoniare la permanenza dell'artista a Roma. La tradizionale ascrizione al G. di questo autoritratto, messa in dubbio da S. Coppa, è stata riconfermata da F.M. Ferro. Più antico sarebbe l'Autoritratto ora conservato, nell'ambito di un ciclo di ritratti virili, presso il castello Rondolino di Cavaglià, in cui il pittore, secondo una scritta sul retro della tela, si sarebbe raffigurato all'età di ventun anni.
Il G. dipinse anche molti quadri da stanza, soprattutto per committenti milanesi. Romano (1989) ha rintracciato in collezione privata due quadri con Cristo e il centurione di Cafarnao e Giuda riconosce Tamar, dipinti in pendant, per i quali esistono dei disegni preparatori presso la Pinacoteca di Varallo. In questo museo è conservata gran parte della pregevole produzione grafica del G. che appare particolarmente legata allo stile di Tanzio da Varallo (Testori, p. 36). In alcuni casi il G. si esercitò addirittura su disegni del pittore più anziano, rendendo difficile distinguere le due mani.
Il G. morì, secondo la tradizione, a Milano, presumibilmente nel 1692.
L'importanza della figura del G. nell'ambito della pittura piemontese della seconda metà del Seicento è stata affermata con forza in anni recenti. Romano ritiene l'artista "il pittore più appassionatamente sensibile e di più nobile cultura" di questo contesto culturale (1988, p. 364), sottolineando come il grande magistero locale di Tanzio da Varallo venga recuperato dal G. non con una difesa ostinata del passato, ma attraverso il confronto aperto con la tradizione pittorica allora più avanzata, cioè quella romana. Lo stile del pittore risente anche dell'influsso di altri artisti secenteschi lombardi, come G.C. Procaccini, Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, e soprattutto D. Crespi, caratterizzandosi per una forte connotazione scenografica che trova la sua espressione ideale nei cicli di vaste tele di soggetto sacro e negli affreschi del Sacro Monte di Varallo e di quello di Orta.
Fonti e Bibl.: M. Missirini, Memorie per servire alla storia della romana Accademia di S. Luca fino alla morte di Antonio Canova…, Roma 1832, p. 467; F. Tonetti, Museo storico e artistico valsesiano, Varallo 1883-91, pp. 131 s.; C. Debiaggi, Gli autoritratti di P.F. G., in Boll. della Società piemontese di archeologia e belle arti, XII-XIII (1958-59), pp. 119-122; D. Debernardi Ferrero, Il castello dei principi Ferrero Fieschi di Masserano, ibid., pp. 123-137; C. Debiaggi, Il pittore P.F. G. da Campertogno, in Boll. stor. per la provincia di Novara, L (1959), 2, pp. 246-264; LI (1960), 1, pp. 50-80; 2, pp. 97-123 (con bibl.); L. Mallè, Le arti figurative in Piemonte dal secolo XVII al secolo XIX, Torino 1962, pp. 24, 44, 56, 58, 61, 260; C. Debiaggi, I dipinti di P.F. G. nel palazzo Ferrero Fieschi in Masserano, in Biella, 1963, pp. n.n.; G. Testori, Palinsesto valsesiano, Milano 1964, pp. 15 s., 36 s.; A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, II, Torino 1966, pp. 526 s.; C. Debiaggi, G. P.F., in Dizionario degli artisti valsesiani dal secolo XIV al XX, Varallo 1968, pp. 77 s.; S. Coppa, P.F. G. Autoritratto, in Brera dispersa. Quadri nascosti di una grande raccolta nazionale, Milano 1984, pp. 160 s.; M. Bona Castellotti, La pittura lombarda del '600, Milano 1985, tav. 84; G. Romano, Resistenze locali, in Figure del barocco in Piemonte, Torino 1988, pp. 361-364; Id., in Diana trionfatrice. Arte di corte nel Piemonte del Seicento (catal.), a cura di M. di Macco - G. Romano, Torino 1989, p. 238; P. Astrua, ibid., pp. 234-237; M. di Macco, La pittura del Seicento nel Piemonte sabaudo, in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, I, p. 58; E. Galanti, G., P.F., ibid., II, p. 763 (con bibl.); F.M. Ferro, P.F. G. Autoritratto, in Pinacoteca di Brera. Scuole lombarda, ligure e piemontese, Milano 1989, pp. 237 s.; S. Stefani Perrone, Varallo, Pinacoteca, in "… quei leggierissimi tocchi di penna o matita…". Le collezioni di disegni in Piemonte, a cura di G.C. Sciolla, Milano 1996, pp. 156-165, 175; F. Frangi, Itinerario di Tanzio da Varallo, in Percorsi caravaggeschi tra Roma e Piemonte, Torino 1999, p. 130; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 586 s.; Diz.enciclopedico Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani…, V, p. 411.