Francisci, Pietro
Regista cinematografico, nato a Roma il 9 settembre 1906. Dotato di padronanza tecnica e sicuro nella messinscena, F. si affermò nel secondo dopoguerra legando il proprio nome al genere mitologico all'italiana, cui diede uno straordinario impulso realizzando nel 1958 Le fatiche di Ercole, tratto da un suo soggetto liberamente ispirato alle Argonautiche di Apollonio Rodio e sceneggiato dal regista con Ennio De Concini e Gaio Fratini.
Avvicinatosi al cinema da dilettante, dopo la laurea in giurisprudenza F. cominciò a lavorare come regista di documentari, debuttando nel 1934 con Sinfonie di Roma. Realizzò quindi vari cortometraggi, prodotti dall'Istituto Nazionale Luce, che gli valsero premi e riconoscimenti anche all'estero: Neve sull'Appennino (1935); Primavera siciliana (1936); Firenze a primavera (1937); The eternal fire (1938); Nella luce di Roma (1938); Invitation to music (1939); Armonie di primavera (1940); Edizione straordinaria (1941); Sosta d'eroi (1941). Nel 1935 F. aveva anche diretto il suo primo lungometraggio a carattere narrativo, La mia vita sei tu, e, dopo la Seconda guerra mondiale, ritornò al cinema a soggetto con opere di diversa ispirazione: dal patetico Io t'ho incontrata a Napoli (1946) a Natale al campo 119 (1947), di impronta vagamente neorealista, al misticheggiante Antonio di Padova (1949). Ma è sul versante del cinema epico che F. trovò un registro genuinamente personale, a partire da film come Il ribelle di Amalfi (1950, noto anche come Il leone di Amalfi), Le meravigliose avventure di Guerrin Meschino (1952), La regina di Saba (1952), Attila (1954), fino alla definitiva affermazione con Le fatiche di Ercole. Il film, che ottenne in Italia l'incasso record di quasi un miliardo di lire e negli Stati Uniti di ben diciotto milioni di dollari, avviò una straordinaria stagione del cinema commerciale nazionale, consolidando un filone, il cosiddetto peplum, che avrebbe trovato riconoscimento critico oltralpe, grazie ai cinéphiles dei "Cahiers du cinéma". Coniugando disinvoltura produttiva e libertà d'invenzione, bassi costi di produzione e creatività artigianale, e affidandosi a una narrazione sostanzialmente mitico-fantastica con una pallidissima verosimiglianza storica, F. perfezionò una serie di stereotipi ‒ l'eroe muscoloso (sopra tutti l'attore statunitense e culturista Steve Reeves) e la regina seducente, la schiava discinta e l'imperatore crudele, il consigliere infingardo e i virili centurioni, tutti impegnati in avventure iperboliche e amori tempestosi ‒ che avrebbe assicurato la fortuna del genere colpendo efficacemente l'immaginazione del pubblico popolare. Agli ulteriori successi conseguiti con Ercole e la Regina di Lidia (1959) ed Ercole sfida Sansone (1963), si aggiunsero via via L'assedio di Siracusa (1960), melodrammatica e spregiudicata rielaborazione di un episodio storico, Saffo, Venere di Lesbo (1960), l'ibrido mitologico-fantascientifico 2+5: missione Hydra (1966) e Simbad e il califfo di Bagdad (1973).