FRANGIPANE, Pietro
Figlio di Emanuele di Oddone, della potente famiglia romana, nelle fonti è ricordato, con sufficiente certezza, per la prima volta nel 1219.
Seguace dichiarato dell'imperatore Federico II, il F. è ritenuto uno degli uomini più autorevoli del partito svevo all'interno della città di Roma. Il dato è tanto più degno di nota in quanto la sua famiglia era stata fino ad allora e per lungo tempo fedele al Papato. Probabilmente già nel 1227 il F. aderì alla causa imperiale; la ragione di tale scelta risiede forse nel nuovo indirizzo politico avviato da Gregorio IX che, sin dall'inizio del suo pontificato, si mostrò assai poco disposto al compromesso non solo verso Federico, ma anche verso i gruppi nobiliari di Roma che stavano all'opposizione. Non stupisce perciò che l'imperatore, pochi mesi dopo l'elezione di Gregorio IX, iniziasse a fare pressioni sul papa, esercitando la sua influenza su determinate famiglie della città. Per legare a sé singoli esponenti del governo cittadino e allontanarli in tal modo dal pontefice, Federico ricorse al diritto feudale, dichiarandoli vassalli dell'Impero e investendoli dei loro stessi possedimenti. In tale contesto gli esponenti della famiglia Frangipane, e in particolare il F., furono i suoi più importanti interlocutori.
Intorno alla metà degli anni Trenta, dopo un periodo di calma, il conflitto tra l'imperatore e Gregorio IX divampò di nuovo e anche a Roma vi furono incessanti disordini. Nel 1236 il F. fu certamente promotore di una rivolta in cui cercò di rovesciare il senatore cittadino, di cui non si conosce il nome, ma che era comunque vicino al pontefice. Immediatamente, e non a torto, Federico venne ritenuto responsabile di sostenere il F. per sovvertire gli equilibri politici cittadini; l'iniziativa di quest'ultimo tuttavia non ebbe fortuna: nel corso degli scontri dovette infatti subire la distruzione della torre Cartularia, un colpo decisivo per lui e i suoi seguaci. Anche dopo la sconfitta egli rimase però dalla parte dell'imperatore: nel 1238 compare infatti, come testimone, in occasione del giuramento di fedeltà a Federico II, compiuto dal cittadino romano Iacopo Girandi.
La torre Cartularia, restaurata con fondi pontifici, si trovò di nuovo al centro delle vicende cittadine poco tempo dopo, quando non era più proprietà del Frangipane. Durante una processione la vigilia dell'Assunzione del 1239, l'immagine del Redentore fu portata per le strade di Roma fino alla chiesa di S. Maria Nova situata nel mezzo delle fortezze dei Frangipane. Lì, forse per iniziativa del F., la popolazione manifestò la propria simpatia per l'imperatore. Si racconta che la torre, situata vicino alla chiesa, sia crollata miracolosamente seppellendo molti dei rivoltosi. Dopo questa vicenda la torre venne nuovamente restaurata, questa volta per volere di Federico II. Si può supporre che il F. abbia potuto nel frattempo ristabilirsi colà e che, come nel passato, abbia continuato a sostenere l'imperatore.
Dopo la fine dei grandi conflitti tra Gregorio IX e Federico II, il F. non compare più nelle fonti, e dovette morire poco dopo il 1240.
Come altri esponenti della sua famiglia, il F. disponeva di estese proprietà nella Marittima, provincia del Lazio meridionale. Già nel 1219 era in lite con Oddone, presumibilmente suo cugino, figlio di Leone di Oddone, per i proventi comuni di Terracina e del monastero di S. Alessio. Il F. aveva in affitto tra l'altro i castelli di Veperosa e Ponte Decimo e possedeva beni fondiari anche a Cisterna.
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