GAGLIARDI, Pietro
Nacque il 9 ag. 1809 a Roma da Francesco, di origine campana, e da Angela Zucchi, romana. Secondo il Visconti (1891, p. 3), studiò inizialmente architettura "presso il prof. Francesco Lanci", ma, dopo la morte del fratello Giovanni, pittore, si dedicò alla pittura. Frequentò i corsi dell'Accademia di S. Luca, avendo quali maestri V. Camuccini, G. Landi e T. Minardi; partecipò ai concorsi della scuola del nudo ottenendo il secondo posto nel 1827 e, nel 1828, la medaglia di incoraggiamento.
La formazione del G. risente delle diverse influenze culturali e stilistiche proprie dei suoi maestri: il recupero neoclassico dell'antico, le reminiscenze barocche e l'apporto delle recenti teorie nazarene, premesse alla formulazione del purismo e alla ripresa della pittura a fresco. Di qui la disinvoltura nell'adottare sia tipologie rinascimentali e di primo Seicento sia modelli tardobarocchi, pur mantenendo la pennellata piana e precisa di scuola minardiana. Tra i capiscuola della pittura parietale sacra ad affresco - il Lavagnino lo considera "tra i migliori frescanti romani" (1956) - il G. affrontò anche soggetti storici, allegorici e ritratti in varie tecniche pittoriche.
Il G. lavorò prevalentemente a Roma, nello studio sito in palazzo Giustiniani, a piazza S. Luigi dei Francesi. Il primo incarico di rilievo risale al 1834 quando a Frascati, per il principe Francesco Borghese Aldobrandini, decorò con A. Capalti la cappella di S. Sebastiano nella villa Aldobrandini (o Belvedere). Ulteriori commissioni, per dipinti mitologici e storici, eseguì in altre residenze aristocratiche: nella villa Torlonia a Castel Gandolfo (1841 circa); nel palazzo Torlonia in piazza Venezia (1842 circa; demolito); nel tratto nuovo del casino dell'Aurora voluto dal principe di Piombino Antonio Boncompagni Ludovisi (1855-58); nel palazzo Sangermano-Rappini ad Arpino (1871).
Nel corso degli anni Quaranta si affermò soprattutto quale pittore di dipinti sacri e fu attivo a Roma e, specialmente, a Corneto Tarquinia, dove lavorò insieme con i nipoti Francesco e Giovanni. Ma la grande occasione arrivò nel 1847 con il completamento della decorazione ad affresco della chiesa romana di S. Girolamo degli Schiavoni.
Seguendo i desideri della committente Congregazione dello Spedale degli Illirici, il G. programmò e realizzò nella navata e nel transetto un esteso ciclo iconografico, vetero e neotestamentario, sul tema della Redenzione, che ha la sua conclusione sulla volta con l'Esaltazione della Croce: si proclama il trionfo della Chiesa militante e il suo valore ideale di spiritualità, in un momento in cui, durante i traumatici eventi della Repubblica Romana, si stavano diffondendo tematiche razionalistiche e laiche.
La maggior gloria venne al G. dagli affreschi a tutta parete del transetto, l'Adorazione dei magi e la Crocifissione: entro scenografie scandite dalla luce, numerose figure, impostate neoclassicamente e ravvivate da cangiantismi, appaiono animate da accenti di forte partecipazione religiosa, non del tutto privi di accademismo. L'imperatore Francesco Giuseppe gli conferì la croce del merito in oro, ed elogi gli furono riservati dall'ambiente accademico romano; biasimo si avverte invece nelle parole di L. Mussini, vicino ormai a nuove esperienze pittoriche: "V'è poi Gagliardi, l'uomo del giorno, che dipinge chiese da cima a fondo senza far grazia a un palmo di muro, Dio glielo perdoni!" (Pinto, 1982).
Pio IX, in visita nel 1853 alla chiesa di S. Girolamo, espresse il suo compiacimento per l'operato del G. (che sarebbe poi proseguito con i dipinti delle cappelle e della sacrestia). Il lavoro si inseriva infatti coerentemente nell'ambito delle decorazioni di chiese, nuove o rinnovate, che il papa promosse durante il suo pontificato. Ed è alle commissioni papali che si lega per l'appunto la notorietà del G., autore di dipinti offerti in occasione di beatificazioni e canonizzazioni, oppure destinati a chiese ristrutturate o restaurate.
Da ricordare la decorazione affrescata, esterna e interna, della restaurata chiesa romana dello Spirito Santo dei Napoletani (1852-68); l'affresco con il Martirio di s. Agnese nella basilica di via Nomentana (1854-56); la volta della chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta (1856); le pale e il soffitto della sacrestia della rinnovata chiesa di S. Salvatore in Lauro (inaugurata nel 1862); l'esteso intervento a S. Maria in Aquiro (1866-68); due dei trentasei affreschi nella basilica di S. Paolo fuori le Mura con le Storie di s. Paolo, commissionati dal papa nel 1857 per le navi maggiore e traversa della chiesa deturpata dall'incendio del 1823; i dipinti nella chiesa e nel convento di S. Maria Maddalena (1868); la facciata di S. Pudenziana (1870 circa). Inoltre, in seguito alla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione (1854), dipinse l'immagine canonica della Vergine per varie chiese e oratori romani: S. Rocco, S. Maria dell'Orto, Ss. Vito e Modesto, S. Ignazio al Collegio Romano, l'oratorio di S. Francesco Saverio detto del Caravita.
Tra 1854 e 1868 il G. fu attivo nel suo secondo grande cantiere romano, dopo quello di S. Girolamo: la decorazione affrescata della chiesa di S. Agostino, eseguita insieme con il nipote Giovanni e con E. Marini. Tecnicamente pregevole per tessitura cromatica e ricercatezze compositive, l'esecuzione dei dipinti risulta talora frenata dalle atmosfere retoriche e dalla tendenza al decorativismo.
Pregevoli le Storie della vita della Vergine sulle pareti della navata centrale (i bozzetti si conservano al Museo di Roma), cui corrispondono Eroine ebree, prefiguratrici della Vergine, e, sulla volta, Abramo e David; sui pilastri son0 rappresentati i Profeti di Maria e, a conclusione del ciclo, nel coro, si trovano Scene del trionfo di Maria dopo la morte.
Membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon dal 1857, ne fu più volte presidente e reggente dal 1888. Nel 1861 partecipò al progetto incompiuto della cosiddetta "Galleria shakespeariana", promosso dall'impresario Romualdo Gentilucci, realizzando quattro bozzetti tratti dall'Antonio e Cleopatra (due si trovano presso la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, dove sono conservate anche altre sue opere). Quale professore accademico di S. Luca fece parte nel 1870 della commissione aggiunta per la pittura all'Esposizione romana di arte cattolica.
Si ha notizia di altre sue opere a Roma e altrove, sia ancora esistenti (a Frascati, Albano, Rieti, Tolfa, Viterbo, Vigevano, Ravenna) sia non più rintracciabili, e della presenza di suoi quadri in America, Irlanda, Francia, Spagna e "specialmente nell'isola di Malta" (Visconti, 1891, p. 5). Disperse sono andate anche le tele per i sipari dei teatri Argentina di Roma e Unione di Viterbo. All'Accademia di S. Luca si conserva l'Autoritratto del G., da lui stesso donato nel 1883.
Il G. morì a Frascati il 19 sett. 1890 e fu sepolto, come i familiari e la moglie Vittoria Roscioli, nella chiesa romana di S. Agostino, nella cappella di S. Giuseppe da lui restaurata e dipinta.
Scarsissime sono le notizie sulla vita di Giovanni Battista, il nipote del G. - figlio di Agostino e nato a Roma nel 1838 - formatosi probabilmente presso l'impresa dello zio. Giovanni fu autore di soggetti religiosi e agiografici, trattati secondo un'iconografia tradizionale e accademica, e buon ritrattista. Nell'Esito ristauro della chiesa di S. Agostino 1856-1869, egli figura come aiuto del G. nel periodo in cui lo zio lavorò alla decorazione della chiesa; secondo il Bartolini (1870, pp. 57 s.), eseguì gli affreschi nelle volte delle navate laterali raffiguranti Santi dell'Ordine agostiniano e Angeli. Nel 1865 firmò e datò due ritratti su tela dei gesuiti avignonesi Alexandre de Rhodes e Jean Lorin commissionatigli dal Musée Calvet di Avignone, dove si trovano. Tra 1878 e 1879 dipinse sul nuovo soffitto dell'oratorio del Ss. Crocifisso a Roma il Trionfo della Croce; verso l'altare, lo Stemma della Confraternita del Ss. Crocifisso e, dalla parte dell'ingresso, lo Stemma di Leone XIII, il papa che aveva voluto restaurare e riadornare la chiesa. La firma del G. appare, insieme con quella del fratello Francesco, in una dichiarazione del 1913 (Balduini, 1984, p. 101) attestante il pagamento di lire 2000 effettuato da Eulalia Moroni per quattro tempere dipinte dagli stessi per gli altari della chiesa benedettina di S. Lucia a Corneto Tarquinia, commissionate nel 1880 (S. Benedetto che risuscita un fanciullo, S. Benedetto e Totila, S. Benedetto eremita, e Il transito di s. Benedetto dalla preziosa stesura cromatica). Sempre a Corneto Tarquinia, nella chiesa di S. Marco, è suo il S. Marco sull'altare maggiore, come pure gli altri quadri ovali d'altare (Dasti, 1878). Nel 1885, nella chiesa dedicata alla Maddalena delle Scuole pie di Frascati, firmò una lunetta rimasta allo stato di abbozzo; nella cappella del collegio Nazareno di Roma risulta abbia dipinto tempere di soggetto sacro e di squisita fattura (Balduini, 1984, p. 98). Nell'impresa promossa da Leone XIII della decorazione della chiesa di S. Gioacchino in Prati (1891-98), gli fu affidata la decorazione ad affresco della cappella dell'Irlanda dedicata a S. Patrizio, nella quale dipinse, tra l'altro, diverse immagini del santo, compresa la sua Gloria sulla volta. Per due cappelle della chiesa di S. Rocco dipinse altrettante tele a olio: il S. Giuseppe e il Bambino, firmata e datata 1912, e l'Immacolata, collocata nel 1895. Nel 1908, per la cappella di S. Gregorio Illuminatore nella chiesa di S. Nicola da Tolentino, dipinse la tela dell'altare maggiore con l'Incontro di papa Silverio con s. Gregorio Illuminatore a Roma, firmata e datata.
Giovanni morì a Roma nel 1924.
Fonti e Bibl.: S. Servanzi Collio, Pitture a fresco del cav. P. G. romano nella chiesa di S. Girolamo degli Schiavoni, Roma 1867; A. Bartolini, Delle pitture eseguite dal cav. P. G. nella chiesa di S. Agostino in Roma, Roma s.d. (ma 1870); L. Dasti, Notizie storico-archeologiche di Tarquinia e Corneto, Roma 1878, p. 420; E. Massi, Descrizione delle gallerie di pittura nel pontificio palazzo Vaticano, II, Roma 1882, pp. 239 s., 242; J. Arnaud, L'Académie de St-Luc à Rome, Roma 1886, pp. 232, 246-251; C.L. Visconti, Cenni biografici del prof. cav. P. G. nell'adunanza della insigne Congregazione artistica dei Virtuosi al Pantheon, Roma 1891; E. Ovidi, T. Minardi e la sua scuola, Roma 1902, pp. 114 s.; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 193; Id., Bozzetti di scene shakespeariane nella Galleria nazionale d'arte moderna, in Bollettino d'arte, II (1911), pp. 71-75; O.F. Tencajoli, Le chiese nazionali italiane in Roma, Roma 1928, pp. 23 s., 32-46, 89-96, 103-108; Mostra di Roma nell'Ottocento, Roma 1932, pp. 151, 166; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, I, Torino 1956, p. 327 fig. 304; L. Salerno - G. Spagnesi, La chiesa di S. Rocco all'Augusteo, Roma 1962, pp. 16, 49, 57; C. Pericoli Ridolfini, Dodici bozzetti di P. G. al Museo di Roma, in Bollettino dei Musei comunali di Roma, XIX (1972), 1-4, pp. 27-36; J. von Henneberg, L'oratorio dell'Arciconfraternita del Ss. Crocifisso di S. Marcello, Roma 1974, p. 86; P. Mancini - G. Scarfone, L'oratorio del Ss. Crocifisso, Roma 1975, p. 34; Da Canova a De Carolis (catal.), a cura di S. Susinno, Roma 1978, pp. 26 s.; S. Pinto, La promozione delle arti negli Stati italiani, in Storia dell'arte italiana, VI, Torino 1982, p. 1057; L. Balduini, Le pitture dei Gagliardi nelle chiese di Tarquinia, in Bollettino della Società tarquiniense di arte e storia, XIII (1984), pp. 97-101; G. Zandri, S. Nicola da Tolentino, Roma 1987, pp. 107-109, fig. 19; Memoria storica e attualità tra Rivoluzione e Restaurazione (catal., Torgiano), a cura di C. Bon Valsassina, Foligno 1989, pp. 94 s.; M. Carta, L'attività artistica di P. G. nella chiesa di S. Girolamo, in Chiesa Sistina (1589-1989), I, a cura di R. Peric, Roma 1989, pp. 145-159; C. Bon Valsassina, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, ad indicem; S. Gnisci, ibid., II, pp. 836 s. (anche per Giovanni); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 64 s. (anche per Giovanni).