PIETRO Gallo
PIETRO Gallo. – Per questo personaggio eminente della Chiesa catara di Vicenza, definito vescovo a partire probabilmente dal 1214-15, non si hanno informazioni precise su data di nascita, né sulla famiglia.
È certo che fosse di Vicenza, dove le abitazioni della famiglia Gallo si concentrano nel quartiere Santo Stefano e dove un Decreto edilizio del 1208 attesta una «domus patarinorum» (Lomastro Tognato, 1988, p. 65) ossia una casa di eretici catari. La sua appartenenza alla Chiesa catara di Vicenza è accreditata da alcune tra le più importanti summae inquisitoriali del XIII secolo.
Il catarismo ebbe un significativo radicamento nella Pianura Padana, la cosiddetta Lombardia, dove si consolidarono le Chiese di Desenzano, Concorezzo, Mantova e Vicenza (con giurisdizione fino alle Alpi, se così va intesa la presenza di Pietro Gallo a Gemona), a cui si aggiungono le Chiese dell’Italia centrale (Firenze e Valle Spoletana). La Chiesa di Vicenza derivava dal cosiddetto ordine di Slavonia ed era collegata alla figura controversa di Nicola de Marchia che avrebbe causato la divisione delle Chiese catare e portato discordia in quella di Vicenza.
Dopo la divisione, agli inizi del XIII secolo, Nicola si recò in Slavonia a ricevere il consolamentum e l’episcopato, prerogative con le quali poté nominare Pietro Gallo «figlio maggiore» e Prando «figlio minore»; in seguito, abbiamo notizia del vescovo Geremia, di Viviano Boglo («figlio maggiore») e di Altichiero («figlio minore»). Intorno alla metà del XIII secolo si interruppero le informazioni sui vertici di questa Chiesa; dal 1269 al 1287 abbiamo notizia del coinvolgimento di un membro del gruppo parentale, Marco Gallo, in un processo inquisitoriale, ma di natura politica, a Vicenza.
Dalla testimonianza del frate predicatore Raniero da Piacenza, autore di una Summa de catharis in cui confluiscono informazioni risalenti alla sua precedente militanza ereticale, ricaviamo che la Chiesa di Vicenza era la meno popolosa dell’Italia settentrionale ammontando a circa un centinaio di membri (Raynerius Sacconi, Summa de catharis, a cura di F. Šanjek, 1974, p. 50). Perciò è ancor più rimarchevole la figura di Pietro Gallo: un bersaglio polemistico d’eccezione per formazione teologica e solidità dottrinale.
Oltre alla famosa e assai diffusa Summa de catharis di Raniero da Piacenza, conclusa nel 1250, e al Tractatus de hereticis del frate Anselmo d’Alessandria degli anni Settanta del XIII secolo (entrambi inquisitori di Lombardia), fanno riferimento a Pietro Gallo due scritti della prima metà del XIII secolo: il De heresi catharorum, un’opera datata proprio in riferimento alla presenza di Pietro Gallo (ante 1214-15) che si conclude con la gerarchia della Chiesa di Vicenza («Nicola de Vicencia [sic], episcopus de Sclavania [sic], filius eius maius Petrus Gallus, minor vocat Prandus»: Dondaine, 1990, p. 312) e una Summa risalente plausibilmente agli anni Trenta o Quaranta del XIII secolo attribuita in modo non del tutto convincente a frate Pietro da Verona (Benedetti, 2008, pp. 62 s.). In maniera meno consueta, Pietro Gallo compare anche in testi di natura giuridica e teologica: nel commento al codice del famoso giurista bolognese Odofredo e nella Summa Theologica del frate predicatore Alberto Magno, indicando un livello di autorevolezza addirittura maggiore rispetto a Desiderio, assai noto vescovo cataro della Chiesa di Concorezzo, di cui si era occupato Tommaso d’Aquino. La varietà e autorevolezza delle testimonianze coeve dimostrano una certa fama riflessa, ma non aggiungono precisi dati informativi sul suo pensiero e sulla sua azione.
Il primo libro della Summa, cosiddetta di Pietro da Verona, è dedicato ai catari. L’autore si scaglia contro Pietro Gallo in relazione alla dottrina dello Spirito Santo trasmesso dall’uomo nella sostanza, ovvero al rito dell’imposizione delle mani per la trasmissione dello Spirito: «Pietro Gallo non dà lo Spirito santo, ma dà lo spirito di Gallo alla figlia di Corrado di Mario, suo confratello» (Kaeppeli, 1947, p. 306), ma anche criticando il matrimonio spirituale per cui accusa i primi vescovi catari italiani per aver abbandonato la loro Chiesa (Pietro Gallo, ma anche Giovanni Giudeo, Giovanni Giudice e Garatto). La lettera del chierico Ivo di Narbona all’arcivescovo di Bordeaux, scritta nel 1242, confermerebbe l’allontanamento di Pietro Gallo dalla Chiesa catara. Il chierico racconta la sua avventura di infiltrato tra i ‘patarini’ negli anni 1214-15, la scoperta della loro dottrina e teologia a Milano, Padova e infine Gemona dove visse per tre mesi e incontrò il vescovo Pietro Gallo che, insospettitosi nei suoi confronti, lo maledisse. In seguito, aveva saputo che era stata cacciato per aver fornicato. Se queste due testimonianze sono concordi nel riferire un abbandono della propria Chiesa da parte di Pietro Gallo; non altrettanto certa è la motivazione derivata da un tradizionale tema denigratorio della polemica antiereticale.
Un riferimento a una sua personale elaborazione teologica approda nella Summa Theologica di Alberto Magno in cui viene confutata la teoria della caduta degli angeli: Pietro Gallo avrebbe teorizzato una battaglia degli angeli in cielo, da dove i loro corpi eterei, legati con delle funi, venivano fatti cadere. Di nuovo al tema dello Spirito Santo fa riferimento il celebre giurista bolognese Odofredo che, disquisendo circa l’opportunità di disputare pubblicamente con gli eretici, sconsigliava di farlo per evitare disordini, tranne nel caso di «Petrus Gallus de Vicenia (sic), qui est episcopus hereticorum» (Odofredi in primam codicis partem, 1501, c. 5vb).
Non è possibile dire se la sollecitazione di Odofredo trovi riscontro in una presunta disputa pubblica tra il vescovo cataro Pietro Gallo e il vescovo cattolico e inquisitore Bartolomeo da Breganze, di cui nessun cronista coevo fa menzione, e che – se dimostrata – lo vedrebbe ancora in vita negli anni Settanta del XIII secolo. A partire dal 1376, la notizia compare nei Monumenta reliquiarum, scritti da un frate del convento domenicano di Santa Corona per esaltare la chiesa omonima – fondata sul colle cittadino dove si riscontrava la maggior concentrazione di catari – e il confratello fondatore Bartolomeo, diventando notizia differita nei successivi scrittori locali (Lomastro Tognato, 1988, pp. 1-9). Il contesto di celebrazione agiografica, nel quale la disputa con gli eretici è un topos consolidato, produrrebbe anche la conversione di Pietro Gallo alla Chiesa cattolico-romana.
Nessun riferimento è individuabile nella Summa de catharis di frate Raniero da Piacenza. Tale silenzio potrebbe essere imputato non solo a lontananza geografica, ma anche all’oblio verso un teologo cataro che, defunto o allontanatosi dalla propria Chiesa, alla metà del XIII secolo sembrerebbe non suscitare l’attenzione che invece si riscontra nelle memorie agiografiche locali.
Come si è sopra accennato, che Pietro Gallo fosse ancora in vita negli anni Sessanta-Settanta, quando era presente a Vicenza il vescovo Bartolomeo da Breganze, è soltanto un’ipotesi al momento non dimostrabile.
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T. Kaeppeli, Une Somme contre les hérétiques de s. Pierre Martyr (?), in Archivum fratrum Praedicatorum, XVII (1947), pp. 305-311; Raynerius Sacconi, Summa de catharis, a cura di F. Šanjek, in Archivum fratrum Praedicatorum, XLIV (1974), pp. 31-60; P. Marangon, Il pensiero ereticale nella marca Trevigiana e a Venezia tra il 1200 e il 1350, Abano Terme 1984, p. 15; F. Lomastro Tognato, L’eresia a Vicenza nel Duecento. Dati, problemi, fonti, Vicenza 1988, pp. 11-17, 34-40, 65-67; A. Dondaine, Les hérésies et l’inquisition, XIIe-XIIIe siècles, Aldershot 1990, nn. 3-4 (rist. di Id., La hiérarchie cathare en Italie, I. Le De heresi Catharorum in Lombardia, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XIX (1949), pp. 280-312; Id., La hiérarchie cathare en Italie, II: Le Tractatus de hereticis d’Anselme d’Alexandrie O.P. e Id., La hiérarchie cathare en Italie, III: Catalogue de la hiérarchie cathare d’Italie, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XX (1950), pp. 234-324); I Monumenta reliquiarum di S. Corona di Vicenza, a cura di F. Lomastro Tognato, Padova 1992; P. Biller, Heresy and literacy: earlier history of the theme, in Heresy and literacy, 1000-1530, a cura di P. Biller, A. Hudson, Cambridge 1994, pp. 1-8; L. Paolini, Italian catharism and written culture, ibid, pp. 100 s.; G.G. Merlo, Contro gli eretici. La coercizione all’ortodossia prima dell’inquisizione, Bologna 1996; L. Paolini, Geografia ereticale: il radicamento cataro nella Pianura Padana a metà del XIII secolo, in La norma e la memoria. Studi per Augusto Vasina, a cura di T. Lazzari - L. Mascanzoni - R. Rinaldi, Roma 2004, pp. 369-398; M. Benedetti, I libri degli inquisitori, in Libri, e altro. Nel passato e nel presente, a cura di G.G. Merlo, Milano 2006, pp. 15-32; Ead., Inquisitori lombardi del Duecento, Roma 2008, pp. 5-37, 62 s.; P. Jimenez, Les catharismes. Modèles dissidents du christianisme médiéval (XIIe-XIIIe siècles), Rennes 2008, pp. 205-208.