GAUDENZI, Pietro
Figlio di Enrico, musicista di origine bergamasca, e di Rachele De Negri, genovese, nacque il 18 genn. 1880 a Genova. Ricevuta una prima formazione artistica dal pittore F. Del Santo a La Spezia, frequentò l'Accademia ligustica di belle arti dove fu allievo di C. Viazzi. Collaborò inoltre (1899) come redattore artistico al quotidiano genovese Il Lavoro. Dopo avere vinto alcuni premi banditi dal Comune di Genova, nel 1903 si aggiudicò il pensionato artistico Duchessa di Galliera, godibile per cinque anni a Roma, dove si trasferì nel 1904.
Nella capitale il G. studiò i maestri del Rinascimento - soprattutto Michelangelo e Raffaello - mentre, tra i moderni, mostrò interesse per G.A. Sartorio, A. Mancini, A. Spadini e F.P. Michetti. Alcuni degli artisti citati compaiono, insieme con il G., tra i collaboratori della rivista Novissima. Frequentò inoltre F. Carena, sotto la guida del quale ebbe modo di perfezionarsi.
A Roma il G. conobbe Candida Toppi, figlia di un noto modello di Anticoli Corrado e modella a sua volta. Dal matrimonio, celebrato nel 1909, nacquero Leonardo e Ruggero, morti bambini, Enrico, che avrebbe seguito le orme paterne, e Giuliana. I temi familiari - ritratti della moglie, dei figli e più d'una Maternità - occuparono gran parte della produzione dell'artista nel corso degli anni Dieci.
Con l'ultimo saggio di pensionato, I priori, il G. vinse la medaglia d'oro del ministero della Pubblica Istruzione (1910); nel 1911 la tela venne presentata all'Esposizione internazionale di Roma e fu acquistata dal Comune per la Galleria civica d'arte moderna. Fu questo il primo di una serie di successi del G. che nel 1913 vinse la medaglia d'oro all'esposizione di Monaco di Baviera per il Torso di giovane donna e, due anni dopo, a Milano, ricevette il premio Principe Umberto per la Deposizione (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna). Nel 1916 si segnalò all'esposizione della Società amatori e cultori di Roma grazie al dipinto Affetti (Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea); in quell'occasione fece parte del gruppo che presiedette alla cerimonia d'inaugurazione della mostra.
Le nomine a professore emerito delle accademie di Genova e di Parma confermano un riconoscimento ufficiale che, già nel secondo decennio, va oltre l'ambito strettamente romano. Le opere menzionate - cui possono aggiungersi L'uomo dal cappello verde (1912) della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, la poco più tarda Festa delle Croci (San Gallo, Museo) e, a chiusura di questo primo periodo, I sacerdoti della Galleria d'arte moderna di Genova - si caratterizzano per una pittura cupa, drammatica, dai forti impasti cromatici, ancora legata al verismo meridionale tardottocentesco. Questi caratteri sono destinati a una graduale trasformazione nel successivo sviluppo dell'opera del G. che, rimasto vedovo, si stabilì a Milano dove risiedette nel corso degli anni Venti e per una parte dei Trenta. In seguito il matrimonio con la cognata, Augusta Toppi, da cui nacquero Iacopo e Maria Candida (ispiratrice di molte opere tarde), rinsaldò il legame dell'artista con Anticoli Corrado, dove si stabilì partecipando alla costituzione della locale Galleria d'arte moderna (1935).
Se molti dei ritratti degli anni Venti, tra cui quelli della Signora Albanese (medaglia d'oro a Monza nel 1924), di Wally Toscanini, di Padre Giovanni Semeria, del chierico Saule Radaelli, del Maresciallo Enrico Caviglia, confermano il gusto per i chiaroscuri risentiti e il colore succoso, alcuni pastelli e disegni coevi (Il giglio, Luce, Purità) denunciano la tendenza a "una sintesi assoluta di ritmi e cromie" (Parricchi, p. 158), in un'atmosfera di rarefatto lirismo, che si farà predominante nelle due Maternità del 1928 e 1936 come nell'Arlecchino del 1940.
Questa seconda maniera risulta già definita nella tela Sposalizio (ora dispersa), esposta nel 1932 alla XVIII Biennale di Venezia e frutto di un'elaborazione decennale, della quale restano numerosi studi, tra cui La vecchia Lolli del Civico Museo d'arte moderna di Anticoli Corrado. Seguono altre composizioni di ampio respiro e di ispirazione religiosa, quali il Battesimo del 1932 (Novara, Galleria d'arte moderna), la Cena in Emmaus (ora in Austria presso una collezione privata) e la Visitazione (pure a Novara). Con le ultime due opere il G. prese parte nel 1934 alla II Mostra d'arte sacra a Roma, ricevendo un premio per la Visitazione. Questi dipinti - come anche Modelli di Anticoli (Milano, Galleria d'arte moderna), esposto nel 1935 alla II Quadriennale romana; La mia scuola di Napoli, di poco posteriore; e Rinascita, esposto al III Premio Cremona (1941) - sono opere dalla severa metrica classica e dall'impianto monumentale, la cui aspirazione alla solennità di un eloquio realistico-accademico, ha fatto iscrivere il G. tra i simpatizzanti di Novecento.
La presenza alle principali rassegne italiane d'arte contemporanea (Biennali di Venezia del 1920, 1930, 1932, 1934 e 1942; II Quadriennale e varie sindacali), le personali presso la galleria Pesaro di Milano (1921, 1931) e nel palazzo ducale di Genova (1931), la cattedra di pittura all'Accademia di Napoli (1935), il premio Mussolini per le arti (1936), la nomina a membro delle accademie dei Virtuosi al Pantheon, di S. Luca (presidente nel 1937-38) e d'Italia (1939) e, infine, la medaglia d'oro di benemerenza del ministero dell'Educazione nazionale (1940), attestano come il G. avesse conquistato prestigio e una posizione di rilievo nell'ambito del contesto artistico italiano.
Nel dopoguerra, con il mutare del gusto, il G. non compare nelle mostre ufficiali; mentre continuò ad allestire personali a Genova (1946, 1949, 1951). Si intensificò inoltre, consacrato dalla nomina alla direzione della Scuola vaticana del mosaico (1951), l'impegno nella decorazione murale, specie di committenza religiosa, cui risultava evidentemente gradito quel vago novecentismo avvertibile nella sua arte.
Realizzò mosaici per il duomo di Messina, per la cripta di quello di Ascoli Piceno, per le absidi della Regina Apostolorum e della chiesa del Collegio americano di Roma; eseguì affreschi a Rodi (castello e chiesa di S. Francesco), Anticoli Corrado (S. Vittoria), e nella chiesa di Castel Porziano (incompiuti), vicino a Roma.
Il G. morì il 23 dic. 1955 ad Anticoli Corrado (Roma).
Fonti e Bibl.: D. Salvaneschi, P. G., in Vita d'arte, XV (1916), 107-108, pp. 207-212; E. Cozzani, L'anima e l'arte di P. G., Milano 1923; Musei del Piemonte. Opere d'arte restaurate, a cura di G. Romano, Torino 1978, p. 157; G. Bruno, La pittura in Liguria dal 1850 al divisionismo, Avegno 1982, pp. 56 s., 450 s.; Un paese immaginario: Anticoli Corrado, a cura di U. Parricchi, Roma 1984, pp. 156-159, 166, 294, 296, 325, 331, 344; Secessione romana 1913-1916, a cura di R. Bossaglia - M. Quesada - P. Spadini, Roma 1987, pp. 17, 40 s.; P. Pallottino, Storia dell'illustrazione italiana, Bologna 1988, p. 203; La pittura in Italia. Il Novecento/1, II, Milano 1992, pp. 905 s.; Civico Museo d'arte moderna Anticoli Corrado, a cura di L. Indrio, Roma 1995, pp. 13 s., 31, 34, 38 s., 43 s., 94-96, 169; Enc.Italiana, XVI, p. 456; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Jahrhunderts, II, p. 208.