GENTILINI, Pietro
Nacque il 13 sett. 1856 a Vergato, in provincia di Bologna, sull'Appennino toscoemiliano, da Matteo e Rosalinda Nannetti, di estrazione contadina. Constatata la mancanza di reali prospettive nell'ambito dell'attività familiare, il G., giovanissimo, decise di recarsi in Inghilterra per apprendere gli elementi base della panificazione e dell'arte dolciaria.
La Gran Bretagna era infatti, allora come ai nostri giorni, il paese guida a livello europeo nella fabbricazione di prodotti dolciari, in particolare di pasticceria secca, e nelle tecniche di panificazione. Oltre alla competitività e al consolidamento tecnico dell'apparato industriale, in anticipo di almeno mezzo secolo sui tempi di sviluppo dell'Europa continentale, la Gran Bretagna poteva vantare una radicata tradizione dolciaria, naturalmente supportata dalle abitudini sociali e ricreative, e dunque alimentari, della middle e della upper class.
La storiografia è, d'altra parte, concorde nel rilevare il perdurare dell'arretratezza dell'industria dolciaria italiana rispetto alle sue consorelle europee fino al sopraggiungere del boom economico degli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento: per oltre mezzo secolo, il comparto dolciario italiano rimase caratterizzato, nella quasi totalità dei casi, da imprese di dimensioni piccole, con una produzione semiartigianale e un mercato di rilevanza locale. Per l'acquisizione del know-how tecnologico relativo al proprio settore produttivo, all'imprenditore dolciario italiano era, dunque, necessaria l'esperienza formativa all'estero.
Di fatto, il soggiorno inglese fornì al G. le opportune conoscenze e lo orientò verso la produzione di una determinata tipologia di biscotti secchi, di origine propriamente anglosassone, denominata in Italia Osvego. Il biscotto Osvego a pasta compatta, ispirato dalle gallette consumate dai marinai, ma di formato più piccolo e con aggiunta di burro, adattato al gusto italiano con la variante dell'aroma vanigliato, rimase nel tempo il cardine della produzione della Ditta P. Gentilini.
Prima di intraprendere un'attività propria, il G. decise, tuttavia, di compiere un'ulteriore esperienza formativa e, al seguito di una conoscenza inglese, si recò verso la metà degli anni Ottanta, in Uruguay, a Montevideo, dove si trattenne un periodo di circa cinque anni, fabbricando biscotti per il mercato locale e apprendendo i rudimenti organizzativi e amministrativi della gestione d'impresa. Alla fine degli anni Ottanta, tornò in Italia, intenzionato a avviare finalmente una ditta propria.
Sulla scia di quel fenomeno migratorio che, dal Nord verso la capitale del Regno, interessò parte del mondo imprenditoriale settentrionale, ma anche forza lavoro alla ricerca di un impiego, il G. partì alla volta di Roma. Lì, in corso Umberto n. 66, installò, già prima del 1890, il suo primo laboratorio per la fabbricazione di pane e biscotti, con annesso negozio per la vendita al minuto. Fonti coeve attestano, all'inizio del Novecento, l'esistenza di succursali commerciali in piazza Colonna e in via Nazionale.
La decisione strategica di affiancare un prodotto allora elitario, quali erano i biscotti, al pane, genere di prima necessità e di largo consumo, facilitò indubbiamente l'approccio con il mercato e il consolidamento finanziario della piccola ditta.
L'insistenza sulla tipologia del biscotto secco - il cui utilizzo era allora circoscritto alla mera abitudine pomeridiana del tè, mentre si è poi esteso a una molteplicità di altre occasioni - nel giro di pochi decenni si dimostrò vincente. Col nuovo secolo, accanto ai biscotti secchi e a quelli da dessert, il G. introdusse alcune diversificazioni produttive destinate a incontrare il gusto dei consumatori, tra cui il panettone, il wafer, il torrone, la pizza romana ("dolce di Pasqua") e le fette biscottate; queste ultime, leggere e tostate, furono chiamate "biscotti della salute", perché modernamente rispettose dei principî nutrizionali.
Criterio base e principio ispiratore della produzione Gentilini - nonché elemento di forza per stabilizzare la fedeltà della clientela - fu la rivisitazione e l'industrializzazione di prodotti dolciari legati alla tradizione locale, fenomeno particolarmente evidente nella pizza romana. Una forte localizzazione del prodotto, e del relativo mercato, è rimasta a caratterizzare la ditta Gentilini fino ai giorni nostri.
All'inizio del Novecento la crescita dei volumi di produzione costrinse il G. a trasferire la sede produttiva in zona più appropriata, nel quartiere Salario, fuori porta Pia, dove già molte aziende romane avevano installato il proprio quartier generale, sull'onda del processo di urbanizzazione delle aree "fuori porta" messo in moto dall'approvazione del piano regolatore del 1883. La fabbrica Gentilini, con annesso punto vendita, sorta nel 1906 nell'isolato a angolo tra le vie Alessandria e Novara, all'inizio del secolo era una vitale e fiorente realtà produttiva romana, nonostante le dimensioni dell'impresa, dal punto di vista del fatturato complessivo e della forza lavoro impiegata - composta da circa 20 unità -, non raggiungessero vette significative.
Nel 1911, su proposta del ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, fu conferita al G. l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia; pur invitato a rappresentare la categoria dolciaria in veste ufficiale in diverse sedi e circostanze, il G. rifiutò sempre di ricoprire cariche istituzionali nella vita pubblica della capitale e nell'organizzazione industriale della categoria dolciaria. Intanto la notorietà dei prodotti della fabbrica P. Gentilini ebbe un'impennata con un'intelligente politica promozionale e con la partecipazione della ditta a fiere e mostre d'importanza locale e nazionale, nelle quali il G. ricevette le massime onorificenze.
In particolare, nel 1923, la ditta partecipò alla prima Mostra romana dell'industria, dell'agricoltura e dell'arte applicata all'industria, allestendo uno stand con forni elettrici a gas e a coke, "oggetto di vivo interessamento da parte del pubblico per la sua elegante organizzazione", e fu fra le tre aziende romane che ricevettero il "gran premio". Inoltre, per promuovere i propri prodotti, il G. scelse la pubblicazione di originali figurine decorate che, negli anni Trenta, costituirono un infallibile mezzo pubblicitario per molti beni di consumo di massa.
Dopo la crisi del 1929, il calo dei consumi alimentari, direttamente proporzionale alla riduzione del potere d'acquisto dei salari e degli stipendi, colpì duramente i settori industriali produttori di beni elitari, ma l'affezione dimostrata nei confronti della marca da parte dei consumatori romani sostenne la fabbrica Gentilini attraverso i difficili anni Trenta.
Presidente e amministratore unico della società da lui fondata - che rimase ditta individuale fino al 1949, quando venne trasformata in s.r.l. - il G., dotato di un carattere naturalmente improntato alla ritrosia e alla difesa della propria privacy, concentrò la vita professionale esclusivamente sulla gestione della propria industria. Ai sette figli avuti dalla moglie M. Robiolio, tutti attivi in azienda, egli trasmise la stessa riservatezza e la discrezione che avevano caratterizzato la sua carriera di industriale.
Il G. morì il 1° luglio 1943, a Vergato, suo paese d'origine, dove si era ritirato delegando la gestione della fabbrica di Roma ai suoi diretti discendenti.
Poco dopo la morte del G., con la Liberazione, le truppe alleate occuparono la fabbrica Gentilini e, contro fornitura di materie prime, la utilizzarono per la produzione di biscotti, pasticceria varia e ice cream. L'attuale società, ancora di proprietà della famiglia Gentilini, giunta alla terza generazione, ha sede nella zona industriale di Roma sulla via Tiburtina, dove si è trasferita nel 1957. La ragione sociale Fabbriche biscotti P. Gentilini s.r.l. è dedicata alla memoria del suo fondatore, al quale il Comune di Roma ha intitolato una via in quartiere Torre Angela.
Fonti e Bibl.: Fondamentale, per la ricostruzione della biografia del G., è stata la collaborazione dei nipoti E. Panier Bagat e Paolo Gentilini, che ha anche reso possibile consultare materiali pubblicitari e documenti relativi al G. conservati presso la ditta. Cfr., inoltre, Vergato, Archivio parrocchiale, Certificato di nascita di P. G.; Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio, Annali di statistica. Statistica industriale. Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Roma, LXV (1903), p. 191; F. Clementi, La prima "Mostra romana dell'industria, dell'agricoltura e dell'arte applicata all'industria", in Roma, 1923, n. 6, pp. 248-254; Guida Monaci, 1890-1915, ad vocem; Enciclopedia Italiana, VII, s.v. biscotto; Encyclopedia Britannica, III, s.v. biscuit.