PALMIERI, Pietro Giacomo
– Nacque a Bologna il 7 dicembre 1737 da Giovanni Battista e da Teresa Senegoni.
Dopo aver trascorso qualche tempo in Seminario a Bologna sotto la protezione di Benedetto XIV Lambertini si dedicò alla carriera artistica. Frequentò l’Accademia Clementina di Bologna, svolgendo un alunnato di sei anni presso Ercole Graziani (Schede Vesme, 1968, p. 761).
Lavorò come incisore per Luigi Guidotti (Testi, 1982, pp. 23 s.) e per Petronio della Volpe (Martini, 1770); la serie dei Paesaggi inventati, il disegno della Pinacoteca nazionale di Bologna del 1762 (Gaeta Bertelà, 1976, p. 49, n. 132) e il Paesaggio con lavandaia della collezione Franchi (Dotti, 2009, n. 41) rivelano la conoscenza dei modelli veneti di Marco Ricci, Francesco Zuccarelli e Giuseppe Zais, avvenuta probabilmente per il tramite di Graziani, Carlo Lodi e Bernardo Minozzi. Ai modelli contemporanei si affiancano quelli seicenteschi: Guercino, Jacques Callot, Stefano Della Bella, Nicolaes Berchem, come nei due trompe-l’oeil, datati 1766 (Dalmasso, 1972, p. 133).
I disegni degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta si caratterizzano per «un tratto sottile e modulato, incrociato a formare quasi una rete a larghe maglie» (Testi, 1982, p. 10), riscontrabile per esempio nei cinque ovali del 1768 conservati alla Kunsthalle di Amburgo (Klemm, 2009, p. 257, n. 361) e al Museo Davia Bargellini di Bologna, nel foglio del 1769 con Ercole e Deianira già in collezione Fossati-Bellani a Firenze, in quello con Diana e Nettuno della Pinacoteca nazionale di Bologna e nei due con Testa di vecchio dei Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles.
Verso la fine degli anni Sessanta Palmieri si trasferì a Parma, dove fu preso sotto la protezione del ministro Guillaume-Léon du Tillot, grazie al quale fu nominato professore in accademia per l’anno 1771, titolo del quale si fregiò in tre disegni conservati a Firenze presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, in due paesaggi provenienti dalla collezione Certani e conservati a Venezia alla Fondazione Cini, datati 1772, in un foglio dello stesso anno passato sul mercato (Sotheby’s Londra, 4 luglio 1988, lotto 76) e in due dei suoi 14 disegni del Louvre.
Tuttavia è probabile che Palmieri non abbia mai insegnato in accademia, dato che tra il 25 settembre e il 19 novembre 1771 seguì du Tillot a Colorno (Dall’Acqua, 1993, p. 138; Cirillo, 1995, p. 62). Sono databili a questo periodo le due vedute della Reggia di Colorno e del Ponte S. Liborio conservate presso la Biblioteca Palatina di Parma, peraltro stilisticamente affini ai due disegni della Cini e al foglio in collezione privata con Interno di una stalla dello stesso anno (Cera, 2002, n. 5). Vanno ricondotti allo stesso anno i due paesaggi del Museo Glauco Lombardi di Parma, uno dei quali è accostabile, per ragioni stilistiche e per il rimando alle stesse fonti iconografiche di matrice nordica, al citato disegno passato sul mercato londinese nel 1988.
Il 14 gennaio 1773 Palmieri si era ormai trasferito, insieme al pittore Vincenzo Valdrè, nella nuova dimora parigina di du Tillot, per il quale svolgeva anche l’attività di copista (Scarabelli-Zunti, VIII, c. 287; Cirillo, 2002, pp. 226-228). Risalgono a questa fase due fogli (uno datato 1773) dei Musées Royaux des Beaux-Arts di Bruxelles, di gusto olandesizzante; sono ascrivibili allo stesso periodo ad esempio due disegni del Louvre (nn. inv. 9543, 9539) e due del British Museum di Londra (nn. inv. 1949, 1013.1/2), che rimandano alla maniera di Joseph Vernet e Adrien Manglard, artisti molto apprezzati da du Tillot (Catalogue des Tableaux, 1775).
Alla morte di quest'ultimo, il 13 dicembre 1774, Palmieri aveva raggiunto una certa fama, se Jean-George Baptiste Wille in data 1° gennaio 1775 scrive nel suo diario: «M. Palmieri, Italien, m’a fait deux dessins, un peu dans le goût du Guercin. Je les lui ay payés un louis piéce» (Mémoires, 1857, p. 1), nota che ha indotto la critica a ricondurre al periodo parigino i disegni guercineschi. Fu forse la frequentazione del circolo di incisori legato a Wille – del quale faceva parte Jean-Baptiste Le Prince che aveva inventato la nuova tecnica à lavis, più morbida e libera – a indurre Palmieri alla realizzazione di quattro acqueforti à lavis: L’occupation champêtre, L’amour maternel, Le repos du berger, La veille laborieuse. Al periodo parigino risale anche la realizzazione di un disegno da Simone-Bernard Lenoir per un’incisione eseguita da Thomas Chambars raffigurante La mort de Turenne, che fu menzionata nel Journal de Bullion del 1778 (Schede Vesme, 1968, p. 767) e meritò un sonetto di Carlo Maritano (Alla memoria…, 1805, p. 12).
La perdita del suo protettore dovette causare a Palmieri gravi problemi economici se un disegno del Musée des Beaux-Arts di Orléans reca sul verso la seguente iscrizione: «Palmerius 1776. fait au Cabaret du Lion d’or Rue Froidmanteau sur un papier ou on avait apporté du fromage. Ce dessin servit à payer son Écot» (Caracciolo, 1993, p. 42). Fu forse per questa ragione che Palmieri decise di lasciare Parigi, viaggiando in Spagna, Inghilterra e Svizzera (Schede Vesme, 1968, p. 761; Alla memoria…, 1805, pp. 18, 26, 30), per poi trasferirsi stabilmente a Torino nel 1778. Qui sposò la vercellese Maddalena Brunetti, da cui ebbe due figli, Pietro, pittore e incisore, e Giovanni, che esordì come scultore, ma morì a soli 17 anni (Schede Vesme, 1968, p. 761).
Fu nominato primo disegnatore di Luigi Vittorio di Carignano e richiesto da Vittorio Amedeo III come maestro di disegno dei duchi d’Angoulême e di Berry e consigliere per l’acquisto di disegni e stampe destinati alle collezioni di corte. Eseguì opere oggi disperse per il castello di Rivoli (Schede Vesme, 1968, p. 162) e nel 1789 una serie di 32 disegni in cornici scolpite da Bonzanigo per il gabinetto del duca d’Aosta Vittorio Emanuele a Moncalieri (Dalmasso-Bertolotto, 1991-92). Risalgono al primo periodo torinese il trompe-l’oeil della Biblioteca reale, datato 1780, al quale possono essere accostati per ragioni stilistiche un foglio del Courtauld Institute di Londra (n. inv. D.1952.RW.7), uno del Louvre (n. inv. 9538) e uno della Galleria d'arte moderna di Torino, datato 1781 (n. inv. fl/1998).
Nei disegni riconducibili alla produzione tarda di Palmieri sono individuabili suggestioni neoclassiche nei netti tagli di luce riconoscibili per esempio in alcuni fogli di collezione privata (Cera, 2002, nn. 3-7) o in uno dei disegni del Louvre (n. inv. 9546). I cieli ampi e avvolgenti, ricchi di vapori nuvolosi e i tagli orizzontali bassi di alcuni fogli (come i due della Galleria di arte moderna di Torino, nn. inv. fl/2199, fl/2198) ricordano paesaggisti come Pierre-Henri Valenciennes e fanno presupporre un interscambio con Giuseppe Pietro Bagetti, che frequentò lo studio di Palmieri insieme a Felice Maria Storelli e Sofia Giordano.
Morì a Torino il 18 dicembre 1804, in casa Perrone, nell’Isola di Santa Elisabetta (parrocchia di S. Carlo), dove risiedeva almeno dal 1793 (Vitulo, 1959, p. 43 ), due anni dopo la nomina a professore dell’Accademia Albertina.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. parr. della cattedrale, Libro dei battezzati, 7 dicembre 1737; Ibid., Bibl. comunale dell’Archiginnasio, ms. B 134, M. Oretti, Notizie de’ professori del disegno, c. 343; Arch. di Stato di Parma, Acc. belle arti, Atti, c. 11; Ibid., Autografi illustri, fasc. 40, Bossi Benigno comasco, 1771; Parma, Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici, E. Scarabelli-Zunti, Memorie e documenti di belle arti parmigiane, VIII, c. 287; Torino, Arch. parr. S. Carlo, Libri parr. S. Teresa in Torino, 19 dicembre 1780; Ibid., Libri parr. S. Carlo in Torino, 18 dic. 1804; G.B. Martini, Storia della musica, II, Bologna 1770; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl’intagliatori, III, Siena 1771, p. 4; Catalogue des Tableaux […] de feu M. le Marquis de Felino, Parigi 1775; F. Basan, Dictionnaire des graveurs, II, Paris 1789, p. 45 ; M. Huber - C.C.H. Rost, Manuel des curieux, IV, Zürich 1800, pp. 233 s.; Alla memoria di Pier Giacomo P. pittore. Epicedj, Torino 1805; M.P. [M. Paroletti], De quelques peintres en paysage, ou de ce que la belle nature a pu inspirer aux italiens, in Le Courier de Turin, 5 luglio 1806; L. De Angelis, Notizie istoriche degli intagliatori, XIII (1815), p. 22; M. Paroletti, Turin et ses curiosités, Turin 1819, pp. 304, 306, 399; L. Cibrario, Storia di Torino, Torino 1846; C. Le Blanc, Manuel de l’amateur d’estampes, III, Paris 1856, p. 125; Mémoires et journal de J.-G. Wille, a cura di G. Duplessis, Paris 1857, p. 1 ; [F. Romani], Raccolta di stampe antiche e moderne del fu Prof. Cav. P. P. poste in vendita dagli eredi, via Nuova, N°5, casa Perracca, in Torino, in Gazzetta piemontese, 4 gennaio 1858; G. Delogu, P.G. P., in Pantheon, XVI (1935), pp. 385-390; F. Vitulo, Torino ieri e oggi: I palazzi della “Provvidenza” Perrone di San Martino e della Cassa di Risparmio, Torino 1959; Schede Vesme, III, Torino 1968, pp. 761-772; F. Dalmasso, Alcuni problemi relativi al palazzo comunale di Riva presso Chieri, in Bollettino della Società piemontese di archeologia e belle arti, XXIII-XXIV (1969-70), pp. 196-202; Id., Trompe - l'Oeil di Pietro P. e la cultura figurativa in Piemonte a fine '700, in Commentari, n.s., XXIII (1972), pp. 131-138; Artisti italiani dal XVI al XIX secolo, a cura di G. Gaeta Bertelà, Bologna 1976; G. Romano, Studi sul paesaggio, Torino 1978 (1991), pp. 125-138; R. Roli, in R. Roli - G. Sestieri, I disegni italiani del Settecento, Treviso 1981, pp. XII-XVIII; T. Testi, I rapporti con Parma di P.G. P. disegnatore bolognese del Settecento, in Parma nell’arte, XIV (1982), 2, pp. 7-24; M. Di Giampaolo, in Collezione Gianfranco Luzzetti (catal.), a cura di A. Tartuferi, Firenze 1991, pp. 145-147; F. Dalmasso-C. Bertolotto, P. in cornici di Bonzanigo, in Antologia di belle arti, n.s., 1991-92, nn. 39-42, pp. 80-84; M. Dall’Acqua, Liborio Bertoluzzi conservatore dell'Archivio dei rami, in Bollettino del Museo Bodoniano, VII (1993), pp. 133-152; M.T. Caracciolo, Dessins du Settecento bolonaise au musée des Arts décoratifs de Lyon, in Revue du Louvre, XLIII (1993), 4, pp. 25-43; A.W.A. Boschloo, Libri per studiare il disegno; enkele vragen en opmerkingen over de betekenis van het Italiaanse tekenboekin Incontri, 9 (1994), pp. 117-120; G. Cirillo, Valdré, du Tillot e il bozzetto per il concorso accademico del 1765, in Parma per l’arte, n.s., I (1995), 1, pp. 56-66; L. De Fanti, in L’arte nella storia, a cura di V. Terraroli, Milano 2000, pp. 347-351; G. Cirillo, Ennemond Alexandre Petitot, Parma 2002; Disegni acquarelli tempere di artisti italiani, II, a cura di A. Cera, Ozzano Emilia 2002; M. Tomiato, in P. Dragone, Pittori dell’Ottocento in Piemonte, I, Genova 2002, pp. 347 s.; V. Natale, in Disegni del XIX secolo della Galleria civica d’Arte moderna contemporanea di Torino, I, a cura di V. Bertone, Firenze 2009, pp. 3-9; Vedute e paesaggi acquerellati, a cura di D. Dotti, Milano 2009; D. Klemm, Italienische Zeichnungen (1450-1800), Köln-Weimar-Wien 2009; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, pp. 183 s.