GIARDINI, Pietro
Nacque a Ravenna, presumibilmente nella seconda metà del sec. XIII, da Giardino, di professione notaio.
Il G. è noto soprattutto dalla testimonianza di Giovanni Boccaccio, nella quale sono ricordati i rapporti che aveva intrattenuto con Dante durante l'estremo soggiorno di questo a Ravenna. Fino alla scoperta dei suoi rogiti notarili la stessa esistenza del G. venne però messa in discussione da alcuni critici, che lo consideravano solo il protagonista di una delle presunte leggende boccacciane relative a Dante.
Sia il G., sia il fratello Tura intrapresero l'attività notarile a Ravenna e i rogiti del G., in parte autografi, che si sono conservati testimoniano la sua attività dal 1311 al 1348.
Fu, tra l'altro, notaio della basilica di S. Apollinare in Classe e della chiesa dei Ss. Nicandro e Marciano. In un documento del 1328 il G. viene qualificato come "magister" (Bernicoli, p. 62). Ancora nel 1328 fu procuratore per conto di Giovanna, moglie del medico ravennate Guido Vacchetta che ebbe una corrispondenza poetica con Giovanni Del Virgilio, conservata nello Zibaldone laurenziano del Boccaccio (Laur. XXIX.8 della Bibl. Laurenziana di Firenze). In un documento del 1346 compare accanto a Domenico (Menghino) Mezzani, anch'egli poeta e amico di Dante.
Fu probabilmente durante il suo soggiorno ravennate risalente al 1345-46 che il Boccaccio incontrò il Giardini.
Nelle Esposizioni Boccaccio riferisce quanto il G. gli aveva raccontato, e che questi aveva saputo direttamente da Dante, relativamente all'età di quest'ultimo: "E che egli fosse così assai ben si verifica per quello che già mi ragionasse un valente uomo, chiamato ser Piero di messer Giardino di Ravenna, il quale fu uno de' più intimi amici e servidori che Dante avesse in Ravenna, affermandomi avere avuto da Dante, giaccendo egli nella infermità della quale e' morì, lui avere di tanto trapassato il cinquantesimosesto anno, quanto dal preterito maggio avea infino a quel dì". Oltre a informarci sui rapporti diretti tra il G. e Dante, che ancora meglio possono desumersi dal Trattatello in laude di Dante dello stesso Boccaccio, questa è stata una delle principali testimonianze utili per risalire all'esatta data di nascita di Dante. Nel Trattatello (prima redazione) il racconto del G. a Boccaccio riguardava invece la storia del ritrovamento degli ultimi tredici canti della Commedia dantesca: "Raccontava uno valente uomo ravignano, il cui nome fu Piero Giardino, lungamente discepolo stato di Dante, che, dopo l'ottavo mese della morte del suo maestro, era una notte, vicino all'ora che noi chiamiamo "matutino", venuto a casa sua il predetto Iacopo [Alighieri], e dettogli sé quella notte, poco avanti a quella ora, avere nel sonno veduto Dante suo padre, vestito di candidissimi vestimenti e d'una luce non usata risplendente nel viso, venire a lui […]. Per la qual cosa, restando ancora gran pezzo di notte, mossisi insieme, vennero al mostrato luogo, e quivi trovarono una stuoia, al muro confitta, la quale leggiermente levatane, videro nel muro una finestretta da niuno di loro mai più veduta, né saputo che ella vi fosse, e in quella trovarono alquante scritte, tutte per l'umidità del muro muffate e vicine al corrompersi, se guari più state vi fossero; e quelle pianamente dalla muffa purgate, leggendole, videro contenere li tredici canti tanto da loro cercati".
Del 1348 è l'ultimo documento sottoscritto dal Giardini. Da quell'anno non si hanno più sue notizie e, mancando il suo nome nella matricola del 1351 dell'Ordine della "Casa Matha" (per questa matricola, cfr. Spreti, pp. 106-111), si può supporre che a questa data fosse già morto. Il fatto che un suo atto del 1345 fu trascritto nel 1349 da un altro notaio ha fatto supporre che la sua morte possa essere avvenuta nel 1348, probabilmente a causa della peste.
Fonti e Bibl.: C. Spreti, Statuti e rubriche dell'Ordine della Casa Matha, II, Ravenna 1820, p. 99; O. Guerrini - C. Ricci, Studi e polemiche dantesche, Bologna 1880, pp. 19-64; T. Casini, L'ultimo rifugio di Dante, in Scritti danteschi, Città di Castello 1913, p. 155; S. Bernicoli, Maestri e scuole letterarie in Ravenna nel secolo XIV, in FelixRavenna, XXXII (1927), pp. 62 s.; N. Zingarelli, La vita, i tempi e le opere di Dante, Milano 1931, I, p. 78; II, pp. 762, 1338; G. Boccaccio, Esposizioni sopra la Comedia di Dante, a cura di G. Padoan, Milano 1965, p. 20; Id., Trattatello in laude di Dante, a cura di P.G. Ricci, Milano-Napoli 1965, pp. 634-636; A. Campana, Guido Vacchetta e Giovanni Del Virgilio (e Dante), in Rivista di cultura classica emedioevale, VII (1965), pp. 252-265; C. Ricci, L'ultimo rifugio di Dante, a cura di G. Chiarini, Ravenna 1965, pp. 223-240, 269-274; G. Petrocchi, Vita di Dante, Roma-Bari 1986, pp. 198, 224; E. Pasquini, Dante e la sua prima fortuna, in Storia di Ravenna, III, Venezia 1993, pp. 611, 618 n. 43, 619 n. 73, 620 n. 78 e ad indicem; Enc. Dantesca, III, p. 157; Letteratura italiana (Einaudi). Gli autori. Dizionario bio-bibliografico e Indici, II, p. 1399 (s.v. Pietro Giardini).