Giardini, Pietro
Notaio, amico di Dante. Della sua esistenza si dubitò a lungo, ma, dopo il ritrovamento di non pochi atti, alcuni dei quali autografi, si può affermare che fu notaio in Ravenna nella prima metà del sec. XIV, poiché ne è documentata l'attività tra il 1311 e il 1348. Forse in tale anno morì, mancando ulteriori notizie di lui. Sembra che egli abbia fatto parte degli amici e discepoli che confortarono D. negli ultimi anni, pur senza costituire una vera scuola poetica. Il Boccaccio poté incontrarlo in Ravenna intorno al 1346 e udirne testimonianze sul poeta della Commedia.
La prima citazione del Boccaccio nel suo commento a If I fissa la morte del poeta all'età di 56 anni compiuti e nel 1300 l'anno della visione. " E che egli fosse così assai ben si verifica per quello che già mi ragionasse un valente uomo, chiamato ser Piero di messer Giardino da Ravenna, il quale fu uno de' più intimi amici e servidori che Dante avesse in Ravenna, affermandomi avere avuto da Dante, giaccendo egli nella infermità della quale e' mori, lui avere di tanto trapassato il cinquantesimosesto anno, quanto dal preterito maggio avea infino a quel dì. E assai ne consta Dante essere morto negli anni di Cristo ICCCXXI, dì XIII di settembre; per che, sottraendo ventuno di cinquantasei, restano trentacinque; e cotanti anni aveva nel ICCC, quando mostra d'avere la presente opera incominciata ". La seconda citazione del G. è nella Vita Dantis III XIII 1 e, con lievissime varianti, nelle stesure del Trattatello in lode di Dante, dove il Boccaccio, non senza qualche tono fantastico, narra del recupero degli ultimi canti del poema, dopo l'apparizione insogno di D. al figlio Iacopo per indicargli il luogo, in Ravenna, nel quale essi erano nascosti. Il G., designato quale " discepolo di Dante grave di costumi e degno di fede ", avrebbe assistito Iacopo nella fortunata scoperta.
Bibl. - Zingarelli, Dante 78, 762, 1338; C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., a c. di E. Chiarini, Ravenna 1965² (particolarmente 223-240); T. Casini, L'ultimo rifugio di D., in Scritti danteschi, città di Castello 1913, 154-155; E. Cavallari, La fortuna di D. nel Trecento, Firenze 1921, 136-177 e 208; N. Sapegno, Storia lett. del Trecento, Milano-Napoli 1963, 126.