GIURIA, Pietro
Nacque a Savona il 25 genn. 1816 da Francesco, notaio ed ex ufficiale napoleonico, e da Chiara Chiappe. Apprese le prime nozioni da un precettore privato, il G. fu inviato all'età di otto anni alle Scuole pie, che frequentò fino al 1832. L'arrivo a Savona del nuovo vescovo A. De Mari gli fornì nel 1833 l'occasione per un componimento ispirato ai poemetti sacri di P. Metastasio, dato alle stampe con il titolo di Omaggio poetico a mons. Agostino De Mari (Savona 1833). L'anno dopo il G. passò a Torino, ove da tempo risiedeva il padre, e fu assunto nell'azienda generale di Guerra.
Risalgono a questo periodo la conoscenza e l'amicizia con S. Pellico, che ebbe un ruolo centrale nella sua formazione e gli trasmise alcuni principî cardine dell'ideologia romantica, quali l'ostilità verso una cultura di semplice intrattenimento, la convinzione che la letteratura dovesse essere volta a un fine civile e morale, il recupero del sentimento religioso, la riscoperta della storia intesa come rievocazione di momenti esemplari.
A Torino, il G. ebbe modo di coltivare le lettere frequentando la Conversazione letteraria, accademia fondata nel 1832 dal canonico C.C.M. Pino. In quella sede strinse preziose relazioni con personaggi quali E. Ricotti, A. Manno, L. Cibrario e, durante le conferenze settimanali, lesse varie poesie, i frammenti di un poema - I secoli - rimasto incompiuto e inedito, alcune traduzioni e qualche biografia. Per qualche tempo, inoltre, collaborò come critico letterario con la Gazzetta piemontese e compose cinque canzoni in lode di grandi italiani (Dante, Colombo, Galileo, P. Micca, s. Caterina de' Fieschi), edite poi come Poesie liriche di P. Giuria (Torino 1837).
Nel 1838, dopo una grave malattia, il G. tornò a Savona, ove, nonostante le fatiche dell'impiego, approfondì lo studio della storia d'Italia, della poesia coeva e della lingua inglese. Nel contempo, lavorò alla stesura delle cantiche dedicate a tre personaggi (Gaspara Stampa, M. Botzaris, s. Perpetua) simboleggianti - secondo il G. - i sentimenti più grandi del cuore umano: amore, patria e Dio. Forte dei severi consigli del Pellico, il G. riuscì a terminare la sua opera e a pubblicarla con il titolo di Cantiche e poesie liriche (Savona 1842).
Nel 1841, dopo un breve trasferimento ad Asti, il G. ritornò a Torino dove continuò a barcamenarsi fra la letteratura e l'azienda generale di Guerra. Sempre con l'intento di suscitare nel lettore ammirazione per la virtù e aspirazione al bene, si dedicò alle traduzioni dall'inglese, pubblicando le Poesie liriche sacre e profane della letteratura inglese (Torino 1843) e, dall'opera di Charles Bucke, le Rovine di antiche città (ibid. 1844). Fu attratto anche dal teatro, ma gli ammonimenti di S. Pellico finirono per dissuaderlo dal dedicarvisi. Vagheggiò inoltre la composizione di un poema religioso che descrivesse il cammino dell'umanità da Adamo a Cristo, ma di tale ambizioso proposito rimasero soltanto alcune Melodie sacre e profane (ibid. 1846). Partecipò infine alla stesura delle Tradizioni italiane, edite a Torino dal 1847 al 1850 in quattro volumi a cura di A. Brofferio, utilizzando per i suoi racconti storico-fantastici, ove predominano le atmosfere cupe tipiche del romanticismo anglosassone, soprattutto tradizioni liguri. Più tardi questi materiali confluirono nella raccolta Racconti storici e romantici del cav. P. Giuria (Voghera 1854).
L'epopea nazionale del 1848 ispirò al G. la composizione di alcuni Inni italici (Torino 1848), ultima sua fatica poetica. Il biennio 1848-49 fu comunque caratterizzato da eventi che lo segnarono profondamente, come la morte della moglie Gabriella di San Martino, sposata nel 1846, e del fratello Amedeo, caduto a Novara. Nel 1849 sposò Margherita Bellini.
Nel 1849 il G., preoccupato per il danno arrecato alla religione cattolica dall'abbandono della causa liberale da parte di Pio IX, dette alle stampe Il cristianesimo religione di progresso (Torino 1849), sentita riflessione sulla centralità della religione nell'individuo, nella famiglia e nella società. Due anni più tardi, abolita l'azienda generale di Guerra, fu trasferito, come addetto alle imposte dirette, a Voghera. Qui pubblicò nel 1854 il saggio Silvio Pellico e il suo tempo, commosso ricordo dell'amico appena defunto.
Attraverso la rievocazione delle vicende della sua vita, inquadrate in una minuziosa ricostruzione del contesto storico, il G. si inseriva nel dibattito sulla questione italiana, e auspicava la conciliazione fra libertà e religione, per una ricostituzione su nuove basi del rapporto fra Chiesa e Stato.
Sempre nel 1854 il G. tradusse, fra i primi in Italia, il capolavoro di H. Beecher Stowe, La capanna dello zio Tom (Torino 1854). La fatica successiva fu un'opera concepita per dimostrare, attraverso le vicissitudini di personaggi quali Socrate, Cristo, Paolo, Dante, Galileo, come la via del progresso e dell'incivilimento fosse sempre stata lastricata di amarezze e di ostacoli: il risultato furono i due tomi de La civiltà e i suoi martiri (Voghera 1857-59).
Gli eventi del 1859 fornirono nuova linfa alla vena del G. che alla vigilia della guerra pubblicò Casa Savoia e l'Italia. L'Austria e i trattati del 1815 (Torino 1859), un intervento a sostegno dei Savoia e della loro aspirazione a incarnare la causa nazionale contro l'Austria e il suo illegittimo dominio nel Lombardo-Veneto. Seguì, a guerra finita, una Storia aneddotica della occupazione austriaca in Piemonte nel 1859 (ibid. 1860).
L'Unità d'Italia segnò una svolta decisiva nella vita del G., nominato nel 1860 dal ministro della Pubblica Istruzione T. Mamiani professore di storia e letteratura italiana presso l'Università di Genova. Il nuovo incarico non distolse però dall'attività di saggista il G. che, dopo aver compilato una Storia popolare della Real Casa di Savoia (Milano 1863), entrò nel dibattito fra spiritualisti e materialisti con le opere L'uomo nella creazione e il materialismo nella scienza moderna (Genova 1869) e L'uomo, la scienza e la società (ibid. 1871): vi si condannavano senza appello le dottrine materialistiche che, negando Dio e l'anima, avrebbero reso l'uomo poco più che un animale e gettato la società in braccio al caso e alla forza, scardinandone gli elementi costitutivi di religione, patria e famiglia. Conseguentemente, il G. combatté, quale ulteriore elemento di degrado sociale, l'abolizione dell'insegnamento religioso nelle scuole, dedicando al tema alcuni articoli apparsi nel 1873 sulla fiorentina Rivista universale, nonché lo scritto Necessità dell'insegnamento religioso nelle scuole (Genova 1875).
Eletto consigliere comunale a Genova, il G. volle pronunciarsi, con la Lettera agli elettori politici (Firenze 1876), su un'altra grande questione del suo tempo, la partecipazione dei cattolici alle elezioni politiche: polemizzando con il non expedit e con la massima "né eletti né elettori", ribadiva la propria fede nelle libere istituzioni e invitava i cattolici a non inseguire assurdi sogni di rivincita e a recarsi al voto, il più grande dei diritti e dei doveri, per migliorare le leggi.
Sul finire della vita il G. si dedicò alla pittura, passione coltivata sin dagli anni giovanili, e al riordino, rimasto incompiuto, delle lezioni tenute all'università.
Colpito da polmonite, morì a Genova il 21 dic. 1876.
Fonti e Bibl.: Epistolario di Silvio Pellico, a cura di G. Stefani, Firenze 1856, ad indicem (comprende 18 lettere al G. del periodo 1838-52); si veda inoltre E. Ricotti, Ricordi, a cura di A. Manno, Torino 1886, pp. 61, 64, 301-303, 318, 331. Profili del G. e analisi della sua opera in Ch. de Mazade, Chronique de la quinzaine, in Revue des deux mondes, XXIV (1854), 4, p. 401; A. Bertolotto, Della vita e delle opere di P. G., Savona 1879; P. Sbarbaro, La mente di Terenzio Mamiani, Firenze 1886, pp. 73-75; F. Noberasco, Il pensiero di P. G., Savona 1906; R. Barbiera, I poeti della patria, Torino 1911, p. 256; Id., I poeti italiani del sec. XIX, Milano 1912, p. 1047; B. Allason, La vita di Silvio Pellico, Milano 1933, pp. 353, 415, 437; F. Noberasco, Savona nel decennio 1840-1850. Noterelle, Savona 1936, pp. 70, 87-89; D. Massé, Un cattolico integrale del Risorgimento [S. Pellico], Roma 1959, pp. 41, 180, 191; E. Bonino, Un centenario passato sotto silenzio, in Savona economica, XIII (1976), pp. 586-594.