GONZAGA, Pietro (Pietro Gottardo, Pietro di Gottardo)
Figlio di Francesco e della nobile bellunese Anna Grini, nacque il 25 marzo 1751 a Longarone, presso Belluno.
Il padre, figlio di Gottardo, era decoratore di case private e palazzi pubblici - tra questi il palazzo della Magnifica Comunità del Cadore - nonché scenografo per teatri di provincia nel Cadore e nel Trevigiano, e presso di lui il G. compì il suo primo apprendistato. Evitò la carriera militare che gli si prospettava poiché ebbe occasione di collaborare con i Galli Bibiena (probabilmente Antonio Luigi) alla ricostruzione e alla decorazione del teatro Onigo a Treviso nel 1767. Il lavoro con i grandi scenografi, reduci dai successi italiani ed europei, entusiasmò il G. convincendolo a seguirli nell'attività. Al termine dell'incarico il padre scelse per lui una solida formazione artistica basata sullo studio della prospettiva a Venezia, presso G. Moretti e A. Visentini, vedutisti alla maniera di Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, operanti nell'ambito dell'Accademia di belle arti.
Lo studio della prospettiva, l'influenza dell'opera del Canaletto, l'osservazione dei maestri del colore come Paolo Caliari, detto il Veronese, e la fortuna crescente che incontrava la veduta scenografica a prospettiva angolare dell'incisore veneziano G.B. Piranesi si rivelarono determinanti per la formazione del Gonzaga.
Nel 1772 il G. lasciò Venezia per andare a Milano a fare pratica diretta come decoratore presso i fratelli Galliari, allora all'apice della loro fama di scenografi. Bernardino, Fabrizio e Giovanni Antonio erano legati da contratti col teatro Ducale di Milano e con i teatri Regio e Carignano di Torino. L'intensa attività dei Galliari, che in quel periodo impegnava Bernardino a Berlino presso la corte di Federico II, aveva infatti reso necessaria la presenza di un collaboratore a Milano.
Il tirocinio presso la bottega dei Galliari avvicinò il G. a un maggiore rigore architettonico di gusto neoclassico e a una crescente considerazione per l'osservazione dal vero, oltre a essere determinante per lo studio degli impianti prospettici. La maturazione tecnica raggiunta al loro fianco fu accompagnata, nel periodo milanese, da una personale elaborazione teorica di certi temi, anche in rapporto dialettico con l'ambiente artistico circostante: sia a Milano, dove, per esempio, collaborò con A. Appiani ed ebbe come allievo P. Landriani, sia a Torino, dove ebbe occasione di conoscere l'opera di F. Iuvara. Lo studio approfondito dell'allestimento scenico, in rapporto al dramma rappresentato e alle leggi dell'illusione ottica, lo indirizzò verso i contrasti coloristici e i rapporti luministici della decorazione allo scopo di ottenere la massima verosimiglianza delle scenografie. La scena unica a quadro fu portata dal G. ai massimi livelli tramite l'utilizzo degli elementi decorativi in funzione plastica e l'illuminazione dall'interno.
Nel 1778, dopo cinque anni di lavoro con i Galliari, il G. partecipò all'inaugurazione del nuovo teatro alla Scala, ricostruito dopo l'incendio di due anni prima, con le scene per il ballo Calipso abbandonata, su idea di G. Canziani e musiche di M. Stabingher. Nella primavera dell'anno seguente vennero applaudite alla Scala le sue scene per Le gelosie villane di G. Sarti e Il francese bizzarro di G. Astarita che sanciscono il suo ruolo di "inventore e pittore delle scene" presso il teatro scaligero col quale collaborò fino al 1792. A Milano partecipò nel 1779 anche all'inaugurazione del teatro alla Canobbiana con le scene per Il talismano di C. Goldoni su musica di A. Salieri e, a Varese, mise in scena per l'inaugurazione del nuovo teatro Ducale L'astratto di N. Piccinni. Tappa significativa per la sua maturazione fu il soggiorno nel 1781 a Roma, dove era stato chiamato a partecipare all'inaugurazione del teatro Alibert con le scene per il ballo Orfeo di D. Ricciardi. In questa città il G. riscosse un notevole successo e fu nominato socio di merito dell'Accademia di S. Luca. La tappa romana permise al G. di osservare e studiare approfonditamente i monumenti antichi - elemento determinante di tante sue scenografie - in confronto diretto con il rigore delle forme e l'imponenza tragica dell'opera di Piranesi.
L'attività del G. non conobbe pause: mentre continuava a lavorare per la Scala (in quello stesso 1781 eseguì le scene per Il falegname di D. Cimarosa e Il vecchio geloso di F. Alessandri), nel 1782 iniziò una collaborazione con il teatro di corte a Parma dove preparò le scene per Il pittore parigino di Cimarosa e Alessandro e Timoteo di Sarti e, l'anno seguente, per La finta ammalata di P. Anfossi, Il convito di Cimarosa e Il regno delle Amazzoni di A. Accorimboni. Sempre a Parma fu nominato membro onorario e poi professore dell'Accademia di belle arti; contemporaneamente gli venne affidata la decorazione di palazzo Venturini.
Negli anni Ottanta il G. fu anche al teatro Ducale di Monza (con cui iniziò una lunga collaborazione realizzando le scene per il Il raggiratore di poca fortuna di P. Guglielmi nel 1783 e I filosofi immaginari di G. Paisiello nel 1784), al teatro Pubblico di Alessandria (Ezio di G.B. Levis, 1782), al teatro Ducale di Mantova (L'Alessandro nelle Indie di L. Cherubini, 1784) al nuovo teatro Pubblico di Crema (Il Demofoonte di A. Tarchi, 1786); nel 1788 realizzò alcune decorazioni, insieme con i fratelli Baratta, per il teatro di S. Agostino a Genova e l'anno seguente lavorò a Firenze per l'inaugurazione del teatro della Pergola (lo stesso anno fu nominato accademico di belle arti di quella città); infine, nel 1792, fu a Venezia dove eseguì per l'inaugurazione della Fenice le scene del ballo Amore e Psiche (musica di G. Viganò, coreografia O. Viganò) e la decorazione del sipario.
Il successo e la fama del G., ormai consolidate, erano giunte anche in Russia. Già nel 1786 Giacomo Quarenghi, il grande architetto di Caterina II, in cerca di uno scenografo per il nuovo teatro dell'Ermitage di Pietroburgo da lui stesso appena terminato, aveva pensato al G.: "Qui presentemente si dubita che vi possa essere bisogno di un Pittor Teatrale, il quale sia uomo di buona condotta, lesto nel lavorare, di buon gusto e di una invenzione fervida. Mi dicono, che un certo signor Gonzaga è delle qualità qui indicate" (lettera allo scultore Giuseppe Franchi, in Giacomo Quarenghi…). La proposta si concretizzò qualche anno più tardi attraverso l'inviato russo a Torino, il principe Nikolaj Borisovič Jusupov che, avendo visto le messe in scena del G. in Italia, lo invitò una prima volta nel 1789 in Russia (pare senza esito). Lo stesso Jusupov, divenuto nel 1791 direttore generale dei teatri imperiali, propose al G. un contratto di "peintre en chef avec autorité sur tous les autres peintres" (in Povoledo) che lo scenografo italiano firmò il 13 giugno 1792. Partito per Pietroburgo all'inizio di quest'anno con la moglie Carlotta Vanini, sposata a Milano nel 1786, il G. sostituì nella direzione delle scene imperiali Francesco Gradizzi, seguace di uno stanco decorativismo barocco, e vi impresse una grande spinta innovatrice. I primi lavori eseguiti in Russia, firmati e datati, si riferiscono al principio del 1792; fra questi vi sono sia schizzi di scenografie sia il progetto di un nuovo piano per il parco del palazzo imperiale di Pavlovsk (Pietroburgo, Museo dell'Ermitage).
La prima messa in scena nota è quella per Amore e Psiche (ballo di C. Le Picq, musica di B. Galuppi) realizzata nella primavera 1793 in occasione delle nozze del nipote di Caterina II, e futuro zar, Alessandro con Luisa Augusta principessa di Baden. Il successo fu immediato e nel 1794 il G., stabilitosi in un atelier presso il teatro dell'Ermitage, entrò a far parte dell'Accademia di belle arti di Pietroburgo, prima come professore poi come membro onorario insieme con il pittore G.B. Lampi.
In questo periodo gli vennero affidati progetti decorativi sia dalla famiglia reale, nella quale ebbe una sostenitrice in Marija Fëdorovna, moglie di Paolo I, sia da aristocratici membri della corte come Jusupov e Nikolaj Petrovič Šeremetev. Intorno a lui si era formato intanto un circolo di allievi e collaboratori, fra cui figurano i pittori ornamentisti Baldassarre Bevani e Biagio Gerlini, il macchinista Tomaso Dompieri e alcuni artisti russi come Mihail Jakovlev e Grigorij Muhin, quest'ultimo servo della gleba del conte Šeremetev.
Nel 1795 la stagione teatrale a Pietroburgo fu dominata dalle scene del G. fra cui quelle per il balletto Piramo e Tisbe di D. Canziani, rappresentato al teatro Kamennyj, per l'opera comica di C.S. Favart Le tre sultane e per il dramma di Caterina II Gli inizi del governo di Oleg messo in scena per la seconda volta (la prima nel 1791) al teatro dell'Ermitage, e infine per L'italiana in Londra di Cimarosa. L'anno seguente le celebrazioni per la morte di Caterina II e l'incoronazione di Paolo I, cui sovrintendeva Jusupov, ebbero il G. come protagonista nella preparazione del corteo e del catafalco funebre, nonché dell'arco trionfale e delle scenografie erette a Mosca per il nuovo imperatore. La fine del lutto e la ripresa della vita teatrale nel 1797 lo videro impegnato in messe in scena per gli spettacoli di corte nel palazzo di Gatčina, vicino a Pietroburgo, dove Stanislao Augusto Poniatowski, ex re di Polonia e ospite imperiale, ammirò le sue scene per Zenobia in Palmira di P. Anfossi nei teatri dei palazzi di Pavlovsk e di Carskoe Selo e nel teatro dell'Ermitage. Anche nei due anni seguenti l'attività continuò intensa per il G., nonostante il peso delle imposizioni di Paolo I che sottomise all'arbitrio del maestro di ballo P. Chevalier e di sua moglie, suoi protetti, tutto il programma di balletto. Vennero messi in scena, in particolare, Andromeda di Le Picq, La festa del villaggio di V. Martin y Soler, Il nuovo Werther, Gli amanti traditi, La festa dell'amore di P. Chevalier.
L'attività del G. si estese anche a Mosca dove mise in scena spettacoli nei teatri Petrovskij e Madoks; alla fine degli anni Novanta lavorò presso il conte Šeremetev, sia nel teatro della sua tenuta di Kuskovo sia in quella di Ostankino nei pressi di Mosca: in quest'ultima, nel 1797, inaugurò il teatro alla presenza dell'imperatore con l'opera Les mariages samnites di A.-E.-M. Grétry.
L'armonico impianto architettonico delle vedute del G., che pur risente di echi barocchi, si imposta su una forte struttura neoclassica e si anima di una percezione drammatica degli spazi che preconizza quella romantica. Le sue scene prediligono prospettive angolari e dall'andamento complesso, con il frequente impiego di corridoi ad andamento anulare e con le volte visibili. In esse sono presenti elementi architettonici derivati sia dall'architettura classica (dedotta certamente anche dalle incisioni con le vedute dei templi di Paestum di Piranesi), sia da quella gotica, assai in anticipo rispetto alla fortuna che avrebbe avuto in futuro questo stile. Teorico di una espressività e di una emozionalità dell'architettura, il G. illustrò le sue teorie artistiche in un testo intitolato La musique des yeux et l'optique théâtrale. Opuscules tirés d'un plus grand ouvrage sur le sens commun par sir Thomas Witth, pubblicato una prima volta nel 1800 a Pietroburgo e ivi riedito nel 1807 in contemporanea con un'altra opera concepita come una sorta di autobiografia: Information à mon chef ou éclaircissement convenable du décorateur théâtral Pierre Gothard Gonzague. Entrambe le opere costituiscono un complesso di riflessioni teoriche che dimostrano interessi anche letterari e filosofici. Affermando il primato della componente visiva nell'opera teatrale il G. mira a una rappresentazione della realtà che non cerca il meraviglioso ma la perfetta illusione del reale governata da rapporti armonici: "I toni dei colori s'innalzano e abbassano come i toni dei suoni, lì si combinano in relazione l'uno con l'altro, si contrappongono, si mescolano per formare un unico tema nel quale non si può cambiar nulla senza rovinare il tutto" (Musique des yeux, trad. dell'autore di questa voce).
Sostenitore di una "mimica della natura" il G. ebbe modo di realizzare le sue concezioni teoriche nei lavori di sistemazione del parco di Pavlovsk affidatigli, a partire dal 1798, da Paolo I e da sua moglie Marija Fëdorovna; di questo luogo curò anche la decorazione degli interni del palazzo e di alcuni padiglioni, inserendosi nel numero degli architetti che vi avevano operato fra i quali C. Cameron, V. Brenna, C. Rossi, G. Quarenghi, A. Voronichin.
Nella sistemazione di alcune zone del parco, come per esempio della valle degli stagni, della valle rossa, della betulla bianca o del campo di parata, il G. utilizzò le masse di verde degli arbusti e degli alberi per creare spazi scenografici. Gli elementi architettonici vengono invece nuovamente decorati con gusto romantico: nella torre Pil´, costruita su progetto di Brenna, creò l'effetto illusorio della rovina; e così anche nella fortezza Bip, nella tenda turca, nel padiglione rosa, nel nuovo chalet. Per l'interno del palazzo il G. eseguì fra il 1798 e il 1799 numerose decorazioni dei soffitti (per esempio per la sala del trono), di cui rimangono differenti progetti caratterizzati da prospettive architettoniche di stampo monumentale che si sviluppano in senso marcatamente verticale, in sintonia con l'edificio disegnato da C. Cameron. Di particolare effetto è la decorazione della galleria di collegamento fra il corpo centrale del palazzo e quelli laterali, eseguita nel 1800 e detta in seguito galleria Gonzaga, cui lo scenografo dette l'aspetto illusionistico di colonnato aperto; tale galleria nel 1822 venne rialzata da Rossi per far posto a una biblioteca.
Lavori di progettazione, di ristrutturazione e di allestimento di spettacoli a opera del G. proseguirono a Pavlovsk per tutto il periodo che vide la fertile intesa con Marija Fëdorovna; si ricordano, in particolare, i festeggiamenti del 1814 in onore dello zar Alessandro I vincitore di Napoleone, per i quali il G. mise in scena, tra l'altro, Il cosacco poeta, il ballo Il trionfo della Russia, ossia i Russi a Parigi di I.I. Valberch, O. Poirot, K.A. Kavos e allestì il padiglione rosa. A testimoniare l'eccezionalità dell'evento rimangono alcune memorie e recensioni di contemporanei. Nel 1816-17 il G. fu nuovamente chiamato a sovrintendere ai festeggiamenti per le nozze di Anna Pavlovna, sorella dell'imperatore, a Pietroburgo nel palazzo di Tauride e a Pavlovsk.
Minor successo ebbero le aspirazioni del G. come architetto, infatti i suoi progetti rimasero in gran parte irrealizzati: così quello di un teatro nel castello di Mihajlovskoe, interrotto per la morte dello zar Paolo I che lo aveva commissionato, come pure quello della cattedrale della Madonna di Kazan´ a Pietroburgo, che venne poi costruita su disegno dell'architetto A. Voronichin. I due progetti, attribuibili agli anni 1799-1800, furono pubblicati nel 1805 dallo stesso G. e sono attualmente conservati presso l'Istituto di ingegneria V.N. Obrazcov a Pietroburgo. Venne quindi respinto anche il progetto di una scuderia per Pavlovsk, disegnata in seguito da Voronichin.
Nel 1827 il G. ricevette la carica onorifica di architetto della Direzione dei teatri imperiali cui ambiva da tempo. Il suo successo come decoratore e scenografo di corte rimase inalterato anche dopo la morte di Paolo I e il contratto con la Direzione dei teatri imperiali gli venne rinnovato ripetutamente e in modo sempre più favorevole. All'inizio del nuovo secolo le sue messe in scena dominavano la vita teatrale di Pietroburgo - si ricordano l'Edipo in Atene di V.A. Ozerov e La vergine del sole di A.A.F. von Kotzebue (1804) rappresentate al teatro Kamennyj - e a Mosca dettero nuovo impulso alla vita teatrale. In questi anni la sua attività si intrecciò con quella di altri artisti giunti dall'Italia e impiegati presso la stessa Direzione, come il bolognese Domenico Corsini, chiamato a dirigere le scene del teatro Italiano e a collaborare con il G. e con Antonio Canoppi, decoratore e scenografo originario di Modena divenuto in seguito suo antagonista.
Nel 1811 l'incendio del teatro Kamennyj costrinse il G. a un'intensa attività per ripristinare le scene e adempiere le commesse: nel 1811 per esempio curò le scene per La vestale di G. Spontini.
Nel 1814 il G. costruì il teatro da camera per Marija Fëdorovna; in seguito, Jusupov, suo primo protettore e amico, lo incaricò di ricostruire quello nella sua tenuta di Archangel´skoe, nei pressi di Mosca, in vista della visita di Alessandro I insieme con Federico Guglielmo III di Prussia nel giugno del 1818.
Il progetto del G. prevedeva un teatro per circa 400 spettatori sul tipo di quelli di corte, a ferro di cavallo, piano inclinato, con un colonnato ionico a contenere due ordini di 11 palchi; la scena con un'apertura di m 6 × 8,5 era notevolmente profonda (m 12,25). Erano previsti 12 cambi di scena completi (attualmente se ne conservano 4 nel museo della tenuta) dipinti nella gamma contenuta di colori propria del G. e adattabili a vari tipi di rappresentazione quali la taverna, il giardino, un tempio romano, una sala delle colonne. Di alcuni di essi, grazie a copie dell'epoca, si possono identificare, fra i disegni del G., gli schizzi originali, quasi mai datati e firmati.
Pur continuando a progettare scenografie per i teatri di Pietroburgo e delle residenze imperiali di Pavlovsk, Gatčina, Carskoe Selo, il G. lasciò sempre più alla sua bottega l'esecuzione delle scene, spesso varianti di modelli già da lui sperimentati, e si dedicò in particolare all'organizzazione dei festeggiamenti e delle celebrazioni di corte, fra cui nel 1825 i funerali di Alessandro I e l'anno seguente l'incoronazione di Nicola I. Entrò in congedo dal servizio effettivo nel 1828; morì di colera il 25 luglio 1831 (6 agosto del calendario giuliano) a Pietroburgo, dove venne sepolto nel cimitero di Volkov.
Il G. ebbe numerosi allievi: fra questi si distinsero particolarmente M. Jakovlev, N. Drogalov e, dal 1818, il figlio Paolo. Nato a Pietroburgo nel 1806, questo terminò l'Accademia di belle arti nel 1816 e nel 1818 fu assunto dalla Direzione dei teatri imperiali alle dipendenze del padre. Morì a Pavlovsk nel 1877. Fra gli antichi collaboratori, Canoppi indubbiamente trovò un linguaggio personale fortemente romantico destinato a prevalere sul preponderante classicismo del G.; mentre il figlio Paolo fu solo un modesto epigono del padre.
Fra le opere del G. si ricordano, oltre a quelle citate: Idée d'une église du rite grec, conçue d'après le programme, donné en 1799, pour la construction de la nouvelle cathédrale de St Pétersbourg, Rome 1805; Projets manqués de l'invention de Pierre Gonzague et gravés au lieu d'être mis à exécution, ibid. 1805; Opinion du décorateur théâtral Gonzague sur l'économie des spectacles, Saint-Pétersbourg 1815; Remarques sur la construction des théâtres par un décorateur théâtral, ibid. 1817.
Fonti e Bibl.: Le carte e gli schizzi del G. sono sparsi in vari archivi e musei in Italia e in Russia. Fra le raccolte di maggiore entità si segnalano quelle conservate a Pietroburgo presso il Gabinetto disegni e stampe del Museo dell'Ermitage in due album (nn. 34.377-34.588) e alcuni fogli sparsi, presso il Museo russo di Stato, nella Biblioteca teatrale A. Lunačarskij, nella raccolta dell'Istituto di ingegneria V. Obrazcov e, a Pavlovsk, nel Museo del Palazzo imperiale. A Mosca nelle raccolte del Museo teatrale centrale A. Bachrušin, nel Museo di architettura A. Ščusev, e presso il Museo della tenuta di Archangel´skoe. Nell'Archivio centrale dello Stato per l'arte e la letteratura si veda il fondo "Direzione dei teatri imperiali", n. 97/2121, cartt. 7568-3373. In Italia, oltre che in alcune raccolte private, si conservano carte riguardanti il G. presso il Museo civico di Belluno, nel Gabinetto disegni e stampe della Fondazione Giorgio Cini a Venezia e, a Milano, nel Museo teatrale alla Scala. Si veda, inoltre, L'Académie impériale à Saint-Pétersbourg, Saint-Pétersbourg 1807, p. 147; R. Gironi, Sulle decorazioni sceniche ed in ispezie su quelle dell'imperial regio teatro alla Scala in Milano, in Biblioteca italiana, 29 apr. 1829, pp. 292-314; S. Ciampi, Notizie dei medici, pittori… italiani in Polonia, Russia…, Lucca 1830, p. 189; P. G. pittore longaronese. Cenni biografici e lettere, a cura di F. Pellegrini, Belluno 1883; P.E. Ferrari, Spettacoli drammatico-musicali e coreografici in Parma dal 1628 al 1883, Parma 1884; A. Busiri Vici, L'Accademia romana di S. Luca, Roma 1895, p. 53; L. Hautecoeur, L'architecture classique à Saint-Pétersbourg, Saint-Pétersbourg 1912, pp. 78, 98; E. Lo Gatto, Gli artisti italiani in Russia (1934), Milano 1991, II, pp. 109-111; III, pp. 127 s., 183; IV, pp. 68-72, 121; S. Ja. Stepanov, P. di Gottardo G., Moskva 1941 (manoscritto presso l'Archivio centrale dello Stato per l'arte e la letteratura, f. 872, op. 1); A.M. Efros, Živopis' G. v Pavlovske (La pittura di G. a Pavlovsk), in Pamjatniki iskusstva, razrusennye nemeckimi zachvatčikami v SSSR (Opere d'arte distrutte dagli invasori tedeschi dell'URSS), Moskva-Leningrad 1948, pp. 337-360; R.A. Mooser, Annales de la musique et de musiciens en Russie au XVIIIe siècle, Genève 1951; E. Povoledo, G.P., in Enc. dello spettacolo, V, Roma 1958, coll. 1470-1473 (con bibl.); U. Sofia Moretti, P. G. scenografo e architetto, Milano 1960; Scenografie di P. G. (catal.), a cura di M.T. Muraro, Venezia 1967 (con bibl.); S. Zemcov, P. G., in Dekorativnoe iskusstvo (Arte decorativa), 1970, n. 12; F. Ja. Syrkina, P. di Gottardo G., 1751-1831. Zizn´i tvorčestvo (La vita di P. di Gottardo G.), Moskva 1974 (con bibl., elenco cronologico delle messe in scena, elenco delle opere nei musei russi); M.F. Korsunova, P. G. Eskizy dekoracij i rospisej (Bozzetti di scenari e di pitture murali) (catal.), Leningrad 1980; V. Švarc, Pavlovsk, Leningrad 1981, pp. 36-40; E. Tamburini, G., la scena come espressione, in Il luogo teatrale nella trattatistica italiana dell'800, Roma 1984, pp. 39-49; Omaggio a P. G., a cura di C. Manfio, Longarone 1986 (con bibl. ed elenco cronologico delle messe in scena); Giacomo Quarenghi architetto a Pietroburgo. Lettere ed altri scritti, a cura di V. Zanella, Venezia 1988, p. 106; F. Quinterio, Ortodossie, capricci e invenzioni gotiche nelle scenografie dai Galliari al Sanquirico (1760-1839), in Il neogotico nel XIX e XX secolo. Atti del Convegno, Pavia… 1985, I, Milano 1989, pp. 274-284; Gli architetti italiani a San Pietroburgo (catal.), a cura di G. Cuppini, Bologna 1996, pp. 239-249; L. Zangheri, Feste e apparati nella Toscana lorenese 1737-1859, Firenze 1996, pp. 61 s.; Lo spettacolo maraviglioso. Il teatro della Pergola: l'opera a Firenze (catal.), Firenze 2000, pp. 38, 189 s.; M.F. Koršunova, Koronacija 1801 g. N.B. Jusupov i P. G. (L'incoronazione dell'anno 1801. N.B. Jusupov e P. G.) (catal.), Moskva 2001; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 374 s.; C. Sartori, I libretti italiani a stampa, Indici, I, p. 490.