GRADENIGO, Pietro
Nacque a Venezia il 20 apr. 1831 da Vettor e da Teresa Tosti. Completò gli studi classici nella sua città, ove coltivò anche le lingue straniere e, presso la scuola dell'Accademia, le belle arti. Dopo aver preso parte ai moti del 1848-49, nel marzo 1855 si laureò in medicina e chirurgia presso l'Università di Padova, ottenendo anche il diploma di maestro di ostetricia e di oculistica; nello stesso anno fu nominato medico chirurgo secondario nell'ospedale di Venezia, ove nel 1863 diverrà primario medico chirurgo oculista succedendo a P.L. Fario, e assistente presso la clinica oculistica dell'Università di Padova, della quale nel 1873, succedendo a G.A. Gioppi sulla cattedra di oftalmologia, assunse la direzione. Al G. spettò il merito della radicale ristrutturazione della clinica universitaria patavina, che dotò tra l'altro di un'ampia sala per le lezioni, di una sala operatoria centralizzata e quindi direttamente e facilmente raggiungibile dai pazienti, di un armamentario più ricco e nettamente migliorato grazie anche alla sua capacità tecnologica: introdusse infatti non pochi strumenti di personale creazione, quali il termometro e lo stetoscopio oculari, lo ialopsifero, l'occhiale elettrico e quello ad accomodazione automatica, un tonometro e un blefarostato.
Appassionato studioso della sua disciplina, il G. fu autore di numerose pubblicazioni scientifiche, pressoché tutte raccolte da due suoi allievi, G. Ovio e M. Bonamico, nel volume Scritti oftalmologici del conte Pietro Gradenigo professore, Padova 1904, preziosa fonte di informazioni su lavori comparsi in periodici specialistici.
Il primo lavoro scientifico del G., argomento della sua tesi di laurea, non fu di interesse oftalmologico, ma riguardò un tema allora di grande attualità: Il magnetismo animale mezzo di terapeutica, ibid. 1855 (in Scritti…, pp. 1-29). Per quanto riguarda la sua produzione in campo oculistico, va anzitutto ricordato che il G. fu uno tra i primi specialisti italiani a introdurre nella pratica clinica l'uso dell'oftalmoscopio di H.L. von Helmholtz (si veda, ad es., Amaurosi perfetta per retinite acuta inindividuo sifilitico, in Giorn. di oftalmologia italiana, V [1862], pp. 100-105, e in Scritti…, pp. 57-64; Utilità dell'ottalmoscopio in varie malattie, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 3, II [1865], pp. 621-625, e in Scritti…, pp. 102-105), anche se in seguito si espresse in favore di un impiego critico, consapevole e ragionato dello strumento (Sulla circolazione sanguigna della retina e deltratto oculare del nervo ottico studiata all'ottalmoscopio, in Annali di ottalmologia, XXI [1892], pp. 484-496, e in Scritti…, pp. 331-346). Studioso della patologia oculare, descrisse casi di insolita osservazione (come una forma di difterite: Pochicenni sulla difterite oculare, colla relazione d'un caso osservato nel novembre decorso, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 2, XXI [1863], pp. 372-375, ove alle pp. 385-388 fu pubblicata anche la discussione seguita alla sua comunicazione, e in Scritti…, pp. 70-82; e una delle prime descrizioni consegnate alla letteratura specialistica di tubercolosi dell'iride: Sopra alcune rare forme di morbi oculari osservati nella divisione oculistica dello spedale civile di Venezia, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, XIV [1868-69], pp. 1155-1185, e in Scritti…, pp. 117-142). Del periodo trascorso al nosocomio veneziano merita anche di essere ricordata la Prelezione alla scuola di praticoinsegnamento della clinica oculistica nell'ospedale di Venezia, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 3, I (1864), pp. 627-643, e in Scritti…, pp. 87-101.
In campo chirurgico specialistico, il G. recò interessanti contributi al trattamento della cataratta: inizialmente fautore del metodo dello spostamento (Dellospostamento della cateratta e d'un nuovo agospatola per questa operazione, in Giorn. di oftalmologia italiana, V [1862], pp. 184-194, e in Scritti…, pp. 37-47), divenne progressivamente un convinto sostenitore della necessità di eliminare dalla camera posteriore ogni frammento non solo della lente, ma anche della sua capsula (Nuove felici prove del metodo di estrazione della cataratta del Gioppi, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 3, XII [1870], pp. 38 s.; Estrazione della cateratta con escissione dell'iride, ibid., pp. 323 s.; Sull'estrazione capsulo-lenticolare, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, VII [1895-96], e in Scritti…, pp. 308-319, 378-389; Della espulsione del cristallino previa zonulotomia, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, X [1898], pp. 130-146, e in Scritti…, pp. 408-424; Dell'estrazione capsulo-lenticolaredella cataratta per la sclerotica previa la zonulotomia, ibid., s. 8, V [1902-03], 2, pp. 855-862, e in Scritti…, pp. 441-450). In una serie di ricerche collegate tra loro dal filo conduttore del tentativo di perfezionamento di alcune tecniche chirurgiche, il G. si occupò della realizzazione della pupilla artificiale (Modificazione della pinzetta-uncini del Reisinger pell'operazione della pupilla artificiale. Lettura fatta all'Ateneo veneto, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 2, XIII [1859], pp. 570-576, e in Scritti…, pp. 30-36), di un metodo di cura della cataratta incipiente (Ottalmocentesi nella cura della cataratta incipiente, in Gazzetta medica italiana. Provincie venete e in Giorn. di oftalmologia italiana del 1862, e in Scritti…, pp. 65-69), dell'esecuzione di fistole corneali a scopo terapeutico (Fistola corneale guarita coll'asportazione delle circostanti porzioni, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 3, V [1866], p. 400, e in Scritti…, p. 115; Della fistola artificiale della cornea per incurabili alterazioni corneali, in Gazzetta medica italiana. Provincie venete, XIII [1870], e in Scritti…, pp. 143-153; Della fistola artificiale della cornea e nuovo processo di pupilla artificiale, in Giorn. veneto di scienze mediche, s. 3, XVI [1872], pp. 713-732, e in Scritti…, pp. 159-176): per quest'ultimo intervento il G. ideò uno strumento che chiamò ialopsifero, consistente in un cilindretto di vetro che, mantenuto nell'apertura corneale artificiale, consentisse il ripristino della visione (L'ialopsifero. Lettera aperta al chiarissimo dott. G. Rosmini, direttore dell'Istituto oftalmico di Milano, in Boll. d'oculistica, 1886, e in Scritti…, pp. 299-312), ma la cui scarsa praticità e la cui durata limitata lo indussero ad adottare quale metodo alternativo e più sicuro un intervento che aveva già descritto alcuni anni prima (Sulla cheratoplastica, in Annali d'ottalmologia, VI [1877], pp. 288-290, e in Scritti, pp. 206-213). Sempre in campo chirurgico debbono essere ricordati gli studi del G. sulla possibilità di trapianto eterologo di cornea nell'uomo (Sul trapianto della cornea del pollo sull'occhio umano, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 6, VII [1888-89], pp. 1307-1320, e in Scritti…, pp. 313-326), sul trattamento delle opacità corneali (Sulla cura da tentarsi nei casi di cecità per totale opacamento e degenerazione della cornea, in Clinica moderna, I [1895], pp. 369-372), sugli interventi di chirurgia plastica ed estetica (Nuovo processo di plastica palpebrale. Lettera aldott. G. Brettauer, oculista primario dell'ospedale civile di Trieste, in Gazzetta medica italiana. Provincie venete, XIII [1870], pp. 349 s., e in Scritti…, pp. 154-158; La cosmesi dell'organo della vista. Prelezione al corso d'oftalmojatriae di clinica oculistica nella R. Università di Padova, letta nel giorno 29 nov. 1873, in Gazzetta medica italiana. Provincie venete, XVI [1873], pp. 397-403, e in Scritti…, pp. 177-198; Sul rifacimento della palpebra superiore, in Clinicamoderna, I [1895], pp. 18-20; Un nuovo processo operativo di autorino-plastica, in Arch. italiano di otologia, rinologia e laringologia, 1897, e in Scritti…, pp. 390-397) e sul delicato e complesso problema dell'antisepsi in oculistica al quale prestò particolare attenzione (Della profilassi antisettica nelle operazioni di oculistica; nuovo processo, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 5, VIII [1881-82], pp. 435-482, e in Scritti…, pp. 250-275; L'antisepsi in oculistica, in Annali d'ottalmologia, XII [1883], pp. 60-67, e in Scritti…, pp. 284-293).
Tra gli aspetti più rilevanti dell'attività del G. deve essere senza dubbio considerato il suo già menzionato apporto alla revisione e all'innovazione tecnologica dello strumentario: introdusse, infatti, nella pratica clinica un termometro per la misurazione della temperatura oculare (La termometria oculare. Lettera al prof. Quaglino, ibid., VI [1877], pp. 177-179, e in Scritti…, pp. 214-216; La temperatura oculare, in Arch. medico italiano, I [1882], pp. 141-147, e in Scritti…, pp. 276-283), uno stetoscopio (Dell'ascoltazione dell'occhio, in Gazzetta medica italiana. Provincie venete, XXIV [1881], pp. 361-364, in Annali d'ottalmologia, X [1881], pp. 513-517, e in Scritti…, pp. 244-249) e un tonometro in grado di consentire misurazioni abbastanza accurate (Di un nuovo tonometro oculare, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 8, II [1899-1900], 2, pp. 203-210, e in Scritti…, pp. 425-433); elaborò inoltre un occhiale elettrico (Occhiale elettrico, in Annali d'ottalmologia, XVI [1884], p. 587, e in Scritti…, pp. 297 s.) e un occhiale ad accomodazione automatica per ovviare all'esistenza di duplici difetti visivi (Di un occhiale di accomodazione automatica, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, VI [1894-95], pp. 329-336, e in Scritti…, pp. 370-377).
Tra gli altri lavori del G. si ricordano ancora quelli relativi alle terapie non chirurgiche, in particolare le fisiche, in oculistica (Utilità del bagno caldolungamente continuato, massime nel glaucoma cronico, in Giorn. veneto di scienzemediche, s. 3, V [1866], pp. 63 s., e in Scritti…, p. 114; Sulla cura del distacco della retina col massaggio, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, V [1893-94], pp. 1349-1364, e in Scritti…, pp. 351-367); ai vizi di accomodazione (Vizii d'accomodazione dell'occhio, in Giorn. venetodi scienze mediche, s. 2, XX [1862], pp. 305-313, e in Scritti…, pp. 48-56); a particolari aspetti della patologia oculare (Sopra un caso di dermatobia noxialisin un bambino lattante, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, V [1893-94], pp. 965-969, e in Scritti…, pp. 347-350; Della trasfusione delvitreo e di un nuovo strumento per la stessa, in Atti del Reale Istituto veneto discienze, lettere ed arti, s. 8, IV [1901-02], 2, pp. 751-756, e in Scritti…, pp. 434-440).
Va infine ricordato l'interesse storico del G. per la sua specialità: autore di due ampi lavori ricchi di notizie storiche (Degli occhiali, Padova 1878, e in Scritti…, pp. 217-243; Della visione, ibid. 1887, e in Scritti…, pp. 469-494), egli studiò la cecità che aveva afflitto Galileo indicandone la causa in una forma di glaucoma (La malattia che determinò la cecità di Galileo, in Atti del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, IX [1897-98], pp. 421-430, e in Scritti…, pp. 398-407).
Il G. morì a Padova il 1° dic. 1904.
Egli entrò a far parte di numerose accademie e società scientifiche: in particolare fu socio del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, corrispondente dal giugno 1889 ed effettivo dal febbraio 1898, socio corrispondente dell'Accademia scientifico-letteraria dei Concordi di Rovigo e presidente dell'Associazione oftalmologica italiana. Fu inoltre insignito del titolo di commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.
Fonti e Bibl.: G. Albertotti, L'insegnamento della clinica oculistica nell'Università di Padova, in Il Popolo veneto, Suppl., 14 maggio 1922; G. Ovio, L'oftalmologia in Italia, in Acta medica Italica, VI (1940), 2; Id., Storia dell'oculistica, II, Cuneo 1952, pp. 15, 53, 280 s., 292, 312, 377, 390, 406, 424 s., 430, 434, 467, 486, 552, 556 s., 559, 721 s.; G. De Bertolis - C. Agostoni, Su alcuni temi di interesse oculistico nell'opera di P. G. (1831-1904), in Acta medicae historiae Patavina, XIII (1966-67), pp. 127-136; C. Agostoni, La vita e l'opera di P. G. (1831-1904) oculista veneto, in Atti del XXIII Congresso nazionale della Società italiana di storia della medicina, Modena… 1967, Roma 1967, pp. 762-785; Id., Due oculisti padovani dell'Ottocento: Gian Antonio Gioppi (1818-1872) e P. G.(1831-1904), in Acta medicae historiae Patavina, XX (1973-74), pp. 9-33; G. Gorin, History of ophthalmology, Wilmington, DE, 1982, p. 201; P. Veglianiti, Considerazioni sulla vita e l'opera di alcuni chirurghi veneziani dell'Ottocento, tesi di laurea in medicina e chirurgia, Università degli studi di Padova, a.a. 1987-88; L. Premuda, Tra gli oculisti della scuola medica padovana: due secoli di vicende didattiche e scientifiche, in Id., Da Fracastoro al Novecento. Mezzo millennio di medicina tra Padova, Trieste e Vienna, Padova 1996, pp. 398-408; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte [1880-1930], I, pp. 524 s.; Enc. Italiana, XVII, p. 618.