GRIFONE, Pietro
Nacque a Roma il 1° ott. 1908 da Luigi, impiegato dello Stato, e da Anna Grasso, casalinga, in una famiglia di modeste condizioni e di intensi sentimenti religiosi.
Studente del liceo classico E.Q. Visconti, il G. maturò una forte avversione nei confronti del nascente fascismo e una simpatia per il movimento operaio. A spingerlo verso l'impegno politico furono il delitto Matteotti e l'amicizia con Giorgio Amendola, suo compagno di scuola, insieme col quale nel 1925 aderì all'Unione goliardica della libertà.
Nell'aprile 1928 fu arrestato con l'accusa di far parte dell'associazione antifascista Giovane Italia; in realtà di tale organizzazione il G. ignorava perfino l'esistenza. Dopo tre giorni di detenzione il G. fu rilasciato e deferito a piede libero alla commissione per il confino, ma nel luglio successivo ricevette una semplice ammonizione, commutata poi in diffida.
Dopo la conclusione dell'Aventino il G. si era intanto convinto che la semplice protesta morale nei confronti del fascismo fosse un atteggiamento sterile e che occorresse trovare la forza in grado di abbatterlo. Pur continuando a frequentare gli ambienti dell'antifascismo liberaldemocratico il G. aveva avviato una riflessione sui caratteri del fascismo accompagnata dalla lettura dei testi marxisti e leninisti.
L'approdo di questa riflessione, compiuta sempre in stretta sintonia con Amendola, fu la decisione di iscriversi, nel febbraio 1930, al Partito comunista d'Italia (PCd'I). Nello stesso anno il G. conseguì la laurea in legge con una tesi di economia politica, apparendo - in un rapporto di polizia del 1931 - un giovane irreprensibile, appartenente a "famiglia di ottimi sentimenti patriottici", che si dimostrava ora "apertamente favorevole al Regime" e che aveva "dato prova non dubbia di ravvedimento" (Arch. centr. dello Stato). Pertanto il G. non ebbe difficoltà a essere assunto, attraverso un regolare concorso e d'accordo con il suo partito, all'ufficio studi dell'Associazione delle società per azioni.
Gli si offrì allora l'occasione di "seguire da vicino, quasi de visu, la quotidiana attività dei gruppi dirigenti del capitalismo", acquisendo dati e informazioni di prima mano, che gli consentirono di approfondire l'analisi strutturale del capitalismo italiano e dei suoi rapporti con il fascismo (Il capitale…, 1971, p. XLVI).
Benché il partito gli avesse chiesto di usare ogni accortezza (compresa quella di prendere la tessera fascista) per mantenere il suo posto, il G. non volle rinunciare a svolgere un ruolo attivo nella propaganda comunista divenendo responsabile cittadino del lavoro fra gli studenti e gli intellettuali e poi membro del comitato federale del PCd'I romano. In questo periodo il G. iniziò a rivolgere la propria attenzione al mondo contadino, producendo una serie di manifestini e opuscoli rivolti ai lavoratori della terra del Lazio e del Mezzogiorno e agendo in contatto con i comunisti napoletani. In tal modo si espose inevitabilmente a maggiori rischi, soprattutto dopo la fusione tra il gruppo guidato da lui e da M. Mammucari, costituito da elementi "sconosciuti", e quello del quale facevano invece parte ben noti ex confinati. Attraverso pedinamenti e l'opera d'infiltrati fu facile per la polizia risalire a oltre cinquanta appartenenti all'organizzazione comunista romana e laziale. Tra questi lo stesso G., tratto in arresto il 27 apr. 1933 mentre con altri suoi compagni stava preparando un manifestino per il 1° maggio. Dopo circa nove mesi di detenzione, il 15 genn. 1934, il G. fu assegnato al confino per cinque anni presso il comune di Bono (Sassari). Qui riprese i contatti con alcuni suoi compagni, confinati nei paesi vicini, intrattenendo con loro e con vari lavoratori del luogo un fitto scambio di lettere e di testi "sovversivi". La scoperta di tale attività portò, il 15 maggio 1935, al trasferimento del G. all'isola di Ponza, dove già si trovavano alcuni tra i maggiori dirigenti comunisti, come U. Terracini, Camilla Ravera e P. Secchia. Per iniziativa di quest'ultimo venne organizzata una scuola di partito con gruppi specializzati di studio e di ricerca e il G. fu designato istruttore dei corsi dedicati ai problemi economico-finanziari. Nell'autunno 1936, all'indomani della fine della guerra d'Etiopia, il G. scrisse sotto forma di "rapporto ai compagni" un saggio sul Capitalismo di Stato e imperialismo fascista (questo il titolo con cui venne pubblicato a Milano soltanto nel 1975).
Il 16 maggio 1938, per "cattiva condotta" e perché ritenuto "capace di svolgere con il massimo profitto oculata propaganda sovversiva", gli furono inflitti altri cinque anni di confino. Nel luglio 1939 il G. venne trasferito nella vicina isola di Ventotene, dove fu incaricato di tenere un corso sullo sviluppo del capitalismo italiano dall'Unità. Dall'approfondimento di questo tema, intorno al quale il G. ebbe l'opportunità di confrontarsi con altri confinati, comunisti e non, come E. Curiel, G. Di Vittorio, G. Li Causi, E. Rossi, R. Bauer, E. Colorni, scaturì l'elaborazione dell'opera Il capitale finanziario in Italia (Torino 1945), iniziata alla fine del 1939 e ultimata il 10 giugno 1940.
Il saggio, pubblicato subito dopo la Liberazione dall'editore Einaudi "descrive l'ascesa, e poi la crisi, del capitale finanziario, concepito come struttura di fondo dell'economia italiana e come elemento di coesione della classe borghese", ma "è anche, consapevolmente, una storia breve ma ricchissima di dati dell'economia fascista" (V. Foa, Introduzione, p. VIII).
Nell'aprile 1943, alla scadenza del secondo periodo di confino, al G. venne ancora una volta negata la libertà e fu trattenuto a Ventotene fino al 18 agosto. Giunto a Roma all'inizio di settembre, collaborò con G. Roveda alla riorganizzazione dei sindacati dei lavoratori dell'industria. Dopo l'8 settembre il G. partecipò alla lotta clandestina, svolgendo un'intensa attività politica e militare a contatto permanente con Amendola e rappresentando il PCI in seno al Comitato di liberazione nazionale di Roma. All'atto della liberazione della capitale, il 4 giugno 1944, il G. fu chiamato ad affiancare M. Scoccimarro e C. Negarville, come terzo rappresentante del PCI nel Comitato centrale di liberazione nazionale. Di tale organismo il G. venne quindi nominato segretario e incaricato di seguire i rapporti con il comando alleato in merito ai procedimenti di epurazione nella pubblica amministrazione. Dal luglio al dicembre del medesimo anno il G. svolse anche le funzioni di segretario di P. Togliatti, ministro senza portafoglio.
Subito dopo la Liberazione il G. lavorò presso la commissione agraria centrale del PCI, al fianco di R. Grieco, e collaborò con il ministro dell'Agricoltura, L. Gullo, alla elaborazione delle leggi agrarie. Da allora il suo impegno politico e parlamentare fu tutto rivolto al movimento contadino e al Mezzogiorno.
Nel 1947 fu tra i promotori della Costituente per la terra e dei comitati per la terra e quindi dell'Associazione dei contadini del Mezzogiorno d'Italia (ACMI), di cui al congresso costitutivo (Napoli, 8-9 dic. 1951) fu nominato presidente. Fece parte della commissione centrale di studio della Confederazione generale italiana del lavoro (CGIL) e della Confederterra nazionale. Il 12 maggio 1955, allorché fu costituita l'Alleanza nazionale contadini (ANC) come coordinamento tra le organizzazioni contadine della sinistra, il G. ne divenne presidente.
Eletto per la prima volta alla Camera il 18 apr. 1948, venne confermato, sempre nella circoscrizione Salerno-Avellino-Benevento, nelle successive elezioni del 1953 e del 1958. Dopo il VII congresso del PCI (3-8 apr. 1951) divenne membro del comitato centrale e nel successivo congresso (8-14 dic. 1956) fu eletto nella commissione centrale di controllo del partito. La carriera politica del G. si arrestò all'inizio degli anni Sessanta allorché si decise di trasformare l'ANC in vera e propria organizzazione e di procedere all'autoscioglimento in essa dell'ACMI. Il G., convinto che andasse preservata una specificità meridionale, aveva mostrato di non condividere tale scelta, ma nel febbraio 1962 finì con l'accettarla per spirito di disciplina. L'anno successivo non venne ricandidato in Parlamento e questa esclusione segnò in pratica la sua esautorazione, a soli 54 anni, da ogni incarico politico di rilievo.
Trascorse gli ultimi venti anni dedicandosi ad attività di studio e svolgendo corsi, conferenze, interventi a convegni storici e avendo in animo di scrivere un libro sulla riforma agraria, ma ne fu impedito da una progressiva riduzione della vista.
Il G. morì a Roma il 7 genn. 1983.
Del G., oltre alle due opere più importanti citate nel testo, ricordiamo: I trattati di commercio italo-tedeschi e le esportazioni in Germania, in Riv. di politica economica, XXII (1932), 7-8, pp. 857-873; 9-10, pp. 982-999; 11, pp. 1158-1170; 12, pp. 1275-1287; I nemici dei contadini, Roma 1945; L'azione dei comunisti in difesa dei contadini, ibid. 1945; La riforma fondiaria democristiana, ibid. 1950; Biografia-intervista con un confinato, a cura di F. Livorsi, in Quaderni dell'Istituto per la storia della Resistenza in provincia di Alessandria, V (1982), 9, pp. 5-46.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2529; Ibid., Istituto Alcide Cervi, Carte Grifone; P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, II-V, Torino 1969-75, ad indices; C. Ghini - A. Dal Pont, Gli antifascisti al confino, Roma 1971, pp. 243-251 (testimonianza del G.) e passim; G. Amendola, Una scelta di vita, Milano 1976, pp. 48 s., 142, 145 s., 183, 187, 200 s., 240, 260; P. Cinanni, Lotte per la terra e comunisti in Calabria, 1943-1953, Milano 1977, ad ind.; G. Amendola, Storia del Partito comunista italiano: 1921-1943, Roma 1978, ad ind.; Campagne e movimento contadino nel Mezzogiorno d'Italia dal dopoguerra a oggi, I-II, Bari 1979, ad indices; P. De Lazzari, Eugenio Curiel al confino e nella lotta di liberazione, Milano 1981, ad ind.; A. Cantaro, Un intellettuale "tutto cose e fatti", in Rinascita, 14 genn. 1983, p. 37; A. Dal Pont - S. Carolini, L'Italia al confino, IV, Milano 1983, ad ind.; A. Lepre Levrero - E.S. Levrero, P. G. (aspetti della riforma agraria del PCI dal 1944 al 1963), Salerno 1992; G. Gozzini - R. Martinelli, Storia del Partito comunista italiano. Dall'attentato a Togliatti all'VIII Congresso, Torino 1998, ad ind.; I deputati e senatori del primo Parlamento repubblicano, Roma-Milano-Catania 1949, s.v.; I deputati e senatori del secondo Parlamento repubblicano, Roma 1955, s.v.; Chi è ? 1957, s.v.; I deputati e senatori del terzo Parlamento repubblicano, Roma 1958, s.v.; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, II, s.v.; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, sub voce.